a titolo di esempio, i Cinesi sono come quelle aziende medio-grandi che possono permettersi di fare credito mercantile e sostituirsi alle Banche, per cui :

a - lo fanno nel proprio interesse e non per fare il cavaliere bianco ;
b - Aspettano il momento di crisi più profonda per proporre dilazioni etc,
c - lo fanno a tassi e condizioni assolutamente esose
d - In cambio chiedono operazioni e business "particolari" in cambio, altrimenti non trattabili in altri momenti;

Cosa credete che i Cinesi faranno, innanzi tutto. Intervenire sui btp al 4,75%...o magari quando avranno un rendimento doppio ?

Poi, lo faranno con la probabilità di avere perdite in conto capitale o aspetteranno che tutte le disperate manovre per evitare il fallimento vengano fatte ? In pratica interverranno prima gli "haircut" o dopo ?

Infine, chiederanno di fare dei business che neanche riesco ad immaginare, influenze politiche, anche semi-segrete etc,etc. Ricordatevi i missili in Sicilia e le varie basi nato e le collaborazioni fra agenzie segrete etc etc....fatte con gli Americani quando "loro" erano i ns creditori...

saluti

Esatto Piergj.

Non dobbiamo pensare alla Cina come il Cavaliere bianco che salva tutti.
Lo faranno per proprio interesse, quando lo riterranno più opportuno.
Come per proprio interesse agiscono le multinazionali quando delocalizzano in Cina.

Devo dire che, contrariamente al periodo Guerra Fredda, la Cina non ha interesse a dividere l'Europa quanto invece a farne un mercato di sbocco per le proprie merci.
Cosa deve fare l'Europa? Il tema è aperto.

Lasciamo comunque che le tensioni vadano a finire tra le due coste del Pacifico: mi pare che l'Europa abbia sofferto parecchio dal dopoguerra in avanti ...

Sarebbe ora di giocare su tre o più tavoli.
La Germania è pronta: gli altri?
 
Attenzione anche alle eventuali nuove regole che potranno far cambiare i razionali di riferimento classici. La seguente ad esempio mi sembra una fesseria con i fiocchi cui nemmeno un bambino dell'asilo penserebbe, eppure....
Ue studia coinvolgimento bondholder senior in salvataggio banche


BRUXELLES, 5 gennaio (Reuters) - Tutti i detentori di bond emessi da banche in crisi dovrebbero sopportare le perdite in base a una proposta a cui sta lavorando la Commissione europea. La Commissione dovrebbe pubblicare già questa settimana l'esito della consultazione sul meccanismo di gestione delle crisi con l'obiettivo di avanzare proposte legislative più avanti nel corso dell'anno. La bozza del consultation paper ottenuta da Reuters sostiene che svalutare azioni e debito subordinato di una banca in crisi potrebbe non bastare in alcuni casi e che le autorità nazionale dovranno avere potere di ordinare "ulteriori svalutazioni". La Commissione propone un modello a fasi successive in cui si parte da svalutazioni dell'equity e del debito subordinato, con il debito senior a seguire subito dopo. "Partendo da questo livello minimo di poteri, il primo approccio globale punta a fare in modo che un'ampia gamma di creditori senior affrontino il rischio effettivo associato al fallimento della banca", si legge nella bozza di documento. La proposta di scaricare sui bondholder una parte più rilevante dei costi del sostegno alle banche fa parte di una serie di misure allo studio in Europa per far fronte alle crisi bancarie e potrebbe diventare legge entro il 2012. La Commissione spera di porre un argine ai costi pubblici per i salvataggi bancari, ma la proposta, che rispecchia il piano tedesco per accollare ai creditori privati parte dei costi per il salvataggio di uno Stato sovrano della zona euro, probabilmente sarà contestata.
Una fonte europea aveva sottolineato ieri che la Commissione europea desidera modificare la situazione attuale in cui i creditori che detengono bond bancari possono godere di una protezione dai costi mentre gli azionisti vengono colpiti dalle perdite. "Abbiamo bisogno di una solida base legale per arrivare a questo in Europa", aveva detto ieri la fonte nel tardo pomeriggio. Uno schema di questo tipo avrebbe modificato drammaticamente gli effetti della crisi bancaria che ha colpito l'Irlanda portando al piano di salvataggio da 85 miliardi di euro da parte di Ue e Fondo monetario internazionale. I detentori di bond emessi dalle maggiori banche irlandesi, come Anglo Irish Bank [ANGIB.UL], hanno sopportato solo costi marginali mentre gli investimenti degli azionisti sono stati pressochè azzerrati e il governo è stato obbligato a intervenire nazionalizzando i maggiori istituti. La Commissione, che prepara i disegni di legge per l'Unione europea, proporrà anche uno schema per migliorare la cooperazione tra le autorità nazionali negli interventi in caso di crisi di banche transnazionali. In questo caso l'obiettivo è prevenire il caos scoppiato in occasione del fallimento di Fortis, quando le autorità dei Paesi Bassi si occuparono degli interventi di emergenza sul loro territorio senza coordinarsi con le autorità del Belgio.
 
