Gli oncologi si farebbero la chemio?

prego

se tu chiedi all'oncologo medio dell'ospedale di questi studi....cadra' dalle nuvole e ti guardera' con occhi sgranati
 
Per chi fosse interessato.

Esiste un gruppo chiuso su FB dove danno tutte le informazioni possibili, prodotto, posologia e testimonianze, sull'artemisia annua
La pagina è stata creata da Amedeo Gioia (vedi sotto)


Artemisia – Questa erba cura il tumore… MA NESSUNO NE PARLA!
scienza
artemisinina



(Qualche tempo fa ci siamo occupati delle presunte proprietà antitumorali dell’artemisia annua, intervistando il direttore scientifico dell’Isituto dei Tumori di Milano. Oggi diamo la parola a un paziente che sostiene di essere guarito dopo l’assunzione di artemisia. Noi ci limitiamo a riportare il colloquio senza entrare nel merito di conclusioni scientifiche sulla validità della terapia seguita dall’intervistato. NdR)

Mi avevano diagnosticato un tumore al peritoneo, con diverse metastasi sparse tra prostata, intestino, vescica, ecc. Mi avevano dato una settimana, un mese di vita al massimo, ma i miei familiari non si sono arresi, hanno cercato cure alternative e i miei figli mi hanno convinto a provare con l’artemisia: sono guarito. Le metastasi, alcune grosse anche fino a 4 centimetri, sono scomparse. I medici dicono che sono un “miracolato”, ma io sono ateo, comunista e marxista!”.

Protagonista di questo apparentemente incredibile racconto è Amedeo Gioia, 68 anni, romano “del quartiere Testaccio”, come ama sottolineare. A marzo scorso la terribile scoperta di avere un tumore in stato avanzato e la prospettiva di sottoporsi a cicli di chemioterapia, che “non mi avrebbero salvato” come racconta a Panorama.it. Poi la svolta, avvenuta a suo dire grazie all’artemisia annua, scoperta dal figlio 20enne ricercando su internet, insieme al fratello maggiore di 43 anni. Oggi Amedeo Gioia si sente rinato, “i miei figli mi hanno salvato la vita” dice e da due mesi ha aperto un gruppo su Facebook che si chiama “Quelli dell’artemisia annua”, dove si possono trovare informazioni di ogni genere su come curarsi con questa erba, sulle cui “proprietà antitumorali” sono stati condotti studi in America.

La testimonianza

“In un primo tempo i miei figli avevano ipotizzato il ricorso alla cannabis o all’hashish, poi si sono imbattutti in un video che parlava di erbe magiche e curative, e hanno scoperto l’esistenza dell’artemisia annua e degli studi in proposito”. “Mia moglie mi ha raccontato che il tumore era così esteso da sembrare un tappeto di palline rosse, era inoperabile e potevo solo sottopormi alla chemioterapia, con due cicli alla settimana, ma non ho voluto: sarei stato male, senza la possibilità di guarire”. Dopo essersi procurato l’artemisia annua, comprata tramite una distilleria laziale, Gioia racconta di essersi subito sentito meglio: “Già dopo 48 ore da quando avevo iniziato a bere la soluzione idroalcolica di artemisia, mi sono spariti i dolori lancinanti che avevo. Dopo 10 giorni l’ecografia ha mostrato che le metastasi erano scomparse, così come è accaduto con la tac effettuata dopo 20/25 giorni” racconta a Panorama.it Amedeo Gioia.

“I medici mi hanno definito un miracolato. Si limitano a parlare dell’artemisia come di un “coadiuvante”, ma i documenti clinici che ho postato sul gruppo Facebook parlano chiaro”. Gioia ha infatti deciso di pubblicare sul profilo del social tutte le informazioni che possono essere utili a chiunque abbia un tumore, ma non solo: “In due mesi siamo già a quasi 4 mila iscritti: mi spiace perché si tratta di persone che non stanno bene, ma tutti stanno traendo beneficio dalle cure con l’artemisia annua”.



La “cura”

“Esistono alcune farmacie ed erboristerie che vendono l’artemisia, ma sono poche. Io ho usato la soluzione idroalcolica: pochi cucchiai diluiti in acqua dopo mangiato, come fosse un digestivo. È un superalcolico (e io sono astemio!), ha 65 gradi, lo produce una distilleria di cui ho messo i riferimenti su Facebook” spiega Gioia, che precisa come alcuni invece assumano l’artemisia sotto forme di capsule, facendole arrivare dall’estero, in particolare da Gran Bretagna, Olanda o Stati Uniti. Il 68enne romano non si fida invece delle gocce che qualcun altro si procura dai Paesi dell’est Europa, temendo che si tratti di assenzio, dunque di un prodotto comunque tossico. Come precisato su internet, esistono poi la tintura madre alcolica/non alcolica (con glicerina), le capsule appunto, le tisane, gli infusi, i decotti e i macerati con pianta fresca o secca.

