Grillo al 24% di media, circa

Una conferma a quanto riportato sulla produzione di armi nell'ultimo decennio. Anticipo che l'articolo, di cui alla fine metto il limk, proviene dal Fatto Quotidiano e di per sé per alcuni è già sufficiente per cestinarlo. Non importa. Quello che interessa è la conferma. E la citazione del Sipri. Abbiamo poche possibilità di accedere alle informazioni (sempre con spirito critico e non da Bar Borsa): se ci rinunciamo tanto vale dare i propri soldi al direttore di banca senza pretendere nulla in cambiio.
Dunque, il primo:

La Cina avanza anche nelle armi. Nel corso del quinquennio 2008-2012, le esportazioni di armi convenzionali nel mondo sono cresciute del 17%, una forte espansione cui ha contribuito in modo decisivo l’industria cinese le cui vendite all’estero sono aumentate del 162% rispetto al periodo precedente (2003-07). Una performance che ha consentito a Pechino di superare in classifica il Regno Unito entrando a far parte del club dei primi cinque esportatori di armi del mondo per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda. Lo ha riferito lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) nel suo ultimo rapporto pubblicato.
A mantenere la leadership nel mercato mondiale sono sempre gli Stati Uniti con una quota pari al 30% dell’export globale. A tallonare Washington c’è ovviamente la Russia (26%) mentre Germania (7%) e Francia (6%), terza e quarta rispettivamente, seguono a debita distanza. La Cina, come si diceva, ha effettuato il balzo decisivo negli ultimi anni arrivando a conquistare quota 5% contro il 2% del quinquennio precedente. Determinante, per il successo delle armi di Pechino, la crescente domanda del Pakistan, come ha confermato il direttore del Sipri Arms Transfers Programme, Paul Holtom, in una nota ufficiale del centro di ricerca svedese. Le forniture cinesi, ha precisato, raggiungerebbero comunque un crescente numero di Stati.
Nella classifica delle importazioni, rivela ancora il SIPRI, Pechino si piazza al secondo posto con il 6% della quota complessiva globale dietro all’India, prima assoluta con il 12% dell’import planetario. Pakistan (5%), Corea del Sud (5%) e Singapore (4%) completano una Top Five globale interamente asiatica. Tra gli altri aspetti significativi del rapporto si segnala la leadership russa nelle esportazioni di armamenti convenzionali verso il Venezuela (il 66% dell’import di Caracas) e, soprattutto, la Siria (dove si raggiunge il 71%). Impressionanti, poi, i numeri dell’Africa: nell’ultimo quinquennio le importazioni del Continente sono cresciute del 104% rispetto ai cinque anni precedenti ma il traino viene in pratica dal solo Nord Africa dove l’import è aumentato del 350% contro il 5% delle nazioni sub sahariane.

Alla forte domanda del mercato orientale e africano si è contrapposta negli ultimi anni la significativa riduzione della spesa europea. Le importazioni del Vecchio Continente si sono ridotte del 20% nell’ultimo quinquennio a seguito di vari fattori a cominciare dalla conclusione del conflitto in Iraq e dal ridimensionamento della presenza militare in Afghanistan. Determinante, poi, l’effetto della crisi e dei conseguenti programmi di austerity. Negli ultimi 5 anni le importazioni di armi da parte della Grecia sono diminuite del 61% facendo precipitare il Paese dal 4° al 15° posto nella classifica delle importazioni del Pianeta.
E l’Italia? Nel rapporto Sipri non se ne parla ma i dati, ovviamente, non mancano. Tra il 1990 e il 2011, ricordano Duccio Facchini, Michele Sasso e Francesco Vignarca nel loro “Armi, un affare di Stato – Soldi, interessi, scenari di un business miliardario”, Roma ha autorizzato export di armamenti per 44 miliardi di euro. Tra il 2006 e il 2010, poi, la Penisola ha compensato da sola il 14% delle esportazioni europee (pari nel loro complesso a quasi 165 miliardi di euro). Un business di successo che ha coinvolto tanto il sistema bancario quanto la regina del settore, quella Finmeccanica protagonista negli ultimi due anni di una serie infinita di guai giudiziari.


