Idee e grafici. - Cap. 2

Buona giornata a tutti
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Buongiorno anche a te!

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Buongiorno a todos
grrrrrrr e doppio grrrrrrrrrr
quanto mi fan incaxxare quando prendono per il ku......
non dico nulla che mi girano parecchio stamane.
 
Regno Unito, smacco fiscale a Obama:
Usa in rivolta contro la fuga delle aziende
Il trend caldo del momento è il "trasferimento" oltreoceano per sfruttare la tassazione agevolata di Londra e dintorni. Anche le acquisizioni ormai sono mirate a questo scopo. Per il segretario al Tesoro, Lew, mancano già 3,6 miliardi al budget federale. Ecco perché il Fisco Uk conviene, con un corporate tax rate al 21% contro il 39% degli Usa, e quali contromisure pensa la Casa Bianca

di RAFFAELE RICCIARDI

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TAG
corporate tax rate, fisco usa, fisco Uk, Fisco evasione, multinazionali, Elusione fiscale, Barack Obama, Jack Lew

MILANO - "Una volta l'America combatteva la Gran Bretagna per non pagarle le tasse. Ora le aziende Usa si spostano in massa verso il Regno Unito, per pagare le loro tasse". Con questo pardosso il Wall Street Journal punta il dito contro la tendenza delle grandi Corporate a stelle e strisce a cercare di spostare la residenza fiscale alla Corte della Regina Elisabetta, dove possono contare su una tassazione più benevola. Una prassi che abbiamo iniziato a conoscere bene anche in Italia, dove le (poche) grandi aziende presenti hanno cercato di concludere deal in grado di portare la loro imposizione lontano dai confini nazionali, e guardacaso proprio a Londra e dintorni. E' accaduto con Fiat, sta accadendo con Gtech (la ex Lottomatica).

Il processo di "inversion", come lo chiamano negli Usa, è uno dei trend scottanti del momento: si pensi al tentativo (fallito) di Pfizer di prendersi AstraZeneca o a quello riuscito di AbbVie sull'irlandese Shire. In sostanza la compagnia Usa ne compra una straniera, magari proprio nel Regno Unito, in Irlanda o in altro Paradiso fiscale, in caccia di sinergie industriali ma soprattutto di un gancio al quale "attaccare il proprio cappello fiscale". Una volta completato il deal, trasferisce la sede in Uk e si gode il minore tax rate, cioè l'incidenza del prelievo erariale sulla base imponibile.

I requisiti per essere considerati una compagnia dal domicilio fiscale britannico non sono poi così difficili da centrare: bisogna tenere un buon numero
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di riunioni del board nella City, far domiciliare alcuni consiglieri, avere una struttura stabile e dimostrare che da lì vengono prese le decisioni strategiche rilevanti per il gruppo. La rete di servizi che Londra è in grado di offrire, la comunione della lingua e la garanzia di entrare a far parte di una delle principali Piazze finanziarie del mondo fanno il resto nell'agevolare la scelta dei colossi Usa. Tanto che ormai molte aziende preferiscono il Regno Unito anche all'Irlanda, che pure è ancora più favorevole nella tassazione: nell'ultimo anno e mezzo negli Usa si sono censite 20 "inversioni" e in otto casi la meta è stata proprio la Gran Bretagna.

Ora anche la Casa Bianca e le alte sfere della politica Usa sono preoccupate. Il segretario al Tesoro Jacob Lew ha puntato il dito contro l'inversion nel suo ultimo discorso al Congresso. Per Lew il risparmio fiscale delle grandi compagnie è stato finora di 1 miliardo di dollari l'anno, con un impatto sul budget federale che arriva a 3,8 miliardi. Ora Lew vuole rendere la procedura più complicata, e soprattutto farlo in maniera retroattiva. In particolare, dovrebbe salire la quota dell'azienda Usa che passa a quella straniera per permettere il trasferimento di domicilio. Oggi deve passare alla società "target" di acquisizione il 20% della società Usa, per poter poi quest'ultima cambiare residenza. In futuro potrebbe essere "almeno il 50%": in pratica, anche dal punto di vista del capitale sarà richiesto l'effettivo spostamento fuori dai confini americani. Lew ripercorre così l'ammonimento di Obama, che ha accusato le compagnie che hanno sfruttato le Università, le leggi, la protezione di Washington di "rinnegare" la loro cittadinanza Usa: "Non mi importa se è legale, è sbagliato", ha detto il presidente.

