Titoli di Stato area Euro GRECIA Operativo titoli di stato - Cap. 1 (18 lettori)

Stato
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Forumer storico
se fa default, vale per tutti imho
anzi, ricordo di aver letto da qualche parte lamentele in seno al governo tedesco (mi pare) che non fosse stato precisato nessun privilegio rispetto agli altri titoli

Beh se è così, questo ti fa capire in mano a quale banda di idioti è finita la questione....
Al di la di dichiarazioni, non riescono neanche a garantirsi realmente i loro interessi.
Ma i 110 miliardi verranno erogati in quanto tempo? E per il 2013 la Grecia dovrebbe averli già restituiti? Perchè in tal senso se allungassero i tempi di restituzione potremmo auspicare che anche per l'Europa diventerebbe un interesse reale scongiurare il default, se i suoi crediti hanno pari gerarchia con quelli degli investitori. In tal caso forse l'haircut diverrebbe meno probabile.
Diversamente il taglio degli interessi e la dilazione sono strumenti che applicati al debito con l'UE sarebbero meglio sopportati. Tuttavia questi due strumenti di revisione applicati al debito pubblico in mano ai privati, debito scambiato sul mercato, hanno un impatto forte nel far comunque perdere valore a un titolo.
Se la UE decide di spalmate il suo credito allungando la scadenza di dieci anni forse all'UE cambia poco. Se un tuo titolo scadenza 2019 lo fanno diventare 2029 il valore ne risente molto. Se almeno non toccassero gli interessi....
 

tommy271

Forumer storico
Gli irlandesi adesso sono infuriati con la Germania, l'unico paese forte in Europa, dopo che il cancelliere tedesco Angela Merkel ha provocato un sell-off dei titoli di stato dell'Irlanda con lo spread con il bund arrivato ai massimi assoluti dal lancio dell'euro 11 anni fa (lo stesso e' accaduto per l'Italia, ma qui da noi si fa finta di niente e si parla di tutt'altro) quando la Merkel ha detto che i possessori di bond (sempre per capirci: in Italia gli investitori che hanno in portafoglio Btp e Cct) dovrebbero assumersi anche loro gli oneri dei salvataggi di ciascuna nazione dell'Europa a rischio di crack.

Ma l'amara realta' dei mercati (gran livellatori e perfino ottimi apportatori di "punizioni" assai visibili per i governi non efficaci) e' che il salvataggio da €22 miliardi di euro della Grecia effettuato lo scorso maggio sara' poca cosa, perche salvare l'Irlanda costera' 4 volte di piu', cioe' come minimo 80 miliardi e fino a 100 miliardi di euro.

Qui rinascono le tensioni finanziarie, politiche, sociali e perfino culturali che minano la casa europea alle fondamenta, mettendo a repentaglio la moneta unica (aspettatevi anzi un calo dell'euro la prossima settimana, sucessivamente al bail-out dell'Irlanda). L'altro elemento da considerare e' che il pacchetto di salvatggio per Atene si e' dimostrato altamente impopolare tra i contribuenti tedeschi, in sostanza in Germania la maggioranza (oltre il 75% dei tedeschi) si chiede se valga davvero la pena fare tutti questi sforzi per salvare i paesi periferici dell'Ue (i PIIGS Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) il cui caos delle finanze pubbliche e' responsabilita' esclusiva delle singole classi politiche dei governi nazionali. Cio' potrebbe davvero portare a tensioni molto forti in un futuro.

Il pacchetto di aiuti per la Grecia è di 110 MLD, quello per l'Irlanda si parla attorno agli 80 MLD.
 

tommy271

Forumer storico
Beh se è così, questo ti fa capire in mano a quale banda di idioti è finita la questione....
Al di la di dichiarazioni, non riescono neanche a garantirsi realmente i loro interessi.
Ma i 110 miliardi verranno erogati in quanto tempo? E per il 2013 la Grecia dovrebbe averli già restituiti? Perchè in tal senso se allungassero i tempi di restituzione potremmo auspicare che anche per l'Europa diventerebbe un interesse reale scongiurare il default, se i suoi crediti hanno pari gerarchia con quelli degli investitori. In tal caso forse l'haircut diverrebbe meno probabile.
Diversamente il taglio degli interessi e la dilazione sono strumenti che applicati al debito con l'UE sarebbero meglio sopportati. Tuttavia questi due strumenti di revisione applicati al debito pubblico in mano ai privati, debito scambiato sul mercato, hanno un impatto forte nel far comunque perdere valore a un titolo.
Se la UE decide di spalmate il suo credito allungando la scadenza di dieci anni forse all'UE cambia poco. Se un tuo titolo scadenza 2019 lo fanno diventare 2029 il valore ne risente molto. Se almeno non toccassero gli interessi....

