Double Dip improbabile
Double Dip improbabile. Peggio non può andare - Bloomberg -
L’economia Usa è messa così male che è
probabile che eviti la recessione. I settori
che tradizionalmente spingono in recessione
sono già tanto depressi che è difficile che
peggiorino, nota Ethan Harris analista di
BofA Merrill Lynch Global Research. I magazzini
sono a livelli negativi record in proporzione
alle vendite, le costruzioni residenziali
sono ameno della metà rispetto ai livelli
del boom e le immatricolazioni di auto sono
il 40% sotto i livelli di cinque anni fa. «La
recessione non si può escludere - precisa
Harris - ma certo è molto improbabile».
C’è il 25% di possibilità che l’economia
scivoli in un’altra contrazione, ha scritto
Harris in un suo rapporto in cui ha tagliato
dello 0,1% le stime di crescita per quest’anno
(al 2,6%) e abbassato di mezzo
punto (all’1,8%) quelle del 2011. La Fed è
d’accordo nel considerare improbabile
una nuova recessione, anche se il rischio
è aumentato. «Mi aspetto che l’economia
continui a espandersi nella seconda metà
dell’anno, sebbene con un progresso moderato
», ha dichiarato il chairman della
Fed Ben Bernanke lo scorso 27 agosto.
L’S&P 500 potrebbe salire fino a 1.300,
mentre il rendimento dei Treasury decennali
potrebbe crescere verso il4% nei prossimi
sei mesi se gliUsa riusciranno a evitare chiaramente
un altro declino, sostiene James
Paulsen, strategist di Wells Capital Management.
L’indice S&P ha chiuso a 1.080,29
mercoledì, quando il rendimento dei Treasury
era al 2,58% (secondo i dati di BgCantor).
«Potremmo avere dei movimenti violenti -
sottolinea Paulsen - con imercati che hanno
già scontato la recessione. Penso però la
che sua concretizzazione siamolto remota».
I rischi di una nuova contrazione dell’economia
sono cresciuti dopo una serie di deludenti
dati macro, nota Lyle Gramley, ex governatore
della Fed e attuale consulente di
Potomac Research. Gramley considera che
le chance di una ricaduta siano del 35% (salite
del 10-20% rispetto a unmese fa). «Verosimilmente
eviteremo il double dip - ammette
-ma ci attende un lungo periodo di crescita
modesta, del 2% o anche meno».
Gli ordinativi per beni investimento civili,
aerei esclusi, che sono un indicatore per
il futuro del business, sono calati dell’8%
in luglio, peggior declino in un anno emezzo,
mentre la vendita di nuove abitazioni
ha toccato il record negativo di sempre, secondo
il Dipartimento del Commercio Usa,
che ha anche ridotto dal 2,4 all’1,6% le stime
di crescita del secondo trimestre. Verosimilmente
la disoccupazione è salita dal
9,5 al 9,6% questo mese, secondo le stime
medie dei 70 economisti consultati da
Bloomberg News. Il Dipartimento del Lavoro
diffonderà oggi i dati. Bernanke ha descritto
la ripresa del mercato del lavoro come
«dolorosamente lenta» sottolineando
come ciò abbia «affossato la fiducia». «Le
cose possono peggiorare - dice il docente
di Harvard Martin - e quando l’economia
va avanti a un passo davvero lento, prossimo
allo zero, il rischio è che si possa passare
al lato negativo dello zero». Feldstein è
stato chairman dello White House Council
of Economic Advisers dal 1982 al 1984, ultimo
periodo in cui il double dip avvenne.
Per lui le chance che oggi accada sono una
su tre, ed esistono dubbi sulla capacità della
Fed di scongiurarlo, considerando i bassi
tassi d’interesse attuali. «Penso che la
Fed possa fare poco - spiega - con la crescita
a uno stallo dell’1% o meno, i mercati
potrebbero correggere decisamente e gli
spread sul credito e interbancario si allargano
mentre i rischi di un’inversione di
tendenza globale aumentano», è la convinzione
dell’economista Nouriel Roubini.
«Una reazione negativa tra l’economia reale
e i prezzi degli asset a rischio può facilmente
dare il via al double dip», aggiunge.
La storia dice il contrario, è invece la teoria
di Randall Kroszner, altro ex governatore
della Fed. Altre nazioni industrializzate
che hanno vissuto crisi finanziari di rilievo,
come la Spagna nel 1977 o la Svezia
nel 1991, hanno evitato il double dip, anche
se la loro ripresa è stata lenta. Persino
il Giappone, che ha sofferto per un’intero
decennio di crescita minima, dopo lo
scoppio della bolla immobiliare negli Anni
90, è riuscito a spingere un rimbalzo di tre
anni prima di essere ributtato al tappeto
dalla crisi finanziaria asiatica del
1997-98. «Il mio punto di vista - dice il docente
della University of Maryland Carmen
Reinhart - è che abbiamo una ripresa
davvero deludente ma non un double dip».
L’unica volta che questo accadde in Usa
dalla fine della Seconda guerra mondiale,
fu quando l’economia si riprese a metà degli
Anni 80 per poi ripiombare nella recessione.
Una situazione che non può essere
paragonabile all’oggi, sottolinea Gramley.
Il declino iniziale fu nel 1980 quando il
presidente Jimmy Carter impose controlli
sul credito. Per poi fare retromarcia quando
l’economia andò al collasso. Le recessioni
del Dopoguerra, tradizionalmente,
sono state indotte dall’intervento sui tassi
della Fed per combattere l’inflazione, dall’impennata
delle quotazioni del greggio o
dalla riduzione dei magazzini da parte delle
aziende. Nulla di questo è probabile ora,
spiega Gramley. La Fed ha tagliato i tassi
vicino allo zero nel dicembre 2008 e hamostrato
di volerli mantenere così a lungo.
La Banca centrale «farà tutto quel che può
per assicurare il proseguimento della ripresa
dell’economia», ha dichiarato Bernanke
a fine agosto. E i prezzi del petrolio
sono crollati con la frenata della crescita.
Quelli che Harris definisce «acquisti posticipabili
» (immobili, beni durevoli come
automobili, investimenti nell’It) rappresentavano
il 16,8% del Pil Usa nel secondo
trimestre, a fronte del 16% di un anno
prima e al 20,6% della media del Dopoguerra.
«Anche se arretrassero ulteriormente
- precisa Harris - ci sarebbe una stagnazione
più che una recessione». Ci vorrebbero
nuovi colpi della crisi finanziaria
per spingere ancora indietro l’economia e
oggi è decisamentemeno probabile che prima
del 2007, dice Jacob Frenkel, chairman
di Jp Morgan Chase International. «Le probabilità
di una catastrofe finanziaria - aggiunge
- sono assai minori oggi che in passato
». L’industria bancaria americana «ha
più capitale in percentuale agli asset ora
che in qualsiasi altro momento dopo il
1935», nota Richard Bove di Rochdale.
«Tendo a essere prudentemente ottimista
sugli sviluppi della crisi - dice il docente
di Harvard James Stock - visto che tutti
gli eccessi sono stati corretti. Un double
dip è oggi decisamente improbabile.
Anche se per me è sottovalutata la moria crescente delle imprese...
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