Nell'azienda dove io presto il mio lavoro, qualche mese fa, abbiamo avuto un'ospite,
Eleonora Pinzuti - Trasformative learning & equality.
Onestamente è stato l'incontro con esterni più imbarazzante che io ricordi.
E sì che, tra formatori creativi, motivatori, profeti vari ne abbiamo avuto di gente.
Credo che da queste parti ci sia stato/a anche un/una influènser, ma mi son perso l'incontro.
Imbarazzante a partire da quando un tizio dell'ufficio del personale ha detto "Vi chiederete perché siamo qui".
E alla fine la risposta che ha dato era, sostanzialmente, "perché tutti ne parlano". Perché va di moda.
Beh, in realtà andava di moda qualche tempo fa.
Adesso, confermando la nota "Teoria del Pendolo", in base alla quale gli atteggiamenti mentali non assumono posizioni equilibrate ma passano da un estremo all'altro, nel mondo reale si è passati da un imbarazzante atteggiamento "woke" ad un imbarazzante atteggiamento "anti-woke".
Io avrei voluto sapere se, nell'azienda in cui lavoro, c'era qualche escremento che aveva molestato fisicamente o verbalmente delle colleghe o persone non eterosessuali.
Mi sono tenuto il dubbio.
[A proposito: mi hanno riferito che una collega di sesso femminile è andata all'ufficio del personale a protestare perché era stata trattata diversamente in quanto un collega di sesso maschile, che aspettava l'ascensore insieme a lei, vedendo che l'ascensore era quasi pieno, le aveva ceduto il posto. Spettacolare]
Poi... credevo che nella slide iniziale ci fosse un errore di italiano, perché c'era scritto Benvenuto a "tutt!", "tutt#" o qualcosa del genere.
E poi via a dire che entrando in ufficio non bisogna dire "Buongiorno a tutti", perché è vero che si usa, ma è sbagliato: qualcuno/a potrebbe offendersi.
Ha detto «Pensate se, salutando gli invitati a questa riunione, io avessi detto
Buongiorno a tutte: gli uomini si sarebbero sentiti esclusi».
Per fortuna, una collega donna di sesso femminile le ha detto che è possibile che una donna non si senta emarginata o vilipesa nel ricevere un "buongiorno a tutti". La formatrice ha incassato.
Un dettaglio: la formatrice non ha parlato di gender pay gap, né del fatto che tra i dirigenti e nel consiglio di amministrazione della "mia" società le donne sono ampiamente sotto-rappresentate.
Si vede che era più importante violentare la lingua italiana con caratteri inesistenti che evidenziare problemi concreti che altre aziende hanno deciso di risolvere.
[Anche all'inclusivo ufficio del personale, che sponsorizza queste inclusive iniziative, l'inclusivo responsabile è un inclusivo maschietto; sotto di lui c'è un'ampia maggioranza di ragazze ma il suo
schiavo collaboratore più "rampante", o almeno quello che vediamo spesso in questo genere di iniziative, è un inclusivo maschietto]
Vabbè.