“L’erba magica”

Usata in passato come antimalarico in Cina, qualche mese fa ha suscitato scalpore la notizia di un medico statunitense che ha dichiarato apertamente le proprietà anti-tumorali dell’artemisia annua e, in particolare, dell’artemisina, il principio attivo estratto da questa pianta, che sarebbe in grado di eliminare elettivamente le cellule tumorali. Secondo alcuni ricercatori dell’università di Washington, l’artemisina, liberando radicali liberi, colpisce selettivamente le cellule contenenti eccessive quantità di ferro, come nel caso di quelle tumorali, arrivando a eliminarle. Gli studi, però, sono ancora alla fase della sperimentazione in vitro o su animale, senza essere arrivati ai test sull’uomo.

I dubbi

L’interesse nei confronti di questa erba e delle sue proprietà sta crescendo di settimana in settimana, per questo il gruppo su Facebook ha deciso di dedicare una sezione alle domande più frequenti. Per le risposte, che sono work in progress, è stato anche chiesto l’aiuto di esperti. Intanto i medici invitano alla cautela, sottolineando come la sperimentazione sia ancora in corso. Il dottor Laffranchi, dell’Istituto dei Tumori di Milano, responsabile del Gruppo di Studio Me.Te.C.O. (Medicine e Terapie Complementari in Oncologia) proprio su Panorama.it aveva precisato come “allo stato attuale delle conoscenze si hanno fondate speranze che l’artemisina e i suoi derivati possano in futuro portare alla formulazione di farmaci attivi nel trattamento di alcune forme tumorali, umane e veterinarie. Ma è fondamentale sottolineare che il cancro è una malattia complessa e variegata e che i risultati sperimentali ottenuti in una forma tumorale non possono essere generalizzati, ma vanno verificati tramite una seria sperimentazione clinica controllata, che ne attesti l’efficacia e la tollerabilità nei diversi tipi istologici”.
 
pero' ad esempio l'oncologo presidente dell'artoi non ha avuto belle esperienze...e lui non la consiglierebbe

non me ne intendo, ma sentendo che e' un ossidante...quindi il contrario di tutto quello che normamente si cerca ...non mi convince per niente
infatti sarebbe tossica...le cellule non tumorali avendo meno ferro si intossicano di meno....ma sempre quello e'.....quindi alla fine si va a destabilizzare/invecchiare il dna di cellule sane

la radioterapia fa lo stesso effetto......va ad ossidare....quindi crea un immenso numero di radicali liberi che va a spaccare il dna della cellula tumorale

essa colpisce anche le cellule sane...ma queste hanno maggiori risorse di riparazione e quindi tendono a campare....peggio ..ma campano
 
Ultima modifica:
dal sito artoi...come dicevo io

I ricercatori hanno visto che all’Artemisinina, liberando radicali liberi, colpisce selettivamente le cellule contenenti eccessive quantità di ferro (le cellule tumorali ne contengono molto più della media) portandole all’eliminazione.

L’ Artemisinina contiene una porzione endoperossidasica che può reagire con il ferro per formare radicali liberi citotossici.

Le cellule tumorali contengono significativamente più ferro libero intracellulare delle cellule normali ed è stato dimostrato che artemisinina e suoi analoghi selettivamente possono causare arresto della crescita cellulare e apoptosi in molte linee cellulari tumorali.
 
Le autopsie rivelano che i tumori regrediscono spontaneamente… - 17 giugno 2010

Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale, autore di numerosi saggi conosciuti a livello internazionale, parlando con un amico anatomo-patologo del Veneto sui dubbi dell’utilità delle diagnosi e delle terapie anti-tumorali, si sentì rispondere: «Sì, anch’io ho molti dubbi. Sapessi quante volte, nelle autopsie sui cadaveri di vecchi contadini delle nostre valli più sperdute ho trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale»[1].
«Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi decenni – si chiese Luigi De Marchi – in tutto l’Occidente avanzato fosse solo un’illusione ottica, prodotta dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e regredivano naturalmente? E se il tanto conclamato incremento della mortalità da cancro fosse solo il risultato sia dell’angoscia di morte prodotta dalle diagnosi precoci e dal clima terrorizzante degli ospedali, sia della debilitazione e intossicazione del paziente prodotte dalle terapie invasive, traumatizzanti e tossiche della Medicina ufficiale. Insomma, se fosse il risultato del blocco che l’angoscia della diagnosi e i danni delle terapie impongono ai processi naturali di regressione e guarigione dei tumori?”.[2]

