Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi (3 lettori)

Comandante Gerard

Forumer storico
La FED NON sta stampando moneta ?
Da qui parrebbe così - Il giochino di Bernanke viene scoperto | IntermarketAndMore
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Bernanke dice che stampa denaro, ma in realtà non stampa nulla e fa un vero e proprio switch. Ecco perché continua ad essere così sicuro che l’inflazione non sarà un problema: l’inflazione viene generata quando si inonda il mercato di denaro. Qui invece non inonda con nuovo denaro. Come avevo scritto nel post sopra citato, si tratta di un vero e proprio giro di partite contabili. Denaro che era a riserva utilizzato per prelevare bonds sul mercato. Ed è stato proprio Bernanke un mese fa ad ammetterlo :
“Now, what these reserves are is essentially deposits that commercial banks hold with the Fed, so sometimes you hear the Fed is printing money, that’s not really happening, the amount of cash in circulation is not changing. What’s happening is that banks are holding more and more reserves with the Fed.

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dagoweb

Forumer attivo
Crisi in Irlanda, l'Europa al sicuro?

Redazione Soldionline venerdì, 10 dicembre 2010 - 14:07

D1: Perché, nonostante l'annuncio degli aiuti all'Irlanda da parte dell'UE, la crisi non si è risolta?

A partire dal 2009 i mercati hanno colto una grave vulnerabilità nella costruzione istituzionale dell’Euro e, purtroppo, finché i governi europei non vi porranno rimedio in forme adeguate e credibili, il rischio di crisi a catena dei debiti sovrani continuerà a rimanere nell’aria.
Per sopire definitivamente le turbolenze, i mercati devono convincersi che i governi dei paesi più solidi sono disposti a sostenere finanziariamente i paesi in difficoltà e che, la Banca Centrale Europea, sia pronta a rifornire le banche dell’Eurozona di tutta la liquidità necessaria.
Questo è quello che hanno fatto gli USA e la FED. Ovviamente gli aiuti e la liquidità non possono essere fini a se stessi e devono essere erogati per accompagnare nel tempo l’aggiustamento dei conti pubblici ed il risanamento delle banche
insolventi. Ma, come ci ha insegnato la vicenda Lehman Brothers, è una strada senza alternative.
Francesco Giavazzi, uno dei più autorevoli economisti italiani, nel 2008 aveva salutato il fallimento di Lehman Brothers come “un bel giorno per il capitalismo”. Di recente ha scritto sul Corriere della Sera che, quella sua affermazione, era una sciocchezza: il costo del rigore può essere troppo alto da sopportare e da giustificare.
Oggi quel costo, per l’Europa, può essere la fine della moneta unica. Non è un caso che la crisi greca si sia tamponata, nel maggio 2010, solo quando i governi europei ed il Fondo Monetario hanno varato un Fondo di Stabilizzazione Europeo da 750 miliardi di Euro. E’ bastato l’effetto annuncio. Allo stesso modo è bastato qualche dubbio del cancelliere Merkel
sulla copertura delle perdite dei titoli di stato, per scatenare la nuova violenta crisi irlandese

D2: La Germania vorrebbe che i paesi meno virtuosi pagassero per i propri errori. I salvataggi pongono le basi di crisi future?

