I mali strutturali dell'economia mondiale

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Negli ambienti finanziari, quelli delle grandi case d'affari e degli Istituzionali, circola ormai, con insistenza, anche se non se ne discute pubblicamente vedo, la consapevolezza che l'economia mondiale, soffre di mali strutturali più che congiunturali.
Come si è arrivati a stabilire questo e quali sono i mali.
Credo che giungere a questa conclusione sia stato semplice. Deriva dalla semplice osservazione empirica.
Una volta, quando le cose andavano male, le banche intervenivano sulla leva dei tassi. Questo veniva fatto anche per controllare l'inflazione. Il controllo dell'inflazione è stata una delle politiche che ha impegnato le banche centrali, dagli anni 70.
Generalmente crescita e inflazione, erano i problemi di cui si occupavano le banche ma non in maniera non uniforme, cioè con differenze nella priorità, derivanti anche dai rispettivi statuti.
Abbiamo così banche come la FED, che intervengono più direttamente nell'economia, al contrario delle banche europee, che avevano (ora c'è la BCE) in cima alla lista dei problemi, l'inflazione, muovevano più i tassi per tenerla sotto controllo.
Cosa è accaduto negli ultimi 10-15 anni ?
E' accaduto che il mondo è stato percorso da una serie di crisi finanziarie, che hanno colpito duramente molti paesi in via di sviluppo. Dall'Asia, all'America latina.
In Asia è emblematico il caso Giappone, ormai in crisi da un decennio. Un paese in preda ad una deflazione cronica, che non riesce più a decollare, immerso nella trappola della liquidità.
La trappola della liquidità si ha quando una banca immette liquidi sul mercato, ottenendo effetti nulli sul mercato e l'economia. E' quello che accade in Giappone.
Ma lo spettro di questa deflazione si sta spostando ora, a distanza di qualche anno, in Europa e in USA.
Anche Greespan, ha mosso parecchio i tassi, ottenendo risultati modesti nell'economia. Lo strumento basato sulla leva dei tassi, non funziona più o lo fa in maniera molto limitata, almeno così sembra.
In effetti sono tre anni che l'economia mondiale ristagna, il Giappone ormai fa un caso a se o forse è il caso per eccellenza.
Non vorrei che fra qualche anno, si capisse che il Giappone era solo un "avviso ai naviganti", il segnale che c'è un profondo cambiamento in atto nel modello economico mondiale.
Non farò distinzione tra i vari modelli, cioè se neoliberista o meno se germanico o semifeudale del Giappone.
Il coro è unico. La macchina dell'economia non va affatto, pur in presenza di sistema differenti. Questo per sgombrare il campo da discorsi ideologici che non centrano nulla.
Può darsi anche che nei prossimi anni, la crescita americana riprenda, a ruota quella europea ma sarà il caso di iniziare ad analizzarla.
La ricchezza è diffusa ad esempio ? All'interno stesso delle nazioni avanzate intendo.
Dai dati risulta, non solo in USA, anche se qui lo è in maniera maggiore che così non è.
In tutti questi anni la concentrazione della ricchezza è stata limitata sempre più nelle mani di pochi.
Mi spiego. I ceti medio alti se hanno avuto 10, i ceti medi hanno avuto 1. Questa differenza diviene sempre più marcata ora che c'è l'economia che non cresce.
La caduta dei consumi, testimonia una capacità del reddito delle famiglie, sempre più limitata.
Tale problema solo in apparenza, sembra non interessare particolarmente gli USA.
In realtà la capacità di spesa degli americani non può essere infinita. In realtà essa, è costituita essenzialmente dai debiti.
E' proprio questa capacità non infinita di spesa, uno dei limiti strutturali dell'economia mondiale a mio parere.
Temo questa attesa con il cappello in mano, del mondo. Un attesa tutta incentrata sul fatto che prima o poi l'economia USA riprenderà.
Anche fosse ? Nessuno si chiede perchè mai il pianeta dovrebbe attendere che il signor Smith riprenda a fare debiti riempiendo il proprio frigo e quali guasti ha già portato questo.
