qualcuno potrebbe anche tacciarmi di paranoico o visionario, ma mi sembra di rivivere il febbraio 2000, quando tutti erano convinti che bastava comprare un titolo per guadagnare e vendendolo in gain comprare quello che era rimasto poco più indietro per fare il 10% in un paio di giorni. erano giorni in cui la tiscali capitalizzava quanto e più della fiat e c'era gente che meditava di licenziarsi per dedicarsi alla borsa perchè più redditizia. io ero tra quelli che operava short straddle sulle isoalfa basandomi sulle oscillazioni medie mensili su un data base decennale, definendo un range di oscillazione si ampio ma che non mi salvò da una dolorissima perdita appunto sul mese borsistico di febbraio 2000. ma poi sappiamo quello che accadde dal 6 marzo in poi. ed anche allora la bolla venne addebitata ad internet, a tiscali, a finmatica, non alle banche d'affari ed agli advisor che collocavano ipo con valori di libro nulli a prezzi decine di volte superiori sostenendole poi per il tempo necessario a "truffare" i risparmiatori. di titoli cirio ed obbligazioni bombril i gestori non ne avevano nei portafogli di proprietà. ed allora lo scopo era solo il lucrare danaro ai danni delle masse. ora è in gioco la loro stessa sopravvivenza, le masse, le perdite, le sofferenze, gli errori di investimento da coprire sono enormi ed hanno necessità del contributo di tutti i risparmiatori del mondo, così da non fare emergere quanto hanno nascosto tra le pieghe dei bilanci. ma i risparmiatori sembrano restii a contribuire, un po perchè la crisi alle spalle è stata pesante ed ha minato i risparmi, molto perchè ad essere minata è stata la loro fiducia nel sistema tutto. quindi i tempi sono già troppo lunghi e nonn possiamo escludere che possano ulteriormente stirarsi. ma gli stati conniventi finora, anche se non hanno una vera e propria esigenza aziendale di bilancio da ripianare, dovranno risanare i deficit sempre più incontrollabili, e rientrare di quanto sborsato. certo le pressioni non stanno mancando con i continui aumenti di capitale e emissioni di prestiti obbligazionari delle aziende quotate tutti regolarmente e subitaneamente sottoscritti perchè, di fatto, dagli stessi stati garantiti tramite le banche.
ma il giochino, premesso che non può durare all'infinito e anzi la maggiore preoccupazione dei governi attualmente non è quanto profonda sia la recessione ma QUANTO lunga sarà, potrebbe incepparsi non per la richiesta di rientro dell'ente o stato creditore, quanto per il non efficiente utilizzo dell'enorme massa monetaria in circolazione. un esempio potrebbe essere quello del brent, con le oscillazioni di prezzo dovute alla speculazione ma non all'incremento dei consumi, oppure per il danaro volto ad aumentare il corso dei titoli azionari con azioni di trading ma non investito nelle aziende con prestiti a tassi bassi per favorire produttività e quindi assunzione. no. la strategia adottata dai governi è stata quella di finanziare le banche a tasso zero che a loro volta sottoscrivono aumenti di capitale e obbligazioni a tassi del 7 - 8 % creando quella forchetta che altrimenti le banche non troverebbero. se si pensa poi che in alcuni casi tali banche sono state nazionalizzate, non sarebbe stato più logico sostenere le aziende sane con i prestiti a tassi bassi piuttosto che tale danaro regalarlo a chi ha già ampiamente dimostrato di non saperlo gestire meritando di fallire?