link


http://www.ilfattoquotidiano.it/201...osce-crisi-e-cina-e-sempre-piu-leader/540289/


Dunque si sta armando nell'ultimo quinquennio, oltre all'occidente (contesto l'articolista che dice che vi è una riduzione della spesa. E' una riduzione dell'import. Ma si deve considerare che noi, occidente, siamo a tutt'oggi i principali produttori di armi. Dunque se produco non importo. Come logica di fondo)
 
Due dati mi colpiscono:
Pakistan
Africa del Nord.
La prima è in contrapposizione all'India da sempre. Viene fornita dalla Cina dunque è nell'asse Africa del centro-nord Iran Pakistan Cina.
Africa del nord. Qui la crisi esplode nel 2008. Con le materie prime alimentari. Non sono tutti filo cinesi ma poco ci manca.
 
estratto dall'articolo

Il ruolo delle banche
Produttori, supervisori, acquirenti. Nessuno degli affari ricordati potrebbe trovare uno sbocco senza il determinante appoggio bancario. Contributo che è possibile (ri)conoscere grazie a un apposito articolo della legge 185.9 A partire dai dati disponibili, ogni anno le associazioni pacifiste, tra cui la Rete italiana per il disarmo, compilano e commentano la «classifica » delle principali banche che «concedono» conti correnti sui quali far arrivare i pagamenti delle forniture di armi. Sono le cosiddette «banche armate» al centro della mobilitazione avviata nel 1999 dalle riviste «Missione Oggi», «Mosaico di pace» e «Nigrizia» alla vigilia del giubileo della Chiesa cattolica del 2000. La campagna di pressione era stata lanciata per stimolare nei consumatori un atteggiamento responsabile nella gestione dei propri risparmi.10 L’effetto dirompente dell’iniziativa emerge dalla reazione della stessa Aiad. Nella citata Relazione di esercizio 2010 la federazione delle aziende d’armi segnala «il problema delle banche etiche che, professandosi “non armate” (sic), hanno sospeso ogni transazione di esportazione, pur già disciplinata nel rispetto della legge 185/90. In maniera ricorrente l’Aiad ha rappresentato la propria preoccupazione per l’amplificarsi delle conseguenze derivanti alle imprese». Dunque le banche «etiche» sarebbero un preoccupante problema.
E quelle «non etiche»? L’ultima fotografia disponibile del sostegno bancario agli incassi «armati» è quella del 2011, estrapolata dai dati forniti dalla relazione governativa pubblicata nel 2012. Nel 2011 la movimentazione finanziaria totale associata agli istituti di credito coinvolti nel commercio di armi tricolori è stata di oltre quattro miliardi di euro, dei quali 2,5 relativi a operazioni di esportazione (definitiva e temporanea) e i restanti 1,5 derivanti da importazioni di materiale d’armamento. Come accennato in precedenza, il valore complessivo «autorizzato» è in tendenziale aumento e ciò è confermato anche dai bonifici di pagamento. Le campagne di pressione citate hanno avuto l’effetto di accelerare l’internazionalizzazione dei processi: le banche che gestiscono i flussi sono sempre più colossi internazionali. Guardando alle sole esportazioni definitive, sei istituti bancari movimentano l’80 per cento (1,9 miliardi di euro) dei flussi. Davanti a tutti è Deutsche Bank, per un totale di 665 milioni di euro nel 2011 (erano 78,4 milioni nel 2006).
Se consideriamo invece i valori relativi a più istituti appartenenti a uno stesso gruppo, al primo posto si colloca (confermando il trend degli anni precedenti) l’alleanza Bnp Paribas e Banca Nazionale del Lavoro (Bnl). La succursale italiana della banca francese ha avuto autorizzazioni per 491 milioni di euro (contro gli 862 del 2010), mentre la controllata Bnl si porta in casa 223 milioni di euro (più del doppio del 2010): il totale del «gruppo» tra il 2006 e il 2010 è pari a 3,7 miliardi. Sopra i 100 milioni di euro altre due banche estere come Barclays Bank (185 milioni) e Crédit Agricole (175 milioni, contro i 104,2 del 2010), mentre per i colossi italiani (che tra l’altro partecipano a percorsi di trasparenza importanti e ben strutturati) vi sono dati divergenti. Se gli sforzi «non armati» fatti dal gruppo Intesa Sanpaolo paiono premiati (solo un’autorizzazione per 4000 euro nel 2011, quando al 2010 la quota era di 186,1 milioni di euro), è Unicredit ad avere ancora «in pancia» diverse operazioni: circa 180 milioni di euro autorizzati, un’eredità alla quale il gruppo resta nei fatti fedele (circa 900 milioni di euro le operazioni tra 2006 e 2010).
Prendendo in esame i 13,2 miliardi di euro di operazioni autorizzate per l’esportazione di armamenti italiani tra il 2006 e il 201011 si nota l’evoluzione che ha condotto alcuni istituti (Credito Valtellinese, Banco popolare, Banca Intesa, poi divenuta Intesa Sanpaolo) a «modificare» il proprio approccio agli affari militari fino a diramare specifiche direttive che hanno portato a una forte contrazione dei servizi per l’esportazione di armamenti italiani. Non si è trattato di un’improvvisa folgorazione lungo la via della finanza etica, ma di un graduale convincimento degli istituti appena citati che, valutando il costo di certi tipi di affari in termini di immagine, hanno deciso di modificare il proprio approccio a questo comparto scegliendo di eliminare o ridurre drasticamente le relative operazioni. Salvo poi parteciparvi per altre vie, per esempio attraverso la banca Ubae Spa, nata nel 1972 come Unione delle banche arabe ed europee e ritenuta il vettore attraverso il quale si sarebbe perfezionato il pagamento di un carico di armi Beretta diretto al regime libico nel 2009.


