Götterdämmerung

  • Creatore Discussione Creatore Discussione great gatsby
  • Data di Inizio Data di Inizio

great gatsby

Guest
Fa il kebabbaro il genero di Tanzi
Come sopravvive la dinasty del latte
Stefano Strini sposato a Laura, figlia del patron della Parmalat, ha avviato una singolare attività. L'altra figlia Francesca da capo del settore turistico Parmatour dirige un piccolo albergo in provincia di Padova. Stefano Tanzi dai fasti del Parma calcio alla consulenza per una ditta di impiantistica alimentare.
DI ALESSANDRO TRENTADUE
Stefano Strini nel suo negozio di kebab (Foto f32)
L'impero mondiale e non solo del latte si è sciolto tra sentenze, arresti e fallimenti (le ultime condanne per il filone Ciappazzi sono di oggi LEGGI). Della dinastia targata Tanzi-Parmalat si sono tutti defilati o riciclati. Francesca Tanzi, una delle figlie che era a capo dell'impero turistico di Parmatour, oggi fa la direttrice del Blue Dream Hotel di Monselice, in provincia di Padova. Stefano Tanzi, il pupillo di papà Calisto, ex presidente della squadra Parma calcio, ha trovato impiego come consulente per l'impiantistica alimentare alla ditta Rossi e Catelli. Laura Tanzi, l'altra figlia, è sempre stata defilata da tutto, e il suo nome compare ogni tanto in società tra la Svizzera e il Lussemburgo. Senza dimenticare che Calisto Tanzi, prima dell'ultimo arresto (l'ex Cavaliere del lavoro è ancora in carcere), era stato sorpreso a fabbricare muffin alla periferia di Parma (LEGGI).

L'unico rimasto nel settore alimentare è il genero del patron della Parmalat: Stefano Strini - sposatosi anni fa con Laura e coinvolto nel ritrovamento dei quadri in cantina LEGGI) - ora fa il kebabbaro nell'Oltretorrente, il quartiere storico di Parma. Là dove hanno chiuso negozi alimentari di afgani, turchi e marocchini, brilla l'insegna dell'ultimo personaggio della dinasty color biancolatte.

La sfida di Stefano Strini gira su uno spiedo e profuma di arrosto: vincere i pregiudizi dei parmigiani come lui sul piatto mediorientale.
Missione non facile, in una città fiera delle sue tradizioni alimentari, dove qualche mese fa l’ex sindaco Pietro Vignali scriveva alla Regione per controllare la diffusione di negozi etnici. Ma il nostro kebabbaro parmigiano, 40 anni e un passato da imprenditore metalmeccanico (la sua impresa era controllata al 51% della Parmalat), si rimbocca le maniche e affila il trinciante: “Ormai il kebab è diventato il fastfood per eccellenza – spiega – non c’è storia nemmeno con McDonald’s. Anche perché con 4 euro hai un pasto completo di carne, pane e verdura, e sicuramente più sano”.

Sì, ma come convincere i più diffidenti? “Di fronte al kebab le persone si preoccupano soprattutto di tre cose – precisa Strini – igiene, pulizia e provenienza dei prodotti”. E lui, che nei lavori precedenti era specializzato nel controllo asettico (”tengo a precisarlo”), sa su cosa puntare. “Innanzitutto dentro ci metto solo carne di pollo e tacchino, niente intrugli – garantisce – e poi uso un tipo di farina pregiata per preparare i panini freschi. Punto sulla qualità, insomma”. E sull’immagine. Bancone splendente, specchi freschi di Cif, tendine a quadri blu stile trattoria. Poi un tocco rassicurante di italianità attorno al girarrosto: torte salate, pizze e focacce, il contorno del kebab alla parmigiana. E per finire, bianco rosso e verde sul logo del negozio: Pfk (che sta appunto per “pizza focaccia e kebab”).

Sarà sufficiente questa strategia per sdoganare il panino turco ai parmigiani ancora scettici? “Per ora di clienti ne arrivano parecchi – dice soddisfatto – tanto che ho in mente di espandermi e aprire altri negozietti come questo in tutta la città”. La sfida del kebabbaro parmigiano è solo all’inizio. La strada non e' facile. Se uno pensa al colosso mondiale del suocero, ancora meno.
COMMENTA
(29 novembre 2011
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto