La Verità 06/03/2019
Lorenzo Bagnoli, Alessandro Da Rold
Coop rossa sotto inchiesta per corruzione in Kenya.
Al vaglio il contratto firmato ai tempi di Renzi
Cmc finisce sui quotidiani di Nairobi. Si indaga su quattro ministri del governo di Uhuru Kenya
Al centro la costruzione di tre dighe del valore di 800 milioni di euro, due in joint venture con la società Itinera (gruppo Gavio). La Directorate of criminal investigations (Dci) sta effettuando verifiche su un conto alla banca Westland in cerca di presunte tangenti. «Le procedure contrattuali di aggiudicazione e quelle di particolare i finanziamenti sono stati coperti da polizze Sace».
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La replica dell'azienda: «Cmc rende noto di non aver ricevuto a oggi alcuna comunicazione ufficiale relativa all'indagine riferita nell'articolo. Cmc precisa inoltre che la notizia secondo cui sarebbe al vaglio un contratto firmato ai tempi di Matteo Renzi è falsa e destituita di ogni fondamento».
C'è una nuova indagine in arrivo dall'Africa e questa volta riguarda uno dei nostri colossi delle costruzioni, la Cmc (Cooperativa Muratori & Cementisti di Ravenna) travolta dagli scandali in Kenya. L'ipotesi di reato è quella di corruzione internazionale. A indagare è la Directorate of Criminal Investigations (Dci), un corpo speciale di polizia investigativa kenyota, insieme ad altri organi inquirenti dentro e fuori il Paese africano. Sotto accusa c'è appunto la Cmc, storica coop rossa che rischia il fallimento se l'Anas non dovesse sbloccare alcuni cantieri ormai fermi in tutta Italia: con il nostro ente di gestione delle autostrade la storica coop romagnola ha infatti una serie di contenziosi aperti (dati di dicembre) per la cifra monstre di 1,2 miliardi di euro. Nelle ultime settimane ci sono stati diversi incontri che fanno b/en sperare. Ma anche per questo motivo l'impresa è in concordato preventivo da dicembre, con debiti pari a 900 milioni di euro. Ma se in Italia la situazione è, più o meno, sotto controllo, grossi problemi sono in arrivo da Nairobi dove, secondo le accuse delle autorità investigative kenyote, Cmc avrebbe pagato una tangente per ottenere gli appalti per tre dighe. L'Italia, non va dimenticato, è uno dei più importanti partner commerciali del Kenya, basti pensare che nel solo 2018 gli scambi commerciali sulle esportazioni dal nostro Paese sono stati pari a 180 milioni di euro
Ma andiamo con ordine. Un contratto è stato siglato nel 2014, gli altri due nel 2015, durante la visita dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi quando fu immortalato con un giubbotto anti proiettili insieme con il presidente Uhuru Kenyatta. Il valore complessivo delle tre dighe è di oltre 800 milioni di euro. Le opere di Cmc -in joint venture con la società (gruppo Gavio) - rientrano in un mega piano di ridistribuzione dell'acqua in Kenya, una delle promesse elettorali proprio di Matteo Renzi. Ma solo nella diga di Itare, secondo i media locali, sarebbero cominciati i lavori. Nelle altre due, ad Arror e Kimwarer, invece, è ancora tutto fermo. Il caso è cominciato con un presunta tangente, di cui non è stato definito l'importo da parte degli investigatori, ma che farebbe parte dei 4,9 miliardi di scellini (corrispondente a circa 44 milioni di euro) transitati da una banca di Westland, quartiere di Nairobi dove vivono gli expat e hanno sede le principali multinazionali. Dopo i primi approfondimenti sulla banca, a metà febbraio circa, è cominciata l'inchiesta che coinvolge anche quattro ministri kenioti
Oltre la Cmc, la DCI di Nairobi ha convocato altre 106 aziende per quello che potrebbe essere uno delle più grosse distrazioni di fondi pubblici nella storia dello stato africano. L'azienda italiana, dal canto suo, ha smentito le ricostruzioni dei giornali del Kenya, che la danno già per fallita e prossima ad abbandonare il Paese. E ha spiegato in una nota stampa di aver ricevuto un primo pagamento per la diga di Itare da 7,8 miliardi di scellini (69 milioni di euro) per i lavori preliminari. Dal 25 approfondimenti sulla banca, a metà febbraio circa, è cominciata l'inchiesta che coinvolge anche quattro ministri in Kenya: Simon Chelugui dell'Acqua, Henry Rotich del Tesoro, Najib Balala del Turismo e Mwangi Kiunjuri dell'Agricoltura.
