Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi (3 lettori)

mostromarino

Guest
Perchè poi dal 150% tornerà a scendere ... :lol:.

Tuor cerca in qualche modo di spezzare l'isolamento svizzero.
E' improbabile però che questo passi attraverso la dissoluzione (auspicata) dell'area Euro.

tuor adesso sta in cina..credo...é freelance..

si é arroccato mesi fa su questa posizione..e ..
allora... ero d`accordo con te

oggi lo capisco meno
 

mostromarino

Guest
il suo sostituto..terlizzi oggi sul cdt
scrive


ECONOMIA
BERLINO E BCE IN TRINCEA PER L'EURO

di LINO TERLIZZI
Per cercare di comprende­re le prossime mosse nel­la battaglia che si svolge attorno alla moneta uni­ca europea, è utile partire da una do­manda.

E cioè: c'entra qualcosa con l'euro la robusta ripresa economi­ca della Germania?

La risposta è: sì, c'entra, l'euro non è sicuramente l'unico motivo della risalita della lo­comotiva tedesca, ma è un fattore non secondario.

Se si parte da qui, si può meglio capire perché, come ha riaffermato la cancelliera Ange­la Merkel, la Germania continuerà a fare molto per cercar di mantene­re l'euro.

E perché in questa batta­glia non facile Berlino potrà conta­re ancora sulla Banca centrale eu­ropea (BCE).

Periodicamente escono sondaggi che ribadiscono che buona parte della popolazione tedesca vorreb­be lasciare l'euro e tornare al mar­co.

È probabile che questi sondaggi riflettano umori reali, ma non biso­gna farsi trarre in inganno: un con­to sono le impressioni diffuse, legit­time e naturali, specie in una fase come questa di «guerre valutarie», un conto sono le cifre e gli interessi del Paese, di cui sono perfettamen­te a conoscenza sia l'establishment economico, sia quello politico.

La verità è che sin qui la Germania ha fatto molti soldi con l'euro. Con l'av­vento della moneta unica, sono sta­te infatti cancellate dalla lavagna eu­ropea, d'un sol colpo, le svalutazio­ni competitive di monete deboli co­me la lira, la peseta, la dracma ed al­tre.

Il vantaggio per l'export germa­nico è stato consistente.

Non solo. Se si restringe lo sguardo all'ultimo anno e mezzo, si vede che per Berlino in un certo senso non tutto il male è venuto per nuocere: la discesa dell'euro in rapporto al dollaro - diversa da quella più am­pia in rapporto al franco - si è con­cretizzata sin qui in sostanza in un riequilibrio positivo per l'export ger­manico.

Bisogna ricordare che l'av­ventura dell'euro è iniziata con un cambio di 1,16 dollari e che ora, do­po l'effetto delle crisi greca ed irlan­dese e dopo i timori di contagio in direzione soprattutto portoghese e spagnola, siamo ancora a 1,33. Pa­radossalmente, ci sarebbe in teoria spazio per una nuova discesa sul dollaro, senza che questo debba si­gnificare di per sé la fine dell'euro.

Ciò non vuol dire che la crisi dei de­biti pubblici nell'Eurozona sia un
tracciato di rose e fiori per la Germania.
Non è così.

E qui veniamo ad un altro punto cruciale.

Appurato che per Berlino il mantenimento dell'area euro nella sua conformazione attuale corrisponde ad un forte interesse economico, il problema è applicare una linea che tenti di salvare i Paesi in difficoltà ma che non getti eccessive risorse del contribuente tedesco sul piatto e che, soprattutto, non abbandoni la linea di lungo termine del rigore finanziario.

Dopo alcune iniziali incertezze, ora il Governo tedesco sta muovendosi entro argini più chiari.

Nell'immediato Berlino partecipa alle operazioni di sostegno ai Paesi in crisi, ma vuole veder chiaro su ogni passo.

Come nel caso dell'aumento del Fondo salva-Stati, che forse sarà alla fine accettato, ma con garanzie. O come nel caso della diffidenza verso un ampio impiego di eurobond, in cui i vari debiti pubblici dell'Eurozona si confonderebbero prima del richiesto riaggiustamento dei conti pubblici dei Paesi in crisi.

Per gli anni prossimi, inoltre, Berlino chiede un meccanismo in cui eventuali salvataggi siano a carico non solo degli Stati, ma anche degli investitori privati.
Al di là di alcune possibili divergenze tecniche, su questa linea di fondo la Germania avrà probabilmente l'appoggio della BCE, guidata da Jean-Claude Trichet, un francese molto «tedesco» come cultura monetaria ed economica.