Con quanto detto da Luigi De Marchi – confermato anche da autopsie eseguite in Svizzera su cadaveri di persone morte non per malattia – si arriva alla sconvolgente conclusione che moltissime persone hanno (o avevano) uno o più tumori, ma non sanno (o sapevano) di averli.
In questa specifica indagine autoptica (autopsie) fatta in Svizzera, ed eseguita su migliaia di persone morte in incidenti stradali (quindi non per malattia), è risultato qualcosa di sconvolgente:

- Il 38% delle donne (tra i 40 e 50 anni) presentavano un tumore (in situ) al seno;
- Il 48% degli uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla prostata;
- Il 100% delle donne e uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla tiroide.[3]

Con tumore in situ s’intende un tumore chiuso, chiuso nella sua capsula, non invasivo che può rimanere in questo stadio per molto tempo e anche regredire.
Nel corso della vita è infatti “normale“ sviluppare tumori, e non a caso la stessa Medicina sa bene che sono migliaia le cellule tumorali prodotte ogni giorno dall’organismo.
Queste, poi, vengono distrutte e/o fagocitate dal Sistema Immunitario, se l’organismo funziona correttamente.
Molti tumori regrediscono o rimangono incistati per lungo tempo quando la Vis Medicratix Naturae (la forza risanatrice che ogni essere vivente possiede) è libera di agire.
Secondo la Medicina Omeopatica , la “Legge di Guarigione descrive il modo con cui tale forza vitale di ogni organismo reagisce alla malattia e ripristina la salute”.[4]
Cosa succede alla Legge di Guarigione, al meccanismo vitale di autoguarigione, se dopo una diagnosi di cancro la vita viene letteralmente sconvolta dalla notizia del male?
E cosa succede all’organismo (e al Sistema Immunitario) quando viene fortemente debilitato dai farmaci ?

Ulteriori dati poco conosciuti

Poco nota al grande pubblico è la vasta ricerca condotta per 23 anni dal prof. Hardin B. Jones, fisiologo dell’Università della California, e presentata nel 1975 al Congresso di cancerologia presso l’Università di Berkeley. Oltre a denunciare l’uso di statistiche falsate, egli prova che i malati di tumore che NON si sottopongono alle tre terapie canoniche (chemio, radio e chirurgia) sopravvivono più a lungo o almeno quanto coloro che ricevono queste terapie. [5]
Il prof. Jones dimostra che le donne malate di cancro alla mammella che hanno rifiutato le terapie convenzionali mostrano una sopravvivenza media di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a quella di 3 anni raggiunta da coloro che si sono invece sottoposte alle cure complete.[6]

Un’altra ricerca pubblicata su The Lancet del 13/12/1975 (che riguarda 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi), dimostra che la vita media di quelli trattati con chemioterapia è stata di 75 giorni, mentre quelli che non ricevettero alcun trattamento ebbero una sopravvivenza media di 120 giorni.[7]

Se queste ricerche sono veritiere, una persona malata di tumore ha statisticamente una percentuale maggiore di sopravvivenza se non segue i protocolli terapeutici ufficiali.
Con questo non si vuole assolutamente spingere le persone a non farsi gli esami, gli screening e i trattamenti oncologici ufficiali, ma si vogliono fornire semplicemente, delle informazioni che normalmente vengono oscurate, censurate e che possono, proprio per questo, aiutare la scelta terapeutica di una persona.
Ma ricordo che la scelta è sempre e solo individuale: ogni persona sana o malata che sia, deve assumersi la propria responsabilità, deve prendere in mano la propria vita. Dobbiamo smetterla di delegare il medico, lo specialista, il mago, il santone che sia, per questo o quel problema.
Dobbiamo essere gli unici artefici della nostra salute e nessun altro deve poter decidere al posto nostro.
:up::up::up:
Possiamo accettare dei consigli, quelli sì, ma niente più.