Oltre a Cmc, la Dci di Nairobi ha convocato altre 106 aziende per quello che potrebbe essere uno delle più grosse distrazioni di fondi pubblici nella storia dello stato africano. L'azienda italiana, dal canto suo, ha smentito le ricostruzioni dei giornali del Kenya, che la danno già per fallita e prossima ad abbandonare il Paese. E ha spiegato in una nota stampa di aver ricevuto un primo pagamento per la diga di Itare da 7,8 miliardi di scellini (69 milioni di euro) per i lavori preliminari. Dal 25 settembre, viste le condizioni economiche in Italia, Cmc «si è vista costretta a interrompere i lavori in attesa del pagamento dei residui dovuti che alla data odierna non sono ancora stati emessi», ha aggiunto. L'azienda ha anche precisato di «essere pienamente impegnata a completare il progetto della diga prima o entro i tempi previsti», si legge in un'altra dichiarazione rilasciata alla stampa. Non solo. Rispetto alle accuse di corruzione internazionale, sempre il colosso delle costruzioni ravennate, spiega che rispetto alle ipotesi apparse in questi giorni sui media keniani tutte «le procedure contrattuali di aggiudicazione e quelle di perfezionamento dei finanziamenti hanno aderito a degli standard internazionali. In particolare i finanziamenti sono stati coperti da polizze Sace». Il finanziamento, a quanto apprende la Verità, è stato di Intesa San Paolo.
Nel frattempo nelle scorse settimane è passato in Italia Noordin Haji, che per diciannove anni è stato avvocato generale del Kenya per poi passare nel National Intelligence Service, dove ha percorso tutto il cursus honorum fino a diventarne vice direttore della sezione dedicata al contrasto della criminalità organizzata e della criminalità economica. Nel marzo 2018 Haji è stato nominato Director of Public Prosecutions (Dpp). Si tratta di un ruolo indipendente da ogni altro potere dello Stato, ha il compito di sovrintendere a tutte le inchieste e i casi penali del Paese e rende conto solo una volta all'anno al Parlamento, attraverso un rapporto che sintetizza le sue attività considerate di interesse nazionale. La priorità attuale del Dpp è proprio la lotta alla corruzione. Non solo. Haji sta cercando di sviluppare rapporti bilaterali con gli altri paesi, tra cui in particolare l'Italia, dal momento che i nostri connazionali sono molto impegnati dal punto di vista imprenditoriale tra Nairobi e Malindi. Non a caso in questi giorni il suo viaggio a Roma e Palermo sta facendo rumore sui giornali africani perché durante la visita avrebbe trovato riscontri sul ruolo che avrebbe avuto «nell'affare Cmc» l'attuale ministro del
Tesoro Rotich che, secondo le indagini, risulterebbe in società con Rita Ricciardi, presidente dell'Associazione per il Commercio tra Italia e Kenya.
La situazione è molto complessa. Da quando l'affaire Cmc è scoppiato, le stesse autorità del Paese africano hanno cominciato a smentirsi a vicenda rispetto al volume di denaro coinvolto nello scandalo, rimpallandosi responsabilità come l'effettivo valore degli appalti. Il vice presidente William Ruto ha sostenuto infatti che l’indagine riguardasse in tutto 7,1 miliardi di scellini, pagati a Cmc per le dighe di Kamwarer (4,9 miliardi) e Arror (3.2 miliardi), nonostante i lavori siano fermi. Al contrario il ministro dell’Acqua, Chelugui, sostiene invece che l’incasso di Cmc sia tre volte superiore e ha preso le distanze pubblicamente dal progetto, deciso dal Ministero della Cooperazione regionale: quest’ultimo non risulta coinvolto perché la trattativa nel 2015 era stata gestita direttamente dal Tesoro. La confusione è molta sotto il cielo. Il motivo è soprattutto politico: l’opposizione sta cercando di utilizzare il caso per screditare il presidente Kenyatta, sempre più solo e criticato.