La scomparsa dell'euro porterebbe via ovviamente anche l'attuale BCE, che ha sede a Francoforte e che si rende conto ovviamente della centralità della Germania nel salvataggio dell'euro.

Se l'accoppiata Berlino-BCE non riuscirà a mantenere l'attuale area euro, allora tenterà comunque di salvaguardare un nucleo di euro «forte», tenendo agganciati i Paesi deboli, nell'ambito di una fascia di oscillazioni valutarie limitate. L'uscita unilaterale della Germania dall'euro resta un'ipotesi costosa ed estrema, che infatti sin qui non si è avverata.
E ciò anche per l'assetto economico dell'economia tedesca, che spinge appunto verso altre soluzioni.

È interesse anche della Svizzera che abbia successo la linea cauta della Germania sull'euro. Per la Svizzera, la Germania è il principale partner commerciale ed il fatto che la ruota dell'economia tedesca possa girare bene è positivo.

Di più, la gran parte degli scambi commerciali elvetici avvengono con l'area dell'Unione europea ed un riaffermarsi di un campo di stabilità valutaria sarebbe pure positivo. Un franco come quello attuale, cioè ai massimi sia sull'euro, sia sul dollaro, ha indubbiamente i suoi vantaggi, specie per l'import e per la piazza finanziaria elvetici. Ma ha anche svantaggi, specie per l'export di beni e servizi svizzeri. Il franco resterà comunque forte. Ma avrà bisogno di non essere troppo forte.



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lorixnt2

Hari Seldon's fan
il suo sostituto..terlizzi oggi sul cdt
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ECONOMIA
BERLINO E BCE IN TRINCEA PER L'EURO

di LINO TERLIZZI
Per cercare di comprende­re le prossime mosse nel­la battaglia che si svolge attorno alla moneta uni­ca europea, è utile partire da una do­manda.

E cioè: c'entra qualcosa con l'euro la robusta ripresa economi­ca della Germania?

La risposta è: sì, c'entra, l'euro non è sicuramente l'unico motivo della risalita della lo­comotiva tedesca, ma è un fattore non secondario.

Se si parte da qui, si può meglio capire perché, come ha riaffermato la cancelliera Ange­la Merkel, la Germania continuerà a fare molto per cercar di mantene­re l'euro.

E perché in questa batta­glia non facile Berlino potrà conta­re ancora sulla Banca centrale eu­ropea (BCE).

Periodicamente escono sondaggi che ribadiscono che buona parte della popolazione tedesca vorreb­be lasciare l'euro e tornare al mar­co.

È probabile che questi sondaggi riflettano umori reali, ma non biso­gna farsi trarre in inganno: un con­to sono le impressioni diffuse, legit­time e naturali, specie in una fase come questa di «guerre valutarie», un conto sono le cifre e gli interessi del Paese, di cui sono perfettamen­te a conoscenza sia l'establishment economico, sia quello politico.

La verità è che sin qui la Germania ha fatto molti soldi con l'euro. Con l'av­vento della moneta unica, sono sta­te infatti cancellate dalla lavagna eu­ropea, d'un sol colpo, le svalutazio­ni competitive di monete deboli co­me la lira, la peseta, la dracma ed al­tre.

Il vantaggio per l'export germa­nico è stato consistente.

Non solo. Se si restringe lo sguardo all'ultimo anno e mezzo, si vede che per Berlino in un certo senso non tutto il male è venuto per nuocere: la discesa dell'euro in rapporto al dollaro - diversa da quella più am­pia in rapporto al franco - si è con­cretizzata sin qui in sostanza in un riequilibrio positivo per l'export ger­manico.

Bisogna ricordare che l'av­ventura dell'euro è iniziata con un cambio di 1,16 dollari e che ora, do­po l'effetto delle crisi greca ed irlan­dese e dopo i timori di contagio in direzione soprattutto portoghese e spagnola, siamo ancora a 1,33. Pa­radossalmente, ci sarebbe in teoria spazio per una nuova discesa sul dollaro, senza che questo debba si­gnificare di per sé la fine dell'euro.

Ciò non vuol dire che la crisi dei de­biti pubblici nell'Eurozona sia un
tracciato di rose e fiori per la Germania.
Non è così.

E qui veniamo ad un altro punto cruciale.

Appurato che per Berlino il mantenimento dell'area euro nella sua conformazione attuale corrisponde ad un forte interesse economico, il problema è applicare una linea che tenti di salvare i Paesi in difficoltà ma che non getti eccessive risorse del contribuente tedesco sul piatto e che, soprattutto, non abbandoni la linea di lungo termine del rigore finanziario.

