sarà il caso di mettere qualcosa in frigo?
Borse nella bufera, ma la crisi non è finita. Rischi ancora molto elevati per i mercati
Di Alberto Susic
E' durata solo poche ore l'illusione di assistere ad una ripresa dei mercati azionari che dopo il rimbalzo realizzato ieri da Wall Street, hanno visto il Nikkei 225 (notizie) chiudere in progresso di oltre un punto questa mattina. Ci ha provato anche l'Europa ma la strada del rialzo si è rivelata più insidiosa del previsto e così dopo un tentativo iniziale, gli indici hanno cambiato direzione di marcia, mandando in fumo anche oggi oltre 120 miliardi di euro. A causare questo nuovo scivolone dei listini ci ha pensato ancora una volta Wall Street che a sole due ore dall'apertura mostrava flessioni superiori ai tre punti percentuali.
A nulla è servito il salvataggio del colosso assicurativo AIG da parte della Fed e del Governo Usa, tramite la concessione di un finanziamento da 85 miliardi di dollari. Gli operatori non sono stati minimamente tranquillizzati da questa operazione, preoccupati invece dal deterioramento delle condizioni del mercato del credito. Si guarda ora con apprensione al destino di altre grandi banche d'affari, a partire da MOrgan Stanley (NYSE: MS - notizie) e da Goldman Sachs (NYSE: GS - notizie) che almeno fino a questo momento sono riuscite a resistere alla crisi. Sotto i riflettori anche Washington Mutual (NYSE: WM - notizie) che, stando alle ultime indiscrezioni, vedrebbe il Governo già impegnato in trattative per organizzare il suo salvataggio.
Intanto in Borsa si è scatenata una vera e propria fase di panico che sta mettendo in ginocchio i listini, travolti da un'ondata di vendite che sembra autoalimentarsi con il passare delle ore. A preoccupare gli operatori è infatti la consapevolezza che la crisi in atto sia ancora lontana dal potersi considerare conclusa, secondo un'opinione largamente diffusa tra i principali esponenti del mondo economico e finanziario.
Pur elogiando gli interventi realizzati dalle autorità di controllo e di supervisione sia in Europa che in America, il commissario Ue agli Affari Economici, Almunia, ha dichiarato che siamo nel pieno della crisi, aggiungendo che le turbolenze non sono ancora finite.
Non diversa la posizione del presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, per il quale la crisi dei mercati finanziaria durerà ancora. Questo contribuirà a minacciare la crescita economica, anche se le conseguenze non saranno drammatiche, segnalando peraltro che le piazze finanziarie europee sono più stabili di altre in questo momento.
Per il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, i recenti avvenimenti rappresentano un rischio potenziale supplementare per la crescita economica mondiale. La congiuntura è molto resistente, ma l'attuale situazione è molto grave e almeno per il momento è difficile dire se il peggio della crisi sia ormai alle spalle.
Le previsioni dell'FMI sono tutt'altro che incoraggianti, visto che si parla di mercati finanziari ancora sotto pressione non solo quest'anno ma anche per gran parte del prossimo. Non é da escludere il fallimento di qualche altro importante protagonista del mondo finanziario nelle prossime settimane, e questo fa sì che permanga il rischio di un ulteriore peggioramento del quadro generale. Le minacce per i mercati sono elevate e questo nonostante il forte sostegno offerto dalle autorità per evitare crolli sistemici.
Nelle economie avanzate la disponibilità di accesso al credito bancario dovrebbe rimanere rigida e gli spread sulle classi di rischio resteranno ampi. Alla luce di ciò, a detta dell'FMI, si potrà ipotizzare l'avvio di una fase di normalizzazione dei mercati solo nel corso del 2009.
E non hanno un tono molto diverso le previsioni formulate da Allen Sinai, uno dei più grandi economisti americani, secondo cui la tempesta sui mercati finanziari non è ancora finita. Ci si attende una flessione dei mercati americani almeno fino alla metà del 2009 e ancora oltre per quelli europei, dove le condizioni non sono certo migliori rispetto a quelle dell'opposta sponda dell'Atlantico.