I nuovi aiuti americani
Washington, intanto, vara altri aiuti ma non include i razzi a lungo raggio. Nel pacchetto ci sono
missili per gli Himars, proiettili di precisione da 155 millimetri (gittata 24-70 chilometri), 35 mila munizioni per cannoni da 105 (12 chilometri), equipaggiamento invernale, mine, mezzi per la logistica, sistemi anti-drone, visori notturni, mine. È materiale che deve garantire fuoco e agilità alla resistenza,
tattica usata per sfondare nel settore di Kharkiv. I generali di Zelensky vorrebbero gli Atacms, ordigni lanciabili dagli Himars e in grado di centrare target a 300 chilometri di distanza. La Casa Bianca, però, continua ad essere contraria. Almeno per il momento. Due le ragioni: la prima è che il Cremlino considera tale scenario come un atto di guerra, un coinvolgimento diretto statunitense; la seconda è che l’Ucraina — spiega chi giustifica la scelta moderata — non ne avrebbe bisogno, gli sviluppi sul terreno hanno dimostrato che l’arsenale a disposizione è sufficiente. Non sono d’accordo alcuni esperti che da mesi ne sollecitano l’invio ritenendo che potrebbero davvero incidere. Kiev, nella speranza di convincere la Nato, ha più volte promesso che
non avrebbe usato armi a lungo raggio sul territorio russo (situazione temuta), tuttavia in un conflitto è difficile mantenere gli impegni. Specie se l’Armata dovesse continuare a distruggere infrastrutture civili, come dighe e centrali elettriche.