Dove osano le quaglie......

....... Se mi facessi condizionare da tv, radio e giornali sarei di sinistra. ......

"Sul taglio delle tasse sto andando avanti
Egregio direttore, la perentorietà con cui il professor Panebianco, nell'editoriale di ieri, dichiara "archiviata la promessa con cui Berlusconi vinse le elezioni del 2001, una generalizzata riduzione delle tasse", mi ha francamente sorpreso. Panebianco è un osservatore attento e scrupoloso della vita politica e mi colpisce che, in questa occasione, gli siano sfuggiti molti, evidenti fatti. Vale la pena allora ricordarne alcuni, a beneficio non solo di Panebianco, ma dei lettori del Corriere. "Meno tasse per tutti" non è stato solo uno slogan elettorale, ma una linea costante dell'azione di governo in questi tre anni. Con la Legge finanziaria per il 2003 il governo ha tagliato le tasse sui redditi personali per quasi 6 miliardi di euro, a beneficio dei redditi medio-bassi al di sotto dei 25 mila euro all'anno. Ed è stato anche un modo per difendere le famiglie meno fortunate dalla fiammata dei prezzi determinata dal passaggio dalla lira all'euro, le cui modalità non sono state definite dal nostro governo che invece ha varato una vasta area di totale esenzione, la "no tax area", l'abolizione dell'imposta di successione, dell'imposta sulle donazioni, e altre numerose facilitazioni per i contribuenti. Accanto a questi provvedimenti per le persone, il governo ha adottato una serie di misure di riduzione fiscale a favore delle imprese, come ad esempio la legge Tremonti-bis, l'abbassamento al 33% della tassa sul reddito delle società, una prima riduzione dell'Irap, l'esenzione dalla tassazione delle plusvalenze, il nuovo regime semplificato dei dividendi e delle plusvalenze dei gruppi di imprese. Tutti questi provvedimenti, insieme al primo taglio delle tasse, hanno abbassato la pressione fiscale al 41,3%, rispetto al 42,1% a cui l'avevano portata i governi precedenti, e ciò al netto dei condoni, che sono ad adesione spontanea e rappresentano il recupero di somme non pagate a tempo debito. Ma veniamo all'oggi. Con il Documento di programmazione economica e finanziaria, il governo ha deciso di ridurre, nel biennio 2005-2006, l'imposizione fiscale per 12 miliardi di euro, un punto del prodotto interno lordo. E ha stabilito di ridurre, dal 1° gennaio 2005, le aliquote sul reddito personale a tre: 23%, 33%, 39%. (Una ulteriore riduzione di 12 miliardi, se gli italiani ci confermeranno la loro fiducia, sarà realizzata nel 2007 e nel 2008, in modo da arrivare ad abbassare la pressione fiscale globale al 39% del Pil). Questo obiettivo - che è e che resta al primo posto degli impegni del presidente del Consiglio, del governo, della maggioranza ed è pienamente condiviso dal Tesoro - sarà realizzato attraverso due strumenti: la legge finanziaria e un provvedimento ad hoc per il taglio delle tasse e il rilancio della competitività. I due provvedimenti procederanno insieme in Parlamento e saranno approvati entro il 31 dicembre, per entrare in vigore il 1° gennaio. Con la legge finanziaria - che, detto per inciso, non contiene, come invece asserisce Panebianco, le "manette agli evasori" né l'aumento della pressione fiscale da parte degli enti locali - si rispettano, per il quarto anno consecutivo, gli impegni previsti dal Trattato di Maastricht: contenimento del rapporto del deficit sul Pil sotto il 3% e riduzione del debito pubblico. Con la riduzione fiscale in preparazione si realizzerà la politica economica del governo. Che è esattamente quella che Panebianco, nel suo articolo, descrive e che io per primo ho sintetizzato nella equazione per lo sviluppo: meno Stato, meno tasse sulle persone, sul lavoro e sulle imprese, uguale: più competitività, più sviluppo, più lavoro. Quindi, maggiori entrate dell'erario, nuova ricchezza e più risorse per trasformare lo Stato sociale in un vero "Stato amico". La scelta di presentare prima la Finanziaria e poi la riduzione fiscale è dettata da un'unica esigenza: dare immediatamente un segnale forte ai mercati internazionali sull'affidabilità finanziaria del nostro Paese, gravato dal terzo debito pubblico del mondo che abbiamo ereditato dai precedenti governi e che abbiamo ridotto al 106% del Pil. E quindi, una volta incassata la credibilità sui conti pubblici, realizzare gli obiettivi di politica economica. Questo è il programma del governo. C'è un punto, però, degli argomenti di Panebianco che condivido e che mi sta particolarmente a cuore. Esiste un partito delle tasse e degli sprechi, un complesso blocco sociale che è trasversale ai blocchi politici. Questo partito è ben rappresentato dall'opposizione che in queste settimane sta discutendo se proporre, nel suo programma elettorale, la reintroduzione dell'imposta sulla successione e una tassa sul patrimonio. Concordo anche sull'affermazione che le maggioranze disorganizzate difficilmente prevalgono sulle minoranze organizzate. E il partito delle tasse è una sommatoria di quelle minoranze. Mi limito a dire, però, che se dieci anni fa decisi di lasciare la mia attività di imprenditore, che pure non mi aveva lesinato soddisfazioni, e decisi di affrontare quella che considero la più impegnativa fatica della mia esistenza, è perché ho voluto e voglio organizzare - e mi pare di esserci finora riuscito - quella maggioranza degli italiani che sono convinti della necessità di cambiare profondamente l'Italia. Come intendo farlo? Con le 24 riforme che abbiamo in parte realizzato e che stiamo portando a termine. E con la riduzione della pressione fiscale, che comprende anche la riduzione delle aliquote che sarà in vigore dal 1° gennaio 2005. Soltanto allora vedremo se il partito del benessere e dello sviluppo, per il quale mi batto, sconfiggerà definitivamente il partito delle tasse.
Cordialmente Silvio Berlusconi "


