ilrestodelcarlino.it 12/03/2021
Casse di colmata, colpo di scena: tutti assolti
di Andrea Colombari
Sono stati assolti tutti e sei. Per i tre già assolti in primo grado, è stata confermata la sentenza; e per tre condannati in primo grado, la decisione è stata riformata perché “il fatto non costituisce reato”. La procura generale aveva invece chiesto la condanna per tutti a un anno e mezzo. Si è chiuso così ieri pomeriggio il processo d’appello sulla questione fanghi di dragaggio del Candiano e loro successiva collocazione in varie casse di colmata. Per queste ultime, la sentenza ha dunque escluso la loro confisca. Le motivazioni verranno depositate entro 60 giorni. In primo grado il 18 gennaio 2019 la questione, che tanto aveva alimentato sia il dibattito politico-amministrativo che il confronto giudiziario, si era conclusa con le condanne di imputati legati ad Autorità Portuale e Cmc e l’assoluzione di quelli di Sapir. La pena più alta era toccata al manager abruzzese Galliano Di Marco: per lui un anno e quattro mesi di arresto in qualità di presidente dell’Autorità Portuale dal febbraio 2012 al marzo 2016. Il giudice aveva quindi condannato a 9 mesi Dario Foschini di Russi, amministratore delegato di Cmc dal giugno 2009 al marzo 2015. Una condanna a 9 mesi era infine stata pronunciata pure per Maurizio Fucchi, vicepresidente del cda di Cmc dal maggio 2011 al giugno 2014. Ai tre era stato peraltro ordinato, in solido, il recupero, lo smaltimento dei fanghi di dragaggio presenti in tutte le otto casse di colmata finite al centro dell’inchiesta e il ripristino dello stato dei luoghi. Ovvero ‘Avamporto Porto Corsini’, ‘Centro Direzionale’, ‘Nadep Interna’ e ‘Centrale’, ‘Nadep viale Trieste’ e ‘Trattaroli 1, 2 e 3’. Erano invece stati assolti da tutto, “per non avere commesso il fatto”, gli altri tre imputati a partire da Alfredo Fioretti, vicepresidente del cda di Cmc con nomina del giugno 2014. E poi Matteo Casadio e Roberto Rubboli, tirati in ballo il primo come presidente Sapir dal giugno 2011 e l’altro come amministratore delegato Sapir dallo stesso periodo. Gli imputati, oltre che da Ermanno Cicognani, sono difesi dagli avvocati Stortoni, Merlini, Cellarosi, Fariselli, Tognacci, Zalin, Scozzari e Giusti. Inizialmente gli indagati erano dieci, ma per tre di loro era scattata la prescrizione: il manager milanese Giuseppe Parrello, presidente di Autorità Portuale dal 2003 al 2012; Giordano Angelini, presidente di Sapir dal 2001 al 2011; e Guido Leoni, vicepresidente del cda di Cmc dal giugno 2005 al maggio 2011.
Infine per lo storico presidente Cmc Massimo Matteucci, il fascicolo era stato chiuso in seguito alla sua morte. Con ruoli diversi e in differenti periodi, agli accusati era stata attribuita la creazione di depositi incontrollati (le casse di colmata) di rifiuti speciali non pericolosi (i fanghi di dragaggio) lasciati sul posto nonostante le autorizzazioni fossero scadute da anni. In totale oltre tre milioni di metri cubi distribuiti su otto casse per un periodo di tempo che va dal 2008 fino ad anni a ridosso del primo grado. Con tre aree inquadrate dalla magistratura: Autorità Portuale per avere appaltato i dragaggi; Cmc e Sapir in qualità di appaltatori.