D'altra parte, non manca chi sottolinea quanto sia punitiva la situazione per le imprese degli Stati Uniti. La tabella di seguito mostra la differente situazione tra i principali Paesi Ocse, con la fotografia a inizio millennio, prima della crisi e oggi. Si vede come la Gran Bretagna e l'Irlanda abbiano operato la scelta di tagliare l'incidenza e così attratto aziende. Per altro, si tratta di dati parziali. Se si guarda ad altre classifiche che ampliano la considerazione dell'imposizione includendo contributi e vari balzelli di altra natura, come quella del Doing Business, l'Italia emerge come maglia nera (138esima su 189 Paesi osservati) con una pressione sulle imprese che supera il 65%. Anche in quel caso, comunque, il Regno Unito brilla per convenienza: al corporate tax rate mostrato in tabella unisce solo una decina di punti percentuali di contributi e affini. Alla fine, il total tax rate è del 34%, ben sotto la media Ocse del 41,3%. Discorso ancora più estremo a Dublino: al 12,5% di imposizione per le società si unsice poco più del 10% per la previdenza, con una pressione fiscale definitiva del 25,7%.

La tassazione sulle imprese a confronto PaeseCombined corporate income tax rate 2014 **Combined corporate income tax rate 2007Combined corporate income tax rate 2000Australia30,030,034,0Austria25,025,034,0Belgium34,034,040,2Canada26,334,042,4Chile20,017,015,0Czech Republic19,024,031,0Denmark24,525,032,0Estonia21,022,026,0Finland20,026,029,0France34,434,437,8Germany30,238,952,0Greece26,025,040,0Hungary19,020,018,0Iceland20,018,030,0Ireland12,512,524,0Israel26,529,036,0Italy*27,533,037,0Japan37,039,540,9Korea24,227,530,8Luxembourg29,229,637,5Mexico30,028,035,0Netherlands25,025,535,0New Zealand28,033,033,0Norway27,028,028,0Poland19,019,030,0Portugal31,526,535,2Slovak Republic22,019,029,0Slovenia17,023,025,0Spain30,032,535,0Sweden22,028,028,0Switzerland21,121,324,9Turkey20,020,033,0United Kingdom21,030,030,0United States39,139,339,3
Fonte: Oecd

*In Italia non è inclusa l'Irap
** mostra il tasso combinato d'imposizione sul reddito delle società, dato dal tasso del governo centrale più il tasso locale

(29 luglio 2014) © Riproduzione riservata
 
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Attila » 17 minuti fa ha scritto:
Sicuramente sbaglio ma per me chiudono rossi
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;)

e ti diro di piu in settimana tocchiamo 20500

adesso quota 21210 torno a scrivere a 20500

saluti!!


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:nnoo:

Atila il flagello di dio
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non sarà cosi da come lo vedo io può andare a 21,500 prima di scendere ,ma non a 20.500 .se ti accontenti non molto oltre 20,900
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parola di indovino discepolo di merlino
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L'Argentina corre verso il default
Manca l'intesa con i giudici Usa


A mezzanotte del 30 luglio scade il termine per il pagamento degli interessi agli obbligazionisti che hanno accettato il concambio dei bond nel 2005 e nel 2010. Per il magistrato americano, Thomas Griesa, vanno saldati anche i debiti di chi non ha aderito alla ristrutturazione dell'indebitamento di Buenos Aires. Intanto arriva il via libera a Citigroup perché ripaghi gli interessi sui titoli argentini, ma si tratta solo di un'eccezione di GIULIANO BALESTRERI
Tango bond, la battaglia finisce sui media Rating: la Norvegia è la più sicura
 
