€/CHF operatività senza AT

Ciao,
senza leggere i dati, a naso confermo quanto appena scritto, cercano di tenersi 1,10 come target in attesa di evoluzioni
 
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In Svizzera nove titoli dello SMI hanno già presentato i loro fatturati e cinque di questi anche i loro utili per il T1. I due pesi massimi dello SMI, Novartis e ABB, hanno superato le previsioni sugli utili degli analisti. Ma l'utile ottenuto è stato in calo rispetto ai valori dell'anno precedente. A seguito della loro elevata capitalizzazione di borsa, i due titoli stabiliscono la tendenza per il mercato complessivo. Nel complesso, anche in Svizzera i profitti aziendali non tengono il passo con l'andamento dei corsi azionari. Lo SMI non è quindi valutato convenientemente perfino dopo la correzione all'inizio dell'anno. Oltre ai pesi massimi con moderato andamento di proventi sono stati presentati risultati positivi anche dalle imprese dello SMI. Per esempio Actelion e Geberit hanno mostrato un forte aumento dei proventi. I rispettivi corsi azionari si muovono di conseguenza attorno ai loro massimi storici. Le due azioni rappresentano però solo il 3% della capitalizzazione di mercato dello SMI, rispetto al 23% di Novartis e ABB
 
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Focus: la deflazione CH sta lentamente terminando Con un calo dei prezzi al consumo di -1.4% rispetto all'anno precedente, alla fine dell'anno scorso il tasso d'inflazione svizzero ha registrato il valore più basso dal 1959. Da allora, però, il tasso annuo è in forte aumento. Solo in aprile il calo dei prezzi al consumo si è più che dimezzato, passando da -0.9% a -0.4%. L'aumento sorprendentemente forte è stato probabilmente un po' distorto al rialzo dai prezzi volatili per i viaggi. Ciò non cambia però nulla quanto alla generale tendenza rialzista dell'inflazione. La flessione del livello dei prezzi l'anno scorso è stata alimentata quasi esclusivamente da due fattori: il crollo del prezzo del petrolio e, più ancora, lo shock per il tasso di cambio. Ciò ha determinato una notevole riduzione dei prezzi dei beni di consumo importati – anche perché nel complesso il commercio ha trasferito il vantaggio del tasso di cambio più rapidamente rispetto a precedenti fasi di rivalutazione del franco. Dall'autunno 2014 i prodotti petroliferi in Svizzera hanno registrato la maggiore riduzione dei prezzi, di un buon quarto. Inoltre, i beni durevoli, per lo più importati, mostrano un forte calo dei prezzi di oltre il 5% . La deflazione importata ha ridotto i prezzi dei beni di consumo Variazione cumulata dei prezzi al consumo in % Fonte: UST, Raiffeisen Research E se si osserva l'andamento dei prezzi dal 2007, anno in cui cominciò la fase di forza del franco svizzero, l'adeguamento dei prezzi per i beni durevoli è ancora notevolmente più forte. Nell'ultimo decennio, i prodotti elettronici, gli elettrodomestici e anche le autovetture sono diventate in media più convenienti di oltre il 20%. Nel frattempo, soprattutto i prezzi al consumo per i servizi nazionali e anche gli affitti hanno mostrato sempre una tendenza rialzista. Poiché tuttavia dallo shock per il tasso di cambio è già passato più di un anno, l'effetto di riduzione dei prezzi dovuto alla rivalutazione del franco negli ultimi mesi è ampiamente terminato. Il tasso dell'inflazione di base, che esclude energia, alimentari e prodotti stagionali, è quindi salito da gennaio ad aprile di quasi un punto percentuale, arrivando a zero. Inoltre, nel frattempo anche il negativo contributo dei prezzi dell'energia al tasso d'inflazione ha nettamente superato il punto massimo. Dopo -12% lo scorso settembre, il calo dei prezzi dell'energia in aprile rispetto all'anno precedente è stato ancora di un buon -5%. A breve, senza nuove forti oscillazioni del franco svizzero e del prezzo del petrolio non è previsto alcun altro aumento del tasso d'inflazione. Il leggero aumento dei prezzi dovrebbe far salire il tasso d'inflazione complessivo nel resto dell'anno lentamente verso lo zero e alla fine dell'anno, dopo molto tempo, portarlo di nuovo sensibilmente in settore positivo. Nel 2017 i prezzi al consumo su base annua dovrebbero salire di nuovo sensibilmente per la prima volta dal 2011. Durante la sua ultima riunione a marzo, la BNS ha rivisto invece ancora al ribasso le sue proiezioni inflazionistiche, portandole a -0.8% per il 2016 e a +0.1% per il 2017. Sulla base del recente andamento dei prezzi, per la prossima valutazione della situazione a giugno una revisione al rialzo ci sembra senz'altro probabile. Ciò non dovrebbe però avere effetti sul corso politico-monetario né a breve termine sul tasso negativo. Infatti, una più forte accelerazione dei prezzi non è in vista. I postumi dello shock del tasso di cambio nell'industria manifatturiera, nel commercio e anche nel settore alberghiero, assieme ai moderati accordi salariali, dovrebbero continuare a mantenere bassa la pressione sui prezzi nel prossimo futuro – il che per esempio è segnalato anche dalle previsioni sui prezzi di vendita delle aziende svizzere
 
