Rignano, sotto accusa i genitori e la consulente
Il Tribunale del Riesame: da padri e madri forti pressioni sui bambini
Giudizio negativo sulla dottoressa Fraschetti. «Abusi su altri 3 bimbi» L'uscita dei bambini dalla scuola Olga Rovere
ROMA (26 maggio) - Non sono tenere le valutazioni, soprattutto intorno al ruolo dei genitori e della consulente dell'accusa, contenute nelle motivazioni del provvedimento di scarcerazione degli accusati per i presunti casi di pedofilia nella scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio, depositato ieri dal Tribunale del riesame di Roma. In 40 pagine si dice che «il materiale indiziario emergente dagli atti, pur sussistente, appare insufficiente e anche contraddittorio sì da non integrare la soglia di gravità richiesta».
I genitori. Molto critici i passaggi che riguardano i genitori dei bambini. «Le denunce dei genitori dei bambini ritenuti "abusati" - scrivono i giudici - avvengono attraverso modalità temporali-espositive se non sospette sicuramente particolari. È un dato, infatti, assolutamente pacifico, in quanto emergente da numerosi allegati al fascicolo processuale, che i genitori si siano numerose volte riuniti, confrontati, anche alla presenza dei bambini. Ed è un dato altrettanto pacifico come i genitori avessero riferito ad altri genitori il contenuto dei racconti del proprio figlio». Singolare, per i giudici, la coincidenza delle denunce sia «sul piano temporale che sul piano contenutistico». Un primo blocco di denunce viene effettuato nel luglio 2006 e «tutte si riferiscono a giochi erotico-sessuali avvenuti a scuola». Il secondo blocco avviene nell'agosto 2006 e viene «concordemente introdotto il tema della casa delle maestre». Nel settembre 2006 si denuncia «l'argomento del sangue ottenuto dai tagli sul corpo degli adulti e fatto bere ai bambini».
I bambini. «Sulla modificazione dello stato psicologico dei bambini successivamente alla chiusura dell'anno scolastico 2005-2006 non possono nutrirsi dubbi di sorta: i bambini stanno male», ma questa situazione non può essere ricondotta, alla luce degli elementi raccolti, agli indagati. E' quanto scrivono i giudici del riesame che si sono occupati del caso. E prendendo spunto, tra l'altro, dalla posizione del cingalese Kelum De Silva Weramuni, del quale si sottolinea che gli accertamenti svolti per verificare se conoscesse gli altri indagati ed avesse avuto rapporti con loro non hanno avuto alcun esito, il collegio afferma: «E allora anche in questo caso la vicenda appare sempre più complessa e dubbia: i fatti contestati si assumono essere stati commessi anche da parte di persone che, però, non hanno lasciato alcuna traccia dei loro insani rapporti». Il riferimento è contenuto in una parte di ordinanza in cui si elencano una serie di incongruenze. Tra queste il fatto che la «necessaria e sollecita ricerca di materiale pedopornografico da riferire agli indagati ha dato esito del tutto negativo»; che sono da ritenere generiche le descrizioni fatte dai minori delle case delle maestre e di alcuni giocattoli da queste possedute; che Weramuni «non aveva la patente di guida, eppure nella prospettazione accusatoria è proprio lui a prelevare i bambini dalla scuola con un'autovettura».
L'autista cingalese non aveva la patente. Un capitolo della motivazione del provvedimento del Tribunale del Riesame sul caso di Rignano Flaminio è dedicato alla posizione del cingalese Kelum Weramuni De Silva addetto ad un distributore di benzina e coinvolto nella vicenda. L'immigrato è stato trascinato nell'inchiesta ed è finito in carcere con l'accusa di aver svolto un ruolo di «addetto ai trasporti» dei bambini che venivano poi, secondo l'accusa, sottoposti alle violenze al di fuori dell'asilo «Olga Rovere». Il Tribunale del Riesame accogliendo le argomentazioni dell'avvocato Domenico Naccari scagiona, in sostanza, De Silva, che è risultato non avere neppure la patente. E nemmeno è risultato, sulla base della testimonianza resa dal suo datore di lavoro, che quest'ultimo avesse rapporti di conoscenza con gli altri indagati. Secondo il legale di De Silva, l'ordinanza del Tribunale del Riesame «conferma l'assoluta inconsistenza degli elementi d'accusa». «Gli accertamenti (e il Tribunale ne da atto) riportano l'improbabilità che Kalum possa essere l'accompagnatore dei bambini essendo sprovvisto di patente», afferma il legale.
