Titoli di Stato area Euro GRECIA Operativo titoli di stato - Cap. 3 (6 lettori)

g.ln

Triplo Panico: comprare
Il rischio è alto? si, certo!

Mah, scrivo senza giudicare, mi limito ad osservare.
Quando in Italia c'era Berlusk, poiché non lo gradivano il decennale superò il 7%. Il meccanismo con cui furono accontentate le potenze vere (banche e stati forti = Germania - la kulona se l'era legata al dito) fu quello di evitare le elezioni: scelgono direttamente loro...... Vabbè.

Se non si recupererà, i nostri padroni ladri avranno buon gioco a dirci: avete solo speculato, il rischio era evidente.
Se si recupererà, potranno dire: visto quanto siamo stati bravi?

Visto freddamente, l'unica via d'uscita dignitosa consisterebbe nel parificare subito tutto il debito europeo unificandolo: questo non si fa e non si può/vuole fare. E invece, una Grecia che si indebita al 2% decennale potrebbe farcela.
Perciò, credo che questa pressione che si fa su Tsipras e sulle elezioni tramite prezzi dei ggb e tassi alti sia una follia, degna continuazione dei vecchi errori, costati a noi quanto sappiamo. E' un gioco rischiosissimo che lascerà scontenti tutti comunque finisca.

(lo so, 99% di quello che ho scritto qui lo sanno bene tutti; ma volevo arrivare alla conclusione, e cioè che il rischio è molto più alto di quanto sembri, e per colpa di tutti gli attori).

Certamente Baleng, concordo, il rischio è molto più alto di quanto sembri, se no nessuno darebbe via titoli intorno a 50, tra l'altro prossimi a rendere il 3% nominale.
Un trader deve saper gestire il rischio, se no, non è un trader, è un dilettante che gioca alla roulette. Un trader non si fa ingannare dalle assicurazioni dei politici, ma guarda sempre il prezzo.
E anche io, per la notevole quota greca del ptf di qualche anno fa, mi sono fatto ingannare con incredibile (con il senno di poi) dilettantismo.
Adesso credo che la situazione sia migliore, credo che non convenga a nessun politico europeo punire ancora i privati investitori, purtuttavia, cosciente che al peggio non vi è mai fine, questa volta mi sono posto un limite tassativo: non superare il 33% del ptf in Grecia. Fortunatamente, diciamo così, sono riuscito ad avere un pmc medio è intorno a 56-58, ma quello che più mi rassicura è il limite che mi sono posto e che serve a gestire il rischio entro termini sopportabili.
Non voglio dare lezioni a nessuno, vorrei solo rendermi utile esplicitando il mio quadro operativo.
Notte, Giuseppe
 
