€/CHF operatività senza AT

Per ora Giacometti vince...!!! :V

Una eventuale svalutazione del CHF su EUR va valutata solo dopo che avranno stampato le nuove banconote... se saranno più brutte... non le vorrà nessuno... e mi sa che lo saranno...!!! :V
 
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In Svizzera, l'inflazione rimane invece chiaramente nel settore
negativo. A febbraio, il tasso annuo è però passato dal -1.3%
a -0.8%. L'effetto dello shock del tasso di cambio comincia a
fermarsi gradualmente. Ultimamente, solo in pochi casi la tendenza
dei prezzi ha registrato di nuovo un ribasso. Tra questi
si trovano i prezzi del settore ricettivo. I dati del PIL per il 2015
hanno mostrato che è il settore del turismo a risentire maggiormente
del forte franco. La pressione a ridurre i prezzi continua.
Ciò è stato confermato questa settimana dai deboli dati
dei pernottamenti. Fortemente penalizzati dal tasso di cambio
e inoltre dalle miti condizioni meteorologiche invernali, a gennaio
i pernottamenti in Svizzera sono stati di ben il 6.8% inferiori
al livello dell'anno precedente.
 
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In Svizzera, l'inflazione rimane invece chiaramente nel settore
negativo. A febbraio, il tasso annuo è però passato dal -1.3%
a -0.8%. L'effetto dello shock del tasso di cambio comincia a
fermarsi gradualmente. Ultimamente, solo in pochi casi la tendenza
dei prezzi ha registrato di nuovo un ribasso. Tra questi
si trovano i prezzi del settore ricettivo. I dati del PIL per il 2015
hanno mostrato che è il settore del turismo a risentire maggiormente
del forte franco. La pressione a ridurre i prezzi continua.
Ciò è stato confermato questa settimana dai deboli dati
dei pernottamenti. Fortemente penalizzati dal tasso di cambio
e inoltre dalle miti condizioni meteorologiche invernali, a gennaio
i pernottamenti in Svizzera sono stati di ben il 6.8% inferiori
al livello dell'anno precedente.

Focus: la BNS non ha dovuto seguire a ruota

Come previsto, durante la sua riunione trimestrale di politica monetaria la Banca nazionale svizzera (BNS) non ha effettuato alcuna variazione della sua politica dei tassi negativi. Sia il tasso target per il Libor a 3 mesi sia il tasso d'interesse per i depositi a vista presso la BNS rimangono a -0.75%. Secondo la stima dei banchieri centrali, nonostante l'indebolimento rispetto all'euro verso il livello di 1.10 il franco è sempre nettamente sopravvalutato – e i margini di utile di molte aziende si trovano sempre sotto pressione. Di conseguenza, la Banca nazionale ha ripetuto la sua disponibilità a rimanere attiva, all'occorrenza, sul mercato delle divise. In seguito alle turbolenze sui mercati finanziari all'inizio dell'anno, i depositi a vista delle banche presso la BNS sono sensibilmente aumentati – un indizio di possibili acquisti di divise da parte della BNS, che però non ha confermato ufficialmente alcun intervento. In ogni caso, ultimamente la pressione sul franco non era paragonabile a quella del periodo dell'introduzione dei tassi negativi e della successiva riduzione del livello a -0.75. Allora al cambio dell'anno 2014/15, predominava la paura di una nuova recessione nell'Eurozona e i preparativi della BCE per un ampio programma di acquisti di obbligazioni, assieme all'introduzione dei tassi negativi, hanno ridotto nettamente la differenza dei tassi tra l'Eurozona e la Svizzera . Ciò ha aumentato l'attrattiva del franco. Con un tasso negativo di -0.75%, la BNS è riuscita a ristabilire la precedente differenza dei tassi e a ridurre la pressione sulla valuta. La differenza dei tassi viene mantenuta Con il successivo continuo consolidamento delle prospettive congiunturali per l'Eurozona, il franco si è poi addirittura indebolito sensibilmente rispetto all'euro fino all'inizio di quest'anno. L'ulteriore allentamento della politica monetaria della BCE, incluse le due riduzioni del tasso sui depositi a dicembre 2015 e a marzo 2016 a ormai -0.4%, in linea di principio non ha cambiato di molto questa distensione. La differenza dei tassi si è di nuovo ridotta, ma rimane nettamente sopra i bassi livelli di un anno fa. E sebbene la debole domanda dei paesi emergenti freni il commercio estero nell'Eurozona, non vi è alcun segnale di una interruzione dell'attuale moderata ripresa congiunturale. Nel complesso nessun motivo quindi per la BNS di diminuire di nuovo a marzo il già bassissimo tasso negativo. Delle cinque Banche centrali, che nel frattempo hanno introdotto tassi negativi, il livello della Riksbank svedese per il tasso dei depositi è ancora più basso, a -1.25%. A causa della differente importanza e soprattutto dei differenti volumi dei depositi delle banche presso le diverse Banche centrali, il regime della BNS è tuttavia il livello più basso del mondo per i tassi del mercato monetario.
 