Studio ue e bondholder senior...

...sarebbe pure ora.

Il rischio, a livello finanziario non può essere differenziato da regole iper-protettive per alcune categorie, e regole aperte al libero mercato al 100% con tutti i rischi sulla testa dell'investitore.

In passato ho sempre sottolineato la posizione (apparentemente estremista invece assolutamente serva di un mercato libero) che andava a non difendere,da subito, le Banche piene di titoli Tossici e malgovernate. in pratica fallimenti e lacrime e sangue per bond-holder-azionisti e soprattutto Management. Invece abbiamo vissuta una sorta di volemose-bene che sta trasferendo il Rischio su entità che dovrebbero essere regolatrici del mercato e non Nel mercato (BCE), oppure sulla collettività (debito pubblico) che tutti sappiamo viene gestito in maniera molto pessima .
 
warren buffet

il mio quasi omonimo warren buffet ha emesso 750 milioni in obbligazioni a tasso fisso (credo ieri) per andare a ripagare bond a tasso variabile in scdenza.
A buon intenditor...
 
Ecco perché la Spagna è nei guai





Quotazioni correlate


CodicePrezzoVariazione056190.KQ51.600,00+1.700,00



{"s" : "056190.KQ","k" : "a00,a50,b00,b60,c10,g00,h00,l10,p20,t10,v00","o" : "","j" : ""}


redazione ts - martedì, 4 gennaio 2011 - 11:49
Di seguito riportiamo un intervento realizzato da M.Riddell, team obbligazionario di M&G Investments.


Convenzionalmente il mercato giudica il livello di rischio di un Paese prendendo in considerazione il differenziale di rendimento rispetto agli investimenti privi di rischio. Nel caso dell’Eurozona, si tende a prendere come misura lo spread rispetto ai titoli di stato tedeschi.
Benché lo spread sia sicuramente un parametro importante, se si vuole capire quanto sia sostenibile il debito di un Paese è senz’altro più pertinente considerare il livello di rendimento assoluto. Dopo tutto, se il rendimento dei Bund è dell'1% e lo spread è al 3%, il Paese può finanziarsi al 4%; ma se i rendimenti dei Bund sono al 4% e lo spread è al 3%, il tasso di interesse sarà al 7%. Questa è una situazione completamente nuova.
Il problema che sta affrontando l’Eurozona al momento è che non solo gli spread degli stati periferici sono aumentati, ma anche quelli dei cosiddetti ”porti sicuri” hanno subito un incremento. I rendimenti dei Bund tedeschi dal 2,1% di fine agosto sono balzati all’attuale 3%, probabilmente a causa di una combinazione di più fattori: dati macro economici più solidi per l’Europa, il massiccio sell-off di titoli di stato USA, e la possibilità che - con la Germania e la Francia non al riparo dal debito, e con un rapporto debito/PIL che, anche senza eventuali salvataggi, il prossimo anno pare supererà il 75% in Germania e si avvicinerà al 90% in Francia - il salvataggio di uno stato periferico possa costituire un costo troppo alto per l’Europa.

I rendimenti dei titoli di stato spagnoli a lungo termine sono attualmente ai propri massimi rispetto all’ultimo decennio, e questo è un problema rilevante, se si considera la modalità di calcolo del debito pubblico di uno stato. Il rapporto debito pubblico/PIL di un Paese è in funzione di tre parametri: la variazione nel bilancio di un paese come percentuale del PIL, la differenza tra il tasso di interesse sul debito pubblico e la crescita del PIL nominale, e i cambiamenti negli stockflow adjustment (SFA (056190.KQ - notizie) )* (che tende a incidere minimamente). Quindi assumiamo che un Paese abbia un bilancio in pareggio e la SFA sia zero, se i costi sul proprio debito eccedono il PIL nominale, allora il rapporto debito/PIL aumenterà costantemente.
Il tasso di interesse medio sul rilevante debito spagnolo è attualmente sotto il 4%, un livello non troppo allarmante. Il problema risiede nel fatto che ad oggi i rendimenti dei titoli di stato spagnoli a lungo termine sono sopra il 6%. Come mostra la tabella, un tasso di interesse del 6% sulle obbligazioni governative a lungo termine andava bene dieci anni fa, quando il PIL nominale Spagnolo era del 7-8% l’anno. Tuttavia il costo degli interessi per la Spagna continuerà ad aumentare, in quanto sarà il mercato a finanziare e reinvestire il debito esistente. Qualsiasi aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea accelererà l’aumento degli interessi e aumenterà la pressione sui Paesi più deboli dell’Eurozona, in quanto il tasso di interesse sui prestiti a breve termine crescerà di conseguenza - i titoli di stato spagnoli a cinque anni hanno già uno yield oltre il 4%. La Spagna ha bisogno di compensare questo costante aumento dei costi del debito con un avanzo di bilancio, che non è probabile in un immediato futuro, oppure deve confidare nella speranza che il proprio tasso di crescita nominale superi nuovamente il tasso di interesse , cosa, anche questa, poco plausibile nel prossimo futuro. Un costo del debito a lungo termine al 6% non è sostenibile.
Per ulteriori informazioni visita il sito di Trend Online
 
