Articolo completo.
Grimaldi: «Non lascio il timone di Gnv»
L'armatore commenta le indiscrezioni degli ultimi giorni. «Ho ancora un sogno: portare i miei traghetti a Cuba dopo la caduta di Castro»
«Permira vuole vendere la sua quota? Staremo a vedere. Ma la guida della società resterà nelle mie mani»
Genova. «Abax, Investitori Associati, e poi l'altra società, come si chiama? Già, la Bank of America Partners. Guardi, sarò molto sincero: non ho il piacere di conoscere nessuno di questi fondi finanziari. Capiamoci: Permira può fare ciò che vuole della sua quota in Gnv. Ma il 20% dell'azienda rimarrà nelle mie mani, questo è poco ma sicuro».
A 84 anni, sessanta dei quali passati in prima fila nel mondo dello shipping, Aldo Grimaldi, decano degli armatori italiani, rompe il silenzio sui rumours che da qualche tempo danno per certa l'uscita di scena della famiglia genovese dal capitale di Grandi Navi Veloci. «Sono chiacchiere - spiega al Secolo XIX -, ipotesi di fantasia che qualcuno si diverte a spacciare per verità».
Dottor Grimaldi, il fondo Permira, al quale due anni fa avete ceduto l'80% di Gnv, oggi ha in corso trattative per vendere la sua partecipazione. L'operazione, se dovesse concretizzarsi, riguarderà anche il vostro 20%?
«Non esiste alcun nesso fra i piani di Permira, che legittimamente può fare ciò che vuole delle sue azioni, e quelli di Grimaldi Holding. Le dirò di più: le navi della flotta Gnv sono una mia creatura, le ho inventate io dopo dieci anni di studi faticosissimi. Perchè mai dovrei abbandonarle, proprio adesso che tutto il mondo ce le invidia?».
Nessuna volontà di uscire di scena, dunque?
«Non solo non voglio cedere la mia quota. Pretendo che il timone di Gnv resti saldamente nelle mie mani. Possono cambiare i soci, ma il cervello della compagnia deve rimanere qui, a Genova».
Quali sono le prospettive di crescita di Grandi Navi Veloci?
«Ci aspetta un futuro molto interessante. L'esperienza di questi anni mi ha insegnato molte cose. La prima è che il Mediterraneo ha bisogno di un servizio ferry molto flessibile. Per quattro mesi all'anno dobbiamo fare i conti con una domanda altissima di passeggeri, ma nei restanti otto il business arriva principalmente dalle merci. Ecco perché dopo le "navi bianche" metterò in servizio le "navi blu", traghetti che viaggeranno a 24 nodi con capacità di 500 passeggeri e 3.000 metri lineari a disposizione degli autotrasportatori. Con l'entrata in vigore dell'Ecobonus, ovvero degli incentivi per i camionisti che utilizzano la nave al posto della strada, questo tipo di servizio diventerà richiestissimo».
E' in quest'ottica che avete ordinato otto navi ai cantieri Apuania?
«E' esattamente così. Prenderemo in consegna la prima unità all'inizio del 2007, poi arriveranno le restanti sette».
A quel punto potrà fare un pensierino a Cuba...
«Non ho mai nascosto l'ambizione di spostare nei Caraibi una parte della mia flotta. E' un sogno che cullo dal 1951, quando mi occupavo di trasportare zucchero dal Venezuela a Cuba. Oggi i tempi sono cambiati, gli Stati Uniti aspettano solo che cada il regime di Fidel Castro per sfruttare le potenzialità commerciali e di Cuba, che è davvero un posto meraviglioso, Ecco, quando succederà noi saremo pronti a mandare laggiù le nostre navi. Che, non a caso, sono state già certificate dalle autorità americane».
Tornando ai problemi di casa nostra: di recente lei ha denunciato Tirrenia perconcorrenza sleale. E' solo l'ultimo, in ordine di tempo, degli scontri fra armatori privati e compagnia pubblica. Quale potrà essere, a suo avviso, la soluzione a questo duello infinito?
«Tirrenia deve imparare a comportarsi correttamente, ad esempio evitando di usare fondi pubblici per danneggiare i concorrenti. Quando lo farà, state certi che non partiranno più denunce. Ma è fuor di dubbio che, nello spazio massimo di dieci anni, Tirrenia dovrà farsi da parte. Se non lo deciderà lo Stato ci penserà il mercato a cancellarla».
E nel frattempo come potrete convivere in modo pacifico?
«Sottoscrivendo accordi commerciali su alcune linee, penso alla Genova-Porto Torres, dove 4 collegamenti al giorno sono troppi. Noi sianmo pronti, aspetto solo un segnale da parte di Tirrenia. Alla mia età ho imparato anche ad essere paziente».
Francesco Ferrari