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IL MARATONETA

Forumer storico
Bce, ultime trattative sui dettagli del Qe

Sarà il consiglio più ad alta tensione per la Banca centrale europea da due anni e mezzo a questa parte, quando venne deciso il piano anti-crisi Omt per dare corpo alla promessa di Mario Draghi di voler fare «tutto il necessario» per salvare l’euro. La posta in gioco mercoledì sera e giovedì non sarà meno pesante: l’inflazione è sotto zero e promette di restarci per buona parte di quest’anno, le aspettative a lungo termine sono ai minimi, la crescita è stagnante, la Grecia, che celebra tre giorni dopo le elezioni, di nuovo sull’orlo dell’uscita dall’euro.
Alla conferenza stampa di giovedì, pena un violento contraccolpo di mercato, il presidente Draghi annuncerà con ogni probabilità che la Bce è pronta all’acquisto di titoli di Stato dell’eurozona, lanciando finalmente il Qe. Ma diversi dettagli, compreso cosa fare dei titoli greci, argomento politicamente troppo delicato quasi alla vigilia del voto, potrebbero essere lasciati a un momento successivo. Anche perché il consenso si sta rivelando, come era previsto, molto difficile da trovare. Nessuna decisione finale è stata ancora presa sulle modalità e la ricerca di un punto di equilibrio, compito di Draghi, è destinata a continuare fino alla riunione
Gli elementi principali da decidere sono tre: l’importo degli acquisti, la loro suddivisione (presumibilmente titoli investment grade, sulla base delle quote nel capitale della Bce, ma con la spinosa questione greca) e la ripartizione del rischio. Sul primo punto, il riferimento è dato dall’intenzione dichiarata della Bce di voler espandere il proprio bilancio di mille miliardi di euro, di fatto stampando moneta, visto che non può più offrire alcuno stimolo con i tassi d’interesse, già a zero. Considerate le altre misure già prese, gli acquisti di titoli pubblici dovrebbero arrivare ad almeno 500 miliardi di euro.
Ma la questione si intreccia con la ripartizione del rischio. Normalmente, per le operazioni di politica monetaria, il rischio è condiviso nell’Eurosistema, come ha ricordato chiaramente il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. È il Qe «senza vincoli», di cui ha parlato ieri in un’intervista al Sole 24 Ore il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Gli oppositori del Qe, fra cui il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann e il governatore olandese Klaas Knot, potrebbero esser disposti a scambiare un importo maggiore con l’assunzione di almeno una parte del rischio dalle banche centrali nazionali. Secondo diverse fonti dell’Eurosistema interpellate dal Sole 24 Ore, non sarebbe stato trovato alcun accordo per escludere il rischio condiviso e scaricarlo interamente sulle banche centrali nazionali, come ha scritto ieri il settimanale «Der Spiegel», chiaramente ispirato da fonti tedesche. Tecnicamente, un compromesso potrebbe trovare diverse forme: per esempio, secondo i tecnici, mantenendo la condivisione del rischio per la parte degli acquisti considerati di politica monetaria, ma assegnando un’altra parte delle operazioni al portafoglio di investimenti delle singole banche centrali, i cosiddetti Anfa, dei quali ogni banca si farebbe carico.

L’esclusione totale della condivisione del rischio è mal vista sui mercati finanziari. Segnerebbe la fine della promessa di Draghi di voler fare «tutto il necessario», e un segnale che la Bce teme per la tenuta dell’eurozona, osservava ieri un investitore. «Sarebbe controproducente – sostiene in una nota Giuseppe Maraffino, di Barclays Capital –. Aumenterebbe la percezione di mercato di una frammentazione dell’Eurosistema e con essa il rischio sovrano. Ridurrebbe anche le allocazioni al debito rischioso in quanto le banche centrali nazionali avrebbero un incentivo a comprare titoli sicuri. Questo, alla fine, aumenterebbe la pressione di mercato su Paesi già in difficoltà».
 

IL MARATONETA

Forumer storico
Quantitative easing, ecco piano d’attacco di Draghi. Dimezzato da Frau Merkel