Si parla di inizio per rimborsare il prestito a partire dal 2013, in teoria dovrebbe essere restituito il tutto intorno al 2016/17 circa.
Si tratterebbe di diluire le scadenze della Troika sino al 2020 per rendere più sostenibile il rimborso.
Una richiesta che verrà accolta nel momento in cui si definiranno i contorni di intervento del Fondo Europeo di Emergenza con tutte le problematicità legate al fondo.

La Grecia è autorizzata ad emettere debito medio-lungo a partire dal 2012, se le condizioni lo permetteranno.
Prima solo i bot/greek.
Sino ad oggi è tornata sui mercati a luglio, settembre, ottobre, novembre con titoli a 3 e 6 mesi. Aggiungerei con eccellenti bid/cover.
 

call54

Nuovo forumer
NOTIZIE DAI PIIGS...


(AGI) Lisbona - Senza una grande coalizione di governo il Portogallo rischia di dover uscire dall'euro. L'allarme lo lancia il ministro degli Esteri, Luis Amada, in un'intervista pubblicata ieri dal settimanale Expresso. Secondo Amado maggioranza di governo e opposizione devono fare ulteriori sforzi per fronteggiare una "situazione estrema". "Abbiamo bisogno di una grande coalizione che ci permetta di superare la fase attuale - dice il ministro - Credo che i partiti debbano rendersi conto che l'alternativa a questa situazione e' una possibile uscita dall'euro. Questa e' una situazione che i mercati potrebbero costringerci a prendere in considerazione". I socialisti sono alla testa di un governo minoritario e i socialdemocratici all'opposizione guidano tutti i sondaggi, ma la costituzione impedisce che si possa andare al voto prima di maggio. .
 

Noloss

Forumer attivo
NOTIZIE DAI PIIGS...


(AGI) Lisbona - Senza una grande coalizione di governo il Portogallo rischia di dover uscire dall'euro. L'allarme lo lancia il ministro degli Esteri, Luis Amada, in un'intervista pubblicata ieri dal settimanale Expresso. Secondo Amado maggioranza di governo e opposizione devono fare ulteriori sforzi per fronteggiare una "situazione estrema". "Abbiamo bisogno di una grande coalizione che ci permetta di superare la fase attuale - dice il ministro - Credo che i partiti debbano rendersi conto che l'alternativa a questa situazione e' una possibile uscita dall'euro. Questa e' una situazione che i mercati potrebbero costringerci a prendere in considerazione". I socialisti sono alla testa di un governo minoritario e i socialdemocratici all'opposizione guidano tutti i sondaggi, ma la costituzione impedisce che si possa andare al voto prima di maggio. .

... speriamo che non sia il classico granellino che blocchi un intero ingranaggio...
 

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Forumer storico
Il problema Grecia è una difficoltà interna alla UE. Secondo il principio dei vasi comunicanti, sia l'untore celtico sia (forse meno probabile) il piccolo portoghese dovranno seguire la via ellenica: austerità + lacrime & sangue + tasse + inflazione regionale. Un'altra recessione economica condivisa da alcuni membri onorari PIGS?

In merito alla Grecia, sappiamo di avere ben appesa sopra di noi la spada di Damocle e inseguire il 2013 come un obiettivo ideale per restare tranquilli significa solo fare come gli struzzi, nascondersi la realtà. La realtà ci ha dimostrato che quasi ogni settimana è una gran fatica restare a galla, che l'informazione è solo emozionale (il termine esatto sarebbe: tendenzioso) e non circostanziato, che la gestione è meramente politica, che la BCE non ha discrezionalità d'intervento.

Per l'Irlanda, credo, avendo seguito molto poco la vicenda, sia diverso nel merito. Cioè il problema non era lo Stato bensì le banche. Se lo Stato era "ottimale" che cura le si potrebbe dare? Che tagli poter fare? Dove intervenire se ripeto era ottimale? Comunque sia penso che ce la possa fare proprio per le sue virtù statali.

