Telecom Italia (TIT) E' UFFICIALE -- E' NATA TELCO

e la BOLIVIA MINACCIA l'esproprio!

Telecom I.: Morales; su Entel dialogo, ma tornera' -2-

"Noi sosterremo le trattative con il dialogo, perche' il nostro popolo indio crede nel principio del dialogo - ha spiegato Morales, in un discorso alla popolazione dal suo palazzo presidenziale - ma se il dialogo non funzionera', recupereremo le nostre risorse naturali e i nostri affari senza alcun timore". Morales auspicava di completare entrambe le nazionalizzazioni in tempo per la festa dei lavoratori del 1* maggio, ma un mese di trattative con Telecom Italia e oltre un anno di discussioni con Petrobras non hanno portato ad un accordo. Entrambe le societa' hanno minacciato di ricorrere a un arbitrato internazionale se il Governo di Morales non paghera' quello che chiedono per i loro interessi boliviani. red/ren (END) Dow Jones Newswires Copyright (c) 2007 MF-Dow Jones News Srl. May 02, 2007 03:24 ET (07:24 GMT)
 
grandi movimenti in Brasile

Telecom I.: Morales; su Entel dialogo, ma tornera' -2-

"Noi sosterremo le trattative con il dialogo, perche' il nostro popolo indio crede nel principio del dialogo - ha spiegato Morales, in un discorso alla popolazione dal suo palazzo presidenziale - ma se il dialogo non funzionera', recupereremo le nostre risorse naturali e i nostri affari senza alcun timore". Morales auspicava di completare entrambe le nazionalizzazioni in tempo per la festa dei lavoratori del 1* maggio, ma un mese di trattative con Telecom Italia e oltre un anno di discussioni con Petrobras non hanno portato ad un accordo. Entrambe le societa' hanno minacciato di ricorrere a un arbitrato internazionale se il Governo di Morales non paghera' quello che chiedono per i loro interessi boliviani. red/ren (END) Dow Jones Newswires Copyright (c) 2007 MF-Dow Jones News Srl. May 02, 2007 03:24 ET (07:24 GMT)




bah... non credo che l'antitrust resterà indifferente... mi pare una forte concentrazione in mano ad un solo operatore: telecom italia che già possiede il 60% del telecom brezil, il 100% di Tim Brazil ed ora .....?
 
In ITALIA

Telecom I.: alle 14h30 Consiglio Authority Tlc su rete

ROMA (MF-DJ)--E' prevista per oggi alle 14h30 la riunione del Consiglio dell'Autorita' per le garanzie nelle comunicazioni. Sul tavolo figura il varo del documento da sottoporre alla consultazione pubblica sulla revisione della regolamentazione della rete fissa di Telecom Italia. L'Authority guidata da Corrado Calabro' stabilira' la tempistica della consultazione pubblica sul documento che coinvolgera' tutti i concorrenti di Telecom I. e gli operatori di Tlc, al fine di arrivare alla preparazione di un testo finale. Calabro' punta ad arrivare per fine anno alla separazione funzionale della rete di Telecom. pev (END) Dow Jones Newswires Copyright (c) 2007 MF-Dow Jones News Srl. May 02, 2007 04:50 ET (08:50 GMT)
 
MASSIMODEIMASSIMI ha scritto:
è UN ALTRA SIGLA COME LA PRECEDENDTE CHE VUOLE SOLO DIRE,ASSOCIAZIONE X TRUFFARE MEGLIO I PICCOLI RISPARMIATORI,BASTA USCITO ESSENDO ANCHE MAGGIO,NE RIPARLEREMO AD AGOSTO,FORSE A 1,8 SE C'è RIMASTO QUALCOSA NEL TITOLO E SE GLI UTILI SARANNO DIVISI EQUAMENTE X OGNI TITOLO ALLORA FORSE RIENTRERò....NON C'è GIUSTIZIA IN QUESTO MONDO ITALIA

HO FATTO BENE AD USCIRE,MI SA CHE OLTRE A TELEFONICA CHE SI PAPPERà TIM BRASILE OLTRE AL CONTINUO 90% DEGLI UTILI,POI CI PENSERà IL GOVERNO A PRENDERSI IL FISSO A POCHI SPICCIOLI E A VOI RISPARMIATORI RIMARRà....NIENTE
 