Ormai, più che di attesa, si tratta di un conto alla rovescia. Nel senso che i mercati se lo aspettano e a questo punto la Banca centrale europea presieduta da Mario Draghi non può più tornare indietro: è quasi sicuro che giovedì 22 gennaio il suo consiglio direttivo, in cui siedono i governatori delle banche centrali di tutti i Paesi dell’Eurozona, varerà un piano di acquisto “su larga scala” di titoli di Stato. Cioè il tanto discusso “quantitative easing” (qe), un’operazione che, iniettando denaro nell’economia e riducendo i tassi di interesse, si spera riesca a riattivare il circuito del credito, generare un minimo di inflazione (ora i prezzi nell’area euro sono in discesa, segnale di una pericolosa stagnazione) e in ultima analisi far ripartire il motore della crescita e dell’occupazione. Anche indebolendo ulteriormente la moneta unica rispetto al dollaro, cosa che si tradurrà in un aumento delle esportazioni delle aziende europee.
Peccato però che, per ottenere il via libera della cancelliera tedesca Angela Merkel, del suo ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble e del governatore della Bundesbank Jens Weidmann, Draghi dovrà condizioni che potrebbero rendere poco efficace quello che molti definiscono “bazooka“, nel senso dell’arma più potente a disposizione di Francoforte.
Il braccio destro di Draghi rompe gli indugi: “Il qe è l’opzione di base” – I dubbi su un eventuale nuovo slittamento del programma per attendere l’esito delle elezioni in Grecia (25 gennaio) appaiono superati. Tanto più dopo che venerdì l’economista francese Benoit Coeuré, braccio destro di Draghi e membro del board dell’Eurotower, ha dichiarato in un’intervista che “acquistare obbligazioni sovrane” è la “opzione di base” e si stanno “discutendo le questioni tecniche”. Poco meno che un annuncio ufficiale. L’ammontare dello “shopping” non è ancora noto, ma Coeurè ha dichiarato che “perché sia efficace deve essere grande”. Vale a dire che con tutta probabilità l’operazione varrà più di 500 miliardi di euro. Secondo Credit Suisse lo “scenario di base” è che la Bce annunci una manovra espansiva di valore compreso tra 500 e 750 miliardi.
Se ogni banca centrale nazionale comprerà titoli del proprio Paese, accollandosi i rischi, i mercati si convinceranno che la Bce non è in grado di operare nell’interesse dell’area euro
Il compromesso con la Merkel e la “spinta” di Der Spiegel - Ancora da definire i dettagli su come funzionerà il piano e chi si accollerà i rischi finanziari, aspetto su cui continua a concentrarsi l’attenzione della Germania che notoriamente è contraria al qe. Il nodo è proprio questo: secondo indiscrezioni raccolte dal settimanale tedesco Der Spiegel, Draghi e Merkel- che mercoledì scorso si sono visti a Berlino – avrebbero raggiunto un‘intesa: ad acquistare i titoli di Stato di ogni Paese sarà la sua banca centrale nazionale, con un tetto massimo pari al 20-25% del debito pubblico. Vale a dire che il rischio non sarà condiviso e centralizzato nella Bce, bensì rimarrà in capo a Bankitalia, Banco de España, Banque de France, Bundesbank eccetera. Le quali, dunque, subiranno le eventuali perdite legate a un ipotetico default sovrano della Penisola. Senza ripercussioni per i contribuenti degli altri 18 Stati dell’EurozonaMa secondo diversi analisti l’articolo dello Spiegel è stato “ispirato” da fonti tedesche che mirano a influenzare il dibattito in quella direzione. E la quadratura del cerchio non è stata ancora trovata. E’ probabile che l’intesa finale sarà di compromesso. Il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung nella sua edizione domenicale scrive che le banche centrali nazionali si faranno carico di “almeno il 50%” dell’esposizione agli acquisti di titoli.
In gioco la credibilità della Bce - D’altronde la decisione di non condividere in alcun modo il rischio, pur presentando il vantaggio di avere il placet dei tedeschi e degli olandesi, darebbe un segnale di scarsa coesione. Guntram Wolff, direttore del think tank bruxellese Bruegel, in un commento pubblicato pochi giorni fa ha scritto che questa soluzione “sarebbe nel migliore dei casi inefficace, nel peggiore pericolosa“, “manderebbe il segnale che la Bce non è più una istituzione coesa e equivarrebbe a dichiarare che non è in grado di operare nell’interesse e per conto dell’intera area euro. Questo ne minerebbe la credibilità non solo nell’acquisto di titoli ma in senso più ampio”. Una catastrofe, considerato che oggi basta una parola di Draghi per muovere i mercati finanziari. Non per niente il governatore di via Nazionale Ignazio Visco, si è opposto all’idea che le banche centrali nazionali acquistino i titoli a carico del proprio bilancio con la motivazione che “la frammentazione finanziaria dell’area euro potrebbe tornare ad ampliarsi”. Tradotto: si rischia la disgregazione dell’Eurozona.
La Grecia sarà con tutta probabilità esclusa dal programma perché i suoi titoli di Stato sono classificati come “spazzatura
L’ostacolo Atene sulla road map di Francoforte – Tanto più se davvero, come vogliono molte indiscrezioni, alla Grecia non sarà consentito di partecipare. Perché i suoi titoli di Stato sono classificati come “spazzatura” dalle agenzie di rating e non soddisfano quindi gli standard di qualità decisi dalla Bce. E’ Atene, dunque, la maggiore incognita all’orizzonte. E non più solo per il timore della probabile vittoria alle urne di Alexis Tsipras, il cui programma anti austerity non contempla l’uscita dall’euro ma prevede la rinegoziazione del debito nei confronti della troika e delle banche: negli ultimi due giorni dalla Grecia sono arrivati segnali di pericolo ben più immediati. Diversi istituti di credito sono in ginocchio a causa della corsa agli sportelli che nel solo mese di dicembre ha prosciugato i depositi di ben 3 miliardi di euro. Di conseguenza venerdì si è diffusa la notizia che Eurobank e Alpha Bank hanno chiesto assistenza al sistema di liquidità di ultima istanza dell’Eurosistema, una misura a cui gli istituti ricorrono quando sono sull’orlo del default. E sabato alla lista si è aggiunta Piraeus Bank. Ma non è finita: secondo il quotidiano Ekathimerini l’altro grande istituto del paese, la National Bank, farà lo stesso lunedì. Una situazione che non farà che aggravare la dipendenza del Paese dal sostegno internazionale.
 

