Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi

DAVOS
UN FORUM CHE BADI AL CONCRETO

di LINO TERLIZZI cdt oggi
C'è stato un tempo in cui «l'uomo di Davos» ave­va una molto marcata ispirazione ideale, che faceva il paio con l'interesse verso l'economia.
Gran parte dei parteci­panti erano uniti sulla necessità di inserire dosi non secondarie di libe­rismo nel mondo intero.
Nella sua non breve storia - quest'anno siamo alla 41. edizione, da domani al 30 gennaio - il Forum economico mon­diale (WEF) ha ottenuto alcuni suc­cessi da questo punto di vista.
Non perché il Forum sia mai stato di per sé una sede decisionale, su questo vi sono stati parecchi malin­tesi, ma perché la straordinaria con­centrazione di esponenti dell'eco­nomia e della politica ha consenti­to un confronto abbastanza unico ed ha fornito spesso indicazioni su quelle che sarebbero state le linee di tendenza a livello mondiale.
Questa ispirazione di fondo a favo­re dei liberi commerci e delle aper­ture economiche e politiche è certa­mente rimasta, ma negli ultimi die­ci anni si è miscelata con una mag­giore attenzione ai temi sociali ed ambientali, oltre che alla crescita dei Paesi emergenti.

Ciò si è determina­to in parte per una evoluzione auto­noma dei mercati e del mondo del­le imprese, in parte per la necessità di rispondere a critiche e talvolta a contestazioni.
Anche in questo il Fo­rum ha registrato alcuni successi, pur tra ombre e problemi, riuscen­do a stabilire un dialogo con la par­te più ragionevole dell'opposizione.

Negli ultimi due anni, poi, il mix di liberismo e socialità del nuovo «da­vosiano», spinto molto dal fondato­re di origini germaniche Klaus Schwab, ha dovuto affrontare le emergenze della crisi finanziaria globale.
L'accento è stato posto più che in passato sui passi concreti per uscire dalla crisi, sul «cosa fare» non meno che sul «cosa pensare», dan­do per scontato che appunto l'oriz­zonte mondiale largamente prevalente è ormai quello dell'economia di mercato.

Quest'anno il Forum ha l'opportunità, pur senza perdere giustamente la sua ispirazione di fondo, di restare più vicino al concreto.
È vero che probabilmente il picco della crisi finanziaria è alle spalle, è vero che una certa ripresa economica c'è stata, ma è anche vero che vi sono ancora molti problemi che richiedono risposte molto concrete.

Sarebbe giusto ed auspicabile che i circa 2.500 partecipanti al Forum non attuassero troppi dibattiti accademici, per i quali ci deve essere il giusto spazio in altre sedi, ma che si dedicassero di più alla definizione di possibili risposte pratiche, che le imprese ed i Governi possono poi scegliere o no, naturalmente, di applicare.
Non impossibili decisioni, ma proposte. Il titolo di quest'anno («Regole condivise per una nuova realtà») conferma l'impostazione degli ultimi anni, ma un titolo da solo non fa un Forum, occorre un percorso che porti all'obiettivo.
Ci saranno come sempre imprenditori, banchieri (più che nelle ultime edizioni), top manager, economisti, ministri, capi di Stato e di Governo.
L'Europa sarà largamente rappresentata, gli USA saranno presenti. Tra i protagonisti vi saranno i Paesi BRIC - Brasile, Russia (con un ruolo ampio), India, Cina - ma anche altri emergenti, tra cui Indonesia, Messico, Turchia, Polonia, Sudafrica.

Si parlerà di ripresa USA e problemi di occupazione, di difficoltà dell'Eurozona, di conflitti valutari e geopolitici , di rincari di materie prime e di pericoli di inflazione, di equilibri tra Paesi sviluppati ed emergenti, di nuove regole per banche e finanza, in parte applicate ed in parte no.
C'è anche un piccolo tocco «rosa» da parte degli organizzatori, che hanno richiesto alle imprese che sono partner strategici di includere almeno una donna nelle delegazioni di almeno cinque persone.
Vi saranno gli usuali tentativi, a lato del Forum, di concludere accordi economici e politici, compreso quello sull'eterno Doha Round dell'Organizzazione mondiale del commercio.
Le cose importanti sono molte.

Ma il fatto di maggior rilievo sarà l'aderenza o no del Forum, su cui si accenderanno i riflettori dei media di buona parte del mondo, ai capitoli economici che sono aperti sia nei Paesi sviluppati, sia negli emergenti, pur nella diversità delle situazioni, e che sono poi in larga misura i capitoli sopra citati e da tempo presenti nell'ordine del giorno.

