E la mia amica Lola, blogger.
Ci riprovo: Insulti sessisti e auguri di stupro.
Insulti sessisti e auguri di stupro.
Chissà cosa gira nella testa di chi tra un "puttana" e un "pompinara" si mette ad augurare ad una donna di essere stuprata.
Gli insulti a Boldrini da parte di simpatici commentatori pentastellati sulla pagina facebook di Grillo non sono una novità, ma si aggiungono ad un elenco infinito di immondizia simile, con la quale quasi tutte noi abbiamo dovuto avere a che fare almeno una volta nella vita.
Ne sono sempre più convinta: se c'è una cosa davvero bipartisan in questo paese è il sessismo, che di solito si traduce nell'attaccare una donna con insulti a carattere sessuale o, se la "nemica" è davvero tanto brutta e cattiva, augurandole lo stupro.
Non riesco, con tutta la buona volontà, a capire cosa ci sia divertente nella violenza sessuale, quindi non accetto scuse di nessun tipo. Chi augura ad una donna, anche alla più stronza, di essere violentata non merita il mio rispetto né tantomeno il mio sforzo di comprensione.
Non mi interessa chi e perché abbia sentito l'impellente bisogno di scrivere: "io le spaccherei il culo" o "io la farei trombare da un rom" (dimostrando peraltro con poche parole tutto il razzismo più becero di questo paese).
Boldrini può piacere o meno, i suoi metodi possono piacere o meno, ma, a quanto pare, la sola risposta che qualcuno è capace di dare ad ogni sua azione è un insulto a sfondo sessuale o un'allusione ai suoi "meriti" e il tiro si alza sempre di più, fino allo schifo degli ultimi giorni.
Sono d'accordo con Monica Lanfranco quando su Il Fatto Quotidiano (giornale intriso di sessismo fino al midollo, nonostante il ghetto rosa di "donne di fatto", quindi vi giuro linkarlo mi pesa tantissimo) scrive:
"Perché si usano insulti sessuali contro le donne? La risposta più semplice è perché in questo modo si (ri) mettono al posto più basso della catena di potere: si riducono a oggetti di piacere della sessualità maschile, si ribadisce che, anche se la modernità talvolta si deve piegare ad annetterle in luoghi diversi dalla cucina e dalla camera da letto, sempre lì dovrebbero stare."
Ogni donna, che sia donna di potere, di cultura, di spettacolo, di sport, viene costantemente attaccata in questo modo, qualsiasi sia la sua "colpa", come se non ci fosse un altro modo.
Nuota male alle olimpiadi? Puttana!
Punisce Parlamentari "indisciplinati"? Puttana!
Scrive un articolo in cui attacca un partito politico? Puttana! (Emblematico il caso di Maria Novella Oppo.)
Con ogni probabilità tante e tanti di quelli che stanno leggendo le mie parole, almeno una volta hanno apostrofato una collega, una compagna di scuola, una "rivale", qualsiasi cosa significhi, in questo modo.
Io ci ho messo del tempo ad uscire da questa disgustosa forma mentis.
Non è stato affatto facile, piuttosto è stato-ed è!- difficile e faticoso, perché ho dovuto destrutturare una mentalità nella quale sono nata e cresciuta, della quale tutte e tutti noi ci siamo nutriti e ancora ci nutriamo, consapevolmente o meno.
A volte fatico ancora, ma non la smetto di andare avanti per spogliarmi completamente di questo schifo. Fortunatamente sono in ottima compagnia.
Il punto è che tutto questo non viene percepito come problematico dalla stragrande maggioranza della gente, uomini e (ed è questa la cosa più grave e triste) donne, di qualsiasi orientamento politico e di quasiasi classe sociale.
Il sessismo è oltre il genere, la classe, le idee politiche, il livello culturale.
Il tweet è stato in seguito cancellato da Messora, che ha detto
di avere "esagerato col bar sport".
Se poi provi a parlare fuori dalla cerchia ristretta di chi si pone i tuoi stessi interrogativi di violenza di genere, di linguaggio sessista; se osi dire che, forse, per insultare una donna si potrebbe andare oltre i classici troiaputtanapompinara, ti si risponde che sei fuori dal mondo, che "quella è sicuramente una puttana!", che questa obiezione fa "solo ridere e anche un po' pena" e via dicendo.
Una cosa, però, che non ho mai fatto, è ironizzare sulla violenza sessuale o augurarla a qualcuna, per quanto la possa detestare e disprezzare (sì, ci sono decine di donne che disprezzo, perché -e non lo ripeterò mai abbastanza- non è il genere che ci rende sorelle).
E questo non perché sono una bacchettona moralista che non sa stare al gioco, che non sa rispondere per le rime o chissà cos'altro (fidatevi: nel turpiloquio sono fortissima), ma perché penso che superare certi limiti ci porti deciamente troppo in basso e io tanto in basso non ci voglio stare.