ZioJimmy

Forumer storico
Grecia: elezioni, gaffe candidata Syriza diventa foto virale
'Potremmo stamparci da soli gli euro', e scatta satira
16 GENNAIO, 19:13


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(ANSAmed) - ATENE, 16 GEN - A nove giorni dalle elezioni politiche in Grecia aumentano la tensioni tra i leader dei partiti ma cresce anche il grado di confusione fra gli stessi candidati. Emblematico quanto avvenuto a Rachel Makri, candidata del partito di sinistra radicale Syriza a Kozani (Grecia del Nord), la quale parlando alla locale stazione TV Flash, ha detto che sarebbe "una cosa inaudita che la Banca Centrale europea (Bce) smettesse di fornire liquidità alla Grecia". "In questo caso - ha affermato Makri - (se Syriza vincesse le elezioni e andasse al governo) la Banca Centrale di Grecia stamperebbe da sola gli euro e ne potremmo stampare sino a 100 miliardi. Questa è la posizione ufficiale di Syriza - ha aggiunto - ed è prevista dagli accordi dell'Eurozona". Ovviamente le sue affermazioni hanno provocato oltre che la dura reazione di Nea Dimokratia anche quella del leader Alexis Tsipras e di tutto il suo partito che si sono affrettati a smentire le dichiarazioni della loro candidata. Ciò comunque non è bastato per impedire ai soliti burloni di prendere per buone le dichiarazioni di Makri e diffondere in Internet l'immagine della "Rachiliarikò", un fotomontaggio della vecchia banconota greca da 1.000 dracme in cui era raffigurata Laskarina Bouboulina (1771-1825), eroina della guerra d'indipendenza del 1821, il cui volto è stato sostituito con quello sorridente di Rachel Makri. "Rachel Makri è semplicemente una collaboratrice di Syriza", ha detto l'europarlamentare Dimitris Papadimoulis quasi a voler sminuire la gaffe, mentre Yannis Milios - responsabile della politica economica del partito - ha twittato che "quando uno sbaglia deve ammetterlo, così si rende più simpatico".
 

