E se la Grecia dichiarasse subito default? Ecco perché ad Atene conviene la bancarotta
A questo punto alla Grecia converrebbe giocare d'anticipo e dichiarare subito il default sul suo debito sovrano. Perché ormai la bancarotta è solo questione di mesi, se non appena di settimane, e annunciarla adesso lascerebbe Atene in una posizione migliore di quella in cui si troverebbe accettando, nel corso della prossima settimana, i ricatti che Commissione Europea, Banca centrale europea (Bce) e Fondo monetario internazionale (Fmi) hanno formulato nel corso delle trattative della settimana scorsa concluse senza esito.
Rinforzati dalle minacciose dichiarazioni del responsabile dell'Eurogruppo (ministri delle Finanze dei paesi aderenti all'euro) Jean-Claude Juncker, del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble e del ministro delle Finanze olandese Jan Kees, che con giri di parole diversi hanno ammonito Atene che non sganceranno più un euro di aiuto se il governo greco non farà di più di quello che ha fatto finora e non realizzerà gli obiettivi di riduzione del deficit concordati. Il problema è che le misure di austerità messe in atto dalla Grecia, su richiesta di Fmi e Bce, si sono rivelate controproducenti e che insistere nel giro di vite non servirà. Perché la verità è che i classici programmi di aggiustamento strutturale che da trent'anni il Fmi propina a qualsiasi paese del Terzo mondo o economia in transizione che chiede il suo intervento, e che oggi vengono imposti alla Grecia, combinano i tagli alla spesa pubblica e le privatizzazioni alla fluttuazione del tasso di cambio della moneta locale, cioè alla svalutazione. Ma questo con la Grecia non si può fare, perché il paese è parte dell'Eurozona, la cui valuta viene regolata da un governatore della banca centrale che siede a Francoforte e deve tenere conto degli interessi di tutti e 15 i paesi della zona, cominciando dai più forti: la Germania e la Francia.
Il risultato è che, dopo mesi di cure da cavallo volte a ridurre l'indebitamento, la Grecia si ritrova con un deficit di bilancio per il 2011 dell'8,2 per cento, anziché del già generoso obiettivo ufficiale del 7,6 per cento, e la troika Fmi-Bce-Commissione europea è convinta che alla fine dell'anno toccherà l'8,8 per cento. Ciò è dovuto al fatto che il Pil continua a sprofondare, per il terzo anno di seguito, e nel secondo trimestre ha conosciuto una flessione del 7,3 per cento su base annua.
L'anno prossimo il rapporto debito/Pil del paese salirà al 172 per cento, consolidando il 2° posto assoluto della Grecia (alle spalle del solo Giappone) nella classifica dei paesi Ocse più indebitati in rapporto al prodotto interno.
La diagnosi è molto facile: senza svalutazione il Pil non può tornare a crescere, ma la Grecia non può svalutare perché non controlla più la sua moneta; può solo tagliare e tagliare, alimentando la recessione economica che a sua volta alimenta la spirale del debito e sospinge il paese verso la bancarotta.
È impossibile che a Bruxelles, Francoforte, Berlino, Parigi, ecc. non capiscano questo, e perciò la domanda è: perché insistono? Cosa ci sta dietro? L'impressione è che Germania e Francia diano per scontato il default greco nei prossimi mesi, e si preparino a gestirlo nei termini più convenienti per i propri interessi nazionali. Che coincidono in buona parte con quelli delle loro banche, che detengono rispettivamente il 9 e l'8 per cento dei dei titoli del debito greco. Banche che, secondo la neo-presidente dell'Fmi Christine Lagarde, scarseggiano per di più di capitali.
Sotto osservazione a questo proposito è l'operazione PSI bond swap, fortemente voluta da Angela Merkel. Si tratta del coinvolgimento del settore privato nel secondo pacchetto di salvataggio della Grecia, quello deciso a luglio. In questo schema i creditori privati di Atene riacquisterebbero i titoli del debito statale dando altro ossigeno alle finanze greche (perché le condizioni sarebbero meno onerose di prima per il debitore), ma con una formula che sottoporrebbe i bond da quel momento in poi non più alle leggi finanziarie greche, come è adesso, ma di fatto a quelle britanniche. Ciò significa che, in caso di default, i creditori potrebbero vantare dei diritti e vederseli riconosciuti in sede giudiziaria come invece non accadrebbe se la bancarotta avesse luogo prima dell'attuazione di questa operazione. Il governo greco ha subodorato la trappola, e a fine agosto ha fatto sapere che per parte sua questa componente del pacchetto di salvataggio di luglio sarà valida solo a condizione che più del 90 per cento dei creditori privati accetti lo swap. Cioè Atene accetterebbe di indebolire la sua posizione negoziale solo se davvero tutti i creditori privati aderiscono all'accordo.