I pericoli della chemioterapia

Il principio terapeutico della chemioterapia è semplice: si usano sostanze chimiche altamente tossiche per uccidere le cellule cancerose.
Il concetto che sta alla base di questo ragionamento limitato e assolutamente materialista è che alcune cellule, a causa di fattori ambientali, genetici o virali, impazziscono iniziando a riprodursi caoticamente creando delle masse (neoplasie).
La Medicina perciò tenta di annientare queste cellule con farmaci citotossici (cioè tossici per le cellule). Tuttavia, questa feroce azione mortale, non essendo in grado di distinguere le cellule sane da quelle neoplastiche (impazzite), cioè i tessuti tumorali da quelli sani, colpisce e distrugge l’intero organismo vivente.
Ci hanno sempre insegnato che l’unica cura efficace per i tumori è proprio la chemioterapia, ma si sono dimenticati di dirci che queste sostanze di sintesi sono dei veri e propri veleni. Solo chi ha provato sulla propria pelle le famose iniezioni sa cosa voglio dire.

«Il fluido altamente tossico veniva iniettato nelle mie vene. L’infermiera che svolgeva tale mansione indossava guanti protettivi perché se soltanto una gocciolina del liquido fosse venuta a contatto con la sua pelle l’avrebbe bruciata. Non potei fare a meno di chiedermi: ‘Se precauzioni di questo genere sono richieste all’esterno, che diamine sta avvenendo nel mio organismo?’. Dalle 19 di quella sera vomitai alla grande per due giorni e mezzo. Durante la cura persi manciate di capelli, l’appetito, la colorazione della pelle, il gusto per la vita. Ero una morta che camminava».
[ Testimonianza di una malata di cancro al seno ]

Un malato di tumore viene certamente avvertito che la chemio gli provocherà (forse) nausea, (forse) vomito, che cadranno i capelli, ecc.
Ma siccome è l’unica cura ufficiale riconosciuta, si devono stringere i denti e firmare il consenso informato, cioè si sgrava l’Azienda Ospedaliera o la Clinica Privata da qualsiasi problema e responsabilità. :down::down:

Le precauzioni del personale infermieristico che manipolano le sostanze chemioterapiche appena lette nella testimonianza, non sono una invenzione. L’Istituto Superiore di Sanità italiano ha fatto stampare un fascicolo dal titolo “Esposizione professionale a chemioterapici antiblastici” per tutti gli addetti ai lavori, cioè per coloro che maneggiano fisicamente le fiale per la chemio (di solito infermieri professionali e/o medici). Fiale che andranno poi iniettate ai malati.

Alla voce Antraciclinici (uno dei chemioterapici usati) c’è scritto che dopo la sua assunzione può causare: “Stomatite, alopecia e disturbi gastrointestinali sono comuni ma reversibili. La cardiomiopatia, un effetto collaterale caratteristico di questa classe di chemioterapici, può essere acuta (raramente grave) o cronica (mortalità del 50% dei casi). Tutti gli antraciclinici sono potenzialmente mutageni e cancerogeni”.[8]

Alla voce Procarbazina (un altro dei chemioterapici usati) c’è scritto che dopo la sua assunzione può causare: “E’ cancerogena, mutagena e teratogena (malformazione nei feti) e il suo impiego è associato a un rischio del 5-10% di leucemia acuta, che aumenta per i soggetti trattati anche con terapia radiante”.

In un altro documento, sempre del Ministero della Sanità (Dipartimento della Prevenzione – Commissione Oncologica Nazionale) dal titolo “Linee-guida per la sicurezza e la salute dei lavoratori esposti a chemioterapici antiblastici in ambiente sanitario” (documento pubblicato dalle Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano) c’è scritto: “Uno dei rischi rilevati nel settore sanitario è quello derivante dall’esposizione ai chemioterapici antiblastici. Tale rischio è riferibile sia agli operatori sanitari, che ai pazienti”.
Qui si parla espressamente dei rischi per operatori e pazienti.

Il documento continua dicendo: “Nonostante numerosi chemioterapici antiblastici siano stati riconosciuti dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) e da altre autorevoli Agenzie internazionali come sostanze sicuramente cancerogene o probabilmente cancerogene per l’uomo, a queste sostanze non si applicano le norme del Titolo VII del D.lgs n. 626/94 ‘Protezione da agenti cancerogeni’. Infatti, trattandosi di farmaci, non sono sottoposti alle disposizioni previste dalla Direttiva 67/548/CEE e quindi non è loro attribuibile la menzione di R45 ‘Può provocare il cancro’ o la menzione R49 ‘Può provocare il cancro per inalazione’”.

