Perché la crisi della Grecia è diversa da quelle del passato?
07/05/2010
Nel passato il mondo ha già attraversato delle crisi finanziarie: quella che ha colpito l'Europa settentrionale nel 1992, quella del Sudest asiatico e della Corea del Sud nel 1997, e quella scoppiata in Russia nel 1998. Ma se in tutti questi casi l'allarme era rientrato in tempi brevi, secondo gli economisti di Citigroup la situazione attuale della Grecia si profila molto più grave per diversi motivi.
Prima di tutto, spiegano, il precedente Governo ellenico ha truccato le spese fiscali: nel 2009, anno delle elezioni, l'amministrazione ha infatti più che raddoppiato il deficit pubblico dal 3,8% al 12,5% del Pil, senza dichiararlo. L'Unione europea ha sottolineato come la credibilità (o meglio, l'assenza di credibilità) delle statistiche economiche greche sia uno dei maggiori problemi alla base del tracollo.
In secondo luogo, tutti i Paesi che hanno vissuto una crisi economica in passato hanno visto una forte svalutazione della loro moneta, che ha portato a un miglioramento della bilancia commerciale e alla ripresa del tasso di crescita del Pil; questa volta invece la Grecia non può decidere di svalutare la sua moneta, ovvero l'euro.
Portogallo, Spagna, Italia e Irlanda sono paragonate spesso alla Grecia. "Ma per quanto ne sappiamo", ha sottolineato un esperto della banca, "fino ad ora gli errori del Governo ellenico non sono stati commessi in nessun altro Paese". E infatti c'è anche un grande divario tra i rating di S&P su questi Stati: mentre quello della Grecia è BB+, quello di Spagna e Irlanda è AA+, quello dell'Italia è A e quello del Portogallo è A-.
Quanto all'evoluzione futura, Citigroup stima che nello scenario migliore la situazione politica e sociale della Grecia possa tornare a stabilizzarsi e che le condizioni del Fmi e dell'Ue siano rispettate: in questo caso si riuscirebbe a evitare un aggravarsi della crisi nel breve periodo.
"Dato che il debito pubblico della Grecia è pari a solo il 2-3% del Pil dell'Ue", ha commentato la banca d'affari, "con un adeguato supporto il problema potrebbe essere risolto. Il punto è che non è chiaro quanto questo scenario sia realistico". Un'altra opzione è l'attivazione di ulteriori aiuti monetari da parte della Bce.
Inftti, l'allentamento quantitativo (ovvero l’operazione con cui le Banche Centrali cercano di allargare la base monetaria stampando moneta) e una politica di taglio dei tassi d'interesse, che attualmente si attestano all'1%, potrebbero essere efficaci. Infine, nell'ipotesi peggiore, una soluzione possibile è la riduzione del debito pubblico della Grecia.
"Prevediamo che il deficit greco per il 2010 ammonterà a circa 292,1 miliardi di euro", ha spiegato la banca. Ma dal momento che gli istituti di credito francesi e tedeschi hanno un'esposizione particolarmente elevata al debito ellenico, c'è il rischio che un taglio radicale possa danneggiare le banche europee.
Naturalmente, hanno sottolineato gli economisti, ci sarebbe l'opzione di iniettare denaro pubblico nelle banche colpite, come era stato fatto durante la crisi finanziaria internazionale del 2008; ma questo significherebbe che i tedeschi e i francesi dovrebbero farsi carico dei debiti della Grecia, un'ipotesi definita "fattibile in termini economici, ma difficile a livello politico".
Secondo gli esperti, alla fine quello che succederà sarà una combinazione dei vari fattori: supporto internazionale, ulteriori facilitazioni da parte della Bce e riduzione del debito pubblico della grecia."Nel breve termine ci attendiamo un forte calo del prezzo delle azioni sui mercati globali", ha aggiunto il broker.
La ragione, ha continuato, è che se da marzo 2009 ad aprile 2010 le Borse di tutto il mondo hanno vissuto un rally azionario del 79,9%, fino ad ora la correzione è stata modesta: tra la fine di aprile e l'inizio di maggio il mercato giapponese è sceso del 4,2%, quello americano del 7,6% e quello europeo del 9,5%.
In particolare, la correzione del mercato giapponese è stata decisamente moderata, con il Topix ancora in rialzo del 5,4% da inizio anno. Al momento della scossa Dubai nel mese di novembre dell'anno scorso, l'indice di Tokyo era sceso di oltre il 10%. Per il 2010 gli analisti di Citigroup prevedono tassi di crescita del Pil relativamente elevati: 3,2% per gli Stati Uniti, 10,5% per la Cina e 2,9% per il Giappone, stime che, tra l'altro, continuano a essere riviste al rialzo.
"Anche se non possiamo essere ottimisti, non ci attendiamo grandi cambiamenti nel trend rialzista dei mercati azionari globali", conclude Citigroup. In ogni caso, dopo aver raggiunto il picco del 79,9% nel giro di 13 mesi, "prevediamo una correzione fisiologica tra il 10% e il 20% e un ritorno alla crescita in giugno".
Diana Bin