I prossimi giorni diranno chi, fra il duo Bruxelles/Francoforte da una parte e Atene dall'altra, sta bluffando. Il governo greco è ricattabile, perché ancora in grado di far fronte alle sue spese solo per poche settimane, ma d'altra parte i creditori europei cominciano a temere un epilogo del genere “Muoia Sansone insieme ai Filistei”. Con la scena della tragedia finale spostata dal tempio di Dagon all'acropoli di Atene.
Il punto sottolineato tuttavia mi convince poco.
Ok, con i nuovi bond si è tutelati da una giurisdizione terza che non è quella greca. E una volta che hai una sentenza cosa ci fai contro uno stato sovrano? Non si possono neanche pignorare i beni diplomatici in giro per il mondo.... non puoi proprio fare nulla.
Se ci fosse stata una situazione come quella del Venezuela fino a pochi giorni fa, in cui riserve auree fossero custodite in caveau di banche Londinesi allora era diverso, perchè in seguito a una sentenza Inglese quell'oro poteva finire sotto sequestro giudiziario. Allora si che di fatto avevi un collaterale al prestito. Ma altrimenti a prescindere dalla giurisdizione competente, puoi solo adottare rappresaglie politiche tipo sanzioni. Ma di soldi non ne cavi.
Al limite in questo caso specifico, quando sarà completata l'operazione PSI, ci potrà essere la tutela dello Zero Coupon EFSF e forse, ma non ho ben capito, potrebbe esserci qualche collateralizzazione con il fondo che dovrebbe raccogliere gli asset Greci privatizzabili. Queste potrebbero essere le uniche garanzie, che se per una banca con bilanci virtuali con valori riportati nominalmente, a scadenza trentennale, può anche andar bene, per un singolo privato può essere decisamente un magro affare.
Suggerirei di chiarire i punti, da me postati ieri, presi dalle faq di questa procedura PSI, in cui si parla della "tradabilità" degli strumenti dati in scambio.
Perchè mentre prima era chiaro che una sola opzione, la 3 mi sembra, contemplava una modalità su due con strumenti non tradabili, ora si dice che anche le altre opzioni contemplano una doppia tranche, una immediatamente tradabile e una "congelata" per molti molti anni a venire.
Va bene che si potrebbe usare come collaterale per prestiti, ma diventa tutto piuttosto farraginoso.
Comunque, le ragioni di non convenienza reciproca delle parti per cui ora non si va in default sono molteplici. Quindi a meno di incontrollate escalation politiche di dissenso, ora non ci si andrà.
Resta da capire se la Grecia possa arrivare anche con tutta la buona volontà, con questa cura da cavallo, a invertire la rotta dei suoi conti pubblici.
Resta da capire come si svilupperà il seguito della vicenda.
Ammettiamo che lo swap vada in porto. Poi la Troika a dicembre verificherà che la recessione morde ancora ferocemente in Grecia. A quel punto cosa succede: prevarrà il senso di responsabilità politica di non dare al mondo la brutta immagine che per due spicci l'UE manda in default formale un suo stato membro? (ma fino ad ora non c'è stato molto pudore in questo senso, e abbiamo dato una immagine ridicola agli occhi del resto del mondo).
O al grido di raus terroni! si farà saltare il banco e si puniranno i greci lasciandoli in ginocchio senza più poter pagare stipendi e pensioni (già abbondantemente sforbiciati), perchè certo a dicembre non saranno in pareggio di bilancio. A quel punto è default ma le banche europee avranno sempre il loro bello ZC da mettere a bilancio a 100 e da portare a collaterale alla bce per ottenere liquidità. E intanto gli ADC continueranno negli anni a venire.
Sempre più mi convinco che l'UE è solo un'astrazione costruita intorno ai soldi, fatta al servizio dei grandi capitali, ma dietro non c'è alcun progetto "politico".