HO CERCATO DI FARE IL QUADRO DELLA SITUAZIONE... NE E' USCITO L'URLO DI MUNCH

Si sono accapigliati sin dall'inizio.

L'uno contro l'altro.

E pure contro se stessi.

Dieci mesi di dichiarazioni, smentite, retromarcia, zuffe.

E loro, quegli uomini di scienza che si sono trovati faccia a faccia con il virus, sono diventati "prime donne" corteggiate dai media,
seguiti da decine di migliaia di follower sui social e onnipresenti su radio, televisioni e quotidiani fino via via a polarizzarsi in uno scontro
che troppo sbrigativamente è stato descritto tra "catastrofisti", che spingono per misure liberticide,
e "negazionisti" che invece chiedono una narrazione diversa della pandemia e misure più adeguate a quanto sta realmente accadendo.

Sul web stanno avendo la meglio i primi.

Tanto che, come rilevato da Spin Factor, che ha realizzato in esclusiva un'analisi sul sentiment degli italiani,
nella wordcloud delle 50 parole più ricorrenti nelle conversazioni sul coronavirus accanto a Covid spicca paura.


"La scienza ha bisogno di un confronto sereno e di ricercatori che hanno la modestia di poter cambiare opinione
- spiegava tempo fa Maria Rita Gismondo, direttrice responsabile di Microbiologia Clinica Virologia e Diagnostica dell'ospedale Luigi Sacco di Milano -
chi ha usato la scena con insulti si è, di fatto, autoescluso dal dialogo scientifico".

Il punto è che da quando in Italia è esplosa l'epidemia non abbiamo mai assistito a un "confronto sereno".

Si è subito saliti sul ring.

C'è un'intervista da cui partire e l'ha rilasciata Andrea Crisanti il 24 febbraio.


"Nel corso di questi mesi abbiamo assistito ad una fortissima presenza mediatica da parte di virologi,
esperti, responsabili di grandi strutture ospedaliere, che spesso hanno espresso opinioni contrastanti",
spiega Tiberio Brunetti, fondatore e amministratore di Spin Factor.

"Questo non ha aiutato, soprattutto nella fase precedente la prima fase,
a generare nella popolazione una consapevolezza esatta di quanto stava per accadere".


Il paradosso tocca il suo apice nella scelta del governo di non inserire nemmeno un virologo (VERO)

nella folta schiera di tecnici che siedono accanto al premier Giuseppe Conte a gestire l'emergenza sanitaria.



Anziché vederli in giro per le tivù, forse sarebbe stato meglio arruolarli nella task force del governo.

E forse sarebbe stato anche meglio definire "virologo" e chi virologo non è.


"Voi giornalisti avete definito virologi tutti gli esperti intervistati, anche professionisti che nulla hanno a che vedere con la virologia",

"Questa non è stata una corretta informazione per la popolazione che incolpa proprio questi non virologi
di idee contraddittorie e di battibecchi sui media che confondono e disorientano".



Purtroppo il risultato di questi continui scontri tra uomini di scienza ha contribuito a sollevare
un polverone mediatico ingenerando tra gli italiani una forte confusione.


E "la confusione è il principale alleato del virus".


Per capire meglio l'impatto dei "virologi" sull'opinione pubblica, Spin Factor ha scandagliato i social network analizzando post e commenti.

Sono state messe sotto la lente di ingrandimento oltre 400mila occorrenze dalle quali sono state estrapolate le opinioni
in forma di sentiment positivo, neutro e negativo ed è stata stilata una sorta di classifica dei volti che impattano maggiormente sui social.

Sul podio troviamo Andrea Crisanti col 38,1% di sentiment positivo,
Pier Luigi Lopalco (36,5%) e
Silvio Brusaferro (33,2%).

In coda Fabrizio Pregliasco (27,8%),
Roberto Burioni (27,3%) e
Matteo Bassetti (24,8%).


Ma attenzione a leggere queste percentuali.

Perché, come spiega Brunetti, "non si tratta ovviamente di una classifica sull'affidabilità dei vari esperti, ma su quale percezione generano sugli utenti della rete".

Chi crea maggiore ingaggio e quindi polarizza di più, è anche "chi genera più preoccupazione"
.


Non a caso accanto a Covid, nella wordcloud delle 50 parole più riccorrenti, troviamo termini come paura, tamponi, casi, morti, emergenza, ospedali, decessi e così via.