MASSIMODEIMASSIMI ha scritto:
HO FATTO BENE AD USCIRE,MI SA CHE OLTRE A TELEFONICA CHE SI PAPPERà TIM BRASILE OLTRE AL CONTINUO 90% DEGLI UTILI,POI CI PENSERà IL GOVERNO A PRENDERSI IL FISSO A POCHI SPICCIOLI E A VOI RISPARMIATORI RIMARRà....NIENTE
quello che resterà sara FUSO (....doppio senso :cool: ) con Tiscali
 
Intervento di Mario Monti: il governo occulto delle banche


di Luigi Grassia per "La Stampa", tratto da: DagoSpia

Le banche italiane rappresentano «una forma di governo occulto» che porta a una «discutibile divaricazione rispetto a una logica di mercato» nell’economia del nostro Paese. Il presidente della Bocconi (ed ex commissario europeo al mercato interno) Mario Monti ha tenuto ieri un’altra lezione sul capitalismo italiano, di quelle che sta portando avanti in una serie di discorsi pubblici e di interventi sui giornali - la puntata precedente era stata scritta appena lunedì scorso in un editoriale del Corriere della Sera - e stavolta ha sparato a un bersaglio grosso come il sistema del credito.

Monti, che parlava al convegno «Riccardo Lombardi e le riforme di struttura» nella Sala delle Colonne della Camera a Roma, ha denunciato che ai «rischi di politicizzazione dell’economia» e alla «confusione tra politica e affari» che regna in Italia in questi anni non è estraneo, anzi è elemento essenziale, «l’interventismo delle banche».

«È allarmante - ha detto l’ex commissario Ue - sentir parlare di amicizie tra imprenditori e banchieri. In passato si diceva che lo Stato era una sorta di banca occulta, data la grande attività finanziaria che svolgeva. Oggi si guarda alle banche come a una forma di governo occulto». Il concetto viene rafforzato ed esteso in un’intervista che si potrà leggere oggi sulla pagine dell’Espresso: «Resto stupefatto - dice Monti - quando si legge, senza che nessuno batta ciglio, che un certo banchiere o imprenditore è “amico di” o è “vicino a” questo o quel politico. Che cosa vuol dire? Che un’operazione viene fatta, in tutto o in parte, per fare un favore a qualcuno? E quali sono i danni che un simile comportamento, fuori dai principii del libero mercato, necessariamente comporta? Che cosa voleva dire, come si è letto nei giorni scorsi, che si pensava a una “cordata bipartisan” per acquistare il controllo di Telecom?».

Benché l’ex commissario europeo non entrati nei dettagli, con la citazione di Telecom si riferisce evidentemente all’ingresso nel capitale del gruppo di telecomunicazioni di Intesa Sanpaolo e di Mediobanca (con le Assicurazioni Generali) per un intervento a difesa dell’«italianità» riguardo al quale, nonostante le smentite formali di molte delle parti coinvolte (ma non, ad esempio, di Antoine Bernheim, che ha ammesso il fatto) il concerto fra governo e sistema del credito è stato rilevato da tutti i commentatori. Fra gli altri possibili riferimenti di Monti c’è la presenza di banche e assicurazioni nel capitale Pirelli e il caso della privatizzazione di Alitalia, con Intesa Sanpaolo a sostenere la cordata di Ap Holding, Mediobanca in quella di Tpg e Unicredit a spalleggiare Aeroflot.

Riferendo la sua opinione sulle più recenti vicende societarie del sistema economico italiano, da Autostrade a Telecom, Monti dice di essersi «formato un’impressione» secondo cui «quelli che in Italia consideriamo i poteri forti della politica e dell’impresa sono in realtà poteri piuttosto deboli. I capitalisti e gli imprenditori, se li guardiamo su un piano internazionale, contano davvero poco, salvo rare eccezioni». Non da oggi Monti fa il tifo per le liberalizzazioni come contributo alla cura dei mali strutturali italiani, e legando ancora una volta economia e politica afferma che «occorre estendere le riforme a quei settori della società che sono tradizionalmente più vicini ai partiti della maggioranza».