Ogni anno nella cittadina grigionese si crea a fine gennaio un'occasione da sfruttare positivamente, per cercare di andare avanti e di non marciare sul posto.
Buttarla al vento, farne una passerella, ignorando le esperienze fatte, ebbene quest'anno sarebbe da parte dei leader dell'economia e della politica un errore doppio.



epaper
 
Roubini at Davos: Inflation is biggest threat








Annalyn Censky, staff reporter, On Wednesday January 26, 2011, 11:39 am


Lawmakers need to stop "kicking the can down the road" and attack the massive national deficit from both the spending and revenue sides, celebrity economist Nouriel Roubini told CNNMoney's Poppy Harlow in an exclusive interview Tuesday.
And that means taxes need to go up soon.
"You have to reduce defense spending, and raise taxes on the rich and taxes on the middle class," Roubini told CNNMoney.
Roubini, a New York University economist nicknamed "Dr. Doom" for his famously bearish predictions, is in Davos, Switzerland this week, hobnobbing with other world elites at this year's World Economic Forum.
While he said he agreed with some of the spending cuts President Obama laid out in his State of the Union address Monday evening, he's also skeptical. Policymakers aren't doing enough, he said.
Meanwhile, he told the group in Davos that the global economic recovery is underway, but not without risks. U.S. unemployment looks to remain high for years, Europe is still struggling with its debt crisis and China may have been too slow to put the brakes on its rapid economic growth.
While some of those risks are nothing new, 2011 brings a basket of fresh worries -- the biggest of which are rapidly rising energy and food prices, he said.
Those two things alone could fuel inflation to barrel out of control, derail emerging market economies and incite social and political instability, he said.
"When oil reached $148 a barrel in the summer of 2008, that was the tipping point for the global economy, led to global recession," Roubini said. "That rise in oil and commodity prices led to a significant negative effect on income and spending in the U.S. and Europe, Japan, China and India."
Roubini sounded more bearish on China in particular, even echoing some statements of so-called permabear hedge fund manager Jim Chanos -- who is betting on a Chinese real estate bust. (Watch CNNMoney's exclusive interview with Chanos.)
As energy prices continue to rise, Roubini said, inflation could cause the Chinese economy to overheat.
China's economy is already barreling ahead at a pace of 9.8%, and in December, it saw food prices alone surge 9.5%. Stripping out food, inflation was 2.1%.
Meanwhile, China's government has failed to curb excessive credit growth, and an asset bubble could be forming in commercial and residential real estate there, Roubini said.
"I don't think China is going to have a hard landing, but certainly this trade-off between maintaining high growth and controlling inflation is going to be a serious policy challenge," he said.
The United States has problems of its own, including its massive national deficit and struggling state and local governments, which Roubini likened to the debt crisis in Europe. "Greece is only 3% of the eurozone GDP, while California alone is one-seventh of U.S. GDP," he said.
 
europa e usa sono fott... se non abbassano le tasse

ma abbassare le tasse vuol dire anche fare default, quindi non lo faranno mai


sara' un lungo declino
 
Inflazione in Cina ...

BEIJING—China's consumer prices rose 4.9% in January from a year earlier, prompting worries that the world's second-largest economy is falling behind in the fight against inflation, as are other countries in Asia.

While the increase in the consumer price index, which was faster than December's 4.6%, doesn't sound especially high by U.S. standards—let alone the sky-high levels of Latin America in the 1980s—Chinese leaders are extraordinarily sensitive to inflation, which has long been associated with political unrest. The headline numbers also underplay the impact on many ordinary Chinese. The foods component, for instance, jumped 10.3%, and has averaged more than 10% for the past four months. Hundreds of millions of Chinese still live at or just above poverty levels, and so are especially sensitive to food increases.The numbers also don't capture adequately the rise in assets, such as housing prices. Lu Feng, director of Peking University's Macroeconomic Research Center, said that China's extraordinary gains in manufacturing productivity hold down the cost of manufactured goods, which is reflected in the consumer price index.

Inflation is caused by too much money in the system chasing too few goods, he said, and that "excessive money largely goes to asset markets, so it boosts asset prices and can even result in asset bubbles," including possible bubbles in such items as housing, antiques and ancient paintings.

China's National Bureau of Statistics reworked the way it calculates the CPI, in part by decreasing slightly the weighting of food and increasing the weighting of housing items. The National Bureau of Statistics said that using the old measure the inflation rate in January would have been slightly lower. But a Wall Street Journal calculation using an estimate of the old weighting shows it may have produced an inflation reading of 5.1%—higher than the government reported.

China has raised interest rates three times since October, most recently last week, but benchmark lending rates, at around 6%, are still barely above the rate of inflation.

Earlier this month, Chinese Premier Chinese Premier Wen Jiabao tried to reassure the public that the government would tame inflation by attacking China's rising food costs.

"We are confident that we have the ability to promote the stable development of agricultural products, to ensure the effective supply of agricultural products, especially grain, and to maintain the overall basic stability of goods prices," he told China's State Council, the government's highest administrative body, in remarks reported on television.Most major economies would boost interest rates to fight inflation, but China tends to keep rates low and depend instead on industrial policy measures, including, in this case, incentives to boost farm production. It's unclear whether such measures can work rapidly enough to tamp down inflationary pressure.

Rising inflation has become a problem across fast-growing Asia, which has seen a huge increase in investment from overseas and which relied on big stimulus measures to fight the effects of the global financial crisis between 2008 and 2010.