"Da maggio in poi, dopo una prima fase in cui le persone erano polarizzate sull'emergenza sanitaria,
le persone si sono concentrate sull'emergenza economica".

Con l'avvento della seconda ondata, gli italiani hanno ripreso a preoccuparsi per l'emergenza sanitaria.

A breve, però, torneranno a guardare con preoccupazione alla crisi economica che sta divorando il sistema Italia.


"E quello sarà il vero campanello d'allarme per la tenuta del Paese".


Quanto rilevato si rflette anche sulla popolarità di Conte.

Durante la fase 1, quando usava dichiarazioni molto più nette, il presidente del Consiglio aveva sfondato la soglia del 40%.

Ora che la situazione è molto più complessa, con l'Italia colorata di rosso, arancione e giallo,
il sentiment positivo nei suoi confronti è crollato.


Un altro campanello d'allarme che dovrebbe mettere in guardia Palazzo Chigi.
 
Questo tizio, il zanzarologo e quello del '68, sarebbero daeliminare dai teleschermi.
Basta dare risonanza a queste persone.


"Basta bugie. Basta bugie. Basta Bugie".
Il virologo Roberto Burioni lo aveva ripetuto tre volte in un post Twitter, riferendosi all'allarme lanciato dal professor Bassetti
che aveva parlato di ospedali al collasso per colpa del panico.

Secondo l'inffettivologo di Genova, le persone sono state terrorizzate a causa di una comunicazione sbagliata,
che ha reso difficile gestire a livello ospedaliero "una popolazione nel panico", che "genera solo caos".

Bassetti aveva spiegato anche uno dei motivi per cui le strutture sanitarie si sono ritrovare in una situazione di difficoltà:

"Sono assediate da migliaia di persone asintomatiche o poco sintomatiche che si potrebbero tranquillamente curare a casa
e che invece prendono d'assalto i pronto soccorso, intasano i centralini degli ospedali, fanno perdere tempo ai medici".


Dopo le dichiarazioni di Bassetti, Burioni, dell'università Vita Salute San Raffaele, era intervenuto:
"Alcuni dicono che i pronto soccorso sono affollati da persone in preda al panico, e può essere vero.
Ma quelle centinaia di persone che finiscono ogni giorno al cimitero a causa di Covid-19, sono spinte dal panico?".
Basta bugie. Basta bugie. Basta Bugie.
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) November 10, 2020
Poco dopo sono arrivate anche le parole del San Raffaele, che prende le distanze dal virologo:


"In merito al tweet postato questo pomeriggio dal professor Roberto Burioni

nel quale si fa riferimento ai pronto soccorso, il Gruppo San Donato e l'università Vita-Salute San Raffaele

si discostano dal pensiero del professore, in quanto le sue considerazioni sono del tutto infondate

dal momento che non è a conoscenza della realtà clinica che si vive nei pronto soccorso e nei reparti Covid".


Nella replica dell'azienda e dell'ateneo si invita anche il professor Burioni a sviluppare

"considerazioni più rispettose della verità e del lavoro altrui".
 
Se penso ad una colonna sonora da accostare alle vicende all’interno del Movimento 5 Stelle,
che francamente talune volte rasentano il fanciullesco, non posso fare a meno che rispolverare quella birbante e scanzonata canzone,
dal ritornello facile da canticchiare, del dodicesimo Zecchino d’Oro, “Il lungo, il corto e il pacioccone”.

Il testo sembra riassumere perfettamente ciò che accade all’interno di questo sempre più travagliato movimento
che, negli ultimi due anni, ha saputo dar vita ad un copione che nulla ha da invidiare a qualsiasi appassionata fiction del nostro panorama televisivo.

Di fatti, facendo un semplice esercizio di abbinamento ai personaggi della nota canzone per bambini si ottiene un’ironica
– meglio prenderla a ridere per non piangere – fotografia dove “il lungo si sfoga”, paradossalmente potrebbe essere benissimo Alessandro Di Battista,
“il corto il suo banjo fa suonar” riferirsi a Luigi Di Maio, e infine quando nel testo si narra “e la ballata canta il pacioccone” richiamare la figura di Beppe Grillo.


Se ci pensiamo bene è il ritratto, anche se beffardo, di ciò che accade nei pentastellati.