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redazione ts - martedì, 4 gennaio 2011 - 11:49
Di seguito riportiamo un intervento realizzato da M.Riddell, team obbligazionario di M&G Investments.


Convenzionalmente il mercato giudica il livello di rischio di un Paese prendendo in considerazione il differenziale di rendimento rispetto agli investimenti privi di rischio. Nel caso dell’Eurozona, si tende a prendere come misura lo spread rispetto ai titoli di stato tedeschi.
Benché lo spread sia sicuramente un parametro importante, se si vuole capire quanto sia sostenibile il debito di un Paese è senz’altro più pertinente considerare il livello di rendimento assoluto. Dopo tutto, se il rendimento dei Bund è dell'1% e lo spread è al 3%, il Paese può finanziarsi al 4%; ma se i rendimenti dei Bund sono al 4% e lo spread è al 3%, il tasso di interesse sarà al 7%. Questa è una situazione completamente nuova.
Il problema che sta affrontando l’Eurozona al momento è che non solo gli spread degli stati periferici sono aumentati, ma anche quelli dei cosiddetti ”porti sicuri” hanno subito un incremento. I rendimenti dei Bund tedeschi dal 2,1% di fine agosto sono balzati all’attuale 3%, probabilmente a causa di una combinazione di più fattori: dati macro economici più solidi per l’Europa, il massiccio sell-off di titoli di stato USA, e la possibilità che - con la Germania e la Francia non al riparo dal debito, e con un rapporto debito/PIL che, anche senza eventuali salvataggi, il prossimo anno pare supererà il 75% in Germania e si avvicinerà al 90% in Francia - il salvataggio di uno stato periferico possa costituire un costo troppo alto per l’Europa.

I rendimenti dei titoli di stato spagnoli a lungo termine sono attualmente ai propri massimi rispetto all’ultimo decennio, e questo è un problema rilevante, se si considera la modalità di calcolo del debito pubblico di uno stato. Il rapporto debito pubblico/PIL di un Paese è in funzione di tre parametri: la variazione nel bilancio di un paese come percentuale del PIL, la differenza tra il tasso di interesse sul debito pubblico e la crescita del PIL nominale, e i cambiamenti negli stockflow adjustment (SFA (056190.KQ - notizie) )* (che tende a incidere minimamente). Quindi assumiamo che un Paese abbia un bilancio in pareggio e la SFA sia zero, se i costi sul proprio debito eccedono il PIL nominale, allora il rapporto debito/PIL aumenterà costantemente.
Il tasso di interesse medio sul rilevante debito spagnolo è attualmente sotto il 4%, un livello non troppo allarmante. Il problema risiede nel fatto che ad oggi i rendimenti dei titoli di stato spagnoli a lungo termine sono sopra il 6%. Come mostra la tabella, un tasso di interesse del 6% sulle obbligazioni governative a lungo termine andava bene dieci anni fa, quando il PIL nominale Spagnolo era del 7-8% l’anno. Tuttavia il costo degli interessi per la Spagna continuerà ad aumentare, in quanto sarà il mercato a finanziare e reinvestire il debito esistente. Qualsiasi aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea accelererà l’aumento degli interessi e aumenterà la pressione sui Paesi più deboli dell’Eurozona, in quanto il tasso di interesse sui prestiti a breve termine crescerà di conseguenza - i titoli di stato spagnoli a cinque anni hanno già uno yield oltre il 4%. La Spagna ha bisogno di compensare questo costante aumento dei costi del debito con un avanzo di bilancio, che non è probabile in un immediato futuro, oppure deve confidare nella speranza che il proprio tasso di crescita nominale superi nuovamente il tasso di interesse , cosa, anche questa, poco plausibile nel prossimo futuro. Un costo del debito a lungo termine al 6% non è sostenibile.
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non ho replicato al negus ed a grisu perché direi che la sintonia con loro è molto elevata e, in questo caso, sembrerebbe sufficiente aggiungere un secondo soggetto ad un precedente svolgimento (ciò che non richiede repliche). Quanto, però, camaleonte, secondo te/voi tutti le stesse considerazioni sapgnole potrebbero essere applicate anche al "condominio Italia"? :)
 
