E COMUNQUE IO PARLAVO DA SOLA ANCHE PRIMA DEL COVID19

Due notizie diverse scuotono il Regno Unito.

Iniziamo dalla più drammatica: Boris Johnson, che si sapeva essere positivo al Coronavirus,
ma era in isolamento a Downing Street, è stato portato in ospedale per dei “Test”.

Ci sono quindi dei forti timori per la salute del Primo Ministro, anche se il ricovero
è stato definito “Precauzionale” e su indicazioni del suo medico personale.

Era da circa una settimana che si era a conoscenza della positività di Johnson.

In questo giorno drammatico si è fatta sentire la Regina con un discorso breve, ma pieno di significato.
Elisabetta ha ricordato i momenti difficili che sta vivendo il Regno Unito ed ha ringraziato i lavoratori dei servizi pubblici
e del Servizio Sanitario Nazionale (NHS) il cui sforzo non sarà dimenticato.
Ha elogiato chi è rimasto a casa difendendo i più deboli, e si è detta sicura che gli inglesi
mostreranno l’autodisciplina la tranquillità e la decisione che contraddistinguono il popolo britannico e del Commonwealth.
Ha ricordato il suo primo discorso nel 1940, quando con sua sorella era sfollata, ed ha detto che un giorno ci saranno tempi migliori,
si rincontreranno le famiglie, gli amici, “We’ll meet again“, ma ora è il momento dell’isolamento.

We’ll meet again è anche il titolo della canzone simbolo per gli inglesi dei giorni più duri della Seconda Guerra Mondiale, cantata da Vera Lynn
 
«Ci sarà pure un giudice a Berlino».

Non si sa con certezza se fu Bertold Brecht a mettere nero su bianco questa frase, ma di sicuro è diventata proverbiale.

E potrebbe rivelarsi più che mai azzeccata per il destino dell’intera eurozona, e forse addirittura dell’Unione europea nel suo insieme.

Infatti, proprio da un giudice tedesco, la Corte Costituzionale di Karlsruhe potrebbe arrivare il colpo mortale, e definitivo, al Grande Sogno europeo.

A differenza che in Italia – dove la Suprema Corte in passato ha ripetutamente legittimato le cessioni di sovranità di Roma a favore di Bruxelles –
in Germania sono di manica molto meno larga rispetto alle ingerenze “comunitarie”.

A tal proposito, c’è un documento che merita di essere conosciuto.
 
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Personalmente, tutto tornerà come prima ....dipende solo se me lo lasceranno fare.........
ma bisogna SVEGLIARSI ed AGIRE.

Ho come una sensazione, del tutto intima, personale.

Non so se torneremo più ad abbracciarci o a rapportarci con gli altri come facevamo fino a quaranta giorni fa.

Così come non so se torneremo più a lavorare come lavoravamo fino a quaranta giorni fa.

Non so se saremo più liberi di toccarci l’un l’altro o se torneremo più a dire “vieni qua e siediti vicino a me” o “stringiamoci che ci stiamo tutti”.

Non so se torneremo più ad avere un rapporto umano, così come non so se il lavoro sarà più umano o se non diventerà addirittura troppo “telematico”.

Non so se quando ci incontreremo ci daremo più il bacio tradizionale sulla guancia. Perderemo anche quello?

Così come non so se in spiaggia potremo più stare tutti insieme sotto lo stesso ombrellone.

Per andare in un qualsiasi posto dovremo tenere le distanze di sicurezza e scansarci per autotutela o terrore? Se si, per quanto tempo ancora?

Torneremo a stare insieme con la pelle?

Torneremo veramente liberi o dovremo per sempre rinunciare a qualcosa?

La libertà l’avevamo data per scontata e credo che nessuno di noi sia in grado di difenderla come fecero i nostri nonni.

Siamo la generazione del superfluo e del vuoto, non siamo in grado di apprezzare e difendere l’essenziale, il vitale.

Siamo davvero esseri umani o ci accontenteremo d’essere criceti in gabbia, sulla giostrina?

Forse sono solo timori notturni, ma ho avvertito questa sensazione.

Non so se sono pronto a rinunciare per troppo tempo alla mia libertà, senza sapere che un domani tutto tornerà come due mesi fa.

Vorrei tanto svegliarmi e credere che sia stato solo un brutto sogno.

Quello che ci sta accadendo è solo una pandemia?
 
