IL DETTO "DALLA PADELLA ALLA BRACE" VERRA' SOSTITUITO CON: "DAL 2021 AL 2022"

Il 2021 si è concluso con un dato allarmante per la Nigeria:

nei primi 11 mesi dell’anno sarebbero spariti 200 milioni di barili di petrolio, principalmente a causa di furti.

Una cifra eccezionale, ma che non è una novità per il Paese dell’Africa Occidentale.


Il furto di petrolio in Nigeria è facilitato da diversi fattori:
le infrastrutture sono obsolete, soprattutto gli oleodotti, rendondo più facile per i ladri accedere al greggio.
Inoltre, il generale sottoinvestimento in tutto il settore
e la scarsa sicurezza dei corsi d’acqua del paese significano
che si sta facendo poco per contrastare la criminalità.

Alcune agenzie di sicurezza sono persino complici della malavita e la corruzione è dilagante.

Mentre la Nigeria spera di raggiungere la sua quota OPEC di 1,68 milioni di barili al giorno di greggio per gennaio 2022,
questi tipi di crimini stanno rendendo le cose sempre più complicate.

Negli ultimi mesi, la Nigeria ha prodotto circa 1,25 milioni di barili al giorno, una cifra molto lontana dagli obiettivi prefissati.

Nel frattempo i furti stanno allontanando i grandi investitori internazionali.

Le major petrolifere stanno portando i loro soldi su mercati più affidabili con migliori pratiche di monitoraggio e sorveglianza.

Shell, ExxonMobil, Chevron e Total hanno già trasferito le loro attività in altre regioni,
nonostante la Nigeria sia il principale produttore africano di oro nero.


Questi furti equivalgono a 3,5 miliardi di dollari di entrate perse nel solo 2021 o a circa il 10% delle riserve estere del paese.

Si pensa che la Nigeria abbia perso 42,25 milioni di barili nel 2019
e 53,28 milioni di barili l’anno precedente, a causa del furto di petrolio.

Quindi, sembra chiaro che la situazione stia peggiorando,
forse in parte a causa delle difficoltà economiche affrontate durante la pandemia,
nonché della facilità di accesso ai gasdotti obsoleti e della prevalenza della corruzione.

Nel settembre dello scorso anno, il governo nigeriano ha istituito un comitato
per il recupero del petrolio greggio e dei prodotti petroliferi raffinati illegalmente.

Il gruppo comprendeva il Dipartimento delle risorse petrolifere,
la Nigeria National Petroleum Corporation, la National Oil Spill Detection and Response Agency,
l’esercito e la marina nigeriani e il Corpo di sicurezza e protezione civile della Nigeria, tutto questo non ha fermato i furti.


I cartelli criminali nella regione del delta del Niger generalmente rubano il greggio mediante “hot tapping”
– collegando un oleodotto secondario a una linea principale, o “cold tapping” –
facendo esplodere un oleodotto e prelevando il petrolio.

Quindi esportano illegalmente questo petrolio in paesi come il Ghana, il Camerun, la Costa d’Avorio e il Sud Africa.

Alcuni raggiungono anche il mercato internazionale.

La corruzione entra in gioco facilmente poiché le petroliere sono spesso troppo piene,
con gli esportatori che corrompono i funzionari che controllano il trasporto del prodotto per chiudere un occhio.


La Nigeria non è l’unico paese ad affrontare il problema del furto di petrolio,
con casi simili in Ghana, Marocco, Uganda, Mozambico, Messico, Thailandia, Azerbaigian e Turchia, solo per citarne alcuni.

Il problema è che lo stato dell’Africa occidentale non investe in nessuna tecnologia
che potenzialmente sarebbe in grado di fermare questo flagello.

Scarsità di risorse e corruzione, collegate direttamente l’una con l’altra,
rendono il problema apparentemente irrisolvibile, nonostante la Nigeria sia il paese africano con maggiori risorse petrolifere
 
Nel Regno Unito siamo al quarto giorno successivo di calo nel numero di nuovi casi di COVID,
soprattutto legati alla nuova ed altamente infettiva variante Omicron.

Possiamo vedere l’andamento in modo molto chiaro dal seguente grafico :

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Ricordiamo che il Regno Unito ha incrementato delle misure molto limitate di lockdown,
anche nel mezzo dall’ultima ondata epidemica.

Anche se le vaccinazioni sono state massicce pure oltremanica,
gli obblighi vaccinali sono stati minimi e concentrati su alcune categorie sensibili,
quali infermieri e personale impiegato nelle case di riposo.

Certificati vaccinali o pass sanitari non sono stati mai richiesti per il lavoro.


