€/CHF operatività senza AT (1 Viewer)

mariougo

Forumer storico
verso..... 1,2130 ...?

buon week.....end.

copio..

In Svizzera il PMI, dopo la deludente componente degli
ordinativi del mese precendente, dovrebbe leggermente
riprendersi. Complessivamente i valori del T2 restano tuttavia
inferiori rispetto a quelli del primo trimestre, segnalando
una dinamica congiunturale leggermente inferiore

mario
 

mariougo

Forumer storico
cambiano idea?

Ciao,
strana sta cosa, se lo facesse si andrebbe verso la parità.

Ancora non lo vedo come scenario possibile, forse quando €/£ sarà a 1,70

Comunque sono sempre più ignorante.

Ciao!
:D

ma.....
copio....

in autunno il limite minimo sara' in vigore da tre anni.Anche se durante la crisi e' stato di vitaleimportanzaper le esportazioni,riduce lo spazio di manovra della BNS, con effetti indesiderati al di fuori dell'industria d'esportazione.
quindi x tre anni la BNS non ha piu' dovuto intervenire contro gli speculatori.
La sostanziale sopravalutazione rischiava di strangolare l'economia svizzera e di innescare una deflazione.La situazione nell'eurozona e'ora migliorata e la tempesta e' passata.dopo la battuta d'arresto nel 1 trimestre 2014 ,anche la crescita dell'economia globale dovrebbe di nuovo aumentare nel corso dell'anno.Il rinnovato dinamismo delle esportazioni ch conferma questo andamento.La sempre minore urgenza delle misure x contenere la crisi finanziaria e dell' euro diminuisce l'importanza del limite minimo Anche i rischi di deflazione sembrano scongiurati.Alla fine del 2012 i prezzi al cosumo erano ancora dello 0,7% inferiori all'anno precedente.
Poi e' subentrata l'inversione di tendenza. Nel 2013 la flessione era ancora allo 0,2% e nel 2014 il tasso di inflayione dovrebbe situarsi di poco sopra dello zero.Soprattutto l'andamento moderato dei prezzi delle materie prime e il franco forte hanno avuto un effetto deflazionistico, mediante importazioni a prezzo conveniente.Questi effetti di base stanno pero' visibilmente scemando. Prevediamo che nel 2014 economia ch oltre il suo potenziale per il 2 anno consecutivo.
Con un utilizzo piu' rilassato delle capacita' produttive, la spinta inflazionistica rimarra' assente ancora a lungo.Ma con cio' lo spettro della deflazione e' certamente stato esorcizzato.
Mentre i prezzi al cosumo di merci e servizi rimangono pressoche' stabili, la politica monetaria ultra espansiva provoca un assetpriceinflation, un enorme aumento dei prezzi patrimoniali.I corsi azionari approfittano degli interessi bassi, i mercati obbligazionari hanno alle spalle un eccezionale rally e sul mercato immobiliare i taasi baasi hanno provocato un notevole aumento dei prezzi.
Il dilemma della politica monetaria svizzera e' la riprova che l'andamento del mercato immobiliare mette sempre in allerta i guardiani della valuta.
Dopo 5 anni di copioso approvvigionamento di denaro, le distorsioni e gli incentivi fuorvianti sono ormai numerosi nell'economia e sempre piu' difficili da controllare.
Tuttavia,siccome-anche secodo i rapp. di BNS- lo strumento per correggere gli interessi non e' disponibile poiché rischierebbe di colpire troppo duramente le esportazioni, i guardiani della valuta possono solo mettere in guardia da eventuali effetti collaterali.
Per ora nessuno si chiede se la medicina somministrata sia ancora quellaq giusta, essendo il limite minimo del franco una sorta di tabu' politico.
In compenso si accetta persino il rischio di un crollo immobiliare.Fortunatamente non si giungera' a tanto, poiché in ch la sostenibilita' e' ancora data anche con gli interessi al 5%.Il mercato immobilare nha parecchie riserve per far fronte alle difficolta'.

VI SONO PERTANTO BUONI MOTIVI PER RITENERE CHE IL LIMITE DEL FRANCO POTREBBE DURARE PIU' DI TRE ANNI

BUONA DOMENICA
MARIO:rolleyes::rolleyes::rolleyes::rolleyes::rolleyes::rolleyes::rolleyes::rolleyes::rolleyes::wall::wall::wall::wall::wall::wall:
 

mariougo

Forumer storico
ecco.. le ultime news ..arrivate

copio....