E’ vero esiste questo rischio. La ricetta tedesca per l’Europa è che i paesi “indisciplinati” riducano il loro debito pubblico adottando subito drastiche restrizioni fiscali per correggere le loro finanze.
Il paradosso è che proprio la crisi dell’Irlanda è la dimostrazione palese che la ricetta tedesca per tenere insieme l’Europa è quantomeno insufficiente.
L’Irlanda, infatti, prima della crisi finanziaria del 2008-09, era uno dei paesi più virtuosi dell’intera Unione Europea. I conti pubblici erano in surplus (anche quando quelli tedeschi erano in deficit) ed il debito su Pil era solo del 25% (quello tedesco del 65%). Inoltre il governo irlandese è stato il primo nel 2009 a varare misure di aggiustamento fiscale per finanziare il sostegno pubblico dato alle sue banche. Adottando il punto di vista tedesco, l’Irlanda era un
paese “super-virtuoso”. Il problema, non di poco conto, era la “mala gestio” del sistema finanziario, con le banche che si sono via via impegnate in progetti immobiliari insostenibili, senza un adeguato controllo da parte delle Autorità di Vigilanza.
La ricetta tedesca, che agisce soltanto sui debiti pubblici, potrebbe applicarsi ragionevolmente alla Grecia, al Portogallo ed all’Italia, ma non spiega la crisi irlandese e neppure quella spagnola (la cui vicenda assomiglia per molti versi a quella irlandese). La crisi europea è, dunque, più complessa di come può apparire.

D3: Quali sono, quindi, i rimedi per i malanni che affliggono l'Unione?

Come è comprensibile il tema è molto complesso, ma può essere sintetizzato in tre aree di intervento tra loro complementari:
1. la disponibilità a rifinanziare (se necessario) il Fondo di Sostenibilità Europeo varato a maggio e a rafforzare il coordinamento sovranazionale delle politiche fiscali dei paesi dell’Unione Europea (come garanzia di prevenzione dell’insolvenza degli stati)
2. l’emersione di tutte le perdite ancora latenti nelle banche europee e l’adozione di strumenti comuni per la gestione ordinata dei casi di insolvenza
3. la determinazione della BCE, a mantenere nel sistema, tutta la liquidità bancaria necessaria nella fase di risanamento

La crisi irlandese è paradigmatica nel far capire perché questi tre aspetti sono tutti contemporaneamente importanti.
I conti pubblici irlandesi sono infatti andati fuori controllo perché il governo di quel paese ha dovuto salvare le sue banche, a loro volta rese insolventi dall’esplosione della bolla immobiliare. Le perdite delle banche irlandesi si sono rivelate, però, troppo grandi per l’economia della sola Irlanda (quasi 1/3 del suo Pil). Le stesse rappresentano nello stesso tempo solo il 5% dell’intero sistema bancario dell’Eurozona: ciò che apparirebbe di piccola entità se l’Europa fosse una sola cosa è, invece, un problema insolubile per i governi presi singolarmente. Questo è vero anche per i paesi più forti: se l’Irlanda andasse in default, perfino le banche tedesche sarebbero in pericolo (perché ne detengono 140 miliardi, un’entità superiore al 4% del Pil tedesco).
Lasciare i paesi periferici dell’Unione isolati, senza risorse disponibili e privi ormai anche della possibilità di svalutare la propria moneta, evoca nei mercati una sola prospettiva: quella dell’insolvenza causando la fuga degli investitori. E’ questo perverso gioco di aspettative che eccita gli appetiti speculativi, diffonde il panico e irradia il rischio di contagio anche in direzione di paesi molto più grandi come Spagna e Italia.
Se l’Europa avesse invece a disposizione strumenti comuni di intervento, la dimensione degli squilibri dei paesi periferici apparirebbe ai mercati del tutto gestibile e lo spettro del contagio non si affaccerebbe neppure. Di crisi in crisi, i governi europei (perfino quello tedesco), stanno prendendo atto di questa realtà. Nonostante le inerzie, le paure e le resistenze, da questa lunga catena di crisi l’Europa può uscire rafforzata.
 

dagoweb

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ComeDonChisciotte - UNA SETTA DI BANCHIERI DECIDE LE SORTI DEL MONDO

UNA SETTA DI BANCHIERI DECIDE LE SORTI DEL MONDO
Postato il Lunedì, 13 dicembre @ 11:49:03 CST di davide
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DI MURIZIO MOLINARI
lastampa.it

Sono nove, si riuniscono il terzo mercoledì del mese, controllano tutta la finanza

Nove banchieri delle più importanti istituzioni finanziarie di Wall Street si riuniscono il terzo mercoledì di ogni mese nel Distretto finanziario di Manhattan per assicurarsi il controllo e la floridezza del mercato che più preoccupa la Casa Bianca: quello dei derivati.