Piazza Affari: problemi all'orizzonte

Presto le Borse si dovranno reggere sulle proprie gambe e scoprire di nuovo il valore dei fondamentali. Ma in Italia come sono messi? E ancora: Piazza Affari è un luogo ancora sicuro per investire a lungo termine? Le risposte nell'intervista a Maurizio Mazziero, analista finanziario e fondatore della Mazziero Research.

Rossana Prezioso 25 luglio 08:13
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Oknotizie

Presto le Borse si dovranno reggere sulle proprie gambe e scoprire di nuovo il valore dei fondamentali. Ma in Italia come sono messi? Per lo più l'economia dello Stivale si regge sulle PMI, ma queste sono in grado, data la loro struttura, di assorbire i tanti colpi in arrivo? E ancora, Piazza Affari è un luogo ancora sicuro per investire a lungo termine? Le risposte nell'intervista a Maurizio Mazziero, analista finanziario e fondatore della Mazziero Research.

Borse che torneranno presto ai fondamentali e all'economia. In Italia questa è retta per lo più dalle PMI le quali, in periodo di credit crunch si stanno rivolgendo sempre di più al mercato sfruttando il segmento AIM. Ma che cos'è l'AIM?

L’AIM è un segmento di Borsa Italiana che permette la quotazione di società con dei requisiti ridotti, che considerano sufficiente, tra le altre cose, un flottante di almeno il 10% e ridotti termini dal punto di vista economico-finanziario per le aziende che vanno a quotarsi. Resta quindi una sorta di approdo privilegiato per le piccole e medie imprese di cui il nostro paese è molto ricco. PMI che, di base presentano una struttura molto semplificata e quindi possono accedere al mercato dei capitali con una procedura molto semplice che è composta, indicativamente da sei mesi di preparazione, una fase di pre-ammissione per poi passare alla fase di ammissione vera e propria su segmento AIM in 10 giorni.

Un'opportunità interessante per l'economia italiana, soprattutto considerando il ruolo predominante delle PMI e la difficoltà che hanno di accedere al credito.

Da un certo punto di vista è una grande opportunità per le imprese che possono così raccogliere capitale, dall’altra parte, invece, si può osservare che questa semplificazione delle procedure può corrispondere a una delega di quelli che sono eventuali requisiti di solidità e comunque di requisiti di bilancio. Sebbene siano ridotti, quelli richiesti al momento dell’ammissione, ciò non esclude che debba avvenire una verifica delle caratteristiche dell’azienda. Ebbene, questa operazione viene di fatto relegata ad altri soggetti detti Nomad ovvero nominated adviser. E qui c’è il punto nodale della situazione perchè la semplificazione è parte integrante della delega ma deve esserci lo stesso un occhio attento perchè si va ad accedere al mercato dei capitali, dove ci sono degli investitori, e tra questi ci possono essere anche delle famiglie, le quali devono aver fiducia su una valutazione fatta alla base e con parametri molto rigidi.
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Perchè è un possibile pericolo?