ma va letto tutto, ecco i link


Armi, il commercio aumenta del 24% in 5 anni. Anche grazie alle banche - Il Fatto Quotidiano
 
ad esempio

Il Sudest asiatico ha conosciuto un incremento vertiginoso, paragonabile a quello del 1975, quando il Vietnam era in guerra. Malesia e Singapore trainano il convoglio, con una crescita vicina al 300 per cento, seguiti da Indonesia (+144 per cento) e Vietnam (+80 per cento), zone interessate da fortissime tensioni presso i confini marittimi, come il Mar Cinese meridionale.
 
Ovvio! Hanno paura che il sistema venga scardinato. Sono solo delle merd.e! Forza Beppe e ragazzi del movimento resistere!

Siamo proprio sicuri che ha resistere si faccia bene?

Se nn si entra nel sistema, non si può scardinare, nn si può cambiare.

Ma sono molto scettico sulla linea intransigente di Grillo al punto come siamo.

saluti e b. settimana a ttt


Io ho votato e lo rifarò.

Detto questo sono concorde con secoli.

Sento molti che hanno votato 5stelle che nel casi si presentasse renzi voterebbero pd.

5stelle per molti è voto di protesta.

in pochi hanno votato 5stelle per il PROGRAMMA nella sua complessità.

i punti del programma che hanno portato voti sono i tagli alla politica e il POLITOMETRO (Provvedimento che non verrà purtroppo mai votato e che sarebbe la vera RIVOLUZIONE)
 
BERSANI FA ENTRARE NEL PARLAMENTO I CORROTTI O CHI HA PENDENZE CON LA GIUSTIZIA ???
SONO QUESTI CHE DEVONO DECIDERE LE LEGGI SULLA CORRUZIONE CHE STA DEPREDANDO IL DEBITO ITALIANO?
MA QUANDO ANDIAMO A PRENDERE I SOLDI DAI LADRI??
Debito HTML

Guarda per andar a prendere i soldi e cambiare le cose si deve legiferare e se nn si entra nella stanza dei bottoni nn si riuscirà a cambiare mai niente.