Focus: la BNS non ha dovuto seguire a ruota

Come previsto, durante la sua riunione trimestrale di politica monetaria la Banca nazionale svizzera (BNS) non ha effettuato alcuna variazione della sua politica dei tassi negativi. Sia il tasso target per il Libor a 3 mesi sia il tasso d'interesse per i depositi a vista presso la BNS rimangono a -0.75%. Secondo la stima dei banchieri centrali, nonostante l'indebolimento rispetto all'euro verso il livello di 1.10 il franco è sempre nettamente sopravvalutato – e i margini di utile di molte aziende si trovano sempre sotto pressione. Di conseguenza, la Banca nazionale ha ripetuto la sua disponibilità a rimanere attiva, all'occorrenza, sul mercato delle divise. In seguito alle turbolenze sui mercati finanziari all'inizio dell'anno, i depositi a vista delle banche presso la BNS sono sensibilmente aumentati – un indizio di possibili acquisti di divise da parte della BNS, che però non ha confermato ufficialmente alcun intervento. In ogni caso, ultimamente la pressione sul franco non era paragonabile a quella del periodo dell'introduzione dei tassi negativi e della successiva riduzione del livello a -0.75. Allora al cambio dell'anno 2014/15, predominava la paura di una nuova recessione nell'Eurozona e i preparativi della BCE per un ampio programma di acquisti di obbligazioni, assieme all'introduzione dei tassi negativi, hanno ridotto nettamente la differenza dei tassi tra l'Eurozona e la Svizzera . Ciò ha aumentato l'attrattiva del franco. Con un tasso negativo di -0.75%, la BNS è riuscita a ristabilire la precedente differenza dei tassi e a ridurre la pressione sulla valuta. La differenza dei tassi viene mantenuta Con il successivo continuo consolidamento delle prospettive congiunturali per l'Eurozona, il franco si è poi addirittura indebolito sensibilmente rispetto all'euro fino all'inizio di quest'anno. L'ulteriore allentamento della politica monetaria della BCE, incluse le due riduzioni del tasso sui depositi a dicembre 2015 e a marzo 2016 a ormai -0.4%, in linea di principio non ha cambiato di molto questa distensione. La differenza dei tassi si è di nuovo ridotta, ma rimane nettamente sopra i bassi livelli di un anno fa. E sebbene la debole domanda dei paesi emergenti freni il commercio estero nell'Eurozona, non vi è alcun segnale di una interruzione dell'attuale moderata ripresa congiunturale. Nel complesso nessun motivo quindi per la BNS di diminuire di nuovo a marzo il già bassissimo tasso negativo. Delle cinque Banche centrali, che nel frattempo hanno introdotto tassi negativi, il livello della Riksbank svedese per il tasso dei depositi è ancora più basso, a -1.25%. A causa della differente importanza e soprattutto dei differenti volumi dei depositi delle banche presso le diverse Banche centrali, il regime della BNS è tuttavia il livello più basso del mondo per i tassi del mercato monetario.
 
