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07/05/2014 10:33
Correzione in arrivo dagli Usa: secondo semestre tra -10% e -12%
Rossana Prezioso
Siamo alla vigilia di una decisione che sarà storica a prescindere da quanto verrà detto: la Bce deve decidere le strategie per combattere il pericolo deflazione e sostenere l'economia in Europa. Nel caso intervenga potrebbe farlo con un QE all'europea (mai visto prima) nel caso non lo faccia ci sarebbero conseguenze potenzialmente pericolose. Senza contare, poi, che la Fed sta continuando il suo taglio agli stimoli monetari. Un mix pericoloso oppure una ricetta per guarire? Ci risponde Filippo Diodovich, Market Strategist per IG. Banca Centrale europea che dovrà fare i conti con le strategie di supporto all'euro e soprattutto di sostegno all'economia. Quali le previsioni? Ci stiamo avvicinando alla riunione del Consiglio Direttivo. Le nostre attese sono ancora per un nulla di fatto, molto probabile, visto che Draghi potrebbe attendere le nuove previsioni sull'inflazione prima di decidere eventuali strategie. Strategie che si possono riassumere su un intervento sui tassi, quindi continuando la strada più convenzionale e che sono ormai stata usate molto nel recente passato visti i tassi di interesse ai minimi storici (0,25%). Altra opzione sarebbe portare i tassi di deposito a livello negativo, mentre la manovra che avrebbe maggiore impatto sui mercati sarebbe il lancio di un Quantitative Easing, cioè una serie di acquisti di titoli di stato della zona euro Ma questa è una possibilità che se si verificherà non sarà nel breve periodo anche per problemi organizzativi. Più alte le possibilità circa un Quantitative Credit Easing e cioè acquisti sia di titoli di stato che attività di settore privato, sempre in ambito euro, anche se in quantità limitata per poterne testare l'impatto (presumibilmente positivo) sui mercati. Le conseguenze sul dollaro e, in generale, sulle principali valute? Le previsioni parlano di un rafforzamento del dollaro nei prossimi mesi, anche grazie ai forti segnali positivi inviati dal mercato del lavoro statunitense che spingerebbero poi la Fed, oltre al proseguimento del tapering, anche al rialzo dei tassi di interesse. Un trend che per il momento è previsto per il secondo semestre 2015, ma che potrebbe essere anticipato proprio in virtù dell'andamento del mercato dell'occupazione. Prima conseguenza, come detto, il rafforzamento del dollaro sulle altre valute sullo sfondo di un atteggiamento della Fed sempre meno espansivo e in contemporanea una politica accomodante della Bce anche per lungo periodo (soprattutto considerando la forte frammentazione presente all'interno del mercato europeo in particolare sul mercato del credito) . Visione positiva anche per la sterlina che nei prossimi mesi, se non anni, potrebbe rafforzarsi sull'euro: la BoE dopo aver attuato anche lei un piano di Quantitative Easing dovrebbe modificare le proprie strategie monetarie sempre puntando al rialzo sui tassi. Stagione delle trimestrali Usa in dirittura di arrivo. Il resoconto finale è positivo oppure no? Trimestrali tutto sommato positive, con risultati emblematici sono quelli del settore tecnologico con Apple e Facebook che hanno registrato crescite molto forti, con la prima che dovrà però affrontare la concorrenza dei mercati asiatici. Altri risultati a fasi alterne arrivano dal settore bancario con Goldman Sachs, Citigroup e Bank of America con risultati positivi e altri grandi del settore finanziario come JP Morgan che hanno un po' deluso le attese. Sul fronte del mercato statunitense, che continua ad essere piuttosto interessante, è bene evidenziare il pericolo di una correzione nei prossimi mesi, visti anche i forti rialzi registrati dagli indici. Meglio procedere con cautela, proprio perchè il Dow ha toccato più volte i massimi storici nel corso dell'anno, tentando di superare quota 16.800 punti, senza mai riuscirci in modo stabile. Un segnale che indicherebbe l'arrivo di quella correzione, da molti attesa ma non ancora arrivata, e che si potrebbe verificarsi nel secondo semestre, con cifre che arrivano a -10-12%. Il pericolo, però, graverebbe anche sull'Europa, con inevitabili ripercussioni derivanti dai mercati asiatici spesso e volentieri preda di volatilità in seguito ai flussi di capitali che nel recente passato li hanno invasi. Gli investitori, perciò, spinti dal timore di una bolla statunitense, cercheranno di diminuire la loro esposizione su Wall Street alla ricerca di altri mercati. Tensioni sempre più forti in Ucraina. Cosa rischia in concreto l'Italia? Forte tensione per i mercati europei e di tutti quei paesi che hanno forti rapporti commerciali con la Russia, come la Germania che spesso deve scontare le notizie degli scontri tra truppe filorusse ed esercito di Kiev. Una situazione particolarmente delicata ce difficilmente potrà essere risolta solo con l'arma della diplomazia che vedrebbe l'intervento di una squadra ampia (Usa, Ue, Cina), supportata dall'applicazione di sanzioni economiche importanti, in modo da far retrocedere la Russia dal rischio di un peggioramento. Pericolo non remoto, soprattutto in vista dei referendum proclamati nelle regioni orientali e che potrebbero decretare l'annessione alla Russia. IN ITALIA La Russia è un grande esportatore di materie prime, soprattutto per quanto riguarda energetici in generale e gas in particolare. Italia non è tra le più esposte, ma alcune imprese potrebbero risentire della situazione. Tra i nomi interessati sul fronte ucraino c'è Eni che ha stabilito rapporti commerciali con entrambe le potenze coinvolte. Anche Saras, in rapporto con Rosnet. Più pericoloso sarebbe invece un forte aumento del prezzo del gas, che coinvolgerebbe tutto il settore industriale italiano. Eni sta aumentando gli investimenti per il SouthStream oleodotto sfruttabile per passare dal Mar Nero bypassando l'Ucraina, ma i lavori sono ancora in uno stadio iniziale. Fonte: News
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