(5 maggio 2007)
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macchè italianità...
quelle banche hanno solo difeso l'investimento
essendo azioniste di pirelli
e poichè Tronketti non era più gradito al governo dopo che aveva dimissionato Rovati

hanno deciso di "italianizzare" le decisioni prese 6 nni fa
 
il manifesto del 04 Maggio 2007
editoriale
Rapina Telecom a norma di legge
Galapagos


L'irrazionalità è un evento frequente in economia: i comportamenti individuali sono spesso dettati dall'istinto e non da un calcolo preciso e razionale sugli effetti. Galbraith ci ha descritto magistralmente le follie finanziarie degli ultimi secoli leggendole come comportamenti non razionali. Di più: in alcuni corsi di economia viene insegnata «l'asta del dollaro». Apparentemente un dollaro vale un dollaro, ma - ci spiegano - se un dollaro viene messo all'asta c'è chi a disposto a spendere più di un dollaro per accaparrarselo.
Da alcuni giorni a Piazzaffari i titoli Telecom battono la fiacca: ieri quotavano attorno ai 2,15 euro. Sempre ieri gli esperti della Morgan Stanley hanno abbassato la raccomandazione sulle azioni di Telecom: da «neutral» a «underweight». Forse gli analisti della Morgan sbagliano, però il loro giudizio è un macigno sulla crescita delle quotazioni del gruppo. Ma non tutti la pensano così. Telefonica, ad esempio: per subentrare a Pirelli in Olimpia (la società che deteneva il 18% delle azioni ordinarie di Telecom) ha pagato le azioni 2,82 euro. Una enormità: poteva acquistarle in borsa pagandole oltre il 20% in meno. Siamo forse in presenza di un tipico esempio di comportamento irrazionale? Ovviamente no.
Telefonica ha acquistato molto di più che un pacchetto di azioni Telecom: ha acquisito il diritto a sedere sulla tolda di comando dei telefoni italiani assieme a un gruppetto di soci finanziari che garantiranno «l'italianità» del gruppo. Gli spagnoli hanno pagato quello che viene definito un «fee»: una maggiorazione per beneficiare di condizioni particolari. La prima è quella di poter partecipare al governo della società con altri soci che, assieme, controllano il 24% del capitale di Telecom.
Nei giorni scorsi si era sparsa la voce (raccolta anche dal manifesto) che Prodi avesse dato il suo benestare all'arrivo del gruppo spagnolo legandolo al lancio di un'Opa: tutti gli azionisti dovevano beneficiare del prezzo più alto di quello di mercato pagato a Tronchetti Provera. Non è andata così: nessuno lancerà l'Opa. Formalmente Telefonica e i suoi alleati hanno ragione: la legge impone l'Opa solo quando il possesso di azioni supera il 30%, ma i «nostri» non la superano. Però, il sindacato che si è costituito intorno a Telefonica ha un potere quasi assoluto su Telecom e questo dovrebbe spingere la Consob a obbligare il lancio di una Offerta pubblica. Ma non succederà: la democrazia economica in Italia (ma non solo) non prevede la difesa del «parco buoi».
 
anche oggi
telecom scende
mentre le azioniste: Generali-Intesa-Mediobanca-Benetton
salgono

sale anche pirelli e loro sono pure azioniste i riferimento assieme al tronketto
 
Perché l’attacco di Monti: il regno che vuole Prodi e’ un tradimento dell’Impero

Caro Direttore, leggo una notizia evidentemente “disturbante” e seminascosta nei quotidiani. A seguito dell’operazione Telecom, l’ex commissario europeo Mario Monti ha tuonato contro il governo occulto delle banche e la politicizzazione dell'economia. Come mai questo attacco a Prodi e al suo amico il banchiere Bazoli? Che cosa sta accadendo? I poteri forti si sono forse spaccati oppure è soltanto una finzione?

Lettera firmata da Corinaldo (Ancona)



Caro amico, mi sembra che Lei abbia colto una questione centrale. Evidentemente voi di Corinaldo capite le cose più di altri. Come ha anticipato il nostro Italian Outloook la scorsa settimana, il Presidente del consiglio in carica si è creato un vero partito economico e si sospetta che vi sia persino un asse segreto con Zapatero. La cosa era tollerata in certi ambienti fin quando questo partito era limitato alla banda della vecchia sinistra Dc e alla piattaforma di potere creatasi tra Prodi e il banchiere cattolico anti-Vaticano Bazoli (quello che si era ingrassato mangiandosi l’Ambrosiano del povero Roberto Calvi).

