Albatros
Utente Spoglia Seniòrite
MEDIASET Il ritorno di Silvio a Palazzo Chigi
Websim - 07/04/2008 18:51:10
Silvio Berlusconi sceglie Mediaset (MS.MI). Con 1 miliardo di euro di liquidità a disposizione, la Fininvest, la holding di famiglia, negli ultimi mesi ha aumentato la propria quota nella società della tv commerciale raggiungendo il 37%. L'ultimo acquisto, pari allo 0,45%, è del mese scorso ed è avvenuto a un prezzo medio di 5,45 euro per un controvalore complessivo di 29 milioni di euro.
"Con il titolo così basso ci è sembrato un ottimo investimento", dicono al quartier generale della Fininvest. E non c'è dubbio: era dal fatidico settembre 2001, l'attacco alle Torri gemelle, che Mediaset in Borsa non valeva così poco.
Ma quando si tratta di Berlusconi i maligni spuntano come funghi e in questo caso puntano il dito sulla coincidenza: Silvio compra, si sente dire nelle sale operative, perché sta per tornare alla guida del governo e da lì può dare una mano a Mediaset. Tutti ricordano la vicenda di Deborah Bergamini, la sua ex assistente piazzata in una posizione strategica al vertice della Rai, da dove, stando alle intercettazioni telefoniche dei magistrati, faceva più gli interessi del Biscione che non dell'azienda di Stato.
Il secondo governo Berlusconi era iniziato nel giugno 2001 con il titolo Mediaset che valeva circa 11 euro. Pochi mesi di Silvio a Palazzo Chigi, ed ecco il terribile crollo di settembre causato dall'attacco terroristico alle Torri gemelle di New York. L'azione Mediaset precipita nel baratro con l'intera Borsa fino ad un minimo di 4,92 euro. Segue un anno di violenti saliscendi per tutto il listino e, finalmente, con il 2003 inizia la lunga fase positiva del mercato azionario che farà tornare Mediaset a 11 euro.
Arriviamo alla primavera 2005, fra un anno si vota e il Centrodestra al governo è in affanno, lacerato dalle continue divisioni interne; i sondaggi dicono che il Centrosinistra vincerà le elezioni, più o meno come adesso dicono che il Partito della libertà andrà al governo. A sorpresa, a metà aprile la Fininvest vende sul mercato il 16,8% di Mediaset riducendo la sua partecipazione dal 51% al 34,3%. Il prezzo è di 10,55 euro per azione. Per tornare a quei livelli, il titolo, che oggi viaggia intorno ai 6 euro, dovrebbe mettere a segno un maxi rialzo del 75%. Mediaset chiuderà in seguito il 2005 con il record assoluto degli utili, saliti a 603,4 milioni di euro, un picco mai più raggiunto.
Ma dal 2002 al 2005 che cosa è successo a Mediaset? Come sono andati i conti e, soprattutto, c'è un qualche legame fra il boom degli utili e la presenza dell'azionista di maggioranza al governo? Vediamo.
Alla fine del 2002, dopo 18 mesi di governo Berlusconi, Mediaset chiude i conti con un notevole balzo dell'utile netto, salito del 45% a 362 milioni di euro. Il risultato sorprende gli analisti che si aspettavano una cifra nettamente inferiore, tanto più che per la pubblicità è stato un anno gramo: nel complesso gli investimenti in Italia sono scesi di oltre il 4%, quelli del settore Tv registrano un calo dello 0,1%, ma i ricavi di Mediaset sono saliti dell'1,4% a 2.316 milioni di euro. Bisogna dire, però, che anche i ricavi della Rai sono cresciuti (+1,1%), mentre c'è stato il crollo di La7 (-46%).
L'anno successivo, il 2003, il bilancio Mediaset cambia fisionomia, perché entrano nel consolidato i conti della controllata spagnola Telecinco che contribuisce ai ricavi con 646 milioni di euro. Il fatturato complessivo del gruppo sale a 3.070 milioni (+32,5%), la crescita dell'attività italiana è del 4,6% ed è dovuta a un incremento della raccolta pubblicitaria del 6,5%: un risultato che beneficia della discesa della raccolta della Rai, che subisce un calo del 3,2%. A dicembre il titolo torna sopra i 10 euro per la prima volta dalla primavera 2002.
Il 2004 è un anno di vacche grasse per tutti. Gli investimenti pubblicitari complessivi in Italia crescono del 7,4%, quelli sulla Tv volano in rialzo del 10,4% e questa volta la Rai (+11,7%) corre più di Mediaset (+9,1%).