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Le possibili turbolenze per l'Eurozona sono importanti non da ultimo anche per l'EUR/CHF. Attualmente, rispetto all'euro il franco è riuscito a mantenersi sopra 1.10, ma se il CHF dovesse di nuovo rivalutarsi sensibilmente, il Presidente della BNS, Jordan, ha confermato nuovamente la disponibilità a intervenire sul mercato delle divise. I depositi a vista delle banche svizzere, che saranno pubblicati la prossima settimana, chiariranno di nuovo se e in che misura la Banca nazionale svizzera ha influito sull'attuale tasso di cambio, dopo che i depositi a vista da metà aprile erano leggermente diminuiti. La prossima settimana saranno in primo piano qui da noi anche i dati su bilancia commerciale e produzione industriale. Come negli ultimi dieci anni, anche per aprile si dovrebbe registrare un'eccedenza della bilancia commerciale. Questa eccedenza delle esportazioni va però valutata con prudenza. Infatti, le esportazioni sono sostenute in grandissima parte da quelle dei prodotti farmaceutici
 
EUR/CHF si muove attorno alla soglia dell’1.10 con un margine di variazione ristretto. Il movimento non dovrebbe espandersi in maniera marcata. Infatti, il percorso di ripresa moderato nell’unione monetaria resta ancora intatto e sostiene bene l’euro. Inoltre, il Presidente della BNS Thomas Jordan ha nuovamente confermato la disponibilità ad intervenire sul mercato valutario in caso di necessità, ovverosia in caso il CHF dovesse rinforzarsi troppo. Se quindi nel corso della partita a poker riguardante ulteriori miliardi in aiuto alla Grecia e/o a seguito della votazione sulla Brexit il valore dell’EUR dovesse diminuire, la Banca Nazionale Svizzera dovrebbe essere in grado di opporsi a una rivalutazione del CHF piazzandolo chiaramente al di sotto della soglia psicologicamente significativa dell’1.10. Su un periodo di 12 mesi ci aspettiamo un’ulteriore leggera svalutazione del CHF, e la moneta unitaria europea dovrebbe guadagnare terreno anche nei confronti dell’USD.
 
In Svizzera, la prossima settimana sono previsti i dati sulla crescita del PIL per il T1. Il forte aumento del PMI negli ultimi mesi si è finora riflesso solo in maniera limitata nei dati significativi. Con un aumento dell'1% rispetto all'anno precedente, la produzione industriale nel T1 è tornata per la prima volta dalla fine del 2014 di nuovo in settore positivo. Allo stesso tempo, però, le esportazioni reali hanno registrato una flessione. Prevediamo quindi solo un moderato aumento del PIL dello 0.2% rispetto al trimestre precedente. Nel T4, la crescita dello 0.4% era stata fortemente alimentata da una costituzione di scorte, che difficilmente dovrebbe essere proseguita.
 