Quindi queste sostanze, nonostante provochino il cancro, non possono essere etichettate come cancerogene (R45 e R49) semplicemente perché sono considerate “farmaci”.:rolleyes:
Questa informazione è molto interessante.
Andiamo avanti: “Nella tabella 1 [vedi sotto, ndA] è riportato un elenco, non esaustivo, dei chemioterapici antiblastici che sono stati classificati dalla IARC nel gruppo ‘cancerogeni certi per l’uomo’ e nel gruppo ‘cancerogeni probabili per l’uomo’. L’Agenzia è arrivata a queste definizioni prevalentemente attraverso la valutazione del rischio ‘secondo tumore’ che nei pazienti trattati con chemioterapici antiblastici può aumentare con l’aumento della sopravvivenza. Infatti, nei pazienti trattati per neoplasia è stato documentato lo sviluppo di tumori secondari non correlati con la patologia primitiva”.

Tabella 1
Cancerogeni per l’uomo: Butanediolo dimetansulfonato (Myleran) – Ciclofosfamide – Clorambucil – 1(2-Cloretil)-3(4-metilcicloesil)-1-nitrosurea (Metil-CCNU) – Melphalan – MOPP (ed altre miscele contenenti alchilanti) – N,N-Bis-(2-cloroetil)-2-naftilamina (Clornafazina) – Tris(1-aziridinil)fosfinsolfuro (Tiotepa)

Probabilmente cancerogeni per l’uomo: Adriamicina – Aracitidina – 1(2-Cloroetil)-3-cicloesil-1nitrosurea (CCNU) – Mostarde azotate – Procarbarzina

Certamente si tratta di un elenco incompleto perché, sfogliando una trentina di bugiardini di chemioterapici, mancano diverse molecole cancerogene per ammissione stessa dei produttori.
In conclusione, il documento sulle “linee guida” riporta alla voce “Smaltimento”: “Tutti i materiali residui dalle operazioni di manipolazione dei chemioterapici antiblastici (mezzi protettivi, telini assorbenti, bacinelle, garze, cotone, fiale, flaconi, siringhe, deflussori, raccordi) devono essere considerati rifiuti speciali ospedalieri. Quasi tutti i chemioterapici antiblastici sono sensibili al processo di termossidazione (incenerimento), per temperature intorno ai 1000-c La termossidazione, pur distruggendo la molecola principale della sostanza, può comunque dare origine a derivati di combustione che conservano attività mutagena. È pertanto preferibile effettuare un trattamento di inattivazione chimica (ipoclorito di sodio) prima di inviare il prodotto ad incenerimento. Le urine dei pazienti sottoposti ad instillazioni endovescicali dovrebbero essere inattivate prima dello smaltimento, in quanto contengono elevate concentrazioni di principio attivo”.

Queste sostanze, che vengono sistematicamente iniettate nei malati, anche se incenerite a 1000°C “conservano attività mutagena”.
Ma che razza di sostanze chimiche sono mai queste?
La spiegazione tra poche righe.

L’amara conclusione, che si evince dall’Istituto Superiore di Sanità, è che l’oncologia moderna per curare il cancro utilizza delle sostanze chimiche che sono cancerogene (provocano il cancro), mutagene (provocano mutazioni genetiche) e teratogene (provocano malformazioni nei discendenti).
C’è qualcosa che non torna: perché ad una persona sofferente dal punto di vista fisico, psichico e morale, debilitata e sconvolta dalla malattia, vengono iniettate sostanze così tossiche?
Questo apparente controsenso – se non si abbraccia l’idea che qualcuno ci sta coscientemente avvelenando – si spiega nella visione riduzionista e totalmente materialista che ha la Medicina , ma questo è un argomento che affronteremo più avanti.

In Appendice sono stati pubblicati alcuni degli effetti collaterali (scritti nei bugiardini dalle lobby chimico-farmaceutiche che li producono) di circa trenta farmaci chemioterapici.
Uno per tutti: l’antineoplastico denominato Alkeran® (50 mg/10 ml: polvere e solvente per soluzione iniettabile che contiene come eccipiente: “acido cloridrico”) della GlaxoSmithKline. “Un alchilante analogo alla mostarda azotata”. Alchilante è un farmaco capace di combinarsi con gli elementi costitutivi della cellula provocandone la sua alterazione.[9]
Dal bugiardino si evince che questa sostanza chimica (usata nei malati tumorali), oltre a provocare la leucemia acuta (“è leucemogeno nell’uomo”), causa difetti congeniti nella prole dei pazienti trattati.
Alla voce “Eliminazione”, viene confermato quanto riportato sopra: “L’eliminazione di oggetti taglienti, quali aghi, siringhe, set di somministrazione e flaconi deve avvenire in contenitori rigidi etichettati con sigilli appropriati per il rischio.
Il personale coinvolto nell’eliminazione (dell’Alkeran) deve adottare le precauzioni necessarie ed il materiale deve essere distrutto, se necessario, mediante incenerimento”.
Incenerimento, come abbiamo letto prima, alla temperatura di 1000-1200 gradi!