Grazie al contributo della Spagna, i ricavi del Biscione salgono dell'11,4% a 3.421 milioni di euro. Ma è il balzo dell'utile che è impressionante: +48,7% a 549,6 milioni di euro. Al risultato contribuiscono un forte calo degli ammortamenti (diversa contabilizzazione dei diritti relativi alla Champions League) e la plusvalenza realizzata con l'Ipo di Telecinco.
Si arriva così al 2005, il migliore anno in assoluto di Mediaset e l'ultimo di Berlusconi alla Presidenza del consiglio. In generale, la pubblicità in Italia continua ad andare abbastanza bene (+4,5%). Nel settore Tv Mediaset fa la parte del leone: la sua raccolta cresce del 3,2%, quella della Rai solo dello 0,2%. I ricavi complessivi del gruppo, fra Italia e Spagna, salgono del 7,5% a 3.678 milioni e l'utile raggiunge il famoso picco di 603,4 milioni (+9,7%). E' qui che la Fininvest decide di vendere.
L'anno dopo Berlusconi lascia Palazzo Chigi e la torta della pubblicità Tv viene divisa in modo diverso. Il settore nel complesso subisceun calo dell'1,5%, ma la Rai si difende bene (+1,6%), mentre Mediaset accusa un calo della raccolta del 3,2%. Nel 2006 l'utile di Mediaset si riduce del 16% e scende a 505 milioni di euro. A fine 2006 il titolo vale 9 euro.
E' nel 2007, con Berlusconi all'opposizione, che il titolo scende per 12 mesi di fila, fino a segnare a novembre un minimo di 6,5 euro. L'anno si chiude con un utile invariato a 506 milioni, con ricavi cresciuti del 7,6% a 4.032 milioni. Ormai Rai e Mediaset registrano variazioni abbastanza simili nell'andamento della raccolta pubblicitaria: +0,2% l'azienda di Stato, +1,1% il gruppo del Biscione.
Fra una settimana si vota, il Pdl di Berlusconi è dato per favorito, e la Fininvest, con 1 miliardo di liquidità a disposizione, sta comprando azioni Mediaset? Sarà una coincidenza?
www.websim.it
Websim - 07/04/2008 18:51:10
Silvio Berlusconi sceglie Mediaset (MS.MI). Con 1 miliardo di euro di liquidità a disposizione, la Fininvest, la holding di famiglia, negli ultimi mesi ha aumentato la propria quota nella società della tv commerciale raggiungendo il 37%. L'ultimo acquisto, pari allo 0,45%, è del mese scorso ed è avvenuto a un prezzo medio di 5,45 euro per un controvalore complessivo di 29 milioni di euro.
"Con il titolo così basso ci è sembrato un ottimo investimento", dicono al quartier generale della Fininvest. E non c'è dubbio: era dal fatidico settembre 2001, l'attacco alle Torri gemelle, che Mediaset in Borsa non valeva così poco.
Ma quando si tratta di Berlusconi i maligni spuntano come funghi e in questo caso puntano il dito sulla coincidenza: Silvio compra, si sente dire nelle sale operative, perché sta per tornare alla guida del governo e da lì può dare una mano a Mediaset. Tutti ricordano la vicenda di Deborah Bergamini, la sua ex assistente piazzata in una posizione strategica al vertice della Rai, da dove, stando alle intercettazioni telefoniche dei magistrati, faceva più gli interessi del Biscione che non dell'azienda di Stato.
Il secondo governo Berlusconi era iniziato nel giugno 2001 con il titolo Mediaset che valeva circa 11 euro. Pochi mesi di Silvio a Palazzo Chigi, ed ecco il terribile crollo di settembre causato dall'attacco terroristico alle Torri gemelle di New York. L'azione Mediaset precipita nel baratro con l'intera Borsa fino ad un minimo di 4,92 euro. Segue un anno di violenti saliscendi per tutto il listino e, finalmente, con il 2003 inizia la lunga fase positiva del mercato azionario che farà tornare Mediaset a 11 euro.