Il pericolo che si nasconde in questa delega è una potenziale rilassatezza, tale da non far comparire sul sito di Borsa Italiana, a due giorni dalla quotazione di un’azienda, nemmeno i dati principali del soggetto. Se perciò da un lato è giusto che ci sia una semplificazione delle procedure, spesso piuttosto macchinose, oltre che costose, dall’altro l’investitore deve avere tutte le notizie necessarie per riuscire a poter fare tutte le scelte all’atto della eventuale sottoscrizione. Non solo, ma questo segmento è senza dubbio cruciale in periodo di credit crunch, con le banche che hanno diminuito i finanziamenti alle aziende preferendo una mission dedicata per lo più al finanziamento del debito pubblico attraverso l’acquisto di titoli di stato. Resta il fatto che tutto sommato è giusto che le aziende riescano a reperire le proprie risorse attraverso canali alternativi a quello bancario. In questo caso vorrei citare un professore della Bocconi, Carlo Alberto Carnevale Maffè il quale fa notare come l’Italia ha un patrimonio di risparmio notevole che è però allocato in modo inefficiente. Infatti oggi oltre i 3/4 del patrimonio degli italiani è allocata soprattutto nella casa di proprietà (molti hanno anche della case secondarie), perchè, tradizionalmente, la popolazione italiana ha sempre posto nel mattone la sicurezza della concretezza. Però se noi andiamo a vedere gli sviluppi, analizzando la nostra piramide demografica, dire che il mattone continuerà a essere un porto sicuro, non è giusto, perchè le quotazioni degli immobili, cosa che hanno fatto dall’inizio della crisi ad oggi, hanno registrato una discesa continuata, che potrebbe non essere finita. Per questo motivo, il patrimonio italiano dovrebbe essere allocato in maniera più efficiente, come ad esempio sul mercato dei capitali. In parallelo ci dovrebbe essere un’operazione di educazione finanziaria che è quella di dover far comprendere agli italiani come gli investimenti in borsa non sono solo investimenti di speculazione spregiudicata buy/sell, ma anche investimenti a lungo termine, esattamente come accadeva nel passato per il mattone. In questo modo, con più fiducia da parte degli investitori, anche le società avrebbero possibilità di attuare strategie a medio e lungo termine co possibilità di collocare bond che non sono solo di 3-5 anni, ma anche di 10 o 15.
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Ma attualmente, la Borsa è un posto sicuro per un investimento a lungo termine?

In questo caso si passa da una valutazione di metodo a una di timing. Da questo pinto di vista, credo che dopo 5 anni di rialzo, non tanto della nostra Borsa, quanto di quella statunitense, le quotazioni sono veramente tirate, i prezzi fino troppo alti rispetto agli utili delle aziende e per essere sostenibili i margini dovrebbero aumentare. E di molto. Tendenzialmente la Borsa Usa ha fatto qualcosa, negli ultimi cicli, come 5 anni di rialzo e due anni di discesa, quindi statisticamente dovremmo essere relativamente vicini a una discesa. Difficile dire quando, probabilmente prima metà del 2015 o fine 2014, ma sicuramente qualcosa avverrà. In questo caso è probabile che anche altri mercati la seguano, come noi stessi possiamo vedere sulla nostra Borsa. Io stesso che ero particolarmente positivo su Piazza Affari fino a un mese fa, adesso invece vedo molti problemi affacciarsi all’orizzonte, come alcuni divergenze nel comportamento di vari titoli, un comportamento che mi fa pensare che ci sia un po’ di preoccupazione all’interno del Ftse Mib, denso di titoli bancari. Facile pensare, perciò che qualcuno, in silenzio stia temendo l’innalzarsi nuovamente dello spread Btp-Bund come anche del rendimento sui titoli di stato italiani, tutti elementi dovuti all’insostenibilità del debito pubblico italiano. In questo momento, per chi si affaccia sulla Borsa bisogna vedere con estrema cautela alle strategie da adottare. Detto questo è innegabile dire che l’investimento sull'equity ha sempre pagato sul lungo termine. E in questo momento in ogni caso il mercato azionario è l’unica finestra cui guardare, visti i rendimenti sull’obbligazionario molto bassi, in generale, a parte forse un distinguo sugli emergenti. Meglio una forte cautela sull’azionario, magari frazionando gli ingressi, guardando bene quali titoli andare a prendere. Eventualmente, nel caso si possa scegliere, preferire i mercati emergenti rispetto a quelli sviluppati. Oppure aspettare per vedere se l’Europa si riprende un po’, adottare una strategie di diversificazione su un panorama europeo. Al momento, quindi, Piazza Affari è da guardare con estrema cautela.
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Tornando al discorso delle procedure di controllo sulle aziende nel momento in cui vengono collocate in Borsa, mi viene da pensare che le dinamiche particolarmente macchinose che solitamente si fanno e che nel caso dell'AIM vengono delegate, sono per indispensabili perchè noi, purtroppo, in Italia, dobbiamo scontare la grave zavorra di un fattore che le altre nazioni non hanno e cioè la criminalità organizzata e le sue infiltrazioni nella finanza.

