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veilfast

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Usa: indice fiducia

L'indice di fiducia dei consumatori statunitensi elaborato dall'Universita' del Michigan a giugno e' risultato pari -sulla base dei dati preliminari- a 56,7 punti (59 il consenso) in calo rispetto al dato di maggio (59,8). In calo il sottoindice relativo alle aspettative (49 punti contro i 51,1 a fine maggio), e quello sulla situazione corrente a 68,7 (73,3 a fine maggio).
 

veilfast

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Pop. Milano

Pop. Milano, Fitch conferma idr di lungo termine A con outlook stabile

Quotazioni

Banca Popolare Milan...
6.89
+3.77%


Fitch Ratings, sull'italiana Banca popolare di Milano (Milano: PMI.MI - notizie) , ha confermato oggi i rating issuer default A per quel che concerne il lungo termine, con un outlook stabile, e F1 per il breve periodo. Fitch ha inoltre assegnato il rating di lungo termine A- all'emissione ibrida in arrivo tier 1. Come afferma una nota dell'agenzia di rating, "i giudizi riflettono un libro prestiti in salute, un'adeguata capitalizzazione e una solida rete di franchising, che sostiene la tradizionale attività bancaria".
 

veilfast

Forumer storico
Euro Dollaro

Un report sintetico e concentrato sul cross principale: siamo tornati in quell'area fondamentale per le posizioni di più largo respiro rispetto ai day trading.

La fascia compresa tra 1,5340 e 1,5400 ha fermato ogni tentativo di allungo del dollaro. Il cambio euro dollaro torna sul supporto in una giornata,oggi,che precede un week end interessante visto il meeting in Giappone del G8,che per certo porrà l'attenzione sul tema valutario,oltre che sulle tensioni finanziarie.

Un break ribassista darebbe il là ad acquisti massicci di moneta americana;il livello 1,5280 e 1,5150 sarebbero certo obiettivi grafici di breve,ma il target sarebbe probabilmente più ambizioso e collocato in area 1,4950-1,5000.


Ogni considerazione viene fatta col condizionale,perché riteniamo necessaria la rottura dei livelli citati.

I dati sull'inflazione Usa in uscita oggi hanno confermato un pericolo ormai noto e la necessità di affrontarlo anche da parte della FED.

Toni aggressivi sul fronte tassi sarebbero fattore determinante pro dollaro,visto che tale atteggiamento,da parte della BCE,è già prezzato.

Attendiamo quindi di valutare le considerazioni post meeting G8 nella seduta di lunedì.
 

dona46

Forumer storico
Come spesso accaduto però in queste ultime settimane, a soffrire per questa situazione non certo felici sono stati maggiormente gli altri mercati piuttosto che quelli americani. Una dimostrazione di ciò la si può avere guardando all'andamento di quest'ultima settimana, con una performance molto differente tra le due opposte sponde dell'Atlantico.
Ad avere la peggio su tutti è stato comunque il Giappone, che ha visto il Nikkei 225 (notizie) ritornare al di sopra della soglia dei 14.000 punti, strenuamente difesa nelle due ottave precedenti, con una flessione di oltre tre punti e mezzo percentuali.
Pesante il bilancio anche per buona parte dei listini del Vecchio Continente, tra i quali ha fatto eccezione il Dax30 che si è difeso egregiamente con un calo contenuto dello 0,56%. Più ampia la flessione del Ftse100 e del Cac40 (Parigi: notizie) che sono arretrati rispettivamente dell'1,76% e del 2,36%.In America invece, grazie anche al rally realizzato nell'ultima seduta, il Dow Jones (notizie) ha archiviato la settimana in salita dello 0,8%, mentre l'S&P500 ha chiuso quasi invariato, diversamente dal Nasdaq Composite (NASDAQ: notizie) che ha accusato un ribasso dello 0,7%.

Ben diversa la situazione a Piazza Affari dove l'indice S&P/Mib ha vissuto un'altra ottava di grande debolezza, mostrando una forza relativa minore rispetto agli altri listini. In apertura di settimana l'indice è riuscito a mantenersi a poca distanza dalla soglia dei 31.700, salvo riportarsi il giorno successiva sui 31.400. Da questo livello è partita una gamba ribassista che ha spinto fin verso i 30.650, da cui si è avuto un doppio tentativo di ritorno verso i 31.000. Il mancato aggancio di quest'area ha portato proprio nell'ultima sessione a scivolare fino ai 30.400, con un rimbalzo nel finale a quota 30.942 punti, ma il bilancio settimanale è stato comunque molto negativo visto che nelle ultime cinque sedute l'indice ha lasciato sul parterre il 2,56%.