Ma come ogni problema, uscirne non sara facile. Per nessuno. Per concludere, vogliamo l'apocalisse allora? Ma a chi conviene? La speculazione vive sull'incertezza e non sulla distruzione di tutto. Verrà una soluzione, provvisoria, tampone, emendata, ratificata, riveduta, rinegoziata (probabilmente senza una netta distinzione tra vincitori e vinti) ma alla fine l'Europa uscirà da questa situazione! E credo che il buon esempio ce lo stia danco quello che è ritenuto l'ultimo della UE, la nostra Grecia.

Al contrario, direi che per l'Irlanda, proprio perchè il problema del debito pubblico non era strutturale, ma legato all'esplosione dei costi per le voragini bancarie, ci sono margini operativi di recupero più ampi. (Così rispondo anche a Tommy che mi chiedeva che idea mi ero fatto sull'isola degli gnomi :D).
Basterebbe cominciare a liberarsi almeno dei debiti bancari subordinati, come hanno cominciato a fare, facendo ricadere sull'investitore privato i costi di un debito che per altro era già alla nascita più a rischio e quello sarebbe stato l'effettivo destino in un mercato veramente libero da interventi statali.
Inoltre c'è ampissimo spazio di manovra nel prelievo fiscale, basterebbe fare qualche passo indietro rispetto alla condizione di quasi-paradiso fiscale che l'Irlanda si era voluta dare per accogliere tante sedi di società anche estere operanti in finanza.
Il problema semmai è che l'Irlanda ha molta paura a non compiacere l'universo finanza, perchè deve la sua ricchezza attuale proprio ai mercati finanziari.
Il problema attuale del debito pubblico Irlandese non esisterebbe se avessero lasciato le loro banche al loro destino.
Il problema è che poi dovevano realmente tornare a coltivare patate. :titanic:
 

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Forumer storico
NOTIZIE DAI PIIGS...


(AGI) Lisbona - Senza una grande coalizione di governo il Portogallo rischia di dover uscire dall'euro. L'allarme lo lancia il ministro degli Esteri, Luis Amada, in un'intervista pubblicata ieri dal settimanale Expresso. Secondo Amado maggioranza di governo e opposizione devono fare ulteriori sforzi per fronteggiare una "situazione estrema". "Abbiamo bisogno di una grande coalizione che ci permetta di superare la fase attuale - dice il ministro - Credo che i partiti debbano rendersi conto che l'alternativa a questa situazione e' una possibile uscita dall'euro. Questa e' una situazione che i mercati potrebbero costringerci a prendere in considerazione". I socialisti sono alla testa di un governo minoritario e i socialdemocratici all'opposizione guidano tutti i sondaggi, ma la costituzione impedisce che si possa andare al voto prima di maggio. .


Ecco ci mancava il ministro degli esteri portoghese.... :wall:
La pochezza della classe politica è imbarazzante a livello universale.
La politica va avanti per slogan, promesse, minacce e colpi di teatro.
Adesso se la speculazione vuole e riesce ad agire in modo concertato,
basta far rimbalzare e quindi amplificare questa uscita un po' di volte da
parte di più agenzie di stampa e il gioco è fatto.
Basterebbe a scatenare un terremoto.
Anche solo pensare o minacciare che un paese euro possa uscire dalla moneta unica e non uno di recente adesione su cui magari permanevano dubbi, ma dentro l'unione da un quarto di secolo! Diciamo che la dichiarazione presta il fianco ai timori che altri catastrofisti potrebbero alimentare ben bene.
Si potrebbe cominciare a fantasticare sulla fine della moneta unica e il ritorno alle monete nazionali...e via dicendo...

Però forse queste minacce, per quanto campate in aria, forse ci tornano utili, magari servono a richiamare l'attenzione sul fatto che un'Europa Unita debba anche avere meccanismi solidaristici in fasi di emergenza, per poi magari con più calma imporre comunque il rigore nei conti e rientrare dei prestiti con cui si procede a coperture.