Il malaffare si affaccia chiaramente dove ci sono opportunità di fare profitti. Quindi in Italia ma anche all’estero. Ma all’estero ci sono caratteristiche differenti. Prima di tutto c’è un mercato dei capitali più ampio, quindi una educazione al capitale di rischio che gli investitori già possiedono oltre a una conseguente maggiore familiarità con l’approccio stesso. Quando il mercato è ampio gli investitori possono scegliere e quando si sceglie si punta alle aziende o alle opportunità che offrono le migliori caratteristiche non solo delle valutazioni azionarie ma anche della sostenibilità dei parametri economici della società. Il nostro è un mercato molto piccolo e lo stesso AIM ha un ventaglio molto limitato di aziende che fanno parte di questo segmento. E all’interno di questo panorama molto limitato, statisticamente è possibile trovare l’azienda che, da un punto di vista delle caratteristiche d’investimento, non hanno un buon profilo di rendimento/rischio. Tutto ciò crea anche le condizioni per cui un mercato non è efficiente nel punire le società che non sono solide e non ce la possono fare, rispetto a chi invece ha le carte in regola. Questo aspetto, invece, è molto efficiente nei mercati anglosassoni a differenza dell'Italia. Inoltre in Italia si innesta un altro particolare storico che è la presenza di grandi nomi della finanza spesso presenti in vari consigli di amministrazione e in società che sono magari in concorrenza tra loro, ponendo le basi per un tessuto scarsamente trasparente. Perciò, alla fine, il nostro mercato non ha le caratteristiche di maturità tipiche dei mercati dei capitali.
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Quanto potrebbe essere utile la svolta di Internet e quanto incide la difficoltà di aggiornamento tecnologico nelle PMI?

Il fatto stesso che il tessuto industriale italiano abbia una concentrazione di piccole e medie imprese molto alto è una conseguenza del fatto che le aziende si sono sviluppate con una corporate governance che è tipicamente familiare. Spesso ci sono alcune PMI che hanno ereditato il business dal fondatore o dai suoi diretti discendenti ma poi non sono state in grado di svilupparlo e renderlo più competitivo o porlo su livello internazionale. E qui arriviamo al tema del passaggio generazionale, passaggio che nel nostro tessuto, spesso fallisce anche solo per un discorso di ambito familiare o comunque sia di ristretto entourage dei manager dell’impresa, senza guardare oltre, alla ricerca di quei personaggi, professionisti, in grado di poter far fare il salto di qualità all'azienda. C’è da dire anche che nella strategia di protezione di molti imprenditori, si riscontra qualche operazione di copertura, parziale o meno, sul rischio di variazione delle valute e del cambio, (tra l’altro spesso non fatto coi mercati futures ma con dei prodotti ristrutturati da parte delle banche e per giunta non sempre convenienti per l’impresa), mentre invece per quanto riguarda la copertura sul rischio di variazione dei prezzi delle materie prime, qualsiasi strategia è pressochè assente. Cosa che non accade sul mercato Usa dove le aziende si premuniscono sia contro il rischio di cambio che di variazione dei prezzi delle materie prime.