ZioJimmy

Forumer storico
duello si surriscalda
Premier, noi con i filo-Ue. Syriza, dateci maggioranza assoluta
16 GENNAIO, 12:53


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(ANSAmed) - ATENE, 16 GEN - A nove giorni dalle elezioni politiche in Grecia, non accenna a diminuire la tensione tra i partiti e i loro leader mentre prosegue e si intensifica in tutto il Paese la campagna elettorale con manifestazioni e comizi. Ieri sera il leader di Nea Dimokratia, il premier Antonis Samaras, parlando nel quartiere popolare ateniese di Peristeri, si è detto disposto dopo le elezioni a collaborare con tutte le forze filo-europee. "Nel caso in cui il mio partito vincesse le elezioni - ha detto Samaras - io cercherò la collaborazione di altre forze filo-europee. Di fronte a me però - ha aggiunto - si trova un partito, Syriza, che pochi giorni fa ha chiesto di collaborare con il Partito Comunista di Grecia e con Antarsya, due partiti che sono contro l'Unione europea". Da parte sua, Evanghelos Venizelos, vice premier e leader del Pasok - il partito socialista che insieme con Nea Dimokratia sostiene l'attuale governo - parlando a Iraklion (Creta) ha detto che il suo partito potrebbe collaborare con Syriza solo sulla base di un accordo per una "strategia nazionale". "Siamo disposti a collaborare con Syriza - ha detto il vice premier - ma non con il suo programma. Non possiamo dare il nostro consenso ad un programma pericoloso e senza sbocco". Alexis Tsipras, il leader di Syriza, parlando a Rodi, ha da parte sua chiesto agli elettori di dare al suo partito una maggioranza tale da consentirgli di formare un governo monocolore per poter attuare il suo programma. "Ci aspettano giorni di duro lavoro. Lo sappiamo e lo vogliamo - ha detto Tsipras -. Abbiamo la volontà, il coraggio e la determinazione di dare battaglia per un grande cambiamento progressista e di vincerla" ha affermato dicendosi convinto che Syriza risulterà il vincitore alle elezioni. "Una vittoria - ha concluso - che segnerà la fine delle politiche di austerità, l'allontanamento della troika dalla Grecia e che caccerà via anche il sistema politico corrotto che ha distrutto il Paese".

Rimane frattanto alto anche il grado di confusione fra gli stessi candidati. Emblematico quanto avvenuto a Rachil Makri, una candidata di Syriza a Kozani (Grecia del Nord), la quale parlando alla locale stazione TV Flash, ha detto che sarebbe una cosa inaudita che la Banca Centrale europea (Bce) smettesse di fornire liquidità alla Grecia. "In questo caso - ha affermato Makri - la Banca Centrale della Grecia stamperebbe da sola gli euro e ne potremmo stampare sino a 100 miliardi. Questa è la posizione ufficiale di Syriza - ha aggiunto - ed è prevista dagli accordi dell'Eurozona". Ovviamente le sue affermazioni hanno provocato oltre che la dura reazione di Nea Dimokratia anche quella di Tsipras e di tutto il suo partito. (ANSAmed).
 

ZioJimmy

Forumer storico
Grecia: economista Syriza, primo atto alzare salari minimi
Papageorgiou a ANSAmed, Grexit? Ne parlano solo nostri avversari
16 GENNAIO, 16:39


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(di Patrizio Nissirio) (ANSAmed) - ROMA, 16 GEN - Il primo atto del possibile governo di Syriza che emerga dalle urne il 25 gennaio? "Una legge che introduca l'aumento dei salari minimi, dagli attuali 540 euro lordi mensili a 751, e quello dell'indennità di disoccupazione, che equivale all'80% dello stipendio, nella stessa percentuale". E' questa la previsione di Theofanis Papageorgiou, dirigente di Syriza, economista specialista in questioni dell'occupazione, quando mancano pochi giorni al cruciale voto.