L’amministrazione Obama ha tentato invano di sottoporli a rigidi controlli nella recente riforma finanziaria varata dal Congresso, e Paul Volcker, l’ex presidente della Federal Reserve consigliere dello Studio Ovale, ne è il critico più aspro, indicandoli come un mercato che «sfugge a ogni regola» e continua a minare la stabilità di Wall Street dopo aver già contribuito alla crisi del settembre 2008. Ma le pressioni di Casa Bianca e Congresso hanno una debole eco nelle riunioni che vedono attorno ad un tavolo banchieri di giganti come JP Morgan Chase, Goldman Sachs, Deutsche Bank e Morgan Stanley interessati soprattutto a mantenere il controllo di scambi annuali per molti trilioni di dollari che sfuggono a ogni supervisione visto che i derivati sono prodotti finanziari in gran parte non quotati in Borsa.

A seguito,"WALL STREET, LE CENE DEL “CLUB DEI DERIVATI” COSI’ I BANCHIERI DECIDONO LA SPECULAZIONE" (Federico Rampini, repubblica.it);

Dunque vengono scambiati privatamente e spesso registrati nei bilanci in maniera così ambigua da suggerire sospetti di illeciti. E’ proprio per indagare sul possibile rischio di frodi capaci di mettere a rischio la stabilità delle maggiori banche - e dunque i risparmi di milioni di cittadini - che il ministero della Giustizia di Washington ha creato una task force investigativa, il cui titolare Robert Litan ha scoperto il segreto del «club del mercoledì» finito ieri sulla prima pagina del New York Times.

A dare corpo all’indagine sono state le testimonianze raccolte fra gli alti funzionari di Bank New York Mellon, fondata nel 1784, che hanno consentito di ricostruire come la loro richiesta di entrare nel «club del mercoledì» - che porta il nome di Ice Trust - sia stata rifiutata dai nove banchieri sulla base della convinzione che «la domanda non era sostenuta da un sufficiente volume di scambi di derivati durante l’anno».

«Si tratta di una risposta assurda perché siamo una delle banche da più tempo attive nel Distretto finanziario» ha fatto presente Sanjay Kannambadi, ceo della sussidiaria creata da Bank New York Mellon per entrare nell’Ice Trust, secondo il quale «il vero motivo per cui ci hanno tenuti fuori è la volontà di mantenere alti margini di profitto e di non condividere con altri la redazione delle regole che governano questo tipo di scambi».

Di fronte a tale ricostruzione Robert Livan non ha fatto altro che riscontrare la possibile creazione di un gruppo finanziario impegnato a gestire il mercato dei derivati con metodi non pubblici, sollevando lo scenario di qualcosa che assomiglia a una setta segreta di banchieri nel cuore di Wall Street per gestire i prodotti derivati che continuano a essere quelli capaci di garantire i maggiori profitti economici.

Da qui l’inchiesta, solamente all’inizio, che minaccia di mettere a soqquadro Wall Street. Gary Gensler, presidente della Commodity futures trading commission incaricata di regolare gli scambi della maggioranza dei derivati, suggerisce la necessità di «una maggiore supervisione sull’operato delle banche» al fine di scongiurare il rischio di intese non pubbliche destinate ad «aumentare i costi per tutti i cittadini americani». Ma i membri del «club del mercoledì» respingono tali accuse, affermando l’esatto contrario. «Il sistema creato consente di ridurre i rischi esistenti in questo mercato e fino a questo momento la cooperazione fra noi si è rivelata un successo» ha dichiarato al New York Times una portavoce di Deutsche Bank, lasciando intendere che il super-club svolge quelle mansioni di controllo che la riforma finanziaria non è riuscita ad assegnare ad alcuna istituzione.