Le videoregistrazioni. «Dalla visione dei supporti informatici si nota, ad ogni evidenza, come correttamente rilevato dalle difese, una forte e tenace pressione dei genitori sui minori, una forte opera di induzione e di suggerimento delle risposte da parte dei genitori con conseguenti manifestazioni anche di stanchezza e di ostilità da parte dei piccoli alle insistenti pressioni genitoriali. I genitori, in buona sostanza hanno svolto un ruolo che non gli apparteneva, non spettando ai medesimi il compito di documentare le dichiarazioni dei loro figli, e ciò a prescindere dagli indubbi riflessi che tale attività può avere spiegato sulla genuinità della prova». «I sintomi del disagio che il minore manifesta - osserva ancora il Tribunale - non possono essere considerati di per sé come indicatori specifici dell'abuso sessuale potendo derivare da conflittualità familiare o da altre cause». Il collegio sottolinea anche come i genitori, nell'anno scolastico 2005-2006, non «hanno mai condotto i loro piccoli dai pediatri paventando alcunché al riguardo. Né i pediatri stessi, nelle normali visite di controllo si sono accorti di alcunché. Questo elemento è sconfortante per l'ipotesi accusatoria».
La consulente della Procura. Il Tribunale del Riesame formula un giudizio negativo sull'operato della dottoressa Marcella Battisti Fraschetti, che ha raccolto le dichiarazioni bambini. Secondo i giudici «la consulenza del pm non può costituire valido elemento che concorre alla formazione della provvista indiziaria. Un primo rilievo riguarda le modalità di individuazione del consulente e di conferimento dell'incarico, che il pm ha completamente delegato ai carabinieri, senza nessun contatto preliminare con l'esperto, contatto che sarebbe stato auspicabile ed opportuno per meglio valutare la situazione».
La consulenza tecnica, rilevano i giudici, risulta in contrasto con la cosiddetta "Carta di Noto" (il documento che stabilisce gli "indicatori di abuso" per mezzo dei quali il consulente formula le conclusioni in merito a casi di presunta violenza sessuale ai danni di minorenni, ndr.) «anche in relazione alla mancata effettuazione delle video o audio riprese dei colloqui effettuati dalla consulente con i minori». La consulente, poi, «discostandosi da quanto richiesto dal pm ha ritenuto di non filmare o audio registrare i colloqui in quanto "la proposta" di utilizzo dalla telecamere ha sollevato inizialmente problemi nei bambini che vedevano la riproposizione di una realtà in un ambiente protetto ed in tutte le consulenze nella parte relativa alle conclusioni si afferma che "non è stato possibile l'utilizzo della telecamera e delle registrazioni per la situazione di blocco che si è verificata ogni volta che venivano utilizzati questi strumenti. Pertanto per rispetto del minore si è preferito non usare questi strumenti"».
In merito a questa «difficoltà riscontrata nei bambini - scrive il Riesame - non si comprende a quale "realtà" la consulenza si riferisca», ma al di là di tale rilievo «rimane il fatto che la video ripresa doveva essere effettuata in relazione a necessità processuali, anche attraverso il compimento di modalità "celate" ai minori. Nella scelta di non usare la video ripresa, non si doveva porre tanto un problema di "rispetto dei minori", ma di affidabilità e di fruibilità dei risultati in sede giudiziaria». Pertanto secondo i giudici «il mancato rispetto della tecnica di documentazione rappresenta un vizio metodologico della assunzione della prova, che non può più essere controllata».
Critiche alla consulente in merito all'ispezione e al sopralluogo che ha fatto cinque giorni dopo il conferimento dell'incarico presso la scuola «Olga Rovere», le abitazioni di tre indagate (Del Meglio, Pucci, Lunerti) «allo scopo di valutare la corrispondenza tra le dichiarazioni e descrizioni rese dai minori e i luoghi in cui i fatti narrati dagli stessi si erano verificati» e che in un caso vedeva in conclusione la partecipazione anche di uno dei minori coinvolti. «Il compimento del sopralluogo - scrivono i giudici - appare a dir poco discutibile sul piano metodologico, in quanto la consulente era chiamata ad esprimere giudizi di natura psicologica, e la ricerca da parte della consulente medesima, di elementi di riscontro al narrato dei bambini deve essere ritenuta elemento, sicuramente, in grado di influenzare il punto di vista dell'osservatore scientifico».