"Le cifre del governo sul miglioramento della condizione economica della Grecia - dice parlando ad ANSAmed - devono essere guardate nel dettaglio. Perché la verità è che la disoccupazione è immobile, ancora sopra al 25%. La ricetta di Nea Dimokratia, che legava la crescita all'occupazione ha solo prodotto lavoro pagato male e part time. Noi vogliamo un'altra strategia per la crescita. Innanzitutto creeremo il quadro legale per facilitare il credito ai giovani che vogliono creare imprese con una forte impronta sociale, come per esempio chi produce cibo a basso costo, cosa che già accade, oppure a imprese nel settore dell'editoria e della stampa, aumentando il capitale della conoscenza. Servirà a creare lavoro secondo linee socialmente etiche e a fermare la fuga dei giovani dalla Grecia, dove resta un tasso di disoccupazione giovanile attorno al 60%.

E poi, la risposta principale: ri-orientare il settore pubblico.

Oggi in comparti come istruzione e sanità ci sono il 50% in meno di addetti rispetto a cinque anni fa, a causa della clausola che prevede un assunto ogni 10 pensionati. Bisogna tornare ad assumere".

"L'altro punto - prosegue Papageorgiou - è l'accesso alla liquidità per le Pmi. Le piccole e medie aziende non assumono perché non hanno liquidità: Noi riporteremo sotto il controllo pubblico le banche che hanno avuto ricapitalizzazioni, oggi ancora gestite dai vecchi manager, anche se i soldi per salvarle sono stati spesi dallo stato".

E l'euro, come si risponde a chi teme la 'Grexit'? "L'uscita dall'euro non è mai stata davvero prospettata da Syriza, noi abbiamo sempre chiesto cambiamenti nella politica economica europea. L'uscita dall'euro come pericolo legato alla vittoria di Syriza è sempre stata evocata dai nostri avversari".

Papageorgiou ricorda poi la proposta principale su cui batte in questa campagna elettorale il leader Alexis Tsipras, ovvero la rinegoziazione del memorandum che lega i prestiti al programma di tagli e riforme: "Soprattutto il taglio netto del debito, e non solo degli interessi", sottolinea. "Sull'entità del taglio e sui tempi, si dovrà poi negoziare con la troika".

Syriza, rilevano in molti appare però divisa tra le sue diverse anime ed esponenti, in materia economica. "Ci sono divisioni, com'è normale in ogni partito della sinistra democratica europea. Ma se una decisione viene presa democraticamente dal comitato dei 100 e dal gruppo parlamentare, non credo che vedremo separazioni". (ANSAmed).
 

