Tutto tragicamente vero a cui aggiungere una politica monetaria folle condotta da un laureato in giurisprudenza .. .. Che per difendere un cambio folle nell'estate 1992 riuscì nella demenziale impresa di far fuori tutte le riserve valutarie per SOLO 140.000.000.000 LIRE E OTTENNE.. .. UNA SVALUTAZIONE DELLA LIRA DEL 50% E IN PIÙ
UN PRELIEVO FORZOSO, RAPINA LEGALIZZATA, DEL 6 PER MILLE DA TUTTI I CONTI CORRENTI ITALIANI.
UN PRESIDENTE DELLA BANDA D'ITALIA CHE POI PER MERITO, BANCAROTTA DELLO STATO, FU PREMIATO CON LA CARICA DI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA.
CI SAREBBE ANCHE TUTTO IL DISCORSO SULLA GESTIONE DEL DEBITO PUBBLICO SPECIALMENTE NEGLI ANNI 80...
A dir la verità, dal punto di vista della mera gestione economica, i governi Amato e Ciampi sono stati i migliori (cioè i più efficienti) governi della Repubblica, insieme al governo Prodi e al governo Monti (questo dicono i numeri, anche se la favola pubblica racconta storie differenti).
Il governo Amato è stato il primo governo della Repubblica (cioè dal 1948) a ottenere un
avanzo primario di bilancio, che è l'unico modo per ridurre il debito.
Il governo Ciampi ha poi consolidato questa politica, che è diventata prassi virtuosa fino al governo Berlusconi II, quando vi è stato un cambio di rotta.
Ciampi, inoltre, con la politica dei redditi e la concertazione è riuscito a debellare l'inflazione e a ridurre i tassi di interesse che noi pagavamo sul debito (e che erano tassi a due cifre).
Ciampi non fu "presidente" della Banca d'Italia, bensì governatore, per la precisione.
Io lo ritengo un padre nobile della nostra Repubblica e una delle migliori figure che abbiano attraversato la scena pubblica italiana in quegli anni tristi.
Giuliano Amato, invece, è un personaggio molto più ambiguo: intelligentissimo, preparatissimo (è professore di Diritto pubblico dell'economia), fu il Presidente del Consiglio che salvò l'Italia dal default.
Tuttavia fu anche il ministro del Tesoro del governo Craxi, nonché strettissimo suo collaboratore, per cui le sue responsabilità nel disastro italiano non possono essere negate.
Allego uno scritto del 1988 di Giavazzi, ora fustigatore dei "mali costumi" della finanza pubblica italiana.
In questo scritto Giavazzi sostiene che, grazie all'enorme espansione del proprio debito pubblico, l'Italia aveva risolto tutti i suoi problemi macroeconomici.
In realtà, il nostro Paese si stava stringendo al collo un cappio che lo accompagnerà nei decenni successivi.
Gli economisti alla Giavazzi, in quell'epoca terribile, hanno fatto i corifei del regime.
Le responsabilità politiche sono state diffuse e, secondo me, colpiscono anche tutti i cittadini.
A salvarsi come uomo, come intellettuale e come economista, fu solo Beniamino Andreatta, il maestro di Prodi.
Andreatta, purtroppo, predicò nel deserto e la sua voce fu raccolta da pochissimi: il governo Prodi, in ogni caso, riuscì a ridurre notevolmente il debito pubblico italiano e quello è un merito che i numeri, se non la storia e l'opinione pubblica, gli riconoscono indiscutibilmente.
Io non so come l'Italia riuscirà ad uscire da questa situazione.
Dopo la seconda guerra mondiale il debito pubblico fu letteralmente azzerato dall'inflazione, ma tale inflazione fu un fenomeno europeo.
Io non so quale possa essere la soluzione ai problemi che affliggono questo nostro Paese: so però che, se una soluzione esiste, tale soluzione verrà dall'Europa (come accaduto alla fine della seconda guerra mondiale).