Quest'ultimo movimento, insieme agli spunti molto positivi offerti dalla chiusura dell'America, potrebbe favorire un ulteriore tentativo di recupero in apertura della prossima ottava. E' ancora prematuro infatti affermare che il peggio sia ormai alle spalle, così come ritenere che il minimo sia stato toccato nella seduta odierna con il bottom a 30.400.
Permane infatti il rischio di nuovi cali nel breve, con un possibile ritorno in area 30.000, ossia sui minimi di marzo. Una conferma in tal senso giungerebbe, secondo l'analista Carlo Corradin, con una nuova discesa al di sotto dei 30.600, già violati nell'ultima seduta ma ripresi in chiusura di settimana.
In caso di prosecuzione del rimbalzo odierno, per l'esperto di B&SJoint, si potrebbe avere un riequilibrio dei valori in direzione dei 31.500 prima e dei 31.700 in seconda battuta. Se però l'indice non riuscirà a spingersi al di sopra di tale area, allora il movimento andrà classificato come un semplice pull-back, destinato a lasciare il posto ad un ritorno sui minimi dell'anno.
 

dona46

Forumer storico
Per l'analista Maurizio Milano, il tono del mercato è ancora molto debole si manterrà tale almeno fino a quando le quotazioni stazioneranno al di sotto dei 32.500/32.750 punti. Un primo segnale positivo si avrebbe solo con la rottura dei 33.250, con primo obiettivo i 34.000 e target successivo la resistenza dei 34.750/35.000 punti. E' prematuro in ogni caso pensare da ora a questi livelli, ma l'esperto di Banca Sella ritiene al contempo ancora poco probabile una perforazione al ribasso dei 30.000. Tuttavia, nel caso in ciò dovesse avvenire, allora l'indice S&P/Mib sarebbe destinato a scivolare in direzione di un forte supporto posizionato 28.300/28.700, dove si dovrebbe assistere comunque ad un ritorno degli acquisti.

E l'ipotesi di una discesa anche al di sotto dei minimi di marzo non è da scartare secondo Dario Daolio, il quale ritiene che ci siano diversi fattori che giocano a favore di una prosecuzione della discesa. La volatilità non ha ancora raggiunto livelli tali che solitamente contraddistinguono dei minimi importanti e di fatto non ci troviamo ancora in una situazione di panico.
Pur essendoci un livello di ipervenduto non trascurabile, gli indicatori meno veloci sembrano segnalare che il ribasso potrebbe non essere ancora completo. Proprio per questo motivo è probabile il raggiungimento dei minimi in area 30.000, così come non è da scartare l'eventualità di una discesa al di sotto della stessa.

Infine, il fallito recupero dei 31.500 nei giorni scorsi da parte dell'S&P/Mib, a detta di Edoardo Mosca potrebbe essere foriero di un ulteriore ribasso. Quest'ultimo si potrebbe concretizzare o con un doppio minimo in area 30.000 o anche con discese su valori leggermente inferiori, cui potrebbe seguire un movimento di recupero a V anche piuttosto veloce.

In sintesi dunque possiamo dire che almeno sul mercato domestico, considerata la debolezza cronica del nostro listino rispetto agli altri, non è ancora scongiurato il rischio di nuove discese. Al movimento discendente delle ultime settimane infatti potrebbe mancare ancora un'altra piccola gamba ribassista prima di assistere ad una ripartenza decisa dei corsi.
Un'ipotesi quest'ultima che troverà credito in caso di tenuta dei 30.000 punti a fronte di un eventuale test nelle prossime giornate. Al contempo però non bisogna dimenticare che è altrettanto reale il rischio di una discesa al di sotto dei minimi di marzo, e se ciò dovesse accadere l'indice sarebbe destinato a perdere anche ulteriori 1.500 che si tradurranno in una flessione di ben cinque punti percentuali. Alla luce di ciò è bene non abbassare ancora la guardia, mantenendo alta l'attenzione almeno fino a quando il mercato non dimostrerà di aver raggiunto un bottom dal quale ripartire. Questo lo si capirà o dalla tenuta di alcune importanti soglie di supporto, quale appunto l'area dei 30.000, o dal superamento di livelli di resistenza che potranno allentare in maniera più decisa le pressioni ribassiste e ci riferiamo in tal caso ai 31.500/32.000 punti.