In Italia scarseggiano le protezioni individuali, soprattutto per i sanitari impegnati in prima linea, con rischi altissimi di contagio.

L’Inps non riesce neppure a far funzionare il suo sito,
le banche hanno chiuso i rubinetti e mentre centinaia di migliaia di famiglie incominciano a sentire il morso della fame
dopo un mese di attività produttive bloccate… che fa il governo?

Elargisce milioni di euro a Stati stranieri con una rapidità eccezionale.

Soldi che sarebbe stato più opportuno indirizzare verso priorità urgenti,
a difesa di vite umane o di famiglie in difficoltà e che hanno, invece, preso la via della Bolivia (21 milioni di euro) o della Tunisia (50 milioni di euro).

Nei prossimi giorni, poi, tanto per non farci mancare nulla, verranno stanziati 500 milioni di euro per la cooperazione internazionale…

Poi ci tocca andare con il cappello in mano e bussa alla porta della UE, che ogni aiuto ce lo farà pagare in termini di sudditanza.

Dinamiche incomprensibili, che ci hanno spinto a cercare di capire qualche cosa in più chiedendo il parere dell’ammiraglio Nicola De Felice,
il quale, grazie a una lunga carriera di primo piano ai vertici della Marina Militare Italiana e dello Stato Maggiore della Difesa
ha maturato una notevole esperienza di scenari geopolitici e di rapporti internazionali.

Ammiraglio, c’era tutta questa urgenza di regalare 71 milioni di euro a Tunisia e Bolivia?

«Credo proprio di no. Non eravamo neanche obbligati a farlo e oggi ci sono altre priorità emergenziali.
L’unico dubbio che mi rimane riguarda la Tunisia, che potrebbe avere ricevuto questi soldi
in cambio di un diverso atteggiamento restrittivo nei confronti dei clandestini che attraverso i suoi mari cercano di raggiungere le nostre coste.
Per la Bolivia non saprei assolutamente dare spiegazioni di così tanta generosità».

In relazione ai 500 milioni per la Cooperazione Internazionale?

«La Cooperazione Internazionale può essere fatta di tanti accordi, utili e strategici all’interesse della nostra nazione.
Accordi in ambito militare o fondamentali per gli interessi commerciali di aziende italiane o comunque di interessi nazionali.
Bisognerebbe verificarne la natura e lo scopo, soprattutto in un momento di emergenza come quello che sta vivendo l’Italia.
È logico che un’elargizione di denaro fuori dalle motivazioni che ho citato è difficilmente comprensibile,
una somma così grande potrebbe esserci veramente molto utile all’interno dei confini nazionali
sia in relazione alla Sanità che a una economia che deve ripartire il prima possibile».

Come è stata gestita secondo lei la crisi del Covid-19?

«All’inizio di tutto il processo di contaminazione abbiamo assistito a una totale incapacità da parte di alcuni politici italiani,
soprattutto in ambito governativo, di comprendere realmente che cosa stava succedendo.

Alcuni esponenti parlavano addirittura di razzismo o di abbracciarsi con cittadini stranieri, oppure hanno fatto party,
aperitivi e cene solidali tutti insieme, cercando di evidenziare l’assoluta “leggerezza” con cui bisognava prendere il contagio che si stava scatenando.
Indicavano l’opposizione al governo, come la costruttrice di false paure, totalmente infondate.
Bisognava, secondo membri della maggioranza di governo, continuare a vivere serenamente, senza troppi condizionamenti.
Tutto questo, mentre i governatori del Nord Italia lanciavano già allarmi accorati.
Purtroppo, in certi sindaci del PD è prevalsa questa linea culturale e i risultati in certe città governate da questo partito, sono sotto gli occhi di tutti».

Come era possibile reagire dopo i primi drammatici segnali di contagio?

«La responsabilità di gestione di una crisi è coordinata dall’Organizzazione Nazionale per la Gestione delle Crisi (ONGC),
che definisce la composizione e le attribuzioni degli organi decisionali e del consesso interministeriale di supporto
per l’adozione delle misure di prevenzione, risposta e gestione della situazione di una crisi.
Applicando questa metodologia al verificarsi del contagio da coronavirus, il governo avrebbe potuto avviare immediatamente
un complesso di attività che avrebbero coinvolto una molteplicità di organi decisionali, di coordinamento e di gestione.