La spiegazione è che queste sostanze sono analoghe alle “mostarde azotate”.
Il sito del Ministero della Salute italiano, alla voce “Emergenze Sanitarie”, si esprime così: “Le mostarde azotate furono prodotte per la prima volta negli anni ’20 e ’30 come potenziali armi chimiche. Si tratta di agenti vescicatori simili alle mostarde solforate che si presentano in diverse forme e possono emanare un odore di pesce, sapone o frutta. Sono note anche con la rispettiva designazione militare HN-1, HN-2 e HN-3. Le mostarde azotate sono fortemente irritanti per pelle, occhi e apparato respiratorio. Sono in grado di penetrare nelle cellule in modo molto rapido e di causare danni al sistema immunitario e al midollo osseo (…) che si manifestano già dopo 3-5 giorni dall’esposizione, che causano anche anemia, emorragie e un maggiore rischio di infezioni. Quando questi effetti si presentano in forma grave, possono condurre alla morte”.[10]

Per “curare” il tumore oggi vengono utilizzati degli ‘agenti vescicanti’: prodotti militari usati nelle guerre chimiche.
Anche se la ”guerra al cancro” viene portata avanti con ogni mezzo dall’establishment, ritengo che ci sia un limite a tutto.
 
SCHEMA POSOLOGIA ARTEMISIA ANNUA
Di Anna Marano, Mercoledì 22 ottobre 2014 alle ore 17.50
LEGGETE CON ATTENZIONE LE SEGUENTI INDICAZIONI SCATURITE IN BASE ALL'ESPERIENZA DI GUARIGIONE DI AMEDEO GIOIA - OGNUNO HA UNA SITUAZIONE PATOLOGICA DIVERSA, QUINDI DECIDETE SEGUENDO L'ISTINTO ED ADATTANDO LE INDICAZIONI AL VOSTRO CASO.

QUALE ARTEMISIA HA USATO AMEDEO E COME
Amedeo Gioia, il fondatore di questo gruppo ha guarito il suo tumore alla vescica, (con prostata e peritoneo invaso, inoperabile e rifiuto della chemio), assumendo la soluzione idroalcolica di artemisia annua della Sarandrea per due settimane, (una bottiglia da 500 ml); solo i primi due giorni ha assunto anche 1 fiala di ferro; poi ha continuato con le compresse di superartemisinina (per un totale di 20 compresse) per un mese seguendo lo schema indicato più sotto
QUALE FORMA DI ARTEMISIA ANNUA SCEGLIERE
A seconda della tipologia di malattia tumorale o delle proprie preferenze, si può scegliere il prodotto più adatto tra soluzione idroalcolica (65 gradi), tintura madre alcolica (35 gradi), tintura madre non alcolica, compresse, tisane (leggere il file INDIRIZZI UTILI per indicazioni su dove reperire questi prodotti)
QUALE TIPOLOGIA DI FERRO SCEGLIERE
Amedeo ha utilizzato le fiale di ferro ricostituente, COMPLEX FLACONCINI, che si danno ai bambini (in quanto più digeribili e reperibili), solo i primi due giorni della terapia in quanto in base a studi pubblicati sul web l'artemisia annua colpisce le cellule cariche di ferro; non è comunque indispensabile assumerlo in quanto, quando il corpo lo rifiuta provocando nausea, significa che non è necessario; quindi regolatevi in base alle vostre esigenze e alle terapie già in corso; non è comunque indispensabile che siano fiale di ferro per bambini, si può utilizzare anche altro tipo
IN CASO DI PATOLOGIE ALLO STOMACO, PANCREAS E FEGATO
E' SCONSIGLIATO L'UTILIZZO DI PRODOTTI CONTENENTI ALCOL IN PATOLOGIE ALLO STOMACO, PANCREAS E FEGATO: QUINDI IN QUESTI CASI, SONO DA PREFERIRE LA TINTURA NON ALCOLICA O LE COMPRESSE
INTERAZIONE CON I FARMACI
Se si è in terapia con farmaci è consigliato assumerli un'ora dopo l'artemisia
ALIMENTAZIONE CONSIGLIATA
Per non alimentare il cancro, possibilmente passare a una dieta vegana, che esclude qualsiasi proteina animale: quindi niente latte, latticini, uova e carne che si possono sostiuire con legumi, arachidi e frutta secca