Il buon Di Battista (fisicamente il più alto dei tre) in effetti alza sempre i toni, si sfoga,
cerca di impersonare il malcontento che serpeggia tra la base del movimento,
si sforza a modo suo di far comprendere, senza alcun risultato ad oggi,
che continuando sulla non linea intrapresa è inevitabile prendere in seria considerazione l’inevitabile smembramento del soggetto politico.

I principi che li avevano ispirati sono stati dimenticati, riposti in un cantuccio, traditi nel loro cammino governativo
in cambio di un potere che sempre più ha preso il sopravvento su chi guida il Movimento, li ha resi tutt’altra cosa che non si sa bene cosa sia.

Il “lungo” del nostro racconto così si è ritrovato costantemente a sbraitare invano,
ogni volta sembra che stia per dar luogo a chissà quale sobillazione interna di massa,
per poi puntualmente, come per uno strano incantesimo, rientrare nei ranghi,
insomma di volta in volta tanto rumore per nulla, proprio come nella migliore tradizione della commedia teatrale shakespeariana.

Questo modo di fare però, con il tempo, potrebbe inevitabilmente portare a fare i conti con una perdita di credibilità,
ancor peggiore, una sorta di grido al lupo al lupo che porterebbe alla mente di molti i ricordi di un’ennesima canzone il cui testo recitava:
Parole, parole, parole, parole, parole soltanto parole”.


Di Maio (senza dubbio il meno alto dei tre) incurante nei fatti delle esternazioni del “lungo”
continua inesorabile a seguire la propria strategia, seguendo uno spartito tutto suo – rimanendo in tema musicale –
per cercare di suonare (o suonarle) agli altri la propria musica, che in fin dei conti è sempre stata la stessa,
quel ritmo dall’incedere marcato della marcia per segnare la conquista del comando a lui tanto caro.

Peccato per il “il corto”, prima o poi ci sarà qualcuno che gli farà pur notare che tutto ciò è solo una pia illusione
perché, in realtà, è palese a chiunque, proprio come ben riassumono le parole della canzone citata all’inizio,
che l’unico a manovrare il tutto, a suonare, suonarle, far ballare e a cantarle a tutti nel M5S è solo l’influente Beppe Grillo.


In questo periodo di pandemia da Covid-19 i cosiddetti big sono scomparsi dalla dialettica politica sul tema,
qualcosina balbettata qua e là solo da qualche seconda fila, per rimanere in termini di stelle e astronomia, si sono letteralmente eclissati.

L’unico a metterci la faccia, sul tema nelle varie dichiarazioni e dibattiti televisivi, è l’appassionato viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri,
tra le file uno dei pochi lucido, capace e competente, lo stesso che ha dichiarato che dopo questa esperienza politica vuol tornare alla sua professione di medico.

Probabilmente ne ha le scatole piene, forse dietro questa sua affermazione c’è la triste constatazione di aver compreso che nei Cinque Stelle
è impossibile avere delle proprie idee, portarle linearmente e democraticamente avanti.


In conclusione, per rimanere sempre in tema musicale come fin da principio, è banale trarne la dovuta considerazione,
è immaginare che in un prossimo futuro assisteremo all’epilogo finale dove l’insieme dei malumori degli aderenti al M5S
possa tramutarsi in un insieme di suoni che daranno vita ad una diversa colonna sonora, questa volta dal titolo inesorabile,


La musica è finita”.
 
Il piano al vaglio del governo è stringere senza smentire il meccanismo delle tre fasce introdotto con l'ultimo Dpcm.

Come chiudere senza prendersi la responsabilità di farlo?

Lo scaricabarile sulle autorità locali si profila ancora una volta come la via più comoda da percorrere.

E l'autonomia regionale in materia sanitaria concessa dalla "vituperata" riforma del Titolo V costituisce un alibi perfetto.

Arrivare al weekend con l’Italia "chiusa" per Covid, attraverso un gioco incrociato di ordinanze del ministro della Salute,
dei governatori e dei sindaci per avvicinarsi in sordina verso un nuova serrata, ma soft.

Un lockdown "leggero": imprese, fabbriche e attività professionionali aperte, bar e ristoranti chiusi su quasi tutto il territorio nazionale.


Prima DPCM ogni tre giorni, poi i colori e i cambi di colore dopo pochi giorni.

Poi la Campania che resta zona gialla ????????

Ci rendiamo conto che questo Governo non ha la più pallida idea di cosa vuole fare e di come vadano fatte le cose?

