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Grecia, Tsipras teme la Grexit e tratta su pensioni e Iva
La prospettiva sempre più concreta di un'uscita dall'area euro, che sarebbe disastrosa per la Grecia ben più che per i partner europei, sta facendo rapidamente evaporare l'entusiasmo per il referendum di domenica. E così il governo Tsipras, che deve consegnare entro la mezzanotte di oggi un piano dettagliato di riforme e misure fiscali ai creditori internazionali per ottenere nuovi aiuti indispensabili per il Paese, sembra iniziare a prendere in considerazione misure sinora considerate inaccettabili, a partire dalla riforma almeno degli eccessi più eclatanti del sistema pensionistico greco e delle aliquote iva, sensibilmente inferiori alla media degli altri Paesi Ue. Il piano sarà successiamente discusso dai partner nel weekend.
La Grecia sta preparando un pacchetto di riforme da 12 miliardi di euro da realizzare in due anni e da presentare a Bruxelles per avere in cambio un terzo piano di aiuti. Quella di 12 miliardi è una cifra superiore agli 8 miliardi di euro precedentemente stimati per le riforme. Lo rivela il giornale Kathimerini, secondo il quale l'obiettivo di Atene è quello di evitare il ritorno alla recessione.
Atene stima che, soprattutto a causa delle misure sul controllo dei capitali, il Pil quest'anno invece di crescere dello 0,5% subirà una recessione del 3%.
L'incognita, oltre alla risposta dei creditori, è la capacità di Tsipras di controllare il sul stesso partito di estrema sinistra. Molti esponenti, infatti, preferirebbero un'uscita dall'euro a riforme giudicate universalente necessarie come la riforma del sistema pensionisti greco. E il rischio di spaccature profonde nel partito è concreto.
Il falco della Bundesbank, Jens Weidmann, torna a far sentire la sua voce sulla crisi greca, chiedendo alla Banca centrale europea di continuare a tenere congelata la liquidità di emergenza Ela per gli istituti di credito ellenici almeno fino al raggiungimento di un accordo tra Atene e i creditori internazionali.
Inoltre "serve che i controlli di capitale restino in vigore" fino a quando non sarà trovato un adeguato pacchetto di aiuti accordato da tutte le parti e fino a quando "la solvibilità sia del Governo greco sia del sistema bancario non sarà assicurata", ha aggiunto Weidmann, da sempre molto critico nei confronti di Atene.
Ieri la Bce, secondo quanto hanno riferito alcune fonti informate sui fatti, ha mantenuto i fondi di emergenza Ela per le banche greche invariati a 89 mld di euro. Secondo le stime, la liquidità delle banche greche è sufficiente a consentire i prelievi contingentati a 60 euro sino a lunedì. (www.milanofinanza.it)
La prospettiva sempre più concreta di un'uscita dall'area euro, che sarebbe disastrosa per la Grecia ben più che per i partner europei, sta facendo rapidamente evaporare l'entusiasmo per il referendum di domenica. E così il governo Tsipras, che deve consegnare entro la mezzanotte di oggi un piano dettagliato di riforme e misure fiscali ai creditori internazionali per ottenere nuovi aiuti indispensabili per il Paese, sembra iniziare a prendere in considerazione misure sinora considerate inaccettabili, a partire dalla riforma almeno degli eccessi più eclatanti del sistema pensionistico greco e delle aliquote iva, sensibilmente inferiori alla media degli altri Paesi Ue. Il piano sarà successiamente discusso dai partner nel weekend.
La Grecia sta preparando un pacchetto di riforme da 12 miliardi di euro da realizzare in due anni e da presentare a Bruxelles per avere in cambio un terzo piano di aiuti. Quella di 12 miliardi è una cifra superiore agli 8 miliardi di euro precedentemente stimati per le riforme. Lo rivela il giornale Kathimerini, secondo il quale l'obiettivo di Atene è quello di evitare il ritorno alla recessione.
Atene stima che, soprattutto a causa delle misure sul controllo dei capitali, il Pil quest'anno invece di crescere dello 0,5% subirà una recessione del 3%.
L'incognita, oltre alla risposta dei creditori, è la capacità di Tsipras di controllare il sul stesso partito di estrema sinistra. Molti esponenti, infatti, preferirebbero un'uscita dall'euro a riforme giudicate universalente necessarie come la riforma del sistema pensionisti greco. E il rischio di spaccature profonde nel partito è concreto.
Il falco della Bundesbank, Jens Weidmann, torna a far sentire la sua voce sulla crisi greca, chiedendo alla Banca centrale europea di continuare a tenere congelata la liquidità di emergenza Ela per gli istituti di credito ellenici almeno fino al raggiungimento di un accordo tra Atene e i creditori internazionali.
Inoltre "serve che i controlli di capitale restino in vigore" fino a quando non sarà trovato un adeguato pacchetto di aiuti accordato da tutte le parti e fino a quando "la solvibilità sia del Governo greco sia del sistema bancario non sarà assicurata", ha aggiunto Weidmann, da sempre molto critico nei confronti di Atene.
Ieri la Bce, secondo quanto hanno riferito alcune fonti informate sui fatti, ha mantenuto i fondi di emergenza Ela per le banche greche invariati a 89 mld di euro. Secondo le stime, la liquidità delle banche greche è sufficiente a consentire i prelievi contingentati a 60 euro sino a lunedì. (www.milanofinanza.it)