Dopo alcune iniziali incertezze, ora il Governo tedesco sta muovendosi entro argini più chiari.

Nell'immediato Berlino partecipa alle operazioni di sostegno ai Paesi in crisi, ma vuole veder chiaro su ogni passo.

Come nel caso dell'aumento del Fondo salva-Stati, che forse sarà alla fine accettato, ma con garanzie. O come nel caso della diffidenza verso un ampio impiego di eurobond, in cui i vari debiti pubblici dell'Eurozona si confonderebbero prima del richiesto riaggiustamento dei conti pubblici dei Paesi in crisi.

Per gli anni prossimi, inoltre, Berlino chiede un meccanismo in cui eventuali salvataggi siano a carico non solo degli Stati, ma anche degli investitori privati.
Al di là di alcune possibili divergenze tecniche, su questa linea di fondo la Germania avrà probabilmente l'appoggio della BCE, guidata da Jean-Claude Trichet, un francese molto «tedesco» come cultura monetaria ed economica.

La scomparsa dell'euro porterebbe via ovviamente anche l'attuale BCE, che ha sede a Francoforte e che si rende conto ovviamente della centralità della Germania nel salvataggio dell'euro.

Se l'accoppiata Berlino-BCE non riuscirà a mantenere l'attuale area euro, allora tenterà comunque di salvaguardare un nucleo di euro «forte», tenendo agganciati i Paesi deboli, nell'ambito di una fascia di oscillazioni valutarie limitate. L'uscita unilaterale della Germania dall'euro resta un'ipotesi costosa ed estrema, che infatti sin qui non si è avverata.
E ciò anche per l'assetto economico dell'economia tedesca, che spinge appunto verso altre soluzioni.

È interesse anche della Svizzera che abbia successo la linea cauta della Germania sull'euro. Per la Svizzera, la Germania è il principale partner commerciale ed il fatto che la ruota dell'economia tedesca possa girare bene è positivo.

Di più, la gran parte degli scambi commerciali elvetici avvengono con l'area dell'Unione europea ed un riaffermarsi di un campo di stabilità valutaria sarebbe pure positivo. Un franco come quello attuale, cioè ai massimi sia sull'euro, sia sul dollaro, ha indubbiamente i suoi vantaggi, specie per l'import e per la piazza finanziaria elvetici. Ma ha anche svantaggi, specie per l'export di beni e servizi svizzeri. Il franco resterà comunque forte. Ma avrà bisogno di non essere troppo forte.



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Apperò, manco mal questo Terlizzi verrebbe da dir di prima botta mostro. Scrive proprio bene. Largo ai ggggggiovani!
Poi però mi son ricordato, ormai qualche anno fa, di quel che disse, al cospetto di un'udienza ampia (ma non troppo) un vecchio giornalista sportivo che qualche vecchietto, forse, ancora ricorderà, a proposito della sua brillante carriera:

"eeeh no signori, temo di avervi proprio fregato: son trent'anni che vado scrivendo lo stesso articolo. Solo con parole leggermente diverse."

Gianpaolo Ormezzano
:)
 

mostromarino

Guest
contento che ti piaccia, a me non molto
pero`questo articolo pure io lo ho apprezzato
se non altro per "decisione di penna"

lui tanto giovane non é...anzi.:rolleyes:
.era alla tv ch ti

prima di sostituire tuor come editorialista

vediamo i prox...:ciao:
 

tommy271

Forumer storico
Apperò, manco mal questo Terlizzi verrebbe da dir di prima botta mostro. Scrive proprio bene. Largo ai ggggggiovani!
Poi però mi son ricordato, ormai qualche anno fa, di quel che disse, al cospetto di un'udienza ampia (ma non troppo) un vecchio giornalista sportivo che qualche vecchietto, forse, ancora ricorderà, a proposito della sua brillante carriera:

"eeeh no signori, temo di avervi proprio fregato: son trent'anni che vado scrivendo lo stesso articolo. Solo con parole leggermente diverse."

Gianpaolo Ormezzano
:)

:lol::lol::lol:.
E' proprio vero ...
 

mostromarino

Guest
semi ot

ma per dire..come oggi sia difficile difendere una divisa..