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dona46

Forumer storico
buffone non è considerata offesa

sono passati oltre 18 mesi. Ma la vendita non si è conclusa e anzi sembra ancora in alto mare e la situazione economica e finanziaria di Alitalia si sta deteriorando. Sarebbe stato meglio arrivare subito a un'amministrazione straordinaria capace di avviare un'operazione “lacrime e sangue”. E ora c'è anche il rischio di un advisor che può diventare parte causa…

Nel 2007 Alitalia ha chiuso il suo diciannovesimo bilancio inpassivo (su venti anni), dimezzando la liquidità disponibile, che poi si è praticamente azzerata nei primi cinque mesi del 2008, con una riduzione di circa 100 milioni al mese. Nei primi tre mesi dell'anno i costi operativi sono aumentati di 44 milioni, mentre i ricavi sono diminuiti di 43 milioni rispetto al primo trimestre del 2007. A questi ritmi, il “prestito ponte” - deliberato dal governo Prodi con il consenso della nuova maggioranza - dà ossigeno per meno di tre mesi, salvo che la stagione estiva non faccia un po' crescere i ricavi. Cosa peraltro difficile, visto il consistente calo di prenotazioni dovuto all'incertezza che circonda il futuro anche prossimo della compagnia (1).

Uno sguardo dal “ponte”

Cosa assai diversa sarebbe stato il prestito ponte nell'ambito della trattativa avviata a suo tempo con Air France (Parigi: FR0000031122 - notizie) -Klm, dal momento che la compagnia franco-olandese aveva presentato un piano industriale credibile, corredato da sostanziosi impegni finanziari, oltre che dalla proposta di acquisto. Fallita quella trattativa nel fuoco della campagna elettorale (e con “l'aiuto” determinante del sindacato) la decisione del prestito ponte è stata un modo per non scegliere l'unica strada ragionevole rimasta: l'amministrazione straordinaria ai sensi della Legge Marzano. Ragionevole perché avrebbe imposto di mettere da subito mano a un severo processo di risanamento, senza il quale la compagnia è comunque destinata al fallimento. Il rischio del fallimento non sarebbe scomparso ma poteva essere ridotto, a patto di accettare subito un po' di “sangue, sudore e lacrime”.
Il timore dell'impopolarità ha fatto prendere la via (bipartisan) del “ponte”, con il suo corredo di proteste delle compagnie europee, di apertura della procedura comunitaria per aiuti di stato, di risposte imbarazzate del governo. Il problema è che un ponte è tale se porta da un punto a un altro, mentre non sembra che sia ancora chiaro il punto di arrivo, né se ve ne sia uno. Non è ancora chiaro se il governo punti a individuare dei soci finanziatori (l'ancora impercettibile “cordata italiana”), un socio industriale nazionale (Air One), o un partner internazionale (e quindi si ritornerebbe a Air France-Klm e a Lufthansa (Xetra: 823212 - notizie) ). O se cerchi una qualche combinazione tra queste alternative (assai complicata da realizzare). La scelta di Banca Intesa San Paolo in qualità di advisor per l'operazione non appare del tutto neutrale, dal momento che quell'istituto aveva fiancheggiato Air One fino a quando (lo scorso dicembre) il governo aveva deciso di procedere a trattare con Air France-Klm in esclusiva (2). Tuttavia, i dirigenti di Intesa San Paolo già conoscono – almeno un po' – il dossier Alitalia e questo potrebbe accelerare i tempi. È inquietante, però, che il decreto approvato l'11 giugno scorso dalla Camera lasci aperta la possibilità che Banca Intesa San Paolo si trasformi da advisor in partecipante di una cordata.
Per il settore aereo c'è aria di crisi

Rimane il fatto che, comunque, il quadro entro cui l'operazione dovrebbe realizzarsi è cambiato. E non in meglio. Il continuo rialzo dei prezzi del petrolio stanno creando prospettive pessime per le compagnie aeree. Da un lato, infatti, stanno crescendo troppo i costi del carburante; dall'altro il rallentamento delle economie dei paesi più ricchi mettono a rischio la crescita della domanda. In Europa, nel primo trimestre del 2008 la capacità del comparto aereo è cresciuta del 5,3% rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, mentre i passeggeri trasportati sono cresciuti solo del 3,9% con conseguente riduzione del coefficiente di riempimento degli aerei. Secondo la risoluzione della Iata, presa il 2 giugno scorso a Istanbul, gli sforzi per ridurre i costi non dipendenti dal petrolio, per aumentare la produttività e ridurre i consumi di carburante non sono sufficienti a compensare l'aumento di tre volte del prezzo del petrolio dal 2006. Ventiquattro compagnie (sempre secondo la Iata) hanno cessato le operazioni o sono entrate in regime di amministrazione controllata negli ultimi 5 mesi. Altre seguiranno.

