Gli oncologi si farebbero la chemio?

in genere le spezie, avendo una spiccata attivita' antiinfiammatoria sono utili (i tumori prosperano su tessuti infiammati e creano un circolo vizioso dove l'infiammaz. li alimenta)
di queste oltre alla curcuma, trovo interessante l'origano anche per il gusto gradevole
ho letto degli studi dove ha fatto regredire delle infiammazioni indotte agli arti



Le migliori spezie antinfiammatorie
 
Metastasi e chemioterapia: secondo la medicina ufficiale le cellule cancerogene migrano dal cancro primario per via arteriosa o linfatica; ma questa è solo un'ipotesi, mai dimostrata in laboratorio. Per di più il cancro al seno è una massa mentre il cancro alle ossa è una lisi: queste cellule tumorali devono essere molto intelligenti per modificarsi strada facendo! Secondo Hamer le metastasi sono nuovi conflitti provocati da nuovi choc conflittuali, provocati cioè dallo choc da diagnosi e prognosi mediche apparentemente ineluttabili.
Il paziente cui viene diagnosticato il cancro, cioè viene preso dal panico del "brutto male che prolifera in modo anarchico e dal quale apparentemente non c'è scampo", e "questo panico" sarebbe il nuovo choc all'origine di quelle che vengono chiamate metastasi:
autosvalutazione, "non ho più alcuno valore"--> cancro alle ossa,
paura di morire --> cancro ai polmoni,
tutto mi crolla addosso --> patologia renale,
mi sento ai margini della società --> patologia della pelle.
Secondo Hamer il 30% dei cancri operati, sono vecchi cancri senza pericolo. Se questo 30% è sottoposto a sedute di chemioterapia, una parte di questi subirà un nuovo conflitto di panico e morirà, ma coloro che non avranno vissuto un nuovo trauma emotivo (malgrado l'intervento e la chemioterapia che elimina il vecchio cancro incapsulato) certamente guariranno.

Tratto da: http://asac.multimania.com/, Krebsinformationsdienst, Deutsches Krebsforschungszentrum e La medicina sottosopra. E se Hamer avesse ragione? di Giorgio Mambretti e Jean Séraphin ed. Amrita
 
come mai dimostrata in laboratorio?
e quando ti trovano i linfonodi positivi vicino alla massa?
e le cellule tumorali circolanti(c'e' un apposito test ma costoso e non in tutti i centri)?
per questo bisogna star attenti a quello che si legge su internet
 
Ultima modifica:
La responsabilità penale del medico oncologo, alla luce della recente polemica sulle teorie Hameriane


Premessa.
E’ di questi giorni la notizia, riportata su Tg e giornali, che un medico sarebbe stato accusato di omicidio colposo per aver seguito le cosiddette teorie Hameriane, nella cura di un paziente oncologico.
La notizia è priva di senso, come l’accusa mossa al medico. Vediamo il perché, precisando che il mio discorso sarà prima di tutto giuridico, rimandando ad altre fonti per gli approfondimenti medici, che non sono di mia competenza.
Al termine del nostro articolo vedremo come non sia possibile ipotizzare un’accusa di omicidio per chi segue le teorie hameriane, mentre in alcuni casi sarebbe possibile ascrivere a medici tradizionali il reato di omicidio colposo.


Hamer
Le teorie Hameriane non sono in realtà teorie, ma sono “risultati” dello studio scientifico condotto da questo medico nell’ambito dell’oncologia. Hamer è giunto a concludere che ogni patologia oncologica è associata ad un trauma specifico, cui si può risalire in modo scientifico. Corollario di questo primo punto, è che una volta capito il trauma, il paziente può guarire da solo, senza necessità di particolari cure.
Le teorie Hameriane, è bene precisarlo, non sono teorie che indicano una cura, ma servono solo a fare una diagnosi della cause.
Una volta avuta la diagnosi, insomma, il paziente è libero di curarsi come vuole. Anzi, talvolta, proprio in abse alla psicologia del paziente, si sonsiglia di praticare terapie alternative, a seconda dei casi.
Sono stato testimone di questo due anni fa, quando una persona a me cara si ammalò di tumore al seno; la accompagnai da ben due medici Hameriani, ed entrambi, dopo averle fatto la stessa diagnosi (un problema nel rapporto con la madre, che lei riconobbe come vero) le sconsigliarono di cessare le cure convenzionali che stava facendo (cure che la porteranno alla morte nel giro di 10 mesi).
Ipotizzare un’accusa di omicidio colposo nel caso di un medico che segua le teorie hameriane è quindi privo di senso logico – giuridico, perché la persona non muore per la “terapia” (che lo ripeto, è una diagnosi), ma muore di tumore.
Si obietterà che nel caso in cui il medico sconsigli, come in effetti può avvenire, di seguire le vie terapeutiche ufficiali, il fatto assume la veste del reato omissivo (non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo). In altre parole, il medico non viene accusato perché “ha ucciso” il paziente, ma perché “non ha impedito che il paziente morisse”.
Ora, per poter accusare un medico Hameriano di omicidio colposo, ammesso che ostui abbia sconsigliato la paziente dal curarsi in modo convenzionale, occorrerebbe ipotizzare (e dimostrare in modo inequivocabile) che la paziente sarebbe guarita grazie alle cure convenzionali prescritte (di norma: chemioterapia e radioterapia). Tale prova è praticamente impossibile, come stiamo per vedere.