robinson

Forumer storico
Ormai, più che di attesa, si tratta di un conto alla rovescia. Nel senso che i mercati se lo aspettano e a questo punto la Banca centrale europea presieduta da Mario Draghi non può più tornare indietro: è quasi sicuro che giovedì 22 gennaio il suo consiglio direttivo, in cui siedono i governatori delle banche centrali di tutti i Paesi dell’Eurozona, varerà un piano di acquisto “su larga scala” di titoli di Stato. Cioè il tanto discusso “quantitative easing” (qe), un’operazione che, iniettando denaro nell’economia e riducendo i tassi di interesse, si spera riesca a riattivare il circuito del credito, generare un minimo di inflazione (ora i prezzi nell’area euro sono in discesa, segnale di una pericolosa stagnazione) e in ultima analisi far ripartire il motore della crescita e dell’occupazione. Anche indebolendo ulteriormente la moneta unica rispetto al dollaro, cosa che si tradurrà in un aumento delle esportazioni delle aziende europee.
Peccato però che, per ottenere il via libera della cancelliera tedesca Angela Merkel, del suo ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble e del governatore della Bundesbank Jens Weidmann, Draghi dovrà condizioni che potrebbero rendere poco efficace quello che molti definiscono “bazooka“, nel senso dell’arma più potente a disposizione di Francoforte.
Il braccio destro di Draghi rompe gli indugi: “Il qe è l’opzione di base” – I dubbi su un eventuale nuovo slittamento del programma per attendere l’esito delle elezioni in Grecia (25 gennaio) appaiono superati. Tanto più dopo che venerdì l’economista francese Benoit Coeuré, braccio destro di Draghi e membro del board dell’Eurotower, ha dichiarato in un’intervista che “acquistare obbligazioni sovrane” è la “opzione di base” e si stanno “discutendo le questioni tecniche”. Poco meno che un annuncio ufficiale. L’ammontare dello “shopping” non è ancora noto, ma Coeurè ha dichiarato che “perché sia efficace deve essere grande”. Vale a dire che con tutta probabilità l’operazione varrà più di 500 miliardi di euro. Secondo Credit Suisse lo “scenario di base” è che la Bce annunci una manovra espansiva di valore compreso tra 500 e 750 miliardi.
Se ogni banca centrale nazionale comprerà titoli del proprio Paese, accollandosi i rischi, i mercati si convinceranno che la Bce non è in grado di operare nell’interesse dell’area euro
Il compromesso con la Merkel e la “spinta” di Der Spiegel - Ancora da definire i dettagli su come funzionerà il piano e chi si accollerà i rischi finanziari, aspetto su cui continua a concentrarsi l’attenzione della Germania che notoriamente è contraria al qe. Il nodo è proprio questo: secondo indiscrezioni raccolte dal settimanale tedesco Der Spiegel, Draghi e Merkel- che mercoledì scorso si sono visti a Berlino – avrebbero raggiunto un‘intesa: ad acquistare i titoli di Stato di ogni Paese sarà la sua banca centrale nazionale, con un tetto massimo pari al 20-25% del debito pubblico. Vale a dire che il rischio non sarà condiviso e centralizzato nella Bce, bensì rimarrà in capo a Bankitalia, Banco de España, Banque de France, Bundesbank eccetera. Le quali, dunque, subiranno le eventuali perdite legate a un ipotetico default sovrano della Penisola. Senza ripercussioni per i contribuenti degli altri 18 Stati dell’EurozonaMa secondo diversi analisti l’articolo dello Spiegel è stato “ispirato” da fonti tedesche che mirano a influenzare il dibattito in quella direzione. E la quadratura del cerchio non è stata ancora trovata. E’ probabile che l’intesa finale sarà di compromesso. Il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung nella sua edizione domenicale scrive che le banche centrali nazionali si faranno carico di “almeno il 50%” dell’esposizione agli acquisti di titoli.
In gioco la credibilità della Bce - D’altronde la decisione di non condividere in alcun modo il rischio, pur presentando il vantaggio di avere il placet dei tedeschi e degli olandesi, darebbe un segnale di scarsa coesione. Guntram Wolff, direttore del think tank bruxellese Bruegel, in un commento pubblicato pochi giorni fa ha scritto che questa soluzione “sarebbe nel migliore dei casi inefficace, nel peggiore pericolosa“, “manderebbe il segnale che la Bce non è più una istituzione coesa e equivarrebbe a dichiarare che non è in grado di operare nell’interesse e per conto dell’intera area euro. Questo ne minerebbe la credibilità non solo nell’acquisto di titoli ma in senso più ampio”. Una catastrofe, considerato che oggi basta una parola di Draghi per muovere i mercati finanziari. Non per niente il governatore di via Nazionale Ignazio Visco, si è opposto all’idea che le banche centrali nazionali acquistino i titoli a carico del proprio bilancio con la motivazione che “la frammentazione finanziaria dell’area euro potrebbe tornare ad ampliarsi”. Tradotto: si rischia la disgregazione dell’Eurozona.
La Grecia sarà con tutta probabilità esclusa dal programma perché i suoi titoli di Stato sono classificati come “spazzatura
L’ostacolo Atene sulla road map di Francoforte – Tanto più se davvero, come vogliono molte indiscrezioni, alla Grecia non sarà consentito di partecipare. Perché i suoi titoli di Stato sono classificati come “spazzatura” dalle agenzie di rating e non soddisfano quindi gli standard di qualità decisi dalla Bce. E’ Atene, dunque, la maggiore incognita all’orizzonte. E non più solo per il timore della probabile vittoria alle urne di Alexis Tsipras, il cui programma anti austerity non contempla l’uscita dall’euro ma prevede la rinegoziazione del debito nei confronti della troika e delle banche: negli ultimi due giorni dalla Grecia sono arrivati segnali di pericolo ben più immediati. Diversi istituti di credito sono in ginocchio a causa della corsa agli sportelli che nel solo mese di dicembre ha prosciugato i depositi di ben 3 miliardi di euro. Di conseguenza venerdì si è diffusa la notizia che Eurobank e Alpha Bank hanno chiesto assistenza al sistema di liquidità di ultima istanza dell’Eurosistema, una misura a cui gli istituti ricorrono quando sono sull’orlo del default. E sabato alla lista si è aggiunta Piraeus Bank. Ma non è finita: secondo il quotidiano Ekathimerini l’altro grande istituto del paese, la National Bank, farà lo stesso lunedì. Una situazione che non farà che aggravare la dipendenza del Paese dal sostegno internazionale.