L'iniezione di liquidità​
della BCE non​
influisce sulla politica​
monetaria della BNS​
Dopo che all'inizio di giugno la Banca centrale europea
(BCE) aveva sorpreso con una serie di incentivi, vi era molta
attesa per la seduta della Banca nazionale svizzera
(BNS) di metà giugno. Quest'ultima ha tuttavia deciso di
mantenere invariata la propria politica monetaria. Secondo
la BNS, la soglia minima del tasso di cambio di 1.20
franchi svizzeri per euro continua a essere il metodo adeguato
per «prevenire un indesiderato inasprimento delle
condizioni quadro del contesto monetario».
Nella recente stima della situazione politico-monetaria, nonostante
la decisione della BCE di abbassare i tassi d'interesse e
iniettare liquidità, la Banca nazionale svizzera (BNS) mantiene
sia la soglia minima del tasso di cambio di 1.20 franchi per
euro sia la banda di oscillazione del tasso di riferimento dallo
0 allo 0.25 per cento. La BNS prevede ancora un'inflazione
molto bassa per l'anno in corso e per i prossimi due anni Ne sono causa la ripresa solo titubante della congiuntura
internazionale e l'inflazione inaspettatamente bassa
dell'Eurozona. All'interno della Svizzera le capacità produttive
non sarebbero pienamente
:D

 

mariougo

Forumer storico
copiato ...cosi e' pratico..

Ciao,
dall'home page di questo sito:
Col referendum sulle riserve di oro in Svizzera parte la rivolta contro le banche centrali? - Economia - Investireoggi.it

Quanto sopra potrebbe determinare un forte rafforzamento del franco, dovrebbe, bisogna fare delle valutazioni più profonde.

Ciao

L’intenzione dei referendari è di impedire che la banca centrale continui a disfarsi dell’oro, come fece tra il 2000 e il 2005, quando vendette 1.400 tonnellate del metallo, operazione considerabile a posteriori un disastro, visto che le quotazioni sono successivamente triplicate. Ma l’intento più generale dell’UDC è di tenere sotto controllo la base monetaria, evitando che la banca centrale abbia eccessivi spazi di manovra di politica monetaria, ad esempio, stampando moneta per svalutare il franco svizzero, ma con l’effetto collaterale di fare lievitare l’inflazione.
I critici delle proposte sostengono che la SNB si legherebbe molto le mani e non potrebbe all’occorrenza nemmeno adottare una politica monetaria restrittiva, in quanto dovrebbe vendere titoli, ma con ciò riducendo il rapporto tra oro e attivi, che sarebbe fissato al 20% minimo. In più, l’operazione avrebbe un costo stimato a maggio in 63 miliardi di franchi svizzeri. E poi: se le altre banche centrali svalutano e la SNB non potrebbe più farlo, l’economia domestica non rischia di risentirne negativamente?
Ma i fautori del referendum sostengono che i benefici di medio-lungo termine siano superiori ai possibili contraccolpi di breve periodo, perché una moneta forte è fonte di stabilità dei prezzi, che unitamente a una forte capitalizzazione delle imprese porta a una maggiore competitività sui mercati internazionali, anziché illudersi di crescere con la svalutazione.
Il 30 novembre, però, non sarà scontro tra tecnicismi, bensì tra chi ritiene che la banca centrale non debba mettere a repentaglio il benessere dei suoi cittadini stampando moneta e destabilizzando i prezzi e chi, al contrario, pensa che la politica monetaria sia uno strumento a disposizione dei governi per intervenire in economia.
Il referendum sull’oro è azzeccatissimo per questo. Trattandosi di un asset disponibile in quantità limitata, si evita che la base monetaria si espanda scriteriatamente, dovendo rimanere legata all’oro. Si tratta di un ritorno in versione rivisitata al cosiddetto sistema del “gold standard”. E con le stamperie di Federal Reserve, BCE e Bank of Japan che lavorano a pieno ritmo, il fenomeno di riflusso dei popoli contro le rispettive banche centrali potrebbe interessare presto tutte le più importanti economie del pianeta.