Maurizio Molinari
Fonte: LASTAMPA.it
Link; Una setta di banchieri decide le sorti del mondo - LASTAMPA.it
13.12.2010

WALL STREET, LE CENE DEL “CLUB DEI DERIVATI” COSI’ I BANCHIERI DECIDONO LA SPECULAZIONE

DI FEDERICO RAMPINI
repubblica.it

Il terzo mercoledì di ogni mese nove membri di una élite della finanza Usa fissano le strategie Il Dipartimento di Giustizia ha aperto un´inchiesta. Ma trovare le prove è quasi impossibile

NEW YORK. Di nuovo loro: i Padroni dell´Universo. Stessi nomi, stessi vizi, una storia che sembra condannata a ripetersi e col finale che rischia di essere già scritto: l´impunità. Stavolta è l´intero mondo dei titoli derivati - finanza "tossica" che ebbe un ruolo cruciale nella crisi del 2008 - l´oggetto delle loro congiure. Una vera e propria "cupola" di grandi banchieri esercita un potere esclusivo di controllo su questo mercato. Fuori da ogni trasparenza, e al riparo da ogni concorrenza. «Il terzo mercoledì di ogni mese - rivela il New York Times - nove membri di una élite di Wall Street si riuniscono a Midtown Manhattan. I dettagli delle loro riunioni sono coperti dal segreto. Rappresentano Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan, Citigroup, Bank of America, Deutsche Bank, Barclays, Ubs, Credit Suisse». Ufficialmente, i nove banchieri di questo potentissimo comitato d´affari hanno il compito di «salvaguardare la stabilità e l´integrità» su un mercato che muove ogni giorno migliaia di miliardi di dollari. Di fatto, il club dei nove «protegge gli interessi delle grandi banche che ne fanno parte, perpetua il loro dominio, contrasta ogni sforzo per rendere trasparenti i prezzi e le commissioni». La denuncia raccolta dal New York Times viene dal massimo organo di vigilanza. La fonte più autorevole all´origine dell´inchiesta è Gary Gensler, capo della Commodity Futures Trading Commission.

L´uomo a cui Barack Obama ha affidato il compito di fare pulizia in un mercato altamente speculativo. Ma Gensler è costretto ad ammettere la sua impotenza. «Il costo di quelle pratiche lo paga tutto il resto dell´economia, lo pagano tutti gli americani», lamenta Gensler. E naturalmente anche gli europei, visto che Wall Street è il centro della finanza globale. I derivati infatti hanno innumerevoli usi, una parte dei quali sono "virtuosi" e più vicini a noi di quanto possiamo immaginare. I fondi pensione li utilizzano per ridurre il rischio di perdite sui loro investimenti nel caso che le tendenze di mercato abbiano improvvisi rovesci (per esempio un futuro rialzo dei rendimenti sui buoni del Tesoro che deprime il valore di quelli in portafoglio). Le compagnie aeree e navali comprano derivati per attutire il colpo di un rincaro del petrolio. L´industria agroalimentare si protegge da aumenti nel costi dei raccolti. Perfino il consumatore, l´automobilista, è vittima di manovre speculative che attraverso i derivati accentuano il boom delle materie prime. Nessuno dei protagonisti dell´economia reale è veramente tutelato dalle manipolazioni su questi strumenti. Nessuno sa cosa decidono i nove membri del club esclusivo che si riunisce il terzo mercoledì del mese. Il Dipartimento di Giustizia ha aperto un´inchiesta «sulla possibilità di pratiche anti-concorrenziali nel clearing e nel trading sui derivati». I sospetti di collusione e di un vero e proprio cartello non sono nuovi. Ma trovare le prove è difficile. E´ vecchia di nove mesi la notizia di un´altra inchiesta del Dipartimento di Giustizia che aveva fatto scalpore: quella che accusava i più importanti hedge fund (Soros, Paulson, Greenlight, Sac Capital) di aver concordato un attacco simultaneo all´euro, in una cena segreta l´8 febbraio a Wall Street. Il giorno dopo, 9 febbraio, al Chicago Mercantile Exchange i contratti futures che scommettevano su un tracollo dell´euro erano schizzati oltre 54.000, un record storico. Goldman Sachs e Barclays furono coinvolte nelle cronache su quelle grandi manovre. Ma da allora l´inchiesta sulla congiura ai danni dell´euro non ha avuto sviluppi di rilievo. Estrarre prove dal club dei Padroni dell´Universo è complicato, almeno se si seguono i metodi "normali". Di qui la grande attesa per le rivelazioni annunciate da WikiLeaks sulla Bank of America: chissà che non riesca Julian Assange dove la magistratura non arriva…

