Grecia sull’orlo del baratro
Fmi, pronti 10 miliardi in più
I 45 miliardi di euro di aiuti dati alla Grecia dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale potrebbero non bastare a evitare che la crisi del debito di Atene finisca fuori controllo. Per questo, il Fondo - secondo quanto riportato dal Financial Times, che cita alcuni fonti sia a Washington sia in Europa - sta valutando un aumento del proprio contributo di 10 miliardi di euro: «Investitori e osservatori si attendono che il pacchetto di aiuti complessivo alla Grecia possa raggiungere - prosegue il Financial Times - i 70 miliardi di euro».
Mentre il caso Grecia si complica con il downgrade a “junk” (“spazzatura”) deciso dall’agenzia internazionale di rating Standard & Poor’s e il ministro delle Finanze greco, George Papaconstatinou, chiede che gli aiuti previsti giungano nelle casse di Atene entro il 19 maggio, quando arriveranno a maturazione 9 miliardi di euro di debito e date le «condizioni proibitive» sarà impossibile per il Paese reperire fondi sul mercato, l’Europa si muove: sarà un vertice straordinario dell’Eurogruppo, che si terrà al più tardi il 10 maggio prossimo, a dare il via libera agli aiuti alla Grecia. Questa l’indicazione giunta ieri da Bruxelles, al termine di una giornata decisamente “nera” per i mercati. Durante la quale è emerso chiaramente quanto sia reale il rischio che l’emergenza greca si estende ad altri Paesi, in primo luogo il Portogallo. La riunione straordinaria dei leader dell’Eurogruppo ha un solo precedente: quello dell’ottobre 2008, quando i 16 si incontrarono all’Eliseo per dire ai cittadini europei che i loro depositi nelle banche europee erano al sicuro dal rischio fallimento.
La Grecia si troverà «in una situazione insostenibile» senza l’aiuto di Ue e Fmi, ha avvertito il direttore generale del Fondo, Dominique Strauss-Kahn. Ma l’ipotesi di un default di Atene o della zona euro «è fuori discussione», è tornato a ripetere il presidente della Bce, Jean Claude Trichet. Ieri mattina l’allarme contagio era stato rilanciato, nel corso di un intervento all’Europarlamento, dal vicepresidente della Bce, Lucas Papademos, secondo il quale la crisi della Grecia va considerata come un chiaro segnale di pericolo davanti al quale i deficit eccessivi, destinati a non migliorare sino al 2013, vanno «aggrediti» subito e subito va anche varato il piano salva-Atene. La crisi greca «é un campanello d’allarme per tutti i Paesi che hanno problemi simili», ha detto Papademos. La sua crisi di bilancio, ha spiegato, ha insegnato al governo di Atene a capire la necessità di avere finanze sostenibili ed efficienti. Perché è «meglio prevenire che pensare a misure d’intervento per rimediare ai danni», e quindi «i Paesi che hanno problemi di deficit analoghi devono rimboccarsi le maniche il prima possibile e stimolare la competitività», prima che siano in pericolo fiducia, crescita e stabilità.
Il riferimento è, oltre al Portogallo, che ha un deficit al 9,4% del Pil, anche a Spagna e Irlanda, con deficit rispettivamente all’11,2% e al 14,3%. E se gli economisti ricordano come le situazioni di questi Paesi non siano paragonabili, la previsione della Bce, per chi è fuori con i conti, non è confortante: «Sino al 2012-2013 non ci sarà nessun miglioramento nei notevoli squilibri di bilancio dei Paesi della zona euro», ha precisato Papademos, ricordando che sui 16 Paesi di Eurolandia, 13 hanno già in corso procedure per deficit eccessivo. E che «quest’anno tutti registreranno un disavanzo superiore al 3% di Pil». La crescita nella Ue-16, inoltre, sarà «costante, ma moderata» nel corso del 2010, in leggero rafforzamento nel 2011.