ROMA - SALE LA PRESSIONE FISCALE IN ITALIA: Nel 2009 è cresciuta al 43,5% del prodotto interno lordo dal 43,3% del 2008. E' quanto riferisce l'Ocse nelle stime preliminari relative all'anno scorso contenute in "Revenue Statistics". L'Italia così supera il Belgio (che nel 2009 ha visto il peso del fisco diminuire al 43,2% dal 44,2% del 2008) e scala di un posto la classifica dei Paesi dove maggiore è il peso delle entrate rispetto al prodotto interno lordo. Prima dell'Italia nel 2009 si collocano solo la Danimarca (48,2%) e la Svezia (46,4%). Oltre a Danimarca, Svezia e Italia, i paesi Ocse che nel 2009 hanno registrato una pressione fiscale sopra il 40%, rispetto al prodotto interno lordo, sono: Australia, Belgio, Finlandia, Francia e Norvegia. Il Messico con il 17,4% di peso fiscale rispetto al Pil e il Cile con il 18,2% hanno registrato nel 2009 la più bassa pressione fiscale dell'area, seguite da Stati Uniti (24%) e Turchia (24,6%). Rispetto alla maggior parte dei Paesi che hanno visto dal 2008 al 2009 una diminuzione della pressione, ci sono Paesi, come la stessa Italia, in cui il peso del fisco nell'anno è cresciuto. Gli incrementi più consistenti si registrano in Lussemburgo (dal 35,5% del 2008 al 37,5% del 2009) e in Svizzera (dal 29,1% al 30,3%)

PESO TASSE NELL'AREA PIU' BASSO DA ANNI '90, A 33,7% - La crisi economica e le conseguenti azioni di stimolo fiscale messe in campo da molti Paesi hanno inciso sulla pressione fiscale che nell'area Ocse nel 2009 "ha toccato il livello più basso dagli inizi degli anni '90''. E' quanto sottolinea l'organizzazione di Parigi nel rapporto "Revenue Statistics" diffuso oggi. La pressione si colloca, nella media dei Paesi, al 33,7%, rispetto al 34,8% del 2008 e al 35,4% del 2007.


la discussione iniziale era molto semplice , mente l'ocse o mente berlusconi ??
si parla di dati non di opinioni politiche.
 