Le conclusioni. Concludono i giudici: «In presenza di dichiarazioni accusatorie formulate da bambini di 4 anni il tribunale ha l'obbligo, al fine di escludere ogni possibilità di dubbio e di sospetto che esse siano conseguenti ad un processo di auto o di etero-suggestione oppure di esaltazioni o di fantasia, di sottoporre le accuse medesime a un'attenta verifica. In assenza di sicuri e certi elementi di riscontro la prospettazione accusatoria in questa sede non può essere asseverata».
Il comitato pro indagati. Apprese le motivazioni dell'ordinanza di scarcerazione, il comitato pro indagati ha chiesto che l'indagine venga archiviata. «A questo punto dopo le costosissime perizie, dopo i nove mesi di indagini che non hanno prodotto alcun elemento concreto, c'è una sola cosa sensata che deve essere fatta: l'inchiesta deve essere immediatamente archiviata».
«Come purtroppo sapevamo da mesi, la verità è che gli abusi sui bambini ci sono stati come viene ribadito nelle motivazioni dell'ordinanza del Riesame», sostiene invece l'Agerif (Associazione genitori Rignano Flaminio) attraverso una delle sue portavoci Arianna Di Biagio. «Inoltre gli indizi sussistono - ha aggiunto - anche se evidentemente non sono stati ritenuti tali da motivare la permanenza degli indagati in carcere». Secondo Di Biagio il «clima» che si respira tra i genitori è «sereno», nei limiti della situazione, perché le madri e i padri dei bambini presunti abusati sono «sicuri che la verità verrà accertata». «Continuiamo ad avere fiducia nella giustizia e continueremo ad andare avanti - ha concluso Di Biagio - perchè i presupposti ci sono tutti».
Abusi sessuali su altri bambini. Intanto almeno altri 4-5 bambini che hanno frequentato la scuola materna Olga Rovere di Rignano Flaminio sono stati analizzati dal Servizio di psicologia pediatrica dell'ospedale Bambino Gesù di Roma. Alcuni sarebbero in terapia nello stesso centro. Le famiglie che hanno fatto sottoporre i figli agli accertamenti degli specialisti sono quindi 7, secondo alcune delle famiglie coinvolte nella vicenda. Per 3 di essi gli psicologi hanno riscontrato stati di sofferenza riconducibili ad abusi di tipo sessuale. I referti sugli altri 4 non sarebbero stati ancora emessi. A oggi, i bambini coinvolti nella vicenda sono complessivamente 26. Quasi il 10% dell'intera scolaresca. Almeno in 22 casi sono emersi problemi psicologici giudicati gravi dagli specialisti. I referti, pur coincidendo sull'esito, sono stati emessi da psicologi diversi: il consulente nominato dalla procura della Repubblica di Tivoli e gli operatori del Bambino Gesù.
A indurre i genitori a rivolgersi agli specialisti del Bambino Gesù sarebbe stato il ricordo di comportamenti anomali notati nei figli durante la scorsa estate, inizialmente addebitato a problemi di ambientamento scolastico e al cambio radicale dello stile di vita causato dalla frequentazione della materna. Dopo i sei arresti, però, si è insinuato nei genitori il dubbio che anche i loro bambini potessero essere stati vittime di abusi. I genitori dei tre bambini, informati dell'esito degli accertamenti compiuti dal Servizio di Psicologia Pediatrica, hanno chiesto una consulenza all'avvocato Antonio Cardamone, che rappresenta altre famiglie dei bambini vittime dei presunti episodi di pedofilia. Il legale ha consigliato loro di informare la magistratura o di presentare una denuncia, consiglio che al momento non si conosce se sia stato seguito o no. La decisione dei genitori di far sottoporre i figli ad accertamenti psicologici è stata presa autonomamente, quindi al di fuori dell'inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Tivoli.
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=1925&sez=HOME_INITALIA