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dall'8....acquisti da parte dlla BCE

Le previsioni prima dell'inizio del programma hanno fatto salire nettamente i prezzi delle obbligazioni societarie. Inoltre, in estate l'attività di emissione tradizionalmente bassa dovrebbe supportare i prezzi delle obbligazioni. Per contro, a nostro parere dal punto di vista degli investitori in franchi svizzeri, il potenziale di ulteriori guadagni valutari nel mercato dell'euro è limitato, dopo che l'EUR/CHF è aumentato a 1.10. d
 
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L'economia CH non si è quasi mossa all'inizio dell'anno. Con un +0.1% i dati provvisori del PIL mostrano per il T1 solo una debole crescita trimestrale, dopo un +0.4% nel 4T15. Solo il consumo privato ha fornito impulsi nettamente positivi con un +0.7% risp. al trimestre precedente. Le spese delle famiglie restano un affidabile supporto della crescita, nonostante gli effetti frenanti del turismo degli acquisti sul commercio al dettaglio e il rallentamento della dinamica d'immigrazione. Nel T1 gli investimenti edilizi sono stati favoriti dall'inverno mite. Le temperature elevate e il forte CHF hanno invece penalizzato il turismo, in modo tale che nonostante un'ulteriore crescita delle esportazioni di merci il commercio estero non ha contribuito in modo positivo alla crescita. Gli investimenti per impianti hanno mostrato vivacità, tuttavia sostenuti dagli investimenti volatili e poco sensibili alla congiuntura in altri veicoli. Riteniamo che in futuro non si registrerà alcuna accelerazione notevole delle attività industriali CH. Con un tasso di cambio EUR/CHF pari a circa 1.10, la maggior parte delle imprese può evitare tagli più significativi. La fiducia delle imprese è nettamente migliorata negli ultimi mesi. Anche a maggio, l'indice CH dei responsabili degli acquisti (PMI) è aumentato in modo forte fino a 55.8, il livello più elevato dall'inizio del 2014. In molti settori l'utilizzo delle capacità aziendali resta tuttavia al di sotto della media, e soprattutto nell'industria manifatturiera
sono previsti anche quest'anno investimenti all'estero e un taglio dei posti di lavoro. Nel complesso non vediamo quindi alcun motivo per modificare la nostra previsione del PIL per quest'anno. L'economia CH dovrebbe crescere di quasi l'1%, come l'anno scorso. Per i dati sulla disoccupazione CH, previsti la prossima settimana, ci aspettiamo su base destagionalizzata di nuovo un aumento. Dalla fine dell'anno scorso, la velocità del taglio dei posti di lavoro tende comunque di nuovo verso il basso, e a maggio il tasso di disoccupazione rettificato dovrebbe rimanere invariato al 3.5%. Anche per il tasso d'inflazione CH di maggio non prevediamo variazioni, dopo un salto da -0.9% a -0.4% in aprile. La tendenza rialzista dei prezzi al consumo dovrebbe però continuare nei prossimi mesi, poiché gli effetti frenanti dello shock del tasso di cambio e del prezzo del petrolio continuano a diminuire.
 
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in caso di una decisione di uscita, a rivalutarsi dovrebbe essere il franco, anche se la BNS tenterebbe di opporsi a un massiccio rafforzamento della valuta del paese. Poiché, in quanto tradizionale valuta sicura, il franco diventerebbe per gli investitori un rifugio ancora più richiesto di quanto lo sia già oggi. Senza dubbio una Brexit penalizzerebbe il clima d'investimento nel Regno Unito e la questione dell'accesso al mercato europeo preoccuperebbe gli azionisti. In particolare nell'importante settore bancario un'uscita dovrebbe provocare agitazione. Una sterlina sotto pressione con un contemporaneo forte franco potrebbe però frenare un po' la prevista correzione del mercato azionario. Nel corso dell'anno la debole sterlina ha già protetto il mercato azionario britannico da un forte calo . Infatti, nonostante le incertezze del mercato legate a un'uscita e gli emergenti timori di recessione, questi effetti negativi, per le imprese nel Regno Unito vengono contemporaneamente ridotti, fino a un certo punto, dalla debole sterlina. Poiché una debole sterlina dà ai prodotti di esportazione britannici un vantaggio di prezzo nel commercio internazionale
 

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