L’abbandono della soglia minima franco/ euro – deciso il 15 gennaio 2015 – ha inciso sull’economia svizzera, provocando un improvviso peggioramento della competitività delle esportazioni. Da allora le merci svizzere sono diventate nettamente più costose all’estero. Come previsto, ciò ha avuto ripercussioni negative sulle cifre delle esportazioni dello scorso anno. Quasi tutti i settori hanno subito un calo del fatturato, in particolare l’industria della carta che ha accusato una diminuzione delle esportazioni di oltre il 10 percento (v. grafico). I più colpiti sono stati i segmenti di produzione relativamente sensibili ai prezzi. Le loro quote d’esportazione registrano già da qualche tempo una tendenza al ribasso. Soprattutto le esportazioni nell’industria tessile, della carta, dell’elettronica di consumo e del mobile sono drasticamente calate a partire dal 1990. Ciò vale anche per i sottosettori nell’industria meccanica, con in testa quello della costruzione di macchine tessili, arretrato di quasi il 90 percento. In rialzo la farmaceutica Nel settore farmaceutico il volume delle esportazioni è invece sensibilmente aumentato. Negli ultimi 25 anni la quota delle esportazioni è raddoppiata, passando da meno del 20 percento a quasi il 40 percento. Superata la crisi del quarzo, anche il settore orologiero si è dapprima stabilizzato, per poi aumentare notevolmente le quote negli ultimi dieci anni. Ma nel 2015 anche questi due settori in crescita negli ultimi anni sono stati confrontati con un calo dei proventi delle esportazioni. Solo il settore della gioielleria ha realizzato un aumento della cifra d’affari all’estero (v. grafico). Il temuto crollo del settore delle esportazioni non si è tuttavia verificato. Nel 2015 il valore nominale in franchi svizzeri dei proventi delle esportazioni è complessivamente calato di quasi il 3 percento rispetto all’anno precedente. In termini reali, la flessione è però stata molto moderata (–0,7 percento). Ciò significa che lo scorso anno il volume dei beni esportati è rimasto pressoché stabile, mentre i prezzi di vendita calcolati in franchi svizzeri sono spesso nettamente diminuiti. Nonostante la maggioranza dei settori dell’export abbia subito delle perdite (anche con le cifre rettificate per il calo dei prezzi delle esportazioni), il quadro generale è nettamente più confortante. Grazie agli sconti sui prezzi, lo scorso anno ad esempio l’industria della carta ha mantenuto le sue quote d’esportazione. L’industria tessile è addirittura riuscita ad esportare più merci . L’esportazione di articoli di gioielleria presenta invece un quadro opposto. Alla forte crescita nominale si contrappone un’ancora più marcata flessione in termini reali. Lo scorso anno sono dunque stati esportati molto meno oggetti preziosi, ma di valore notevolmente più elevato. Il contributo della congiuntura globale La congiuntura globale stabile è stata un fattore importante per il mantenimento dei volumi delle esportazioni svizzere. Diversamente dalla precedente spinta al rialzo del franco svizzero al culmine della crisi del debito dell’euro nel 2011, lo scorso anno lo shock dell’abbandono del cambio minimo non ha comportato un crollo della domanda nell’Eurozona, che rimane di gran lunga il principale partner commerciale della Svizzera. Al contrario, la ripresa dell’Eurozona si è progressivamente rafforzata nel corso del 2015. Ciò vale per la maggioranza dei paesi industrializzati. In Cina e in altri paesi emergenti la congiuntura ha invece subito un sensibile rallentamento, non senza ripercussioni anche sulle esportazioni del settore orologiero svizzero. Nel complesso la crescita dell’economia mondiale presenta tuttavia un normale andamento laterale. La flessione del 6,7 percento in termini nominali, accusata nel 2015 dalle esportazioni svizzere nell’Eurozona, va in primo luogo ascritta alle riduzioni di prezzo dovute a fattori valutari. Le esportazioni negli USA e in Gran Bretagna sono viceversa notevolmente aumentate lo scorso anno, grazie alla forza della sterlina britannica e del dollaro USA. Rispetto all’anno precedente, nel 2015 il franco svizzero ha perso valore soprattutto nei confronti del dollaro, nonostante lo shock del cambio libero.
 
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Una tendenza leggermente positiva si riscontra negli indicatori congiunturali svizzeri. A marzo, il barometro congiunturale KOF è rimasto a 102.5 ed è quindi leggermente sopra la media di lungo periodo di 100 punti. Tuttavia, gli impulsi positivi derivano sempre dal consumo privato, mentre l'industria manifatturiera e il settore delle esportazioni penalizzavano il barometro congiunturale. In Svizzera, nei prossimi giorni i dati dei prezzi e del mercato del lavoro saranno al centro dell'attenzione. A febbraio è stata registrata ancora un'inflazione di -0.8%, il che significa un forte aumento rispetto al livello minimo di -1.4% dell'anno scorso. Nel frattempo, l'effetto diretto dello shock del franco a gennaio 2015 diminuisce nella prospettiva annuale. E anche l'effetto frenante sui prezzi derivante dal prezzo del petrolio si riduce un po', poiché quest'ultimo aveva compiuto in gran parte la correzione già un anno fa. A marzo aumentano rispettivamente i prezzi per l'abbigliamento dopo i saldi. Quest'anno, inoltre, si è riscontrato un forte aumento rispetto a febbraio per i prezzi dell'olio combustibile. Rispetto all'anno precedente, a marzo prevediamo l'indice dei prezzi al consumo a -0.7%. Sul mercato del lavoro svizzero la situazione continua a peggiorare lentamente. A marzo, per effetti stagionali il numero dei disoccupati registrati diminuisce rispettivamente, ma nel 2016 il calo dovrebbe essere meno forte rispetto agli anni precedenti. Di conseguenza prevediamo un leggero aumento del tasso di disoccupazione destagionalizzato al 3.5%, dopo il 3.4% a febbraio. Ciò conferma che nonostante gli stabili indicatori congiunturali l'economia svizzera continua a essere penalizzata
 
Ciao Mario... la BNS ha bisogno di me...!!! :godo:


ciao ...buon week.. di sicuro...perche' se deve decidere.....

Le valute sono il simbolo dell’orgoglio nazionale.
Tra dieci anni il mondo utilizzerà una sola valuta? Il supereuro? Il mega-yuan? Il dollaro globale?. Il franco svizzero esisterà anche nel 2025?.
Dovrebbero esserci dei cambiamenti veramente radicali per rinunciare alle valute?
Un evento simile potrebbe essere un’iperinflazione, che porti a una repentina svalutazione.?
 
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la BNS sembra essere selettivamente attiva sul mercato delle divise. I depositi a vista delle banche presso la BNS – un indicatore per possibili acquisti di divise della Banca nazionale – hanno registrato una tendenza rialzista anche questa settimana. Inoltre, l'aumento dei depositi in euro di altre banche centrali presso la Bundesbank tedesca a febbraio e a marzo fanno supporre interventi della BNS.
 

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