Un paesino di montagna, avendo trascurato la manutenzione del proprio territorio, si trovò improvvisamente isolato in quanto una frana aveva distrutto la strada che lo collegava a fondo valle.
Interviene la Provincia che crea immediatamente una nuova strada: per far ciò deve espropriare con procedura d’urgenza i proprietari dei terreni - molte società e alcuni privati proprietari – e tratta solo con alcuni di loro, cioè le società, non degnando i singoli neanche di una parola. Alla fine per l’esproprio paga a tutti, volenti o nolenti, una miseria, e inizia i lavori. La notte prima di lanciare l’operazione, però, vende allo stesso comune, e a caro prezzo, la parte dei terreni che essa stessa possedeva. Sosterrà poi che verserà il guadagno alle parrocchie della zona perché aiutino il comune, ma, attenzione, le rimarrà comunque in tasca molto più che agli espropriati.
“Casualmente”, comunque, la stessa provincia aveva già iniziato a dare alle medesime società coinvolte nell’esproprio gran copia di impreviste concessioni edilizie. Qualcuno mormora che le due cose, le concessioni e l’esproprio, sarebbero collegate tra loro, servendo le une a compensazione dell’altro, e la cosa appare logica. Gli unici rimasti con le pive nel sacco sono i privati proprietari: che a questo punto chiedono all’amministrazione provinciale un congruo risarcimento.