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L'ARTEMISIA SI ASSUME A STOMACO PIENO PERCHE' LO STOMACO VUOTO HA SULLE PARETI FERRO E POTREBBE FRENARE IL VIAGGIO DELL'ARTEMISIA SUGLI OBIETTIVI. SE IL TUMORE E' ALLO STOMACO E' UTILE ASSUMERE L'ARTEMISIA A STOMACO VUOTO-
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COME ASSUMERE L'ARTEMISIA ANNUA. Di seguito potete leggere 3 tipologie di modalità di assunzione utilizzate fino ad oggi; una per la soluzione idroalcolica, una per la tintura e una per le compresse
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MODALITA' DI ASSUNZIONE DELLA SOLUZIONE IDROALCOLICA DI ARTEMISIA ANNUA [65 gradi] (il ferro, che comunque è facoltativo, va preso solo i primi due giorni come di seguito indicato)

1° GIORNO:
1 FIALA DI FERRO AL MATTINO, 1 ORA PRIMA DI ASSUMERE LA SOLUZIONE IDROALCOLICA
1 CUCCHIAIO DI SOLUZIONE IDROALCOLICA NEL CAFFE' O ALTRO LIQUIDO DURANTE LA COLAZIONE
3 CUCCHIAI DI SOLUZIONE IDROALCOLICA DOPO PRANZO DILUITA IN UN LIQUIDO (AMEDO HA DILUITO NEL CHINOTTO)
3 CUCCHIAI DI SOLUZIONE IDROALCOLICA DOPO CENA DILUITA IN UN LIQUIDO
2° GIORNO : RIPETERE COME IL PRIMO

3° GIORNO:
1 CUCCHIAIO DI SOLUZIONE IDROALCOLICA NEL CAFFE' O ALTRO LIQUIDO DURANTE LA COLAZIONE
3 CUCCHIAI DI SOLUZIONE IDROALCOLICA DOPO PRANZO DILUITA IN UN LIQUIDO (AMEDO HA DILUITO NEL CHINOTTO)
3 CUCCHIAI DI SOLUZIONE IDROALCOLICA DOPO CENA DILUITA IN UN LIQUIDO

4° GIORNO E I GIORNI SEGUENTI : RIPETERE COME IL TERZO GIORNO - FINO AD ESAURIMENTO DELLA BOTTIGLIA DA 500 ML; di seguito valutare se continuare per periodi più lunghi essendo un prodotto che non dà assuefazione (fare attenzione solo a non esagerare essendo alcolico)

(per facilitare l'assunzione a chi trova l'alcol molto forte, è possibile diluire la dose giornaliera di soluzione idroalcolica in 1 litro d'acqua in modo da assumerla a sorsi durante la giornata)

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MODALITA' DI ASSUNZIONE DELLA TINTURA MADRE (*) ALCOLICA [35 gradi] O ANALCOLICA DI ARTEMISIA ANNUA DELLA MOUNTAIN FRESH INGLESE (il ferro, che comunque è facoltativo, va preso solo i primi due giorni come di seguito indicato)

(*) La tintura madre Sarandrea da 500 o 1000 ml venduta dalla farmacia Legnani o da altre farmacie, va assunta secondo i dosaggi della soluzione idroalcolica in quanto la distilleria Sarandrea produce esclusivamente soluzione idroalcolica.

1° GIORNO:
1 FIALA DI FERRO AL MATTINO, 1 ORA PRIMA DI ASSUMERE LA TINTURA MADRE
20/30 GOCCE DI TINTURA MADRE DILUITE IN ACQUA, TE' O SUCCO DI FRUTTA, LA MATTINA A STOMACO PIENO.
20/30 GOCCE DI TINTURA MADRE DILUITE IN ACQUA, TE' O SUCCO DI FRUTTA, SUBITO DOPO PRANZO
20/30 GOCCE DI TINTURA MADRE DILUITE IN ACQUA, TE' O SUCCO DI FRUTTA, SUBITO DOPO CENA
2° GIORNO: RIPETERE COME IL PRIMO

3° GIORNO:
20/30 GOCCE DI TINTURA MADRE DILUITE IN ACQUA, TE' O SUCCO DI FRUTTA, LA MATTINA A STOMACO PIENO.
20/30 GOCCE DI TINTURA MADRE DILUITE IN ACQUA, TE' O SUCCO DI FRUTTA, SUBITO DOPO PRANZO
20/30 GOCCE DI TINTURA MADRE DILUITE IN ACQUA, TE' O SUCCO DI FRUTTA, SUBITO DOPO CENA