Io fossi Grillo darei un appoggio, se poi questo appoggio deve essere palese o no (come è accaduto per il senato) questo cambia poco, l'importante è che nn ci sia un'allanza ne con il berlusca.
Poi l'appoggio può avvenire anche per un tempo limitato o limitatissimo, ma intanto si parte per cambiare.
Se vediamo che fanno i soliti giochetti facciamo anche presto ai primi provvedimenti a togliere la fiducia.

Ma diamo una mossa.
SE NN ORA QUANDO?

saluti
 
Carissimo ma se si non si entra nel sistema nn si scardina, se nn sediamo ai bottini di comando non riusciremo certamente a cambiare nulla.

Cmq, nn da parte mia, ma da una buona fetta di chi l'ha votato, se si tornasse presto alle votazioni, nn credo che molti farebbero la stessa scelta di votare il 5 stelle, molti nn capiscono questa intransigenza, che rischia di rinverdire il Caimano.
Mi pare che Grillo usi la rete come pare a lui: se applaudano alle sue scelte allora la rete è democratica e va ascoltata, se va contro al suo pensiero allora sono infiltrati e va boicottata, ma i pare che siamo alle solite, così nn si fa. :no:

Chi vivrà vedrà.

saluti

Ah beh liberissimi di votare ciò che si preferisce. Io rivoterò M5S.
Se anche vince Renzi, sempre nelle stesse mani stiamo. E vedrete che non aboliranno i finanziamenti, non dimezzeranno i parlamentari, non dimezzeranno gli stipendi etc. etc. etc......

Ieri Bersani ha detto: facciamo le riunioni in Streaming: ebete, chi le faceva per prime? Chi ha introdotto la novità, pelato del menga?
 
Due dati mi colpiscono:
Pakistan
Africa del Nord.
La prima è in contrapposizione all'India da sempre. Viene fornita dalla Cina dunque è nell'asse Africa del centro-nord Iran Pakistan Cina.
Africa del nord. Qui la crisi esplode nel 2008. Con le materie prime alimentari. Non sono tutti filo cinesi ma poco ci manca.

Magari son filocinesi ma vuol dire che hanno capito poco.. molte industrie tessili si erano posizionate nel nord africa per una produzione a basso costo ma con l'entrata della Cina nel WTO sono state spazzate via causa il dumping cinese sui prezzi...

Alla Cina piace di più l'Africa nera.. il petrolio angolano e le ricchezze estrattive del mozambico e dei vari paesi centrafricani
 
Guarda per andar a prendere i soldi e cambiare le cose si deve legiferare e se nn si entra nella stanza dei bottoni nn si riuscirà a cambiare mai niente.

Io fossi Grillo darei un appoggio, se poi questo appoggio deve essere palese o no (come è accaduto per il senato) questo cambia poco, l'importante è che nn ci sia un'allanza ne con il berlusca.
Poi l'appoggio può avvenire anche per un tempo limitato o limitatissimo, ma intanto si parte per cambiare.
Se vediamo che fanno i soliti giochetti facciamo anche presto ai primi provvedimenti a togliere la fiducia.

Ma diamo una mossa.
SE NN ORA QUANDO?

saluti
Certo la scelta non è facile ma secondo mè il pd non è pronto per il cambiamento lo dimostra il fatto che molti nel pd stanno spingendo per l'accordo con B e non vogliono l'accordo con M5S troppi legami di interessi da recidere per mettere veramente in difficoltà il movimento bersani dovrebbe fare un passo indietro l'asciar parlare persone come zagrebelski o emiliano la puppato gente con idee nuove con voglia di fare politiche vere di cambiamento e di moralità.
 
se non si fa un governo...di buona volontà
lasciate ogni speranza o voi che entrate...
i politici con tutti i soldi che hanno se ne fanno un baffo se noi falliamo....loro i soldi ce li hanno in svizzera

non c'è + niente da fare
 

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