Possiamo ritenere credibili misure che hanno la durata di qualche giorno senza che nessuno
si assuma la responsabilità di tenere una rotta e di prendere misure di medio termine?

Sono ridicoli, andrebbero commissariati da una entità terza super partes. Mattarella dove sei ????????

E' un teatrino pietoso. Mai visto un Governo più inetto di questo.


"Non possiamo smontare il criterio scientifico che abbiamo costruito con l’ultimo Dpcm", ripete Conte.
"Da qui a domenica capiremo se la curva va in una direzione o nell’altra".


Criterio scientifico dell'ultimo DPCM?

Non facciamo ridere!

Vorrei proprio sapere chi del CTS sarebbe in grado di spiegare il senso dei 21 parametri..

QUI TUTTI GIOCANO A PARARSI LE SPALLE, SCHERZANDO SUL FUTURO DI TUTTI!! CONTE A CASA!!
 
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La Legge uguale per tutti ???????????


Diciamolo subito: una cosa è la pandemia, altra cosa la gestione politica della pandemia.

Alla prima si addicono le misure sanitarie, i vaccini che non ci sono, i comitati di tecnici che non si fanno capire mai e via dicendo.

Alla seconda si addicono invece le decisioni, le scelte, il modo di governare le condizioni del contagio diffuso.


In questa seconda prospettiva, si muove il recente decreto governativo
dedicato immaginificamente ai “ristori” da garantire agli italiani, in seguito ai danni prodotti dalla pandemia.

Il Governo ha pensato di “ristorare” i suoi governati anche dal punto di vista giuridico, nella specie processuale,
confezionando, dopo averli infiocchettati al modo di squisite regalie per mezzo di termini ipocriti che si riferiscono al ristoro,
tre doni prenatalizi, spacciati appunto per “ristori”.


Il primo “ristoro” – avvelenato - di cui bisogna informare gli italiani, è la morte del processo penale,
deliberatamente e programmaticamente ucciso dal Governo, con la previsione che il processo in grado di appello
potrà svolgersi in modo cartolare
, vale a dire per iscritto, senza la presenza di difensori, imputati e neppure del pubblico ministero.

Insomma, uno scambio di letterine fra accusa e difesa che, invece di contenere auguri o pettegolezzi,
rappresenta i fatti e gli argomenti da cui dipende la sorte dell’imputato che dovrà essere decisa dai giudici, dipende insomma la sua stessa vita.

Niente male, non è vero?

Né si dica che ciò sarà possibile solo in grado di appello, mentre il primo grado del processo rimarrebbe integro,
vale a dire celebrato attraverso la normale presenza fisica delle parti.
Infatti, il grado di appello non è un elemento esterno che in oscuro modo possa essere come aggiunto al primo grado, ma,
al contrario, di questo, rappresenta lo sviluppo ordinario e naturale, formando primo e secondo grado una unità inscindibile e funzionalmente coesa.

Unità che invece il Governo spezza con un tratto di penna, come nulla fosse e, quel che è più grave,
nella generale indifferenza, in quanto tutti, terrorizzati dalle notizie sulla diffusione della pandemia,
non hanno tempo né voglia di occuparsi d’altro: tanto meno della morte del processo penale.

E quando se ne accorgeranno sarà già troppo tardi. E il Governo lo sa e se ne giova, azzerando le voci contrarie.


Il secondo “ristoro” prenatalizio – parimenti avvelenato – sta nella ulteriore previsione governativa secondo la quale,
durante la pandemia, la prescrizione dei reati rimane sospesa, in quanto in caso di impedimento a presenziare al processo di testimoni o consulenti,
derivanti da impedimenti pandemici, con conseguente rinvio ad altra udienza, il decorso del tempo rimane bloccato: non opera più la prescrizione.


Ma dove le benemerenze del Governo e il suo raffinatissimo senso giuridico più rifulgono è nel

terzo “ristoro” prenatalizio di inarrivabile velenosità.
Il decreto prevede infatti che nei casi appena accennati – quelli di assenza di soggetti processuali per ragioni legate alla pandemia
rimangano bloccati anche i termini di custodia cautelare dell’imputato.

Insomma, se uno sia stato arrestato in via preventiva ed è in attesa del processo, peggio per lui:

nel nome della pandemia, allo scopo di “ristorare” il popolo italiano, marcisca in carcere,

sperando che il virus, una buona volta, si stanchi e smetta di contagiare.