Il partito conservatore elvetico, l’UDC, ha ottenuto il via libera della Cancelleria federale per indire un referendum sulle riserve auree della Schweizerische National-Bank (SNB), la banca centrale svizzera. Il voto chiesto dalla destra punta a tre obiettivi: rimpatriare l’oro svizzero oggi all’estero; la SNB deve perdere il potere di vendere l’oro e l’ammontare delle riserve auree deve essere pari ad almeno il 20% delle riserve complessive. Considerando che le riserve di oro oggi nei caveau della SNB ammontano a circa 1.100 tonnellate, pari al 9% delle riserve estere complessive (520 miliardi di dollari) e per un controvalore di 49,5 miliardi di franchi svizzeri (39,6 miliardi di euro), se passasse il referendum voluto dall’UDC, la SNB sarebbe costretta nei prossimi anni a riacquistare oro per oltre 50 miliardi di dollari circa, ossia per un ammontare simile a quello oggi detenuto.

Referendum riserve auree Svizzera: le ragioni del fronte del “si”

Le ragioni di tale richiesta risiedono nelle paure degli svizzeri che le politiche di forte allentamento monetario di Federal Reserve e BCE possano inondare i mercati di moneta e svalutino persino il forte franco. Tanto che si valuta l’ipotesi di emendare la Costituzione, imponendo l’emissione di una moneta parallela a contenuto aureo, in modo da evitare che il Paese possa subire un’ondata di svalutazione della moneta.
Tali timori sono rinvigoriti dalla constatazione che le banche centrali della UE detengono 10.800 tonnellate di oro nei loro caveau, qualcosa come quasi 500 miliardi di dollari e pari al 62,5% delle loro riserve estere. Probabile, quindi, che sulla base di quanto sta accadendo a Cipro anche gli altri istituti possano prendere in considerazione la cessione di oro per risanare i debiti (Salvataggio di Cipro più caro, possibile la vendita dell’oro?).
E la Banca d’Italia, ad esempio, tra le maggiori sospettate per un possibile ragionamento del genere, detiene 2.451 tonnellate di oro, pari al 71,3% delle sue riserve complessive. Sufficienti, se vendute, a provocare un tonfo delle quotazioni dell’oro, come ha dimostrato il crollo della settimana scorsa, quando gli investitori hanno avuto anche la sola sensazione che ciò in Europa possa avvenire (Crollo record prezzo oro: cosa spinge al ribasso?).

Possibili effetti collaterali dell’obbligo di riacquisto

Ma nel ragionamento degli svizzeri non quadrano un paio di cose. In primo luogo, il franco svizzero non solo non ha subito svalutazioni dal crollo dell’euro nel 2012 e dalla crisi dell’Eurozona, ma al contrario ne ha beneficiato, perché è arci-noto a tutti che gli istituti elvetici siano considerati un rifugio in tempi di panico o di instabilità finanziaria altrove. Tanto che a fine 2011 la SNB ha fissato un tasso di cambio massimo tra euro e franco svizzero a 1,20, per evitare eccessive rivalutazioni che avrebbero messo in pericolo l’economia elvetica e creato contraccolpi agli investimenti dei suoi fondi pensione all’estero. Tradotto: è successo esattamente l’opposto di quanto i referendari temano.
Altra questione: la Svizzera ha adottato una politica di forte vendita di oro all’estero nella seconda metà del Duemila, beneficiando dei prezzi in ascesa dell’oro. Ma per quanto le quotazioni del metallo siano oggi basse, rispetto ai picchi dei mesi scorsi, comunque viaggiano sopra i 1.400 dollari l’oncia, ossia a livelli mediamente doppi di quanto avranno venduto gli svizzeri negli anni precedenti. A conti fatti, quindi, costringere la SNB a comprare nel futuro prossimo potrebbe rivelarsi una mossa costosa e senza senso, perché l’istituto potrebbe subire forti perdite e al contempo trovarsi nei caveau riserve auree probabilmente con prezzi calanti. E a poco vale il discorso che il 9% di oro sull’ammontare delle riserve estere sia una percentuale bassa, perché Pechino, per fare un esempio, detiene circa le stesse tonnellate di metallo, ma pari all’1,6% delle sue riserve complessive. Lo stesso Giappone, con 765,6 tonnellate, ha appena il 3,3% di riserve in oro.
 