"Sul taglio delle tasse sto andando avanti
Egregio direttore, la perentorietà con cui il professor Panebianco, nell'editoriale di ieri, dichiara "archiviata la promessa con cui Berlusconi vinse le elezioni del 2001, una generalizzata riduzione delle tasse", mi ha francamente sorpreso. Panebianco è un osservatore attento e scrupoloso della vita politica e mi colpisce che, in questa occasione, gli siano sfuggiti molti, evidenti fatti. Vale la pena allora ricordarne alcuni, a beneficio non solo di Panebianco, ma dei lettori del Corriere. "Meno tasse per tutti" non è stato solo uno slogan elettorale, ma una linea costante dell'azione di governo in questi tre anni. Con la Legge finanziaria per il 2003 il governo ha tagliato le tasse sui redditi personali per quasi 6 miliardi di euro, a beneficio dei redditi medio-bassi al di sotto dei 25 mila euro all'anno. Ed è stato anche un modo per difendere le famiglie meno fortunate dalla fiammata dei prezzi determinata dal passaggio dalla lira all'euro, le cui modalità non sono state definite dal nostro governo che invece ha varato una vasta area di totale esenzione, la "no tax area", l'abolizione dell'imposta di successione, dell'imposta sulle donazioni, e altre numerose facilitazioni per i contribuenti. Accanto a questi provvedimenti per le persone, il governo ha adottato una serie di misure di riduzione fiscale a favore delle imprese, come ad esempio la legge Tremonti-bis, l'abbassamento al 33% della tassa sul reddito delle società, una prima riduzione dell'Irap, l'esenzione dalla tassazione delle plusvalenze, il nuovo regime semplificato dei dividendi e delle plusvalenze dei gruppi di imprese. Tutti questi provvedimenti, insieme al primo taglio delle tasse, hanno abbassato la pressione fiscale al 41,3%, rispetto al 42,1% a cui l'avevano portata i governi precedenti, e ciò al netto dei condoni, che sono ad adesione spontanea e rappresentano il recupero di somme non pagate a tempo debito. Ma veniamo all'oggi. Con il Documento di programmazione economica e finanziaria, il governo ha deciso di ridurre, nel biennio 2005-2006, l'imposizione fiscale per 12 miliardi di euro, un punto del prodotto interno lordo. E ha stabilito di ridurre, dal 1° gennaio 2005, le aliquote sul reddito personale a tre: 23%, 33%, 39%. (Una ulteriore riduzione di 12 miliardi, se gli italiani ci confermeranno la loro fiducia, sarà realizzata nel 2007 e nel 2008, in modo da arrivare ad abbassare la pressione fiscale globale al 39% del Pil). Questo obiettivo - che è e che resta al primo posto degli impegni del presidente del Consiglio, del governo, della maggioranza ed è pienamente condiviso dal Tesoro - sarà realizzato attraverso due strumenti: la legge finanziaria e un provvedimento ad hoc per il taglio delle tasse e il rilancio della competitività. I due provvedimenti procederanno insieme in Parlamento e saranno approvati entro il 31 dicembre, per entrare in vigore il 1° gennaio. Con la legge finanziaria - che, detto per inciso, non contiene, come invece asserisce Panebianco, le "manette agli evasori" né l'aumento della pressione fiscale da parte degli enti locali - si rispettano, per il quarto anno consecutivo, gli impegni previsti dal Trattato di Maastricht: contenimento del rapporto del deficit sul Pil sotto il 3% e riduzione del debito pubblico. Con la riduzione fiscale in preparazione si realizzerà la politica economica del governo. Che è esattamente quella che Panebianco, nel suo articolo, descrive e che io per primo ho sintetizzato nella equazione per lo sviluppo: meno Stato, meno tasse sulle persone, sul lavoro e sulle imprese, uguale: più competitività, più sviluppo, più lavoro. Quindi, maggiori entrate dell'erario, nuova ricchezza e più risorse per trasformare lo Stato sociale in un vero "Stato amico". La scelta di presentare prima la Finanziaria e poi la riduzione fiscale è dettata da un'unica esigenza: dare immediatamente un segnale forte ai mercati internazionali sull'affidabilità finanziaria del nostro Paese, gravato dal terzo debito pubblico del mondo che abbiamo ereditato dai precedenti governi e che abbiamo ridotto al 106% del Pil. E quindi, una volta incassata la credibilità sui conti pubblici, realizzare gli obiettivi di politica economica. Questo è il programma del governo. C'è un punto, però, degli argomenti di Panebianco che condivido e che mi sta particolarmente a cuore. Esiste un partito delle tasse e degli sprechi, un complesso blocco sociale che è trasversale ai blocchi politici. Questo partito è ben rappresentato dall'opposizione che in queste settimane sta discutendo se proporre, nel suo programma elettorale, la reintroduzione dell'imposta sulla successione e una tassa sul patrimonio. Concordo anche sull'affermazione che le maggioranze disorganizzate difficilmente prevalgono sulle minoranze organizzate. E il partito delle tasse è una sommatoria di quelle minoranze. Mi limito a dire, però, che se dieci anni fa decisi di lasciare la mia attività di imprenditore, che pure non mi aveva lesinato soddisfazioni, e decisi di affrontare quella che considero la più impegnativa fatica della mia esistenza, è perché ho voluto e voglio organizzare - e mi pare di esserci finora riuscito - quella maggioranza degli italiani che sono convinti della necessità di cambiare profondamente l'Italia. Come intendo farlo? Con le 24 riforme che abbiamo in parte realizzato e che stiamo portando a termine. E con la riduzione della pressione fiscale, che comprende anche la riduzione delle aliquote che sarà in vigore dal 1° gennaio 2005. Soltanto allora vedremo se il partito del benessere e dello sviluppo, per il quale mi batto, sconfiggerà definitivamente il partito delle tasse.
Cordialmente Silvio Berlusconi "