E la presunzione di non colpevolezza, che rimane garantita dalla Costituzione?

E il “favor rei”, quale principio naturale del processo penale?

Ed il senso del diritto?



Quisquilie, sciocchezze da favolette per bambini…vuoi mettere il senso politico ed istituzionale
di Luigi Di Maio, di Alfonso Bonafede, di Beppe Grillo che sanno come organizzare – pandemicamente –
i veri “ristori” per il popolo italiano, anche in sede processuale?

Loro che, come è noto, sono finissimi giuristi?

Tuttavia, il vero problema non sta in ciò che costoro fanno – sia pure con la inerte complicità di Giuseppe Conte

ma, molto di più, sta nel fatto che non capiscono quello che fanno.


In particolare, non capiscono che la presunzione di innocenza stabilita nella Costituzione è un principio intangibile da tutti,

anche dal legislatore, e che perciò non può essere vanificata da indegni giochetti di prestigio come quelli contenuti nel decreto,

nel quale – per somma ironia – si presenta come “ristoro” quello che in realtà è una sopraffazione bella e buona, una ferita inferta all’ordine giuridico e costituzionale.



Queste cose dovrebbero stare a cuore a tutti e a ciascuno degli italiani, ma temo che non sia così.

Temo infatti che il terrore per la pandemia prevalga su tutte le altre preoccupazioni e che,
prestando attenzione alla salute del corpo, si ometta di occuparsi di quella dell’anima.

E sarebbe un vero e irreparabile guaio, perché chi abbia trascorso anche un solo giorno più del lecito in custodia cautelare,
in forza di questo editto incostituzionale ed antigiuridico, non potrà mai essere risarcito del danno patito.


Oggi, davvero, sarebbe il caso di scendere in piazza per chiedere il rispetto elementare della pura dignità degli esseri umani,

calpestata da questi governanti, ahimè, troppo incompetenti per essere in mala fede e troppo in mala fede per essere competenti.


MATTARELLA BATTI UN COLPO.......SE CI SEI.
 
Cosa c’entra il “Decreto Ristori” con il processo penale?


I due decreti varati da Palazzo Chigi prevedono :

misure urgenti in materia di tutela della salute,

sostegno ai lavorati e alle imprese,

norme per il settore della giustizia connesse all’emergenza sanitaria.


Com’era ovvio che fosse, l’attenzione dei media su questi decreti (e di conseguenza quella dell’opinione pubblica)
si è focalizzata sostanzialmente sulle disposizioni relative ai ristori economici per i settori produttivi interessati alle chiusure previste dal nuovo Dpcm.

Soltanto i tecnici del settore della giustizia si sono resi conto della portata delle norme contenute nei due decreti,
che vanno ad incidere in maniera pregnante sulle garanzie costituzionali relative al giusto processo.


Pubblichiamo l’intervento dell’avvocato Massimiliano Annetta su Radio Sparlamento circa le norme sul processo penale “occultate” nel “Decreto Ristori bis”.


.
 
Dati odierni :

23.248 positivi su 225.640 tamponi.

9090 guariti

poi i morti.

Loro sommano tutto ed i TG ci diranno 32.961 nuovi casi.

Ma lo ripeterò all'infinito.

I GUARITI non sono nuovi casi. Sono positivi di ieri e giorni prima, guariti oggi.
I MORTI erano tutti già positivi ieri od i giorni prima.
Non sono morti lo stesso giorno che sono stati dichiarati positivi.
 
Sono migliaia i piccoli volatili che in questi ultimi giorni hanno sorvolato la Lombardia tenendo grandi e piccini con il naso all’insù:
un suggestivo spettacolo della natura che lascia increduli, quasi come se scene del genere si potessero vedere solo nei film.

Sembrano essere storni, piccoli uccelli insettivori già noti agli occhi degli abitanti di queste zone.

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Quello della migrazione è un fenomeno ciclico – eppure anche alcuni tra i più anziani, questa volta, hanno ammesso di non averne mai visti così tanti.
Forse complice questo meteo anomalo, che anche a novembre ha fatto registrare temperature superiori ai 17°C,
stormi numerosissimi hanno annerito sprazzi di cielo azzurro con le loro eleganti evoluzioni .
 
Ahahahahah buffoni.


Lunedì, le azioni Pfizer sono aumentate del 16% a seguito di una dichiarazione rialzista sul vaccino sperimentale COVID-19
dell’azienda, che avrebbe mostrato un’efficacia del 90% dei casi nei risultati preliminari.