Ultima modifica:

mariougo

Forumer storico
verso...1,20

copio..... mi raccomando..
Data






Technical Summary

Daily: Strong Sell
Monthly: Strong Sell






charts- as you can see below. The pair is expected to break out of this Down Channel and then to rise to the target level 1.2155 in the next 2 trading days. The stop-level for this forecast is set by Autochartist at 1.2119 (point A). This point was formed recently when the pair reversed up sharply from the strong support zone lying between the support level 1.2120 (which has been reversing the pair from March of 2013, as you can see on the second chart below) and the lower weekly Bollinger Band.


The weekly EUR/CHF EUR/CHF





1.2112+0.0017 (+0.14%)
18:02:27 GMT - Real-time Data

Loading



Technical Summary




chart below shows the previous price action near the support level 1.2120:



m:rolleyes:
 

mariougo

Forumer storico
buon weekend...


In Svizzera, la prossima settimana sarà pubblicato il barometro
congiunturale KOF. I dati complessivamente deludenti
degli indicatori anticipatori europei fanno prevedere per
agosto un leggero calo. I recenti dati delle esportazioni svizzere
per luglio mostrano tuttavia anche che le esportazioni
verso i principali mercati di sbocco europei, soprattutto verso
la Germania, hanno un andamento sempre solido.

:) m
 

mariougo

Forumer storico
approfondimento

buonasera..
qui un riassunto ... di la' articolo completo


Indebitamento privato – Fattori propulsivi del mercato​
immobiliare​
Il drastico aumento del debito privato in molti paesi industrializzati è stato improvvisamente interrotto

dalla crisi finanziaria. Le banche che nell'Europa continentale finanziano la maggior parte dell'indebitamento​
privato hanno registrato elevatissime perdite sui crediti negli ultimi anni, soprattutto nei paesi​
dell'Eurozona interessati dalla crisi del debito con due recessioni consecutive.​
Quanto alle famiglie, l'eccessivo aumento dei debiti è stato alimentato dal boom immobiliare che nella

periferia dell'Eurozona è stato avviato soprattutto dal forte calo dei tassi. Tuttavia, in questi paesi dopo​
lo scoppio della bolla la sostenibilità delle ipoteche si è di nuovo ampiamente normalizzata. A livello​
mondiale la correzione negli Stati Uniti è la più avanzata. In Svizzera il boom degli ultimi anni ha reso​
l'acquisto di immobili meno accessibile, ma i valori di sostenibilità rimangono moderati eccetto che nello​
scenario di tassi estremi.​
Anche il ripido aumento del debito delle imprese è dipeso principalmente dai crediti immobiliari. Oltre a

un generale incremento dei crediti interni al Gruppo, l'eccessivo aumento del debito si è concentrato​
sulle imprese edili e immobiliari, mentre in linea di massima l'industria manifatturiera non ha creato​
un'eccessiva quota di capitale di terzi nemmeno nei paesi interessati dalla crisi del debito.​
Il processo di riduzione del debito è già a buon punto nei paesi con un debito elevato Irlanda, Spagna e

Portogallo, non da ultimo grazie ai programmi di salvataggio e all'Unione bancaria. A differenza degli
Stati Uniti e anche del livello costantemente basso in Svizzera, la quota dei crediti in sofferenza rimane
sempre elevata e continuerà a frenare la concessione di crediti. Nello scenario di una ripresa congiunturale sostenibile il contesto dei crediti per il settore privato dovrebbe migliorare
sempre di piu'

in Svizzera non esiste affatto la questione​
della rettifica dei vecchi oneri – a causa del tasso costantemente​
basso dei crediti in sofferenza. E anche​
nel caso di un peggioramento del contesto congiunturale,​
sulla base della precedente analisi non vediamo​
alcun acuto e forte rischio del sistema per il settore​
finanziario, nonostante la dinamica crescita delle ipoteche​
degli ultimi anni e l'indebitamento lordo relativamente​
elevato delle famiglie. Le disposizioni per la​
concessione di crediti, inasprite dalla politica e dalle​
banche stesse, e l'incentivo fiscale, diminuito a causa​
del bassissimo livello dei tassi, a non ammortizzare le​
ipoteche dovrebbero inoltre avere un effetto frenante​
sull'andamento della quota di debito.​

m:)

 

mariougo

Forumer storico
b.w.