4° GIORNO E I GIORNI SEGUENTI : RIPETERE COME IL TERZO GIORNO - FINO AD ESAURIMENTO DEL FLACONCINO; fare un controllo e poi continuare per periodi più lunghi essendo un prodotto che non dà assuefazione

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MODALITA' DI ASSUNZIONE DELLE COMPRESSE (**) DI SUPERARTEMISININA (il ferro, che comunque è facoltativo, va preso solo i primi due giorni come di seguito indicato)

1° GIORNO:
1 FIALA DI FERRO AL MATTINO (UN'ORA PRIMA DELLA COMPRESSA, SE SI ASSUME QUELLA DA 100 MG)
(se le compresse sono da 200 mg) = 1 COMPRESSA LA SERA, 2 ORE DOPO CENA
(se le compresse sono da 100 mg) = 1 COMPRESSA AL MATTINO DOPO COLAZIONE E 1 COMPRESSA LA SERA, 2 ORE DOPO CENA

2° GIORNO : RIPETERE COME IL PRIMO

3° GIORNO:
(se le compresse sono da 200 mg) 1 COMPRESSA LA SERA, 2 ORE DOPO CENA
(se le compresse sono da 100 mg) 1 COMPRESSA AL MATTINO DOPO COLAZIONE E 1 COMPRESSA LA SERA, 2 ORE DOPO CENA

4° GIORNO E 5° GIORNO: ripetere come il terzo giorno

DOPO IL QUINTO GIORNO, SE E' INDISPENSABILE CONTINUARE LA TERAPIA, FARE UNA PAUSA DI DUE GIORNI E POI RIPRENDERE PER ALTRI 5 GIORNI (senza assumere il ferro); dopo IL SECONDO CICLO DI 5 GIORNI FARE UN ALTRA PAUSA DI DUE GIORNI;
E' POSSIBILE RIPETERE IN QUESTO MODO FINO AD UN MESE AL MASSIMO
DOPO IL MESE E' NECESSARIO FARE DUE SETTIMANE DI RIPOSO E VALUTARE SE RIPETERE DI NUOVO IL CICLO.


(**) Le compresse di super artemisinin (ad es. quelle della Nutricology) sono prodotti sintetici di laboratorio che contengono principio attivo molto concentrato e vanno assunte nella quantità di 200 mg massimi al giorno (il contenuto è di colore bianco e si distinguono dalle altre tipologie di capsule esistenti sul mercato che all'interno sono scure in quanto composte di pianta secca triturata);

CAPSULE DI PIANTA SECCA TRITURATA. Le capsule di pianta essiccata e triturata (il contenuto è di colore scuro) avendo un contenuto minore di principio attivo devono essere assunte in quantità diversa rispetto alle compresse di super artemisinin dosaggi esemplificativi:

- CAPSULE da 425 mg di artemisia annua della Swanson = per assumere circa 200 mg di artemisinina è necessario assumerne almeno 9 al giorno 9 cap x 425mg = 3825mg x 0,05 (5%) = 191,25mg circa 200mg- CAPSULE da 500 mg di artemisia annua parti aeree di pianta = per assumere circa 200 mg di artemisinina è necessario assumerne almeno 8 al giorno 8 cap x 500mg = 4000mg x 0,05 (5%) = 200mg

-si consiglia di non scendere al di sotto dei 400mg a capsula per evitare di ingerire troppe capsule giornalmente (il discorso cambia per chi ha problemi a deglutire, in quel caso 16 capsule da 250 mg sono più facilmente ingeribili)
L’arte di fare l’infuso
In un litro d’acqua a 90-95 gradi metti 5 grammi di artemisia annua essicata (le foglie). Usa il contenitore di vetro, porcellana o plastica. Mai di metallo/alluminio. Aspetta 15 minuti (puoi filtralo ma non è neccessario) e bevi l’infuso nell’arco di 24 ore. Ovviamente puoi dimezzare la dose d’acqua e di artemisia.
 
Nella pagina del gruppo "quelli dell'artemisia", ci sono vari file, compreso quello sulle testimonianze. Positive.
 
State parlando di chemio??? Su su su quanti medici prenderebbero CORTISONICI? Bentelan soldesan urbason etc etc? Secondo me e secondo una statistica firense... NESSUNO, trovo il modo di fare di molti nedici poco ASSURDO, mamme che somministrano CORTISONICI A JOSA, DEPUTANDO I BAMBINI A GRAVI MALATTIE AUTOIMMUNI !!!
 

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