Le statistiche dell’oncologia ufficiale.
Le statistiche ufficiali parlano di “guarigioni” dai tumori che si attestano attorno al 5 per cento. In altre parole, solo il 5 per cento guarisce.
Occorre coniderare però che un paziente è considerato guarito se non muore entro 5 anni dalla scoperta del tumore; le statistiche formulate su pazienti a dieci anni dalla scoperta, invece, parlano di circa il 2,5 per cento di guarigioni.
In altre parole, il tumore è una malattia mortale, quindi per poter accusare un medico che pratica terapie alternative di omicidio, bisognerebbe dimostrare che la terapia convenzionale prescritta lo avrebbe davvero guarito.

continua
Paolo Franceschetti: La responsabilità penale del medico oncologo, alla luce della recente polemica sulle teorie Hameriane
 

Le statistiche ufficiali parlano di “guarigioni” dai tumori che si attestano attorno al 5 per cento. In altre parole, solo il 5 per cento guarisce.
Occorre coniderare però che un paziente è considerato guarito se non muore entro 5 anni dalla scoperta del tumore; le statistiche formulate su pazienti a dieci anni dalla scoperta, invece, parlano di circa il 2,5 per cento di guarigioni.
In altre parole, il tumore è una malattia mortale, quindi per poter accusare un medico che pratica terapie alternative di omicidio, bisognerebbe dimostrare che la terapia convenzionale prescritta lo avrebbe davvero guarito.

e' scritta male questa parte
rispetto al gruppo di controllo...cioe' placebo...c'e' un miglioramento in termini di guarigione del 5%
cioe' non muore il 95% come vuole farci credere l'articolo.......ma esempio se col placebo sopravvivono il 40%...con la chemio il 45%
(dati del 2004 parlano del 3%)
pero' questi dati di solito si riferiscono alla guarigione del tumore...non dell'aspettativa di vita...che di solito non cambia tra fare la chemio o no....proprio perche' il 5% di vantaggio e' controbilanciato da effetti collaterali e quindi morte per altra causa
 
Ultima modifica:
e' scritta male questa parte
rispetto al gruppo di controllo...cioe' placebo...c'e' un miglioramento in termini di guarigione del 5%
cioe' non muore il 95% come vuole farci credere l'articolo.......ma esempio se col placebo sopravvivono il 40%...con la chemio il 45%
(dati del 2004 parlano del 3%)
pero' questi dati di solito si riferiscono alla guarigione del tumore...non dell'aspettativa di vita...che di solito non cambia tra fare la chemio o no....proprio perche' il 5% di vantaggio e' controbilanciato da effetti collaterali e quindi morte per altra causa
sarà come dici tu
ma nella mia famiglia
su 8 persone ammalate di cancro, ne sono morte 8
 
A un certo punto il famoso clinico, nella camera del malato, fece un minuscolo cenno alla moglie del malato e con un dolce sorriso si avviò alla porta. La signora intuì.
Come furono nel corridoio, il clinico assunse un volto di assoluta circostanza, profondamente umano e comprensivo. Si schiarì la voce: «Signora», disse «è mio imprescindibile dovere, ahimè, farle presente… suo marito…»
«È grave?»
«Signora», disse lui «purtroppo… la situazione è tale… conviene rendersi conto che…»
«No, non mi dica!… Lei vuole intendere che…»
«Affatto, signora… Non bisogna, non bisogna assolutamente precipitare le cose… ma diciamo… diciamo… entro tre mesi… sì, sì, possiamo dire tre mesi… »
«Condannato?»
«Limiti alla provvidenza non ci sono, cara signora. Ma per quello che la nostra povera scienza può dirci… le ripeto… tre mesi al massimo… tre mesi…»
Un groppo violentissimo la colse. Parve accartocciarsi su se stessa. Si nascose la faccia tra le mani. Selvaggi singhiozzi la scuotevano: «Dio, Dio, il mio povero Giulio!».