Ma l’operazione Telecom ha fatto saltare certi equilibri: ormai la galassia prodiana è cresciuta troppo invadendo il terreno delle banche laiche dei vecchi poteri forti italiani, coinvolgendo innanzitutto Mediobanca e persino Generali (imparentata con Lazard). Così l’ex commissario europeo Mario Monti ha denunciato questa "anomalia": ha segnalato a chi di dovere che in Italia le banche sono sfuggite ai sacri principi del globalismo mettendosi al servizio privato di un certo Prodi. Le banche sono il potere mondiale. Sono loro che guidano la politica degli Stati e non viceversa: non possono mettersi al servizio di un gruppo politico di parte.

In Italia Prodi è stato per 30 anni un autorevole referente della galassia di interessi bancari e industriali in gran parte extra nazionali, facente capo alla fine ai soliti Rothschild. Soltanto perché era il servitore di questi poteri, il Professore di Bologna è stato scelto nel 1996 come leader dell’Ulivo incaricato di le privatizzazioni. Altrimenti perché proprio lui? Perché gli stessi ex comunisti, così bisognosi di comprensione internazionale, avrebbero dovuto cedere il comando a uno sconosciuto manager dello Stato italiano rimasto disoccupato dopo lo scioglimento dell’IRI?

Da quando l'impero invisibile delle oligarchie ha ucciso le nazioni europee il potere reale viene gestito alla corporazione dei mercanti e dei manager e quello virtuale dai politici di fiducia cooptati volta per volta. Ieri il subdolo Tony Blair, oggi il panzer Sarkozi (o l’insopportabile Segolene, c’est la meme chose). Il copione prevede che Prodi continui a fare l'impiegato come sempre, per poi andarsene a casa a fine missione. Come è per Giuliano Amato che è sempre ubbidientissimo ed ecco perché lo hanno richiamato già tre volte. Nella City dicono: “Amato è perfetto, gli dici vieni al governo e lui corre subito. Poi gli dici a cuccia. E lui si mette buono. Un tesoro !”

Romano Prodi invece è ambiziosissimo, vuole forzare il suo destino, vuole di più. Che cosa di più? Capirlo non è difficile. Durante le fasi di caos imperiale, sorgevano di fatto nuove entità territoriali, ducati vassalli, feudi, che domandavano l'alto riconoscimento dell'imperatore. Sappiamo bene come sono nati i regni e le nazioni. Anche Prodi vuole farsi adesso il suo reame: governare le erratiche popolazioni della penisola nello spazio grigio e difficile sospeso tra la Chiesa cattolica e l'Europa di Strasburgo, ai volatili confini dell'Islam, davanti all’affascinante ritorno della Russia zarista di Putin. Questo è il sogno dell’ex impiegato dell’IRI benedetto dal monaco comunista Dossetti.

Si sa che nella storia queste operazioni non andavano mai lisce. I principi concorrenti ordivano complotti, i conti nemici muovevano le truppe. Stavolta si è impuntato il funzionario imperiale Mario Monti, uomo rigido e puntiglioso, probabilmente deluso per il precoce pensionamento ricevuto dopo chissà quali promesse. Il suo giudizio su Telecom costituisce un’aperta denuncia contro Prodi, accusato di aver violato il primo comandamento dell'impero: e cioè che la politica deve servire le banche e mai il contrario. Per giunta l’attuale ampliamento del potere personale del premier di fronte al lento suicidio dell’opposizione berlusconiana rischia di rafforzare il presidente del consiglio, proiettando la durata di questo governo paralitico sull'intera legislatura, e impedendo che un gabinetto di transizione con ampi poteri possa varare le riforme finanziarie già ripetutamente sollecitate dalle centrali dell'Impero.

Comunque Monti ha ora aperto un caso cruciale che toccherà all'Impero stesso dirimere. I vertici delle oligarchie potrebbero negare il regno di Prodi e mandare truppe a riportare l'ordine; oppure potrebbero lasciar correre sull’eresia italiana, forse nel nome di interessi superiori che Monti non sa e non vede.
Claudio Lanti
 
Telecom I.: via libera Camera emendamento scorporo rete

ROMA (MF-DJ)--La Camera dei Deputati ha approvato l'emendamento presentato dal Governo per dare maggiori poteri all'Autorita' per le garanzie nelle Comunicazioni per la separazione funzionale della rete di accesso di Telecom Italia. red/car (END) Dow Jones Newswires Copyright (c) 2007 MF-Dow Jones News Srl. June 07, 2007 07:23 ET (11:23 GMT)
 

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