BNS: perdita da 21 miliardi
È quanto prevede l'istituto per i conti 2010

<<<

14 gen 2011 17:56 | Confederazione / Economia
Articolo visitato 736 volte
BERNA - La forza del franco svizzero ha avuto pesanti ripercussioni per la Banca nazionale svizzera (BNS): in base alle prime stime pubblicate oggi, venerdì, la BNS ha chiuso i conti del 2010 con una perdita di 21 miliardi di franchi, principalmente a causa delle posizioni detenute in valuta estera (euro e dollari). I versamenti miliardari alla Confederazione e ai Cantoni saranno comunque mantenuti, almeno per quest'anno.

La situazione riflette i massicci acquisti di euro della scorsa primavera, quando la BNS ha tentato, invano, di arginare l'apprezzamento del franco. Gli investimenti della BNS nell'euro e nel dollaro hanno causato nel 2010 perdite per 26 miliardi di franchi. L'aumento del valore dell'oro (circa 6 miliardi), ha permesso di limitare la perdita totale a 21 miliardi di franchi, spiega la BNS in un comunicato. Grazie alla decisione di ridurre da 4 miliardi a 700 milioni l'importo destinato agli accantonamenti per le riserve monetarie, la prevista distribuzione di 2,5 miliardi alla Confederazione e ai Cantoni e il pagamento di un dividendo di 1,5 milioni di franchi può essere mantenuta. I fondi propri rimangono comunque elevati, anche in confronto con altre banche centrali. La perdita contabile registrata nel 2010 è principalmente assunta dal fondo per le distribuzioni future che in un anno è passato da 19 miliardi di franchi a -5 miliardi
 

mostromarino

Guest
cdt,oggi


Eurolandia Inflazione al 2,2% Timori per una corsa dei prezzi


■ Il tasso di inflazione su base annuale mi&shy;surato nella zona euro a dicembre è salito al 2,2%: Eurostat ha così confermato la sti&shy;ma sull'inflazione comunicata dieci gior&shy;ni fa. A novembre l'indice dei prezzi al con&shy;sumo era al +1,9%. Nel dicembre 2009 era del +0,9%. In Italia la rilevazione ha indi&shy;cato +2,1%, in Francia +2,0%, in Portogal&shy;lo +2,4%, in Spagna +2,9%. In Irlanda è sta&shy;ta registrata invece una contrazione dei prezzi su base annuale pari a -0,8% (dato di novembre 2010). L'inflazione in Germa&shy;nia segna a dicembre il maggior aumento da oltre due anni. L'indice dei prezzi al con&shy;sumo, armonizzato in base agli standard dell'Unione europea, ha registrato il mese scorso una crescita dell'1,9% dal +1,6% di novembre, confermando il dato della pri&shy;ma lettura diffuso il 29 dicembre. È il rial&shy;zo più forte da ottobre 2008. Su base men&shy;sile i prezzi al consumo sono aumentati dell'1,2% evidenziando l'incremento mag&shy;giore da dicembre 2002.
«In Europa si registrano pressioni al rialzo dell'inflazione, mentre in Germania la cre&shy;scita probabilmente rallenterà nei prossi&shy;mi trimestri». Lo ha detto il presidente del&shy;la Bundesbank Axel Weber, il quale - nel ribadire i timori espressi giovedì dal gover&shy;natore della BCE, Jean-Claude Trichet, per l'aumento dei prezzi al consumo - ha da&shy;to ulteriori dettagli sull'evoluzione dell'eco&shy;nomia tedesca. Weber ha spiegato che pre&shy;vede «una moderazione» della crescita in Germania simile a quella registrata nel ter&shy;zo trimestre con un +0,7% rispetto al tri&shy;mestre precedente, ma che a fine anno il PIL tedesco tornerà sui livelli precrisi.
Nella UE-27 i prezzi sono aumentati di più. +2,6% il dato generale, con il Regno Unito a +3,3% (dato di novembre 2010), supera&shy;to solo da Lituania (+3,6%), Bulgaria (+4,4%), Ungheria (+4,6%) e Romania (+7,9%). Nella zona euro i comparti con aumenti più forti sono stati i trasporti (+5,2%), gli affitti (+3,8%) e le bevande al&shy;coliche ed il tabacco (+3,6%). I prodotti ali&shy;mentari sono aumentati dell'1,8%.
 

tommy271

Forumer storico
Che ne pensate della sit Tunisia e dell' impatto che potrebbe avere sul nord africa e medio oriente ? :rolleyes:

Ti posso dire che la Tunisia, con le strade piene di insorgenti e il palazzo presidenziale preso a ferro e fuoco, ha un rating tripla BBB.
Mi pare, a grandi linee, si sia trattato di un "golpe".

La nostra Grecia è una doppia BB.
Miracoli delle Agenzie di rating ...
 

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