Quand'ecco il luminare, che stava al capezzale del marito, con un minuscolo ammicco invitò la moglie del degente a uscire. E lei capì.
Una volta usciti, il medico chiuse lentamente la porta della camera. Poi si rivolse alla donna con la voce vellutata delle grandi occasioni: «Signora», disse «per un medico questi sono compiti estremamente ingrati. Tuttavia devo essere franco… suo marito…»
«Sta molto male?»
«Signora», fece l'altro abbassando ancora più il tono «è motivo per me di profondo disagio… ma è pure indispensabile che lei…»
«Allora, mi sembra di dover capire…» «Intendiamoci: sarebbe assolutamente fuori luogo anticipare gli eventi… ci rimane, suppongo, un certo respiro… ecco…un anno… un anno almeno…»
«Inguaribile, dunque?»
«Non c'è nulla di impossibile, signora, neanche i miracoli. Ma per quello che la scienza mi consente di capire… direi proprio un anno…»
La poveretta ebbe un sussulto, piegò la testa, si coperse gli occhi con le mani scoppiando in un pianto disperato: «Oh, il mio povero cocco!».

Ma ci fu momento che gli sguardi del grande clinico e quelli della moglie del malato si incontrarono. Lei capì che l'uomo la invitava uscire. Lasciarono così il malato solo. Di fuori, dopo avere chiuso la porta, il professore, con l'accento grave e insieme denso di partecipazione affettiva, mormorò:
«Triste, mi creda, è per un medico assolvere certi indesiderabili doveri… Ecco, signora, sono costretto a farle sapere che… suo marito…»
«È in pericolo?»
Rispose il dotto terapeuta:
«Una menzogna in questi casi, signora, sarebbe una cattiva azione… non posso nasconderle che…»
«Professore, professore, mi parli pure con il cuore in mano, mi dica tutto…» «Qui bisogna intenderci, signora… guai a mettere il carro davanti ai buoi… Non è imminente… non posso neppure essere preciso… però come minimo… ancora una tregua di tre anni…»
«Così, non c'è più niente da sperare?»
«Sarebbe leggerezza da parte mia offrirle inutili illusioni… malauguratamente la situazione è chiara… entro tre anni…»
La sciagurata non seppe dominarsi. Mandò un penoso gemito, quindi si sciolse in lacrime gridando:
«Ah, mio marito… il mio povero marito!»

Senonché nella camera dell'infermo si fece un silenzio. E allora, quasi per trasmissione telepatica, la moglie seppe che il celebre medico desiderava uscire dalla stanza insieme con lei.
Uscirono infatti. E quando fu certo che il malato non poteva udirlo, il patologo, chinatosi verso la signora, le sussurrò in un orecchio:
«Ahimè, signora, è questo per me un momento assai penoso… non posso fare a meno di avvertirla… suo marito…»
«Non ci sono più speranze?»
«Signora», disse l'uomo «sarebbe sciocco e disonesto se io con eufemismi tentassi di…»
«Povera me… e dire che mi ero illusa… povera me!»
«Eh no, signora, proprio perché io non intendo tacerle nulla, non voglio neppure che adesso lei faccia tragedie premature… Vedo avvicinarsi sì il termine fatale… ma non prima… non prima di vent'anni…»
«Dannato senza remissione?»
«In un certo senso sì… Non posso dissimularle, signora, l'amara verità, al massimo vent'anni… più di vent'anni non posso garantire…»
Fu più forte di lei. Per non cadere dovette appoggiarsi a una parete, singhiozzando. E mugolava: «No, no, non posso crederci, il mio povero Giulio!».

Tossicchiò allora con diplomazia il dottore guardando in un certo modo la moglie del cliente, che stava a lui di fronte, di là del letto: era evidentemente un invito a uscire con lui.
Appena nel vestibolo, la signora afferrò per un braccio il famoso oracolo, chiedendogli, apprensiva:
«E allora?».
Al che lui rispose con voce da giudizio universale: «Allora è mio dovere essere franco… signora, suo marito….»
«Mi devo rassegnare?»
Fece il medico:
«Le do la mia parola che se appena si prospettasse una vaga possibilità… ma invece…»
«Mio Dio, è terribile… Mio Dio!»
«La capisco signora… e mi creda partecipe al suo dolore… D'altra parte non si tratta di una forma galoppante. Penso che, a compiersi, la funesta parabola impiegherà… impiegherà circa cinquant'anni.»
«Come? Non c'è più scampo?»
«No, signora, no… e glielo dico col cuore stretto, mi creda… C'è un margine, ma non più di cinquant'anni…»
Ci fu una pausa. Poi il grido straziante di lei, come se un carbone acceso le fosse penetrato nelle viscere: «Uhhhh! uhhhh! No e poi no!… il mio uomo! il mio tesoro benedetto!»
All'improvviso si riscosse. Guardò fisso il luminare negli occhi. Gli strinse un polso.
«Professore, dico, ma allora… Ho saputo da lei una cosa terribile. Ma, dico, tra cinquant'anni, dico… mezzo secolo… tra cinquant'anni anch'io… anche lei… In fondo, allora è una condanna di tutti, no?»
«Proprio così, signora. Tra cinquant'anni noi tutti saremo sotto terra, perlomeno è probabile. Ma c'è una differenza, la differenza che ci salva, noi due, e invece condanna suo marito… Per noi due, almeno che si sappia, nulla ancora è stabilito… Noi possiamo vivere ancora, in beata stoltezza forse, come quando avevamo dieci anni dodici anni. Noi potremmo morire tra un'ora, tra dieci giorni, tra un mese, non ha importanza, è un'altra cosa. Lui no. Per lui la sentenza esiste già. La morte, in sé, non è poi una cosa così orribile, forse. Tutti la avremo. Guai però se sappiamo, fosse anche tra un secolo, due secoli, il tempo preciso che verrà.»