Vediamo ora la situazione dell’Italia

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Il numero dei casi del nostro paese è ancora crescente
il tutto nonostante l’introduzione di forti limitazioni alla libertà personale
ed al diritto al lavoro attraverso l’applicazione del Green pass.

I diritti personali degli italiani sono stati limitati in una misura che non ha eguali nel mondo, se non in qualche paese centroasiatico.

Nonostante questo la curva dei contagi è ancora in crescita.

Non solo, ma l’ultimo decreto legge sull’obbligo vaccinale dei cinquantenni
non prevede un termine legato al numero di inoculazioni,
per cui tutti i cittadini sono potenzialmente no vax
se non continuano ad essere inoculati in Omnia saecula saeculorum.
Ora che lo stimatissimo unificatore della patria ha firmato il DL Vergogna,
volevo attirare la vostra attenzione
⚠️
sul punto C dove troverete che la sanzione di applica anche a chi ha fatto le 2 dosi e non avesse fatto la #terzadose .

Questo è un attacco a tutti, non ai novacs. pic.twitter.com/sMdpsTT9hL
— Fantômas
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ha stato la pizza
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o il freddo
❄️
(@tradori) January 8, 2022

Possibile che nei ministeri nessuno abbia pensato all’evidente problema di porre un termine, anche temporaneo,

agli obblighi di inoculazione periodica, che rischiano di ripetersi ogni quattro mesi per tutti i cittadini?


Siamo sicuri che i cittadini saranno disposti a farsi inoculare una soluzione solo apparente al problema ogni quattro mesi,

senza nessuna remora o preoccupazione per la propria salute?


Oppure il governo si appresta ad applicare i metodi centro asiatici, tanto per tornare sul tema, per applicare l’obbligo vaccinale?


Sicuramente il covid passerà, o rimarrà nelle nostre vite come una malattia endemica, qual è l’influenza.

Invece rimarrà perennemente il danno portato ai diritti dei cittadini e alla loro fiducia nelle istituzioni.


La fiducia non si costruisce a suon di propaganda e di manganellate,
ma di atti coerenti ed efficaci, compiuti nel rispetto dei diritti comuni.


Purtroppo il governo Brunetta Speranza sembra essersene dimenticato.
 
Adesso veniamo a scoprire che pure in Kazakistan esisteva un laboratorio segreto biologico,

finanziato dagli Stati Uniti, ma utilizzato anche da altri.



Per fortuna, nonostante le notizie iniziali riportate dalla stampa russa,
non è stato saccheggiato dai rivoltosi e non vi è stata dispersione di pericolosi patogeni nell’ambiente.

Ricordiamo che nei giorni scorsi il Kazakistan è stato scosso da rivolte popolari,
causate da motivi economici, che hanno portato al saccheggio e alla distruzione di numerosi palazzi e istituzioni pubbliche.


Secondo i media russi, il biolab vicino ad Almaty
– costruito nel 2017 e utilizzato per studiare focolai di infezioni particolarmente pericolose –
era stato “compromesso”, provocando una potenziale fuga di agenti patogeni pericolosi.

Funzionari kazaki hanno negato la richiesta.


Anche il bio-laboratorio segreto finanziato dal dipartimento della difesa degli Stati Uniti
– con collegamenti con scienziati russi e cinesi – è stato compromesso nei disordini,
secondo i social media che sarebbe stato sequestrato.


‘Questo non è vero. La struttura è sorvegliata’, ha affermato il ministero della salute responsabile del Laboratorio di riferimento centrale, ad Almaty.


L’agenzia di stampa ufficiale russa TASS aveva evidenziato le presunte notizie sui social media
secondo cui era stata rilevata da “persone non identificate” e
“specialisti in tute di protezione chimica stavano lavorando vicino al laboratorio, quindi potrebbe essersi verificata una perdita di agenti patogeni pericolosi”.

L’esistenza del laboratorio e la sua attività sono state sempre controverse
e nel 2020 il Paese ha formalmente negato che venisse utilizzato per fabbricare armi biologiche.


All’epoca, il governo kazako dichiarò:
“Nessun sviluppo di armi biologiche è in corso in Kazakistan e nessuna ricerca è condotta contro altri stati”.


Evidentemente la lezione legata a quanto successo al biolaboratorio di Wuhan
non è stata sufficiente per far capire come queste strutture estremamente sensibili
debbano trovarsi solo in ambienti estremamente sicuri anche dal punto di vista sociale e dell’ordine pubblico.


Speriamo che questa volta non sia scappato qualche altro virus.
 
Poveretti anche loro .......