In questo contesto, rispetto all'USD da maggio l'EUR ha perso​
più del 5%. Nelle ultime settimane l'EUR/CHF si è di nuovo​
avvicinato alla soglia minima del tasso di cambio. Il livello​
rimane però sopra la soglia di intervento della BNS, che​
secondo gli ultimi dati ha acquistato divise per l'ultima volta a​
settembre 2012. Finora, i dati settimanali per i depositi a vista​
presso la BNS, che sono un puntuale indicatore per acquisti di​
divise, rimangono stabili​
Focus: PIL svizzero – commercio estero con
vento contrario
L'influenza estiva, che ha colpito alcune economie europee, ha
provocato un raffreddore in Svizzera, come dovrebbero
mostrare la prossima settimana i dati sul PIL nel secondo
trimestre 2014. Una stagnazione come nell'Eurozona non è
comunque prevedibile.
Calo delle esportazioni, aumento delle importazioni
Dopo un solido inizio d'anno e una crescita del PIL svizzero nel
1° trimestre dello 0.5% rispetto al trimestre precedente (2.0%
rispetto al trimestre dell'anno precedente), nel 2° trimestre si
dovrebbe registrare una dinamica leggermente in calo. Un
importante fattore propulsivo di questo andamento è la
deludente crescita economica nell'Eurozona. L'Italia è ritornata
in recessione, la Francia ha registrato per la seconda volta
consecutiva una crescita zero e ultimamente perfino dalla
Germania mancavano gli impulsi solitamente forti – ciò
tuttavia dopo un vivace avvio d'anno. Non inaspettatamente,
quindi, i dati sul commercio estero da aprile indicano che in
Svizzera non è previsto un positivo contributo alla crescita nel
2° trimestre. A differenza dell'inizio d'anno, quando la bilancia
commerciale aveva contribuito nettamente al buon risultato (si
veda la figura). Per contro, nel periodo in rassegna le
importazioni sono aumentate. Da un lato come reazione al
calo delle importazioni nel 1° trimestre e dall'altro lato a causa
della domanda interna svizzera sempre forte
.


La domanda interna rimane robusta
Il modello di crescita prevalente dalla crisi finanziaria dovrebbe
imporsi anche attualmente: mentre dal commercio estero
provengono solo isolatamente contribuiti positivi alla crescita,
soprattutto la domanda interna determina un effetto positivo.
Il consumo privato contribuisce al PIL per circa il 60% e negli
ultimi anni ha mostrato una crescita costante. La persistente
immigrazione a fronte di un tasso di disoccupazione del 3.2%,
costante da maggio 2013, fa prevedere nell'attuale contesto
una solida crescita dei consumi, anche se il recente indice della
fiducia dei consumatori SECO ha indicato una leggera
diminuzione.
L'attenzione principale sarà sicuramente rivolta all'andamento
degli investimenti edilizi. Con appena il 10% del PIL, questa
componente è molto meno importante rispetto al consumo
privato. Ma nel 1° trimestre 2014 il tasso di crescita rispetto al
trimestre dell'anno precedente si è impennato a oltre il 10% –
un valore che era stato registrato per l'ultima volta all'inizio
degli anni Novanta. A un'attività edilizia molto robusta nel
secondo semestre 2013 è seguito un inverno mite con un
effetto conseguentemente positivo sul settore. Gli investimenti
edilizi dovrebbero rimanere robusti, ma nei prossimi trimestri
dovrebbero registrare piuttosto tassi di crescita del 5%, invece
dell'11.5% nel 1° trimestre.
A causa della forte domanda interna, a breve termine non
prevediamo un forte peggioramento della crescita economica
svizzera. L'Eurozona non dovrebbe però accelerare molto
neppure nel secondo semestre; soprattutto le esportazioni
hanno di fronte ulteriori ostacoli. In questo difficile contesto,
quest'anno l'economia svizzera dovrebbe aumentare nel
complesso leggermente sopra la crescita potenziale – tuttavia
la nostra attuale previsione notevolmente sopra il potenziale
non dovrebbe essere più a portata di mano nel caso di
persistenti sintomi influenzali nell'Eurozona.


m:):rolleyes::mmmm:

 

merdina

Opzioni e Futures
Ciao,
comincio a sentire un poco di fermento, siamo sempre in equilibrio ma ci sono più pressioni da entrambe le parti.

Ricminciamo a ballare?
:)

;)
 

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