Quindi martedì, secondo un deposito della Securities and Exchange Commission,
il CEO di Pfizer Albert Bourla ha venduto il 62% delle sue azioni nella società, capitalizzando immediatamente l’aumento di valore.





Una tempistica quasi perfetta per massimizzare il valore dell’investimento nella propria società.



Il deposito del modulo SEC 4 mostra che Bourla ha venduto 132.508 azioni a un prezzo medio di $ 41,94 per azione,
equivalente a $ 5,6 milioni – quasi il massimo del massimo di 52 settimane. Un incredibile colpo di fortuna.


La vendita di Bourla è stata condotta in base alla regola 10b5-1, stabilita dalla SEC,
che consente all’insider aziendale (cioè a chi conosce notizie riservate) di vendere un numero predeterminato di azioni in un momento già definito .

Un portavoce della Pfizer ha detto ad Axios che il piano commerciale predeterminato del CEO è stato formato ad agosto.

Nonostante la vendita sia perfettamente legale ai sensi della regola 10b5-1 ed eviti le accuse di insider trading,
l’immagine di Bourla ne esce segnata, perché comunque riuscita a spuntare il massimo di 52 settimane con la notizia in uno specifico giorno.

Si può sostenere che non avrebbe potuto conoscere i risultati della sperimentazione del vaccino con mesi di anticipo,
anche se non è detto che le sperimentazioni di Pfizer avessero già dato dei segnali positivi da agosto.


Anche le elezioni possono essere state un elemento decisivo nella decisione di vendere, il che sarebbe anche più sospetto :

PFIZER conosceva il risultato dei test ad agosto e li ha ritardati per influire sulle elezioni?
 
Si gioca il tutto per tutto, secondo me annaspa......


Biden ha gia fatto partire i suoi team, fra cui uno di consulenza sulla pandemia di Covid 19.

Questo comprende l’oncologo Ezekiel Emanuel noto per sostere che la vita dovrebbe finire a 75 anni.


La scelta ha sollevato ovviamente molte perplessità, sia per il profilo a rischio degli anziani nella pandemia,
sia perche Biden, se seguissimo queste indicazioni, sarebbe già oltre il limite con i suoi 79 anni.


L’amministrazione Biden ha presentato un gruppo consultivo di 13 esperti che deve concentrarsi sulla gestione dell’epidemia di Covid-19 lunedì,
in linea con gli sforzi della campagna per Joe Biden come il campione della scienza e della ragione.

Uno degli obiettivi del panel, secondo una dichiarazione di Biden, è “proteggere le popolazioni a rischio”, gli anziani, i malati e le persone con molteplici comorbilità.

Peccato che Emanuel è più noto per aver sostenuto un limite di aspettativa di vita umana di 75 anni.
Un’età, è difficile non notarlo, che coincide con un ripido aumento osservato della vulnerabilità e del rischio di morire a causa del nuovo coronavirus.

In un articolo per l’Atlantic, come responsabile etico dell’Università della Pennsylvania
ha sostenuto che gli Stati Uniti non dovrebbero preoccuparsi che l’aspettativa di vita media della loro popolazione
sia tra le più basse del mondo sviluppato, perché vivere troppo a lungo è tanto grave quanto morire prematuramente.


È stato anche uno dei principali architetti dei “Panel della morte” dell’Affordable Care Act del 2010.

Un quadro etico per il razionamento dell’assistenza sanitaria basato sull’età, sulla forma fisica e sulla presunta capacità produttiva futura del paziente.

Emanuel ha sostenuto per decenni che i giovani dovrebbero avere la priorità nell’assistenza sanitaria rispetto ai vecchi,
un argomento che ha portato nella pandemia di coronavirus di quest’anno e che si è fatto sentire in modo preoccupante sia negli Stati Uniti che all’estero,
dato che alcuni ospedali hanno introdotto di nascosto ordini di “non rianimare” nelle cartelle di alcuni dei loro pazienti più vulnerabili.

Emanuel è anche accusato di aver tratto profitto dalla guida pandemica attuata sotto l’amministrazione Trump,
che si è allontanata dalle restrizioni generali, lasciando spazio agli Stati per far passare il loro patchwork di regolamenti.

Se avete più di ´75 anni e siete americani, in bocca a lupo!!!
 

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