Dino Buzzati
 
Ancora....

Cancro e ascorbato di potassio


” Lo scopo di questa prossima lunga dissertazione è ANCHE quella di chiedere la testimonianza e l'opinione di chi ha usato ed usa l'ascorbato di potassio.
Questo perchè un numero elevato di testimonianze singole ed individuali forse sarà uno stimolo sufficiente per iniziare finalmente in Italia uno studio CLINICO UFFICIALE su vasta scala di cui io ora non ne ho ancora notizia di avvio e/o di risultati accertati.
Tra le testimonianze dei singoli casi fra i più vari vi porto quella mia relativa alla esperienza terapeutica di un mio familiare a cui è stato diagnosticato un tumore prostatico al quale, oltre la terapia ormonale prescritta, ho consigliato di aggiungere l'assunzione di ascorbato di potasio con ribosio, curcuma+pepe e te verde.
Ebbene, pare proprio che ad un anno della prima diagnosi la situazione sia stabile e monitorata senza altre conseguenze, con i valori dei parametri di controllo rientrati nei limiti fisiologici e con una condizione generale di salute buona e con un tenore di vita che continua come quello tenuto prima della diagnosi.

Tutti i medici e tutti gli oncologi dovrebbero essere e spero siano persone RISPETTABILISSIME che spendono una vita a studiare ed a farsi carico di malattie e sofferenze che cercano di curare ed alleviare ma forse hanno dei limiti e dei “difetti” che proprio la Medicina Ufficiale moderna tende sempre più ad accentuare.
Si domandano e si preoccupano di “cosa” avviene nel corpo ma si domandano molto meno del PERCHE’ quel fenomeno avviene.
“Perchè”, una domanda che salta fuori spesso quando si parla di patologie tumorali.
Una domanda che attanaglia tutti i malati ed i familiari che sono coinvolti in questo tipo di malattia.
Una domanda che dovrebbe saltar fuori ancora più spesso rivolta specialmente ai medici oncologi che si fanno carico delle cure che propongono.
In questo mio tentativo di illustrare quello che ho fino ad ora capito sull'ascorbato di potassio e con l'ausilio di alcuni esempi dei documenti utili a comprenderlo, spero di riuscire ad infondervi almeno la curiosità per continuare a cercare, informasi, ragionare e convincersi che questa proposta, come può essere la assunzione di ascorbato di potassio, NON è una assurdità bizzarra, NON è “roba letta su internet” ma semplicemente la conseguenza di una scelta consapevole e convinta dopo aver appreso i motivi scientifici che la consigliano.
Una scelta di cui informare e rendere compartecipi i medici che ci curano e che curano i nostri cari, medici che vanno gentilmente TEMPESTATI di “perchè” se si rifiutano e si oppongono alla aggiunta di ascorbato di potassio oltre alle terapie previste dai protocolli standard.
Medici e Medicina che in modo sempre più spinto considerano il corpo come una macchina, ovvero un insieme di tanti pezzi e non più come un ORGANISMO in cui ogni infinitesima parte di ogni cellula è in contatto, PARTECIPA & COMPARTECIPA alla vita di tutto l'insieme.
Questa non è una affermazione di qualche strana filosofia “esoterica” ma semplicemente le conclusioni delle più recenti scoperte che la fisica atomica quantistica applicata ai sistemi biologici stà dando, in modo sempre più preciso e particolare, riguardo ai “perchè” di ciò che avviene nei meccanismi della “vita”.
Tutto ciò lo si evince dai lavori dei fisici Giuliano Preparata ed Emilio del Giudice riguardo i “campi di risonanza coerente”, nell'ambito della elettrodinamica quantistica, che avvengono tra le molecole e le sostanze disciolte in acqua.


segue...
 

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