Per quanto riguarda il mercato dei derivati, paradossalmente è proprio per effetto della grande crisi del 2008 che i Padroni dell´Universo hanno assunto un ruolo ancora maggiore. Uno dei momenti più drammatici di quella crisi fu il crac dell´American International Group (Aig), la compagnia assicurativa affondata dalle perdite su un particolare tipo di titoli derivati, i credit default swaps. In quel frangente il Tesoro e le autorità di vigilanza si accorsero che nessuno riusciva a capire veramente le interconnessioni sul mercato dei derivati, esposto all´effetto-domino: una bancarotta di Aig avrebbe travolto decine di altre istituzioni e forse l´intero sistema bancario. Perciò fu il Tesoro a spingere per la creazione di una "clearing house" o camera di compensazione, affinché le grandi banche si facessero carico di garantire la stabilità del mercato dei derivati. A questo però si accompagnava la riforma Obama delle regole della finanza, che doveva aumentare i poteri delle autorità di vigilanza, e rafforzare la trasparenza. Quella riforma oggi è sotto tiro da parte della nuova maggioranza repubblicana al Congresso, vittoriosa alle elezioni di novembre e beneficiata dai generosi finanziamenti di Wall Street. Nell´applicazione della riforma i repubblicani stanno cercando di svuotarla: giovedì il Congresso ha bocciato la richiesta di Gensler per nuove regole sulla trasparenza. "I derivati - spiega il giurista Robert Litan che per il Dipartimento di Giustizia diresse un´analoga battaglia contro le collusioni al Nasdaq - sono un mercato molto concentrato, e quando il governo di una simile entità è in poche mani, possono succedere brutte cose".

Una certezza è che i Padroni dell´Universo usano il loro potere oligopolistico per estrarre dal resto dell´economia dei profitti esorbitanti. Esempio: su un solo contratto derivato di credit default swap - che protegge l´acquirente dall´eventualità di fallimento di uno Stato sovrano come la Grecia, o di una società quotata - il banchiere intermediario incassa una commissione di 25.000 dollari. Contratti simili se ne fanno migliaia ogni giorno, rimpinguando i profitti delle varie Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley. Quando negli anni Novanta il Dipartimento di Giustizia riuscì a dimostrare che un´analoga collusione tra banchieri controllava gli scambi sul Nasdaq (la Borsa dei titoli tecnologici), in seguito al cambiamento delle regole le commissioni bancarie scesero a un ventesimo del livello precedente. Ma un rischio ancora superiore è che dentro il "club dei nove", grazie allo scambio di informazioni quotidiane possano maturare operazioni di cartello, manovre concertate, una manipolazione dei mercati. Quelli che dovrebbero "stabilizzare" i derivati, sono i primi a poter profittare delle prossime fiammate speculative.

Federico Rampini
Fonte: La Repubblica.it - Homepage
Link: Wall Street, le cene del "club dei derivati" cos i banchieri decidono la speculazione - Repubblica.it
13.12.201
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tommy271

Forumer storico
Una buona cosa sarebbe non avere in portafoglio titoli di questi rappresentanti: Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan, Citigroup, Bank of America, Deutsche Bank, Barclays, Ubs, Credit Suisse.
E' solo poca cosa che possiamo fare contro questi "signori" ...
 