1) un GRAZIE veramente sentito per i bellissimi post che stai mandando!!!!

2) se veramente si trattasse di quanto sopra riportato, avrebbe avuto ragione Fubini, dove in suo articolo (che avevo postato) in pratica diceva esattamente queste cose!
 

robinson

Forumer storico
Grecia: elezioni, gaffe candidata Syriza diventa foto virale
'Potremmo stamparci da soli gli euro', e scatta satira
16 GENNAIO, 19:13


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(ANSAmed) - ATENE, 16 GEN - A nove giorni dalle elezioni politiche in Grecia aumentano la tensioni tra i leader dei partiti ma cresce anche il grado di confusione fra gli stessi candidati. Emblematico quanto avvenuto a Rachel Makri, candidata del partito di sinistra radicale Syriza a Kozani (Grecia del Nord), la quale parlando alla locale stazione TV Flash, ha detto che sarebbe "una cosa inaudita che la Banca Centrale europea (Bce) smettesse di fornire liquidità alla Grecia". "In questo caso - ha affermato Makri - (se Syriza vincesse le elezioni e andasse al governo) la Banca Centrale di Grecia stamperebbe da sola gli euro e ne potremmo stampare sino a 100 miliardi. Questa è la posizione ufficiale di Syriza - ha aggiunto - ed è prevista dagli accordi dell'Eurozona". Ovviamente le sue affermazioni hanno provocato oltre che la dura reazione di Nea Dimokratia anche quella del leader Alexis Tsipras e di tutto il suo partito che si sono affrettati a smentire le dichiarazioni della loro candidata. Ciò comunque non è bastato per impedire ai soliti burloni di prendere per buone le dichiarazioni di Makri e diffondere in Internet l'immagine della "Rachiliarikò", un fotomontaggio della vecchia banconota greca da 1.000 dracme in cui era raffigurata Laskarina Bouboulina (1771-1825), eroina della guerra d'indipendenza del 1821, il cui volto è stato sostituito con quello sorridente di Rachel Makri. "Rachel Makri è semplicemente una collaboratrice di Syriza", ha detto l'europarlamentare Dimitris Papadimoulis quasi a voler sminuire la gaffe, mentre Yannis Milios - responsabile della politica economica del partito - ha twittato che "quando uno sbaglia deve ammetterlo, così si rende più simpatico".


....ma qualcosa di simile da noi non era stato detto dal Berluska? :mmmm::-o
 

robinson

Forumer storico
5 giorni (di borsa) all' alba!

notizia potenzialmente positiva:
gli indecisi devono votare (obbligo di voto);

notizia potenzialmente negativa:
possono sempre andare a votare... e votare scheda bianca :help:
 

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