E' semplice elencarli. Il deficit commerciale americano e i crediti potenzialmente inesigibili delle banche. Perché l'economia mondiale ha creato questo squilibrio ?
La risposta sta in quella parte del mondo povera e con un reddito misero.
Occorre cambiare registro e portare davvero lo sviluppo in certe aree del mondo, non impiantare multinazionali "arriviste", che comprano risorse grazie a governi corrotti e a buon mercato.
Tale azione, comporta inevitabilmente delle scelte coraggiose per l'Occidente.
L'ingresso della Cina nel WTO, è vero che ha aperto un mercato con enormi potenzialità ma secondo me è insufficiente.
Non basta ed inoltre se la Cina si sviluppasse allo stesso livello di un paese occidentale, occorrerebbero risorge energetiche in quantità esponenziali.
Quindi come si vede, anche indicare la soluzione, cioè portare allo sviluppo tutti, fa nascere un'altro problema, quello delle risorse.
Torniamo però agli squilibri economici.
Ho elencato fin ora, alcuni squilibri dell'economia USA ma essa toccherà rinominarla di volta in volta, essendo l'economia simbolo del pianeta, ho appena accennato al Giappone ma non mi dilungo oltre, quindi la deflazione, i limiti ormai evidenti della leva dei tassi e la deflazione come male dell'inizio del terzo millennio, in antitesi all'inflazione, male di fine secondo millennio.
Occorre ora elencare altri fattori ed altri elementi strutturali negativi di questa economia contemporanea.
Il fattore fiducia dei cittadini.
Quanta fiducia c'è oggi non nell'economia ma nel sistema economico così strutturato ?
Questa dovrebbe essere secondo me la domanda, il vero dato macro da diffondere periodicamente, piuttosto che i dati che conosciamo attualmente, tipo l'indice Michigan che già molto tempo fa, scrissi di considerare meno del due a briscola, per la sua limitata portata sia nel tempo che nella quantità dei soggetti interessati, la cui opinione concorre a formarlo.
Questo argomento si riallaccia immediatamente alla redistribuzione della ricchezza prodotta.
La giornalista Barbara Ehrenreich, nel suo libro "Una paga da fame" (la giornalista visse sulla propria pelle l'esperienza per un anno, conducendo una vita da emarginata), ci fa un quadro triste del sottobosco umano, dei volti anonimi fondamenta della società USA. La cosidetta truppa.
Sono i lavoratori esclusi dalla sanità, dal week end con le Toyota, che devono scegliere a fine mese, se vivere in un motel e mangiare, o avere un tetto sulla testa ma andare alle mense parrocchiali. Bianchi e neri, il colore qui non fa testo è una situazione reale, che riguarda decine di milioni di americani, gente che ha perso il lavoro ed è entrata nel circuito dei cosi detti "margini della società".
Nonostante il boom anni '90, nonostante la crescita dell'economia, c'è questa realtà, che riguarda tutto il mondo occidentale ovviamente.
In Europa, in Italia, i dati sulle nuove povertà, snocciolati nei tempi della grande crescita, ponevano dubbi ma probabilmente a pochi, nell'ubriacatura generale della new economy.
La domanda allora va posta con forza. C"come è possibile aver prodotto tanto disagio sociale e tanta povertà, in 10 anni di boom ?".
La risposta sta nelle grandi ristrutturazioni.
Negli anni '90, le grandi fusioni e il gigantismo esagerato che ne è derivato, tutto crollato miseramente con crisi delle borse, ha prodotto una quantità notevole di licenziati.
Mentre i manager mettevano a loro bilancio cospicue stock option, che tanto hanno fatto scandalo e che Marco Vitale denuncia con forza nel suo libro "America punto e a capo".
E' l'economia della carta e qui introduco un'altro male strutturale, che ha distrutto risorse umane e compromesso l'economia reale.
Buffet uno dei maggiori fustigatori di questa economia della carta.
Recente è stato un duello a distanza con Greenspan, su questo tema.
Questa situazione ha prodotto le Enron, le Worldcom e le nostrane Bipop ad esempio.