Comandante Gerard

Forumer storico
dagoweb;1932507 Maurizio Molinari Fonte: [URL="http://www.lastampa.it" ha scritto:
LASTAMPA.it[/URL]
Link; Una setta di banchieri decide le sorti del mondo - LASTAMPA.it
13.12.2010

WALL STREET, LE CENE DEL “CLUB DEI DERIVATI” COSI’ I BANCHIERI DECIDONO LA SPECULAZIONE

DI FEDERICO RAMPINI
repubblica.it

Fonte: La Repubblica.it - Homepage
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13.12.201
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Che dire...il bello, o il brutto, è che non c'è nulla di sorprendente e c'è poco da commentare, i due autori non sono tra l'altro dei perfetti sconosciuti, ma inviati di livello. Non c'è soluzione - se non traumatica o violenta, temo - a questa degenerazione del capitalismo autoreferente e autoreplicante.
 

mostromarino

Guest
Che dire...il bello, o il brutto, è che non c'è nulla di sorprendente e c'è poco da commentare, i due autori non sono tra l'altro dei perfetti sconosciuti, ma inviati di livello. Non c'è soluzione - se non traumatica o violenta, temo - a questa degenerazione del capitalismo autoreferente e autoreplicante.

concordo
ma comunque i governi, sinora hanno protetto decorosamente il risparmio risparmio

e sistemi di autodifesa

personale

ci sono, mi pare

come diceva tommy,che pero`sottolineava solo l`aspetto di protesta

insomma, non so dove andremo a finire
ma personalmente, ottuso cassettaro
avro`forse perso in potere di acquisto,i conti li faremo dopo

ma contabilmente ho perso sulla grecia il 5%..in due anni di crisi

ma straguadagnato su tutto il resto


poi..il discorso fed che inonda il mercato solo contabilmente, si era intuito, a dire il vero
chi lo aveva voluto intuire....

......................
aggiunta a posteriori...

é possibile , comunque, che sia io, che ho capito una mazza...
e invece molti spammers
tutto
 
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tommy271

Forumer storico
concordo
ma comunque i governi, sinora hanno protetto decorosamente il risparmio risparmio

e sistemi di autodifesa

personale

ci sono, mi pare

come diceva tommy,che pero`sottolineava solo l`aspetto di protesta

insomma, non so dove andremo a finire
ma personalmente, ottuso cassettaro
avro`forse perso in potere di acquisto,i conti li faremo dopo

ma contabilmente ho perso sulla grecia il 5%..in due anni di crisi

ma straguadagnato su tutto il resto


poi..il discorso fed che inonda il mercato solo contabilmente, si era intuito, a dire il vero
chi lo aveva voluto intuire....

......................
aggiunta a posteriori...

é possibile , comunque, che sia io, che ho capito una mazza...
e invece molti spammers
tutto

E' vero, sinora i governi hanno cercato di proteggere decorosamente i risparmi andandosi ad indebitare oltremodo.
Il caso "Irlanda" è emblematico.
Come è vero che i titoli di stato dell'area euro vengono spremuti richiedendo rendimenti sempre più elevati, nonostante i tassi rimangano ancorati all'1%.
Certamente vi sono sensibili cali in conto capitale, ma nella quasi totalità dei nostri BTP, ad esempio, il rendimento è certamente superiore al dato inflattivo. Quindi i guadagni sono "reali".
Come dici tu, i conti li faremo alla fine.
 

Comandante Gerard

Forumer storico
:D
E' vero, sinora i governi hanno cercato di proteggere decorosamente i risparmi andandosi ad indebitare oltremodo.
Il caso "Irlanda" è emblematico.
Come è vero che i titoli di stato dell'area euro vengono spremuti richiedendo rendimenti sempre più elevati, nonostante i tassi rimangano ancorati all'1%.
Certamente vi sono sensibili cali in conto capitale, ma nella quasi totalità dei nostri BTP, ad esempio, il rendimento è certamente superiore al dato inflattivo. Quindi i guadagni sono "reali".
Come dici tu, i conti li faremo alla fine.