L’azione di coordinamento degli sforzi avrebbe potuto essere assegnato all’ONGC, le cui funzioni sono regolate dal DPCM del 5 maggio 2010.

Trattandosi di un intervento rivolto a ripristinare specifiche funzionalità, sarebbe risultato vitale,
definire prima una strategia di “ingaggio” della crisi nell’ambito della quale si sarebbe dovuto definire lo “stato finale” desiderato
che avrebbe dovuto descrivere compiutamente le condizioni ritenute accettabili (e sostenibili) al termine dell’intervento.

Si sarebbero potuti chiaramente individuare i domini di interesse che costituiscono il “dominio di ingaggio” della crisi ed il teatro delle operazioni».

Sembra uno scenario di guerra…

«È un vero e proprio scenario di guerra, perché è di una guerra che si tratta.

Il nemico è insidioso ed invisibile e noi dobbiamo mettere tutte le nostre forze in campo per annientarlo nel più breve tempo possibile.

È una crisi con caratteristiche particolari ma gli elementi su cui agire per la prevenzione e risoluzione sono essenzialmente gli stessi,
dal ripristino della sicurezza sanitaria all’ordine civile, al riavvio del processo politico e la ripresa della vita sociale ed economica.

Come in ambito Difesa, saremmo ancora in tempo per attivare il processo di definizione delle strategie di impiego
attraverso il Comitato Politico Strategico (COPS), che potrebbe seguire gli sviluppi attraverso il Nucleo Interministeriale Situazione e Pianificazione (NISP).

Alle riunioni del COPS dovrebbe partecipare il Capo di Stato Maggiore della Difesa, per evitare il mancato coordinamento con le Forze Armate,
come invece è successo il 7 marzo scorso al momento della chiusura del Nord e la conseguente fuga di tantissimi verso Sud…

A parer mio, l’ennesimo errore importante nella gestione dell’emergenza».

Invece Conte “tentenna” si è affidato a degli “yesman” come il capo della Protezione Civile, Borrelli
o, peggio ancora, al Commissario per l’emergenza, Arcuri.

Anche qui, purtroppo i risultati sono sotto gli occhi di tutti in termini di inefficienza e, purtroppo anche di morti.

Intanto in Europa…
 
Quando abbiamo avuto bisogno di aiuto, l’Unione Europea si è voltata dall’altra parte
e ci sono venuti in soccorso cubani, cinesi, russi e albanesi… Come è possibile?


«Veramente un bel gesto di concreta solidarietà da chi magari non ti aspetti e una grande lezione all’Unione Europea
che, come in altre occasioni, rimane impantanata nei suoi nodi strutturali irrisolti, con i soliti che vogliono dettar legge a scapito di tutti gli altri.

Una UE pachidermica, lenta e indecisa, che neanche nell’emergenza sa prendere decisioni importanti.

Ho personalmente grande stima del popolo russo, dopo la loro solidarietà è arrivata anche quella di altri Paesi dell’Europa (come la Polonia),
che si sono dimostrati più volte vicine a noi con fraterna solidarietà.

La Commissione Europea e il Consiglio d’Europa, invece, sono due strutture lontane dalla gente e il loro modo di operare continua ad allontanarli sempre di più».

Eppure, uno dei maggiori quotidiani italiani, “La Stampa”, non ha avuto parole gentili nei confronti dell’aiuto russo,
che è stato fatto oggetto di una severa critica… la cosa ha assunto con il tempo una rilevanza diplomatica…


«Si ho letto e francamente non mi so dare una spiegazione.
Un articolo che tentava di mettere in cattiva luce l’azione di solidarietà della Russia nei nostri confronti,
cercando di far passare messaggi oscuri e francamente molto opinabili.
Quando c’è un’emergenza come quella che stiamo vivendo, si mettono in campo esperti di ogni tipo,
anche militare e anche in materie che possono in qualche modo dare un grosso contributo di idee e di esperienza.
Non c’è da stupirsi se ci sono esperti militari russi di guerra chimico-batteriologica, li abbiamo messi in campo anche noi,
facendoli arrivare dalla nostra Scuola militare di Rieti, che si occupa proprio di questo aspetto.
I russi hanno fatto e stanno facendo un gran lavoro, portando tutta la loro esperienza e un gran quantitativo di materiale logistico.
È chiaro che hanno avuto bisogno di un periodo di ambientamento, anche il coordinamento con tutta la macchina di aiuti avviene dopo qualche giorno.
La migliore risposta alle critiche del quotidiano torinese, l’hanno fornita i tantissimi messaggi di ringraziamento
che i cittadini delle località impattate dall’intervento russo, hanno espresso sui social».