Anoop Singh, the International Monetary Fund's Asia chief, said there are signs inflation is becoming a structural issue, reflecting underlying demand, not just a temporary rise in food or commodity prices. He urged Asian nations to boost the value of their exchange rates, which would reduce the value of imports, as a way to fight price increases.

China is wary, though, of letting its currency appreciate more rapidly because it fears that would harm its thriving export industry. The value of the yuan has risen just 3.5% since June 2010 when China said it would let the currency float somewhat. Finance ministers and central bankers of the Group-of-20 nations meeting in Paris on Friday and Saturday are bound to press China on its currency policy.

In China, food prices typically rise prior to the Lunar New Year holiday, which ended on Feb. 8, but January's price increase was intensified by adverse weather, including drought conditions. Non-food price rises also accelerated to 2.6% from 2.1% last year, indicating that inflation pressures are spreading through the economy. All the Chinese price statistics are calculated compared to year-ago levels.

Drought conditions are adding to rising food costs. The U.N. Food and Agriculture Organization issued a warning recently that at least five of China's major wheat growing provinces, which account for two-thirds of China's wheat production, are facing a severe drought.

In another sign of burgeoning economic activity, China's imports rose 51% in January, nearly twice as fast as it did a month earlier. Exports also rose sharply, by 38%. That narrowed China's trade surplus to $6.45 billion in January, down from $13.1 billion in December, according to customs data.

Economists cautioned that China's trade figures are typically very volatile at the start of the year, due to distortions caused by the variable timing of the Lunar New Year holiday, which this year fell in the first week of February.
 
Uno dei migliori Istituti di Ricerca Economica a livello mondiale,
di nome ECRI (gli addetti ai lavori lo conoscono assai bene),
ha da qualche settimana segnalato tramite i propri indicatori e per voce di
Lakshman Achuthan, Managing Director dell'ECRI,
un forte slowdown dell'economia U.S.A in arrivo( anzi oramai all'orizzonte) che ovviamente si rifletterà anche sull'Europa,
con un 50% e forse oltre di probabilità di recessione.
Reputa quindi possibile la Dip, e comunque lo slowdown è stimato possibile sino all'inizio 2012.

P.S Ciò significa un possibile dietrofront della politica dei Tassi di molte Banche Centrali, probabile calo Euribor etc. etc.,
indi :eek:alert(almenoper il breve periodo ) su Obb.ni a TV o legate a scommesse su Euribor.
 
Uno dei migliori Istituti di Ricerca Economica a livello mondiale,
di nome ECRI (gli addetti ai lavori lo conoscono assai bene),
ha da qualche settimana segnalato tramite i propri indicatori e per voce di
Lakshman Achuthan, Managing Director dell'ECRI,
un forte slowdown dell'economia U.S.A in arrivo( anzi oramai all'orizzonte) che ovviamente si rifletterà anche sull'Europa,
con un 50% e forse oltre di probabilità di recessione.
Reputa quindi possibile la Dip, e comunque lo slowdown è stimato possibile sino all'inizio 2012.

P.S Ciò significa un possibile dietrofront della politica dei Tassi di molte Banche Centrali, probabile calo Euribor etc. etc.,
indi :eek:alert(almenoper il breve periodo ) su Obb.ni a TV o legate a scommesse su Euribor.

Sono dello stesso parere infatti mi sono posizionato e mi sto posizionando su obbligazioni a medio/lungo termine a tasso fisso o variabile con floor (decente). Non credo molto ad un default nostrano per cui pian piano sto rollando sui nostri tds approffitando dei ribassi e per mantenere la tassazione del 12,5% in futuro.
La situazione macroeconomica di alcuni paesi occidentali è estremamente seria e ritengo molto più probabile una deflazione stile giappone per i prossimi anni. In giro sento solo piccoli commercianti/artigiani sempre più in difficoltà, chi può riduce o chiude. Sempre più cartelli vendesi sulle case. Insomma mi sembra che ci sia un forte rallentamento.
 
U.S. 2/10-year Treasury yield curve hits its flattest level in eight months at 234 bps with investors seeing diminishing growth and inflation risks in the medium term....
 
LONDRA, 3 agosto (Reuters) - Il greggio è in calo, vicino al minimo di 5 mesi, dopo che Moody's ha assegnato l'outlook negativo al rating degli Stati Uniti e per le preoccupazioni per un calo generalizzato della domanda di greggio a causa dei problemi di debito dei paesi.

Crescono le preoccupazioni che le maggiori economie globali ricadano nella recessione con l'aggravarsi della crisi del debito europeo e dopo che i dati sul settore manifatturiero statunitense si sono mostrati deludenti.

Aumenta il timore che questo rallentamento possa avere un impatto diretto sulla domanda di greggio del maggiore importatore al mondo.....


FRANKFURT, Aug 3 (Reuters) -
Key euro-priced bank-to-bank lending rates fell on Wednesday,
as the unrelenting debt market tensions and a stuttering economy fuelled growing doubts about further European Central Bank interest rate hikes this year......
 

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