Per esempio trovo pazzesco che mentre paesi totalmente sovrani nelle proprie scelte economiche, come gli USA, possano scegliere se abbandonarsi a una fase di disavanzo pur di stimolare l'econamia, antidoto di Keynes alla grande depressione, in Europa dobbiamo avere il gendarme tedesco a ricordarci perennemente la storia del rispetto dei limiti, senza deroghe neanche in una simile fase...
Quindi non dico che sia assurda la mancanza di autonomia monetaria, perchè agire con le politiche monetarie, se si arriva a svalutare la moneta, significa barare. Ma almeno poter gestire un piano di rientro del bilancio che sia un po' più comodo....con rigore ma senza strangolare la ripresa economica.
 

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& I will remove the world
Intervista a Bini Smaghi

Vorsicht bei Staatspleiten
EU-Insolvenzverfahren sind ein Spiel mit dem Feuer

VON LORENZO BINI SMAGHI

Die Staats- und Regierungschefs der EU haben
auf ihrem Gipfel vor zwei Wochen beschlossen,
den EU-Vertrag zu ändern, um einen europäischen
Krisenmechanismus zu schaffen. Dieser
soll dafür sorgen, dass der Privatsektor, also die
Besitzer von Staatsanleihen, bei der Bewältigung
einer Staatsschuldenkrise beteiligt wird. Seine
Ausgestaltung wirft wichtige Fragen auf.
Der neue Mechanismus muss zwei Ziele unter
einen Hut bringen: Das politische Ziel besteht
darin, zu verhindern, dass der Steuerzahler die
Kosten der Fehlentscheidungen des privaten
Sektors trägt. Dieses Ziel muss mit der technischen
Anforderung in Einklang gebracht werden,
das ordnungsgemäße Funktionieren der
Finanzmärkte sicherzustellen. Die Erfahrungen,
über die der Internationale Währungsfonds (IWF)
nach über 60 Jahren verfügt, zeigen: Es ist möglich,
einen Krisenmechanismus so auszugestalten,
dass keine verzerrenden Effekte auftreten und der
Steuerzahler nicht belastet wird. Diesen Weg gilt
es zu beschreiten.
Erstens kann moral hazard – der Anreiz, sich
im Vertrauen auf erwartete Rettungsmaßnahmen
disziplinlos zu verhalten – am besten dadurch vermieden
werden, dass die Bereitstellung von Hilfspaketen
an strenge Auflagen geknüpft wird. Wenn
finanzielle Unterstützung geleistet wird, sollte
diese an Strafzinsen gekoppelt sein. Es gibt hinreichend
Beispiele dafür, dass Länder den IWF
nicht leichtfertig um Finanzhilfe bitten, da sie
wissen, dass sie im Gegenzug strikte Maßnahmen
umsetzen müssen. Diese sind zudem unabdingbar,
um die Gläubiger davon zu überzeugen, ihre
Staatstitel zu halten.
Dass der Steuerzahler nicht für
private Investoren geradesteht,
kann zweitens dadurch am besten
verhindert werden, dass der Krisenmechanismus
den Status eines
vorrangigen Gläubigers erhält.
Dies bedeutet, dass gewährte Hilfen
bevorrechtigt zurückerstattet
werden. Erst danach werden die
Forderungen des Privatsektors bedient.
Da der EU-Vertrag geändert
wird, um den Mechanismus zu
etablieren, ist es möglich, ihm diesen
Status zu gewähren, den auch
die Europäische Investitionsbank
oder der IWF genießen.
Schüfe man im Rahmen des
Krisenmechanismus zudem die
Möglichkeit, Staatsanleihen zu einem
in der Krise niedrigen Marktpreis
direkt von Investoren zu
erwerben, die ihre Wertpapiere abstoßen
wollen, so könnte ebenfalls
erreicht werden, dass der private Sektor seinen
Beitrag leistet. Hier dürften die von der Weltbank
mit einer Reihe von Entwicklungsländern gesammelten
Erfahrungen hilfreich sein.
Einige sind der Auffassung, dass der Mechanismus
Regeln umfassen sollte, welche die Bereitstellung
von Finanzhilfe von einer Art automatischer
Strafe für Anleihebesitzer abhängig machen.
Auf diese Weise soll sichergestellt werden, dass die
Marktteilnehmer einen angemessenen Beitrag
leisten und nicht vom Steuerzahler gestützt werden