Recentemente, l’ex ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha dichiarato che Orban, premier ungherese,
dovrebbe essere portato davanti alla Corte di Giustizia Europea e che l’Italia non dovrebbe indugiare nell’accettare il MES, cosa pensa?


«Io da una persona come Emma Bonino, che si è fatta finanziare da Soros, non posso che aspettarmi battute del genere.

Nelle sue dichiarazioni segue una strategia che non va di sicuro a vantaggio degli italiani.
Orban è stato democraticamente eletto dal popolo ungherese e i pieni poteri, in questo periodo di emergenza,
gli sono stati concessi da un parlamento regolarmente eletto e nel pieno delle sue facoltà, quindi, di cosa parliamo?

Se proprio vogliano vedere, il nostro primo ministro, Conte, non è stato eletto da nessuno, eppure ha esercitato pieni poteri,
limitando anche libertà costituzionali, senza che questi poteri fossero legittimati da un passaggio parlamentare…


Su Orban va ricordato che anche nella costituzione dell’antica Repubblica Romana si faceva ricorso
all’assunzione dei pieni poteri di una magistratura straordinaria, quale era la dittatura, solo in casi straordinari,
quali la necessità di combattere particolari pericoli. Tale magistratura, nominata con il consenso del Senato,
durava in carica fino a quando non avesse svolto i compiti per i quali era stato nominato.

Del MES cosa pensa?

Per evitare la trappola del MES, ci potrebbe essere una vecchia, ma sempre valida, soluzione…
Si potrebbe agire in autonomia, emettendo dei titoli di Stato straordinari (perché il momento è straordinario) come in altre occasioni storiche di emergenza.
È già successo nel 1907, nel 1918 e nel 1929 durante la grande crisi.
Al quel tempo si parlava di Buoni di Guerra, oggi si dovrebbe parlare di PatriaBond o di ItaliaBond…».

Ci spieghi…

«Mentre gli Eurobond sono vincolati a progetti e finanziati solo per investimenti dalla scarsa cassa del Fondo Europeo per gli Investimenti,
con scadenze a breve e medio termine, i PatriaBond potrebbero essere garantiti dalla Banca d’Italia con tempi illimitati.
Ritengo vincente l’idea di un’emissione straordinaria di buoni del Tesoro destinati agli imprenditori, alle famiglie e agli investitori italiani,
con delle fiscalità vantaggiose, con incentivi, aiuti economici e crediti per chi li sottoscriverà.
Come i titoli emessi durante il 1900, per gravi eventi mondiali, con un periodo di ammortamento di 40/50 anni.
Da emettere a un valore di 75 centesimi per ogni euro di valore nominale, venendo rimborsati alla pari in tempi lunghi,
con il tasso di interesse favorevole al compratore.
I tagli disponibili potrebbero essere molto vari a partire da 25€, fino a 10.000€, e non trasferibili.
La BCE potrebbe sottoscrivere centinaia di miliardi di titoli di Stato italiani.
Eviteremo la patrimoniale e non si metterebbero a rischio i risparmi, il lavoro, le pensioni, le opere d’arte,
i monumenti, gli ospedali, i porti o gli aeroporti degli italiani. Il debito pubblico salirà, ma siamo in emergenza».
 
Allora. Io vivo con un ospedale in città. Due in provincia.
Il bacino dei comuni limitrofi, Lecco compreso, è di circa 130.000 abitanti.

Finalmente oggi sono riuscito a sapere quanti posti ci sono in terapia intensiva
all'ospedale di Lecco.

Voi quanti pensiate che siano ?
l'1 per mille ? lo 0,5 per mille, cioè 5 ogni 10.000 abitanti ? 1 ogni 2000 abitanti ?

Male. Pensate troppo bene.

22 posti. Avete letto bene. 1 posto ogni 6000 abitanti.

E qualcuno si chiede perchè sono sempre pieni.......
 
Iniziamo con una premessa e con la pubblicazione del sondaggio sottostante:



Solo il 30% degli italiani ha fiducia nella UE, diversamente distribuiti fra le forze politiche.