ROMA - SALE LA PRESSIONE FISCALE IN ITALIA: Nel 2009 è cresciuta al 43,5% del prodotto interno lordo dal 43,3% del 2008. E' quanto riferisce l'Ocse nelle stime preliminari relative all'anno scorso contenute in "Revenue Statistics". L'Italia così supera il Belgio (che nel 2009 ha visto il peso del fisco diminuire al 43,2% dal 44,2% del 2008) e scala di un posto la classifica dei Paesi dove maggiore è il peso delle entrate rispetto al prodotto interno lordo. Prima dell'Italia nel 2009 si collocano solo la Danimarca (48,2%) e la Svezia (46,4%). Oltre a Danimarca, Svezia e Italia, i paesi Ocse che nel 2009 hanno registrato una pressione fiscale sopra il 40%, rispetto al prodotto interno lordo, sono: Australia, Belgio, Finlandia, Francia e Norvegia. Il Messico con il 17,4% di peso fiscale rispetto al Pil e il Cile con il 18,2% hanno registrato nel 2009 la più bassa pressione fiscale dell'area, seguite da Stati Uniti (24%) e Turchia (24,6%). Rispetto alla maggior parte dei Paesi che hanno visto dal 2008 al 2009 una diminuzione della pressione, ci sono Paesi, come la stessa Italia, in cui il peso del fisco nell'anno è cresciuto. Gli incrementi più consistenti si registrano in Lussemburgo (dal 35,5% del 2008 al 37,5% del 2009) e in Svizzera (dal 29,1% al 30,3%)

PESO TASSE NELL'AREA PIU' BASSO DA ANNI '90, A 33,7% - La crisi economica e le conseguenti azioni di stimolo fiscale messe in campo da molti Paesi hanno inciso sulla pressione fiscale che nell'area Ocse nel 2009 "ha toccato il livello più basso dagli inizi degli anni '90''. E' quanto sottolinea l'organizzazione di Parigi nel rapporto "Revenue Statistics" diffuso oggi. La pressione si colloca, nella media dei Paesi, al 33,7%, rispetto al 34,8% del 2008 e al 35,4% del 2007.


la discussione iniziale era molto semplice , mente l'ocse o mente berlusconi ??
si parla di dati non di opinioni politiche.



:invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion::invasion:
 
Condivido tutto , una sola cosa , portatevi la capitale verso milano o torino o venezia e pure il parlamento, cosi non ce sfasciano piu ROMA
e sopratutto permettono a noi Romani di andare in giro per il centro senza 300000 auto blu e poliziotti
che spaccano solo il ca.zzo e senza vedere ste facce da qulo , che girano in maniche di camicia a marzo
e poi sparano.....Roma ladrona ..ma vivono qua ...ecco portate tutto su al nord PLZ.
:ciao:

perchè non a Palermo? o a Cagliari? Meno male che i razzisti sono al nord...
 
perchè non a Palermo? o a Cagliari? Meno male che i razzisti sono al nord...


Mai sentito un palermitano o un cagliaritano strillare ROMA LADRONA??
Io solo personaggi del nord sento in continuazione che vorrebbero milano capitale, palermitani e cagliaritani son troppo intelligenti per prendersi sto cancro dentro casa.
Per cui ve lo regalo volentieri fosse per me ve li impacchetterei e ve li porterei tutti in pulman pago io il viaggio :lol:
 
.......signor silvio berlusconi lei in 20 anni di potere lo ha messo nel qulo alle nuove generazioni......

ITALIA PENULTIMA PER TASSO OCCUPAZIONE GIOVANI - Italia penultima tra i Paesi Ocse per l'occupazione giovanile: con il 21,7% fa meglio solo dell'Ungheria, ferma al 18,1%, ed è ben al di sotto della media dei Paesi membri, 40,2%. Tra gli occupati inoltre, riporta ancora lo studio, il 44,4% ha un impiego precario, e il 18,8% lavora solo part time. Per quanto riguarda i disoccupati, oltre il 40% sono senza lavoro da lungo tempo, e il 15,9% appartiene al cosiddetto gruppo 'neet', che non studiano né lavorano.


sto parlando di fatti non di opinioni
 

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