In altre parole c'è ignoranza da parte dell'investitore nell'approcciarsi al mercato, ignoranza dell’imprenditore per quanto riguarda le coperture e l’innovazione tecnologica, oltre alla stessa gestione dell’azienda. a tutto questo poi si aggiungano leggi lacunose e controproducenti fatte spesso da chi la materia nemmeno la conosce. Insomma le PMI oggi hanno tutti contro, anche loro stesse.
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Oggi l’imprenditore non è solo chi ha avuto un’idea geniale, ma anche chi deve cercare di rapportarsi al mercato dei consumi e dei capitali deve saper produrre in maniera efficiente, reperire in maniera ottimizzata i capitali, gestire le risorse umane, tecnologiche e anche gli strumenti finanziari a lui più congeniali. Il problema è che l’economi è sempre più vista, da un punto di vista finanziario, come un azzardo o una speculazione che si basa su soffiate e “giochi” in borsa. Invece si dovrebbe instillare già dalal scuola i concetti base dell’economia in maniera semplice e diretta, perchè è proprio dalle basi e dalle menti più giovani che si costruisce una nazione consapevole delle proprie potenzialità. E non solo di quelle economiche. - See more at: http://www.trend-online.com/inte/piazza ... SOC8q.dpuf
 
Il debutto del neo direttore delle Entrate Rossella Orlandi: in Italia chi evade si aspetta l'assoluzione

di Nicoletta Cottone29 luglio 2014Commenti (16)
In questo articolo

Argomenti: Rimborsi fiscali | Rossella Orlandi | Italia | Agenzia Entrate





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Rossella Orlandi (Imagoeconomica)


«In Italia sanatorie, scudi, condoni, sono pane quotidiano. Siamo un paese a forte matrice cattolica, abituato a fare peccato e ad avere l'assoluzione», ha detto il direttore dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, intervenendo a un convegno organizzato a Roma da Conf commercio.
Chi evade si aspetta l'assoluzione
Difficile tagliare i fili e ricostruire il rapporto con il fisco in una forma nuova. «Siamo un paese - ha sottolineato Rossella Orlandi - dove chi evade poi si aspetta l'assoluzione. La matrice cattolica di questo paese poi spinge chi evade a credere che poi arriverà uno scudo o un condono». Il direttore dell'Agenzia delle Entrate ha sottolineato che «se il cittadino che evade è convinto che la sanzione non arriverà difficilmente si abituerà a rispettare le leggi».

Le frodi sono la nostra priorità
Le frodi, ha detto Orlandi, hanno raggiunto una «diffusione incredibile» e «il contrasto forte alle frodi» è una delle priorità su cui si muoverà l'Agenzia delle entrate, sottolineando che nella lotta all'evasione non sarà comunque abbandonata nessuna attività. Da un lato l'Agenzia continuerà il percorso di «dialogo, confronto e semplificazione» fiscale per i cittadini, dall'altro si concentrerà sul «contrasto dell'evasione fiscale che ha dimensioni preoccupanti e ha tre controeffetti negativi: inquina il mercato, facendo fuori le aziende sane, impedisce una distribuzione equa delle risorse, perché la tassazione pesa sulla parte onesta, ed è strettamente connessa alla corruzione, perché senza fondi neri, che si creano con l'evasione, la corruzione non sarebbe possibile».

Per le imprese virtuose rimborsi Iva più veloci
Su controlli e rimborsi si terrà conto dei «comportamenti delle imprese», ha detto il direttore dell'Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi. Le imprese «virtuose», che hanno sempre pagato, ha spiegato la Orlandi, «avranno rimborsi in tempi brevi», mentre per quelle «con precedenti di frodi ci saranno controlli più ampi».
Ho perso un pomeriggio per capire l'Imu di casa mia
C'è la necessità di semplificare l'approccio al fisco da parte dei cittadini. «Io che sono una esperta di fisco - ha raccontato Orlando - ho perso un pomeriggio per cercare di capire che cavolo dovevo fare con l'Imu di casa mia». Per il neo direttore dell'Agenzia delle Entrate c'è la necessità di semplificare l'approccio al fisco da parte dei cittadini: «è necessario facilitare l'approccio, la semplificazione è una delle nostre priorità». E ha definito una rivoluzione nel rapporto del fisco con i cittadini la dichiarazione precompilata.
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