L’unico partito in cui questa fiducia è, apparentemente, incrollabile è il Partito Democratico.

Mentre in Italia solo il 30% crede in una soluzione europea, questa percentuale è più che doppia in quel solo partito
che, ad essere molto ottimisti, viene a rappresentare un quarto dell’elettorato italiano.

Peccato che questa entità sia tentacolarmente presente a tutti i livelli di potere.

Praticamente una minoranza fanatica di europeismo condiziona forzatamente una maggioranza euroscettica.

Eppure pare non si riesca ad uscire da questo vicolo cieco.

Domani e dopo si discuterà di MES, e se ne discuterà in modo definitivo.
L’accordo che gli sherpa hanno concluso prevede tre mezzi di aiuto reciproco, tutti e tre secondari:

  • il MES, condizionale, fino al 2% del PIL (noi avremmo bisogno di interventi almeno 5 o 6 volte questa dimensione);
  • IL SURE, 100 miliardi di soldi nostri, condizionati (riforme sul lavoro) , per pagare le casse integrazioni;
  • la BEI, che mette 50 a 200 miliardi di garanzie per le aziende (80% dei prestiti bancari) da dividere con tutta Europa, cioè alla fine, 4 soldi.
Gli Eurobond (Coronabond) non saranno, probabilmente, scartati tout court, ma rinviati ad una futura discussione, cioè a babbo morto.

Del resto, come non dargli torto, dato che, dal punto di vista legislativo non esiste nessuna base giuridica neanche per le opzioni di base.

Però il PD ed il suo emissario Gualtieri crede fidiesticamente in questo progetto e, si sa, la Fede va oltre la realtà dei fatti.

Andiamo al cuore del problema: come sarà l’offerta per il MES che faranno i tedeschi e gli altri nordici,
dopo avelar concordata con il francese Le Maire e perfino con i nostri tecnici ?

Su Atlantico Quotidiano Musso ce ne fornisce una previsione piuttosto precisa:

La bozza di compromesso, oggi sul tavolo, pare essere fatta di cinque pezzi:

  1. il rispetto delle regole di bilancio e delle raccomandazioni Ue (cioè nuove “riforme strutturali”, se non forse pure nuova austerità);
  2. la periodica analisi di sostenibilità del debito del Paese debitore;
  3. una cifra offerta, assai modesta (per l’Italia, circa 36 miliardi);
  4. il rango privilegiato dei prestiti ESM, sul resto del debito pubblico;
  5. il rinvio della proposta italiana (nel frattempo divenuta “francese”) (NdA Coronabond), ad un successivo futuribile dibattito, a babbo morto.”
In tutto per avere la bella cifra di … 39 miliardi di prestito! Contro i 550 già stanziati dalla Germania, senza aspettare il MES!

Le regole di bilancio da rispettare sono attualmente sospese,ma è una questione di mesi, dopo di che verranno rimesse in attività.

Sono regole europee, volute dai paesi nordici, non possono rimanere sospese in eterno e torneranno in azione, magari dal 2021.

Del resto la Germania ha stanziato 550 miliardi per le proprie aziende e questo le permetterà di aumentare
il suo vantaggio competitivo nella UE, perchè non dovrebbe approfittarne per schiacciare definitivamente i concorrenti, italiani inclusi?


Nel frattempo Conte, ha stanziato le briciole perchè i “Fideisti” del PD, una PICCOLA MINORANZA FANATICA, vuole assolutamente qualcosa di europeo.

La Germania ha lasciato aperto il settore meccanico e siderurgico che noi abbiamo chiuso,
poi stanzia 550 miliardi a fondo perduto, in aiuti, per le sue aziende.

Noi siamo in attesa di qualcosa che non ci sarà mai, e rischiamo di prendere solo il boccone avvelenato del MES.

Fino a quando questa minoranza farà dei danni, caro presidente Mattarella
?
 
la PICCOLA MINORANZA FANATICA,
è formata da cinici incapaci avidi di potere ( massimamente quello di potere angariare il prossimo ) ,
una MAFIA che non ha più altra possibiltà di conseguire i suoi scopi EGEMONICI se non quello di fare,
per conto di un padrone straniero, il KAPÒ nel proprio paese ridotto a "lager COLONIALE".

Quindi non è "fede" , ma è solo maligno ( in quanto mascherato da "umanismo ")
settarismo finalizzato alla sopraffazione del proprio simile.
 

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