E il vaso di coccio?

In un simile contesto congiunturale, una compagnia strutturalmente in crisi come Alitalia – che non porta neanche più in dote il dominio del mercato interno (3) - rischia di essere un boccone indigeribile anche per i più solidi e accreditati partner internazionali. I quali – essendo già stati messi in fuga dai giochetti della politica nazionale e dalla protervia dei sindacati - potrebbero essere ora più interessati alla prospettiva del fallimento e della spartizione delle spoglie (slot, rotte, ecc.). La deroga alla Legge 474/94 - che l'11 giugno 2008 ha ricevuto il via libera dalla Camera dei deputati - potrebbe risultare del tutto inutile. Mentre il ricorso alla Legge 39/2004 (cioè la “Legge Marzano”) sarebbe forse ancora possibile e, con un commissario determinato e capace, potrebbe portare a una soluzione più dignitosa.

1) Nei soli primi tre mesi del 2008, Alitalia ha ridotto la capacità (posti offerti) del 5% al fine di razionalizzare la sua rete, ma i posti occupati sono diminuiti del 10%, con conseguente riduzione del load factor di 3,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2007. Si veda il Resoconto intermedio di gestione di Alitalia, I trimestre 2008 al sito:http://corporate.alitalia.it.
2) La scelta del governo aveva anche suscitato la reazione stizzita del consigliere delegato di banca Intesa San Paolo, giunto a definire “rinunciataria” la cessione di Alitalia al gruppo franco-olandese.
3) Tra l'altro, la quota del mercato interno di Alitalia – già molto ridotta negli ultimi dieci anni – si è ulteriormente ristretta negli ultimi mesi: nel primo trimestre del 2008 è scesa del 5% rispetto allo stesso periodo del 2007, toccando il livello del 40,8%, cioè il minimo tra le compagnie “di bandiera” europee.
 

dona46

Forumer storico
x ettore

Scoppiettante finale di settimana per la piazza azionaria americana che è riuscita a confermare per l'intera seduta le buone intenzioni mostrate sin dall'avvio, regalandosi una conclusione sui massimi odierni. Gli indici hanno avviato gli scambi già in deciso progresso, sulla scia dei dati sull'inflazione che non hanno intimorito in alcun modo il mercato, restituendo un quadro nel complesso ancora sotto controllo. C'è da dire che a maggio l'indice dei prezzi al consumo ha messo a segno l'incremento più ampio degli ultimi sei mesi, salendo dello 0,6%, a fronte di una previsione dello 0,5%. Nessuna sorpresa invece per il dato “core” che ha evidenziato un progresso dello 0,2% in linea con le previsioni. Questo ha permesso di allentare un po' le preoccupazioni sull'eventuale aumento dei tassi di interesse da parte della Fed. Non ha scalfito minimamente l'ottimismo degli operatori la negativa indicazione della fiducia Michigan che nella lettura

Il mercato però sembra aver ignorato questa indicazione, lasciando campo libero ai rialzisti che hanno approfittato anche del ritracciamento dei prezzi del petrolio, ritornati al di sotto dei 135 dollari al barile in chiusura. Dopo un ritracciamento che si è avuto nelle ultime due ore di contrattazioni, gli indici sono riusciti a risalire la china decisione, tanto da terminare gli scambi sui massimi di seduta. Il Dow Jones e l'S&P500 hanno guadagnato rispettivamente l'1,37% e l'1,5%, mentre il Nasdaq Composite (NASDAQ: notizie) si è fermato sul top odierno a 2.454,5 punti, con un progresso del 2,09%, dopo aver segnato un minimo a 2.417 punti.
 

nagual

mondo patafisico
Re: Euro Dollaro

agamarino ha scritto:
ninetto grafichetto basic fresco frescoooooo

Ciao,

lo metto io.

Daily:

1213438019aaa608.gif



e mensile:

1213438106aaa609.gif
 

veilfast

Forumer storico
Re: Euro Dollaro

nagual ha scritto:
L'ultimo quote non esiste!

