Possiamo ragionevolmente affermare che, la scorsa settimana, si è rischiato il collasso del sistema bancario mondiale.
L'occhio del ciclone ha toccato anche il colosso assicurativo AIG, travolto dai mutui subprime e trovatosi ad un passo dal fallimento a causa dell'incapacità di reperire capitali all'interno del sistema per far fronte alle ingenti perdite. Sarebbe stato il più grande fallimento di sempre. Si paventavano inoltre seri rischi anche per Goldman Sachs (NYSE: (Pubblicità)
GS - notizie) e Morgan Stanley (NYSE: MS - notizie) ..
Si intuisce che il fallimento di tutti questi istituti di credito che fino ad ora hanno goduto di rating eccelsi, avrebbe creato un effetto domino su scala mondiale dato che un considerevole numero di banche, grandi e piccole, possiedono obbligazioni dei suddetti istituti statunitensi. Si imponeva, quindi, da parte della Fed e dell'Amministrazione Bush un salvataggio di enormi proporzioni attraverso la creazione di un fondo che avesse il compito di rilevare tutti i titoli di debito a rischio oltrechè fornire direttamente la liquidità necessaria. Oltre a questa azione, chiamiamola locale, abbiamo assistito al coordinamento tra Banche centrali per “alleviare al pressione sui finanziamenti a breve termine in dollari”. Le misure sono state prese in coordinamento con Banca del Canada, Banca di Inghilterra, Federal Reserve, Banca del Giappone e Banca Nazionale Svizzera. Da un comunicato emerge che ''le banche centrali intendono migliorare le condizioni di liquidità del mercato, lavorando in stretto coordinamento e prendendo le misure appropriate alla situazione''.
L'euforia sui listini azionari per i suddetti interventi che hanno scongiurato il peggio, è durata una giornata, ed è stata consistente nelle performance dato che in media abbiamo assistito a rialzi anche del 9.5%. Ma gli entusiasmi si sono subito spenti dato che la domanda che viene da porsi è quale impatto avrà sulle economie maggiormente coinvolte questo dissesto finanziario.
Riteniamo che, con gli ultimi sviluppi, la situazione possa peggiorare e indurre gli indici azionari a rivedere i minimi e puntare anche su valori inferiori. Certamente i valori attuali in relazione agli utili e al dividend yield, per le aziende non finanziarie possono costituire un buon investimento per il medio termine anche se per un significativa ripresa dei corsi si dovrà attendere ancora. Con riferimento allo S&P500 riteniamo che area 1150 verrà rivista e che i minimi saranno toccati tra i 1150 e 1050.