Arriviamo alla primavera 2005, fra un anno si vota e il Centrodestra al governo è in affanno, lacerato dalle continue divisioni interne; i sondaggi dicono che il Centrosinistra vincerà le elezioni, più o meno come adesso dicono che il Partito della libertà andrà al governo. A sorpresa, a metà aprile la Fininvest vende sul mercato il 16,8% di Mediaset riducendo la sua partecipazione dal 51% al 34,3%. Il prezzo è di 10,55 euro per azione. Per tornare a quei livelli, il titolo, che oggi viaggia intorno ai 6 euro, dovrebbe mettere a segno un maxi rialzo del 75%. Mediaset chiuderà in seguito il 2005 con il record assoluto degli utili, saliti a 603,4 milioni di euro, un picco mai più raggiunto.
Ma dal 2002 al 2005 che cosa è successo a Mediaset? Come sono andati i conti e, soprattutto, c'è un qualche legame fra il boom degli utili e la presenza dell'azionista di maggioranza al governo? Vediamo.
Alla fine del 2002, dopo 18 mesi di governo Berlusconi, Mediaset chiude i conti con un notevole balzo dell'utile netto, salito del 45% a 362 milioni di euro. Il risultato sorprende gli analisti che si aspettavano una cifra nettamente inferiore, tanto più che per la pubblicità è stato un anno gramo: nel complesso gli investimenti in Italia sono scesi di oltre il 4%, quelli del settore Tv registrano un calo dello 0,1%, ma i ricavi di Mediaset sono saliti dell'1,4% a 2.316 milioni di euro. Bisogna dire, però, che anche i ricavi della Rai sono cresciuti (+1,1%), mentre c'è stato il crollo di La7 (-46%).
L'anno successivo, il 2003, il bilancio Mediaset cambia fisionomia, perché entrano nel consolidato i conti della controllata spagnola Telecinco che contribuisce ai ricavi con 646 milioni di euro. Il fatturato complessivo del gruppo sale a 3.070 milioni (+32,5%), la crescita dell'attività italiana è del 4,6% ed è dovuta a un incremento della raccolta pubblicitaria del 6,5%: un risultato che beneficia della discesa della raccolta della Rai, che subisce un calo del 3,2%. A dicembre il titolo torna sopra i 10 euro per la prima volta dalla primavera 2002.
Il 2004 è un anno di vacche grasse per tutti. Gli investimenti pubblicitari complessivi in Italia crescono del 7,4%, quelli sulla Tv volano in rialzo del 10,4% e questa volta la Rai (+11,7%) corre più di Mediaset (+9,1%).
Grazie al contributo della Spagna, i ricavi del Biscione salgono dell'11,4% a 3.421 milioni di euro. Ma è il balzo dell'utile che è impressionante: +48,7% a 549,6 milioni di euro. Al risultato contribuiscono un forte calo degli ammortamenti (diversa contabilizzazione dei diritti relativi alla Champions League) e la plusvalenza realizzata con l'Ipo di Telecinco.
Si arriva così al 2005, il migliore anno in assoluto di Mediaset e l'ultimo di Berlusconi alla Presidenza del consiglio. In generale, la pubblicità in Italia continua ad andare abbastanza bene (+4,5%). Nel settore Tv Mediaset fa la parte del leone: la sua raccolta cresce del 3,2%, quella della Rai solo dello 0,2%. I ricavi complessivi del gruppo, fra Italia e Spagna, salgono del 7,5% a 3.678 milioni e l'utile raggiunge il famoso picco di 603,4 milioni (+9,7%). E' qui che la Fininvest decide di vendere.
L'anno dopo Berlusconi lascia Palazzo Chigi e la torta della pubblicità Tv viene divisa in modo diverso. Il settore nel complesso subisceun calo dell'1,5%, ma la Rai si difende bene (+1,6%), mentre Mediaset accusa un calo della raccolta del 3,2%. Nel 2006 l'utile di Mediaset si riduce del 16% e scende a 505 milioni di euro. A fine 2006 il titolo vale 9 euro.
E' nel 2007, con Berlusconi all'opposizione, che il titolo scende per 12 mesi di fila, fino a segnare a novembre un minimo di 6,5 euro. L'anno si chiude con un utile invariato a 506 milioni, con ricavi cresciuti del 7,6% a 4.032 milioni. Ormai Rai e Mediaset registrano variazioni abbastanza simili nell'andamento della raccolta pubblicitaria: +0,2% l'azienda di Stato, +1,1% il gruppo del Biscione.
Fra una settimana si vota, il Pdl di Berlusconi è dato per favorito, e la Fininvest, con 1 miliardo di liquidità a disposizione, sta comprando azioni Mediaset? Sarà una coincidenza?
www.websim.it