müssen. Obgleich dieser Ansatz aus theoretischer
Sicht attraktiv erscheinen mag, würde er
in der Praxis zu einer Destabilisierung der Märkte
führen und gravierende Folgen für die Volkswirtschaften
des Eurogebiets haben.
Der Grund dafür liegt auf der Hand: Sobald
die Erwartung aufkäme, dass sich ein Land um
Finanzhilfe aus dem Krisenmechanismus bewerben
könnte, entstünden Anreize, gegen das betreffende
Land zu spekulieren und auf Kursverluste
bei dessen Staatsanleihen zu setzen. Anstatt
das Land dazu zu bewegen, frühzeitig Maßnahmen
einzuleiten, die dazu führen, dass es erst gar
nicht um Finanzhilfe ersuchen muss, und die Anleihebesitzer
zum Halten ihrer Positionen zu ermutigen,
würde hierdurch die Krise herbeigeführt.
Zudem würde sich diese Krise unmittelbar auf
andere Länder ausweiten, da spekulative Investoren
darauf setzen könnten, dass diese ebenfalls
ihre Schulden umstrukturieren.
Geschickte Investoren, die auf fallende Kurse
wetten, würden also profitieren. Es entstünde eine
Art umgekehrter moral hazard. Aufgrund der Ansteckung
würde zudem die zur Vermeidung von
finanziellen Instabilitäten benötigte staatliche
Unterstützung weitaus größer ausfallen. Und
schließlich hätte die Umschuldung der Staatsschulden
Schneeballeffekte in der Wirtschaft zur
Folge. Wegen seiner Abhängigkeit von staatlichen
Garantien würde das Bankensystem des vom
Bankrott bedrohten Landes zusammenbrechen,
sofern es nicht imstande wäre, seine eigenen Verbindlichkeiten
umzuschulden.
In einer solchen Lage befand sich vor nicht
allzu langer Zeit Argentinien, als zahlreichen
Kleinsparern der Zugriff auf ihr Bankkonto verwehrt
wurde. Die sozialen und politischen Konsequenzen
einer solchen Entwicklung sind unabsehbar.
Letztendlich würde genau das Gegenteil
von dem erreicht werden, was ursprünglich beabsichtigt
war: Spekulative Investoren würden sich
die Situation zunutze machen, während viele
Kleinsparer Schaden nähmen.
Anhand der Erfahrung des IWF lässt sich
belegen, dass Umschuldungen nur
in außergewöhnlichen Fällen und in
der Regel in armen Ländern oder
aber in ehemaligen Konfliktstaaten
wie Ecuador, Elfenbeinküste, Gabun,
Grenada, Moldawien, Pakistan,
Ukraine sowie Uruguay erfolgen
und dass die Auswirkungen ziemlich
dramatisch sein können. Daher sollte
eine finanzielle Unterstützung
nicht von einer Umschuldung abhängig
gemacht werden.
Schließlich drängt sich die Frage
auf, wie der private Sektor die Risiken,
die mit den Staatsanleihen der
verschiedenen Länder verbunden
sind, richtig einstufen kann. Dies
lässt sich auf unterschiedliche Art
und Weise erreichen, unter anderem
durch mehr Transparenz und die
Verbesserung der Qualität von Statistiken.
So könnte zum Beispiel das
Statistikamt Eurostat die Prüfungsbefugnis
über nationale Statistikämter erhalten.
Dies lehnen die Mitgliedstaaten weiterhin ab.
Die politischen Instanzen Europas – insbesondere
der Ministerrat – müssen ihrer im EU-Vertrag
festgelegten Verantwortung für eine strenge
gegenseitige Haushaltsüberwachung auf Grundlage
geeigneter Statistiken und strikter Verfahren
im Rahmen des Stabilitäts- und Wachstumspaktes
nachkommen. Strengere Sanktionen und
automatische Regelungen – wie von der Europäischen
Zentralbank angeregt – wären der beste
Weg gewesen, eine korrekte Preissetzung an den
Märkten für Staatsanleihen zu gewährleisten.
Man kann nicht einerseits der Auffassung sein,
dass die Märkte von Profitgier getrieben werden
und für ihr Fehlverhalten bestraft werden müssen,
und ihnen andererseits die alleinige Verantwortung
für die Bewertung der Zahlungsfähigkeit von
Ländern übertragen – eine solche Vorgehensweise
wäre das Rezept für ein Desaster.
[Die Zeit 11 nov 2010]
 
Stato
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