Infatti, perchè dovrebbero rivalutare?
E' un loro problema la crisi nata da Lehmann?
Devono risolverla loro?

se ci ragioni capisci che le crisi in Occidente sono frutto della perdita di posti di lavoro e del dumping valutario.
Altrimenti continuiamo a fare considerazioni di superficie e moralistiche senza tenere conto della complessità di un mondo globalizzato.
Allora ti chiedo. E' colpa di Grecia, Irlanda e Spagna se sono in crisi oppure del fatto che avendo la stessa moneta della Germania con economie differenti sono destinate a soccombere?
Dall'altra ti domando è possibile essere liberisti con un paese che fa dumping valutario con lo specifico scopo di lungo termine di spazzare via la tua manifattura?
Se si è stupidi come gli occidentali si.
 
se ci ragioni capisci che le crisi in Occidente sono frutto della perdita di posti di lavoro e del dumping valutario.
Altrimenti continuiamo a fare considerazioni di superficie e moralistiche senza tenere conto della complessità di un mondo globalizzato.
Allora ti chiedo. E' colpa di Grecia, Irlanda e Spagna se sono in crisi oppure del fatto che avendo la stessa moneta della Germania con economie differenti sono destinate a soccombere?
Dall'altra ti domando è possibile essere liberisti con un paese che fa dumping valutario con lo specifico scopo di lungo termine di spazzare via la tua manifattura?
Se si è stupidi come gli occidentali si.

La questione dei "periferici" meglio non sollevarla.
Le questioni sono lunghe e complesse ma soprattutto differenti da paese a paese.
La Grecia è in crisi non per le stesse ragioni di Irlanda, Portogallo e Spagna.

Non è questione solo di "dumping valutario" (come dici tu), altrimenti altre areee depresse del mondo (Africa innanzitutto) avrebbero potuto agvolmente soppiantare gia da tempo la manifattura "occidentale".

Il mondo è cambiato: era comodo avere la cortina di ferro nell'est europa mentre i cinesi morivano di fame ... rispetto alla società dell'opulenza e della libertà.

L'industria manifatturiera europea (principalmente tedesca, francese e italiana) devono reagire e possono farcela.
I dati di quest'anno dell'industria tedesca devono far riflettere.
 
La questione dei "periferici" meglio non sollevarla.
Le questioni sono lunghe e complesse ma soprattutto differenti da paese a paese.
La Grecia è in crisi non per le stesse ragioni di Irlanda, Portogallo e Spagna.

Non è questione solo di "dumping valutario" (come dici tu), altrimenti altre areee depresse del mondo (Africa innanzitutto) avrebbero potuto agvolmente soppiantare gia da tempo la manifattura "occidentale".

Il mondo è cambiato: era comodo avere la cortina di ferro nell'est europa mentre i cinesi morivano di fame ... rispetto alla società dell'opulenza e della libertà.

L'industria manifatturiera europea (principalmente tedesca, francese e italiana) devono reagire e possono farcela.
I dati di quest'anno dell'industria tedesca devono far riflettere.

aspetta che i cinesi comincino a prendere di mira i settori dove esportano i tedeschi e poi ne riparliamo. Finora gli servivano macchinari tedeschi per produrre man mano che lasceranno le fascie più basse di prodotti a paesi come il Vietnam faranno competizione a livelli sempre più elevati.
Parte del sucesso tedesco (non tutto ovvio) dipende dalla debolezza dei Pigs e dal fatto di avere una moneta debole rispetto a se ci fosse il marco.
A chi dice che non è questione di dumping valutario, come dicono del resto i cinesi, rispondo allora rivaluta del 40%, visto che non è quello il tuo vantaggio competitivo e poi ne riparliamo. Intanto io salvo la mia manifattura che altrimenti scompare poi alla prossima crisi se ne riparla....
L'euro non si può svalutare perchè gli esportatori cinesi con i margini bassi che hanno non ce la farebbero e la Cina è una macchina che se non va a 150 all'ora si schianta. Leggiti gli articoli che ha postato Mello. Nessuno ne parla perchè fa comodo così agli industriali e alle multinazionali che hanno decentrato là la produzione. I politici sono troppo idioti per capirlo.
Non si compete con chi ragiona in termini politici e di egemonia ragionando in termini di teoria economica del libero scambio. Una società si deve difendendere quando è attaccata.
 

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