Quanto ha inciso questo sulla fiducia dei cittadini, sia in termini di certezza nel futuro sul proprio tenore di vita, nelle speranze, sia e qui ancora introduco un altro male, in termini di fiducia sul mercato finanziario, sulle borse e sul risparmio ?
Molto direi, direi che se si facesse un adeguato e complesso sondaggio, verrebbero fuori delle sorprese.
Il fattore fiducia, il fattore strumenti di intervento, il fattore finanziario. Sono tre elementi strutturali che ho elencato, descrivendo nel più breve tempo possibile, per non dilungarmi troppo. Negli incontri dei vari G8, è di questo che si dovrebbe discutere.
Anche se l'economia dovesse riprendersi, rimane sempre che nonostante i boom, si è prodotta ugualmente povertà e precarietà, che nonostante gli interventi sia sui tassi, sia aggiungo ora, sulle riduzioni fiscali, il cosi detto cavallo non ha voluto bere. Se e quando lo farà, lo sa solo lui.
La crisi di fiducia nei mercati, che si esplica in quello che viene chiamato, "il risparmio tradito" e introduco ora, un'altro elemento destabilizzante strutturale.
Il Sud America.
Poco e male se ne parla, male fanno a Evian a non metterlo in agenda. Eppure le immagini dell'Argentina alla fame, del Perù in rivolta, della Bolivia, della rivolta Venezuelana, sembra non interessino i nostri capi più di tanto.
Il Sud America dopo anni di neo liberismo applicato, ha prodotto una montagna di debiti, favelas e pochi ricchi in fuga con i loro capitali. Governi instabili, quando non autoritari.
Delusioni di milioni di cittadini, un ceto medio che scende in piazza a battere pentole per protesta.
L'africanizzazione del continente sud americano, è un pericolo evidente e nemmeno più tanto dietro l'angolo.
Resta ancora il Brasile a tenere a freno l'implodere del sud America. Se dovesse fallire anche l'esperimento di Lula, siamo davvero nei guai.
Il problema non è quindi solo l'Africa ma credo che in cima all'agenda dei grandi, dovrebbe esserci messo quello sud americano.
Se cede anche questa parte del mondo vanno in fumo miliardi di investimenti e di progetti. Un bel problema che non invidio ai confinanti USA.
L'economia mondiale si è retta fin ora, sulla buona volontà dei consumatori americani, indebitatisi fino alle prossime generazioni.
Non possiamo accettare ancora questo.
Abbiamo il diritto dovere, di liberare gli USA di questo fardello, lasciare che essi riassorbano tutti gli squilibri interni con il tempo e che possano contemporaneamente riassorbire anche dal punto di vista sociale, i guasti prodotti.
Oggi i deficit degli stati federali, sono dovuti alle spese carcerarie e per la giustizia, che per il sociale.
Lasciar riposare gli USA e risolvere i problemi strutturali dell'economia mondiale, vuol dire cambiare sistema totalmente.
La direzione che si intraprende purtroppo non è questa.
Anzi, l'Europa e il resto del mondo, accettano di pagare tali squilibri, sopportando un dollaro svalutato. Una situazione complicata.
Il dollaro in effetti si dovrebbe svalutare, perchè eccessivamente cresciuto nei decenni passati ma nello stesso tempo la sua svalutazione comporta rischi seri per l'economia globale.
Sta proprio qui il meccanismo diabolico da spezzare, per liberare gli USA dal loro fardello.
Finché non sarà così, credo fermamente che l'economia mondiale non sia un mare tranquillo, agitato ogni tanto da qualche tempesta, ma esattamente il contrario, una tempesta di instabilità continua, dove ogni tanto si trova un isola di tranquillità, subito invasa e spazzata via dai flutti, come accade per fragili isole coralline.
 
Complimenti per il bel pezzo scritto. Schematizza in modo ordinato quanto si tenta di non trattare. Aggiungo una cosa. La bomba a orologeria fara' piu' danni tanto piu' tardera' a esplodere ...
Commento: ARGH.

notte.
 

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