Concordo in pieno...ammesso e sperando che riusciremo a capire quando si potrà dire fine della crisi (del debito e basta?) , quale sarà e se ci sarà una vera fine, perché per il momento si continua alla grande come prima, a spostare il tempo in avanti e a cassettare o tradare, senza ombra di dubbio, guadagni tutt'altro che inconsistenti.
 

ilfolignate

Forumer storico
Dal Blog di Oscar Giannino

In alto i tassi reali, disastro reale in arrivo


Altra disastrosa asta di titoli di stato in Eurolandia, questa volta in Spagna. All’indomani della messa in outlook negativo da parte di Moody’s, Madrid ha piazzato due emissioni, a 10 e 15 anni, per le quali aveva preventivamente ridotto l’importo di emissione, nel tentativo (fallito) di contenere l’impatto di mercato sui rendimenti.
Il rendimento medio sul decennale è uscito al 5,446%, contro il 4,615% della precedente asta di questo bond, lo scorso 18 novembre. Il titolo quindicennale è stato collocato ad un rendimento del 5,953%, contro il 4,541% dell’asta del 21 ottobre. Campanello d’allarme nel bid-to-cover, il rapporto tra le quantità domandate e quelle offerte. Per il decennale, tale quoziente scende infatti da 1,84 a 1,67. Meglio le cose per il quindicennale, la cui copertura aumenta da 1,44 a 2,52.
Premesso che i rendimenti obbligazionari stanno salendo un po’ ovunque, anche in modo vistoso (ne parliamo tra poco), proviamo a chiederci in che modo la Spagna, che ha una crescita del Pil prossima allo zero, riuscirà a reggere il servizio del debito di titoli per i quali il mercato chiede quasi il 6 per cento. E soprattutto, ricordate che l’inflazione non sta salendo, quindi ci troviamo in un contesto di tassi reali positivi e crescenti, una vera iattura per ogni debitore. Proseguendo su questa traiettoria, aggiungendo le pesanti aste di titoli pubblici che Spagna e Portogallo dovranno effettuare a inizio 2011, la probabilità che la Spagna finisca nei guai è piuttosto elevata. E dopo la Spagna, eccetera eccetera.
A proposito di rendimenti obbligazionari in rialzo, a conferma del fatto che la scienza economica è sempre più un’opinione, è in corso un ampio e corposo dibattito circa le cause di tale fenomeno. Da una parte vi sono quelli che ritengono che si tratti della discesa in campo dei mitici bond vigilantes, cioè del mercato, che reagisce al lassismo fiscale americano ed alla eurocrisi di debito. Altri, come Martin Wolf, si rallegrano invece del fatto che i tassi reali sono in aumento, perché ciò vuol dire che la ripresa è tra noi, oltre che per altri motivi “minori”, come la vigorosa domanda di capitale dei paesi emergenti che incontra un risparmio disponibile in calo planetario, a causa dell’invecchiamento dei paesi sviluppati. Wolf peraltro cade vittima di un gioco di specchi, scambiando l’inflazione effettiva (che è ferma o addirittura declinante un po’ ovunque in Occidente) con le attese inflazionistiche implicite nei titoli di stato indicizzati all’inflazione.
Può essere tutto, ma senza scomodare troppe teorie e wishful thinking, non potrebbe più banalmente essere che siamo a fine anno, molti investitori istituzionali (soprattutto hedge fund) decidono la nuova asset allocation (uscendo dall’obbligazionario) ed il mercato è scarsamente liquido per motivi di stagionalità? Non è che deve sempre e comunque esserci una spiegazione coerente con la teoria economica, sapete? Ah, e nel frattempo, il mutuo trentennale standard americano ha superato il 5 per cento. Con tanti saluti alla rivitalizzazione del mercato. Però i tassi reali sono in aumento, ergo, c’è la ripresa. Non sequitur, quanti crimini si compiono nel tuo nome.
 

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