Ciao Nagual ,

Nelle ultime settimane come si vede siamo dapprima scesi da 1,59 quasi ad un 1,535 circa per poi risalire per poi risalire a 1,58 e riscendere nuovamente in area 1,54 assistiamo a repentivi cambi sempre in un range di oscillazioni quantificabili in un 3,5% da un punto di vista tecnico potrebbe rappresentare un pattern di fine movimento direzionale di lungo periodo .La dichiarazione del pres fed reserv su possibile rialzo tassi per i pericoli legati all'inflazione potrebbe aprire il movimento discendente il supporto a 1,5285 è forte però attenzione la sua rottura aprirebbe le porte sotto 1,50 che potrebbe sancire il definitivo cambio di trend . grazie per il grafico ciao
 

veilfast

Forumer storico
dona46 ha scritto:
Come spesso accaduto però in queste ultime settimane, a soffrire per questa situazione non certo felici sono stati maggiormente gli altri mercati piuttosto che quelli americani. Una dimostrazione di ciò la si può avere guardando all'andamento di quest'ultima settimana, con una performance molto differente tra le due opposte sponde dell'Atlantico.
Ad avere la peggio su tutti è stato comunque il Giappone, che ha visto il Nikkei 225 (notizie) ritornare al di sopra della soglia dei 14.000 punti, strenuamente difesa nelle due ottave precedenti, con una flessione di oltre tre punti e mezzo percentuali.
Pesante il bilancio anche per buona parte dei listini del Vecchio Continente, tra i quali ha fatto eccezione il Dax30 che si è difeso egregiamente con un calo contenuto dello 0,56%. Più ampia la flessione del Ftse100 e del Cac40 (Parigi: notizie) che sono arretrati rispettivamente dell'1,76% e del 2,36%.In America invece, grazie anche al rally realizzato nell'ultima seduta, il Dow Jones (notizie) ha archiviato la settimana in salita dello 0,8%, mentre l'S&P500 ha chiuso quasi invariato, diversamente dal Nasdaq Composite (NASDAQ: notizie) che ha accusato un ribasso dello 0,7%.

Ben diversa la situazione a Piazza Affari dove l'indice S&P/Mib ha vissuto un'altra ottava di grande debolezza, mostrando una forza relativa minore rispetto agli altri listini. In apertura di settimana l'indice è riuscito a mantenersi a poca distanza dalla soglia dei 31.700, salvo riportarsi il giorno successiva sui 31.400. Da questo livello è partita una gamba ribassista che ha spinto fin verso i 30.650, da cui si è avuto un doppio tentativo di ritorno verso i 31.000. Il mancato aggancio di quest'area ha portato proprio nell'ultima sessione a scivolare fino ai 30.400, con un rimbalzo nel finale a quota 30.942 punti, ma il bilancio settimanale è stato comunque molto negativo visto che nelle ultime cinque sedute l'indice ha lasciato sul parterre il 2,56%.

Quest'ultimo movimento, insieme agli spunti molto positivi offerti dalla chiusura dell'America, potrebbe favorire un ulteriore tentativo di recupero in apertura della prossima ottava. E' ancora prematuro infatti affermare che il peggio sia ormai alle spalle, così come ritenere che il minimo sia stato toccato nella seduta odierna con il bottom a 30.400.
Permane infatti il rischio di nuovi cali nel breve, con un possibile ritorno in area 30.000, ossia sui minimi di marzo. Una conferma in tal senso giungerebbe, secondo l'analista Carlo Corradin, con una nuova discesa al di sotto dei 30.600, già violati nell'ultima seduta ma ripresi in chiusura di settimana.
In caso di prosecuzione del rimbalzo odierno, per l'esperto di B&SJoint, si potrebbe avere un riequilibrio dei valori in direzione dei 31.500 prima e dei 31.700 in seconda battuta. Se però l'indice non riuscirà a spingersi al di sopra di tale area, allora il movimento andrà classificato come un semplice pull-back, destinato a lasciare il posto ad un ritorno sui minimi dell'anno.


un :) ciao zietta aggiungo pure un altra variabile che va tenuta in considerazione nelle prossime sedute che potrebbe influire e non poco in quel che sarà il movimento direzionale . Spiego meglio le scadenze tecniche di venerdi del 20 giugno ogni oscillazione ha un impatto non indifferente sui prtf di chi detiene la maggior parte di questi contratti.
 

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