Allo scopo cercavo di farti riconoscere la signorilità di Bersani, al quale avresti quanto meno potuto riconoscere che aveva rinunciato ad un suo diritto. Quanti altri capipartito lo avrebbero fatto?
Come ti ho detto, non sapevo di questo dettaglio. Può darsi che sia perché è ormai passato qualche giorno
ma non ho problemi ad ammettere che Bersani ha fatto rispetto agli altri partiti un passo in avanti, nella direzione del rinnovamento chiesto dal paese.
Mi verrebbe da dire: questo passo in avanti trova riscontro nei numeri. Tant'è, se facciamo un confronto 2008-2013, il PD ha perso "relativamente" poco ("solo" 3 milioni di voti), rispetto agli altri partiti "tradizionali" (passami la dicitura).
A questo punto, però, rimane questa mia considerazione: la realtà materiale, come uscita dalle urne, è comunque un ulteriore passo avanti rispetto a quello (apprezzabile) compiuto da Bersani. Nel senso che la richiesta di rinnovamento che arriva dal basso è stata tale da rendere questo passo insufficiente. Continuo sotto...
Niente da fare: insuccesso su tutta la linea…
Suvvia, non essere così pessimista
un po' per volta, forse si arriva a capirsi...
Invece di raccogliere la mia osservazione hai preferito farmi notare che uno statuto di un partito non scende dal monte Oreb.
Premetto che a me pare positivo (e non declassabile a “legalismo”), per un partito, avere delle regole del gioco chiare e condivise, invece di essere in balia dei gusti variabili del guru o del boss.
Nel mio scorso post in effetti mi rendo conto di aver dato per scontato quel che scontato non era affatto.
Non sto dicendo che sia sbagliato per un partito darsi delle regole chiare (anzi... per quel che mi riguarda introdurrei pure il vincolo di mandato per i parlamentari. Non ti piace la linea del partito? Bene, ti dimetti e la prossima volta vediamo se riprendi i voti). Personalmente penso che i partiti siano parte di un ordinamento democratico, ma che non debbano essere necessariamente essi stessi delle democrazie (ovviamente, l'ordinamento che un partito decide di darsi internamente può fare molta differenza al momento della conta dei voti). Ma questo detto, ritengo positivo un istituto come quello delle primarie, soprattutto alla luce della presente legge elettorale.
Il punto su cui (probabilmente con troppa veemenza
) volevo porre l'accento è che talvolta è necessario andare oltre a quel che è consentito dalle regole, perché queste da sole non sono sufficienti a portarci alla meta. Possono farci fare parte della strada (e secondo me anche con le primarie si spiega la minor perdita di voti del PD rispetto agli altri partiti "tradizionali"), ma arriva il momento in cui serve un "qualcosa in più", che nessuna regola può codificare.
Mettiamola così: al PD, questo "qualcosa in più" nella corrente tornata elettorale è mancato. Ha risposto in parte all'istanza di rinnovamento che arrivava dal basso... ma questo "in parte", alla conta dei voti non si è rivelato sufficiente.
Come vedi stavamo (e forse tuttora stiamo) dimostrando che abbiamo, a prescindere dalla buona volontà di entrambi, qualche difficoltà a dialogare, come ti dicevo qualche post fa...
Ti dirò, sono testone...
Anche qui occorre premettere che una primaria non è un sondaggio.
Mi sembra normale che un partito ti chieda di sostenerlo, a prescindere dall'esito. Al tempo stesso ti consegna un diritto: di (contribuire a) designare un candidato. Mi sembra uno scambio "fair".
Non credo avrebbe senso ammettere, per esempio, chi ha già deciso di votare un altro partito: questo significherebbe permettere al tuo concorrente di scegliersi l'avversario...
Poni un problema reale. In un mondo ideale parteciperebbero alle primarie quelli che - quanto meno - sarebbero disposti a votare per il "loro" candidato, qualora risultasse vincitore. Purtroppo, sappiamo che il nostro mondo molto ideale non è ...
Il fatto che il partito chieda sostegno a prescindere è meno naturale, ma assolutamente legittimo. Un partito potrebbe pure limitare le proprie primarie ai tesserati, per dire, l'importante è essere consapevoli che più ci si limita ai "nostri", più si rinuncia ad intercettare altre fascie dell'elettorato. Ma detto questo non mi sentirei di criticare chi scegliesse questo approccio, visto che il pericolo di sabotaggio c'è ed è reale...
Detto questo, non creerebbe scandalo chi partecipasse, e poi, in caso di sconfitta del suo candidato, rinunciasse a votare per il vincitore. Anche questo contributo viene apprezzato.
D'altronde, se tu ti identifichi talmente poco in quel partito da rifiutarti di sottoscrivere un impegno a sostenerlo (evidentemente ti consideri in transito veloce) forse è un segno di coerenza agire come hai fatto.
In effetti si, mi sarei considerato in transito veloce. E per questo ho scelto di non partecipare, nonostante alcuni amici Piddini mi avessero esortato a farlo.