Cari ragazzi e ragazze, care famiglie,
purtroppo, vista la situazione incerta della pandemia, da lunedì 10 gennaio l’oratorio resterà chiuso.
La scelta è dettata dalla prudenza (visti i molti contagi di questi giorni) e dalla ripresa della scuola, in attesa anche di indicazioni da parte della Diocesi. Speriamo tanto sia una chiusura limitata a pochi giorni. Vi comunicheremo i cambiamenti il prima possibile.
Il catechismo in presenza in oratorio è anch'esso sospeso temporaneamente. I catechisti comunicheranno ai diversi gruppi gli aggiornamenti.
Camminiamo nella speranza del Signore!
 
Ahahahahah avanti popolo...... ma, sulla base di queste dichiarazioni,
la terza dose cosa la facciamo a fare ? Essendo bucata dalla variante ?


Servirà o no una quarta dose di vaccino?

Questa la domanda che molti italiani si stanno facendo in questi giorni,
costretti dai ricatti del governo a mettersi in coda virtualmente per la terza somministrazione,
così da rinnovare il Super Green pass e avere accesso a una vita normale, senza ingiuste discriminazioni.


Un quesito al quale molti esperti hanno risposto predicando calma,
in attesa di dati che confermino l’effettiva necessità di una nuova inoculazione.

Con le case farmaceutiche che, di contro, si sono già scatenate,
fiutando il rischio di veder sfumare l’ennesima occasione per un business miliardario.


Ecco, allora, che l’ad di Pfizer Albert Bourla
si è affrettato a ribadire come l’ultima variante del Covid, la cosiddetta Omicron,
sembra rendere necessaria una quarta dose.

Durante una conference call tenuta con l’analista della divisione Ricerca di Goldman Sachs,
il manager ha ammesso come l'azienda farmaceutica sia rimasta spiazzata dall’avvento di Omicron
e dal vertiginoso aumento dei casi:

“Ciò che complica la situazione oggi è Omicron,
che ci fa chiedere se abbiamo bisogno di una quarta dose rapida prima di procedere con il piano di vaccinazioni annuali”.


“Già oggi Omicron ha spinto a dare la terza dose non a sei mesi come era inizialmente previsto, ma a tre – ha aggiunto poi Bourla – .

E questo cambierà drasticamente il panorama.

Sicuramente avremo un vaccino efficace contro Omicron.
La domanda è se lo useremo o no.

Ci stiamo muovendo a tutta velocità e anche se non ho visto in questo momento i dati da laboratorio,
sulla base di quello che abbiamo già fatto in passato
posso affermare che avremo un vaccino efficace su Omicron
entro la scadenza che avevamo ipotizzato: fine marzo.

Non so rispondere però alla domanda se ne avremo davvero bisogno a partire dal mese di aprile”.


Siamo sicuramente fiduciosi che ci sarà e sarà molto efficace
e che saremo nell’anno in grado di produrlo in miliardi e non milioni di dosi
– ha concluso Bourla –
Però non so se ci sarà quella necessità o altre, perché sto già vedendo emergere dopo Omicron numerose altre varianti…”.


Il messaggio, tra le righe, è chiaro:

i colossi di Big Pharma hanno già iniziato a seminare il terreno
per spingere i governi ad assecondarle nella corsa alla quarta dose.
Pronte a contare, ancora una volta, miliardi di euro in entrata.
 
Se una cura esiste,
ma io non la riconosco

(e dopo quasi due anni continuo a non volerla riconoscere),
io non sto prendendo una clamorosa cantonata:

io sto procurando, intenzionalmente, un disastro.


Se tu sei malato e io seguito a non sottoporti a una terapia idonea, non sto commettendo un errore:
sto proprio cercando di farti del male.

Specie se emargino i medici che ti salverebbero la pelle, ed infatti li oscuro, li sospendo, li espello.


Probabilmente è questa, la vera lezione dell’annus horribilis che va chiudendosi, come il più laido degli incubi.

L’anno del Grande Vaccino, indegno surrogato del Grande Cocomero di Linus e Charlie Brown.

Indegno, perché quello almeno era davvero un cocomero, mentre questi
– che chiamano ancora vaccini, sfidando il ridicolo –
non hanno nulla che li accomuni allo storico presidio profilattico, vanto della scienza medica moderna.

E la loro inutilità catastrofica è ormai palese, per chiunque non abbia il cervello in panne.


Dopo ben tre dosi, rifilate una dietro l’altra, per circolare è comunque necessario il tampone.

Perché i contagi volano, come se quei sieri nemmeno esistessero.

E così la verità, lentamente, si fa strada: quella brodaglia, resa obbligatoria, non immunizza proprio nessuno.


La verità è inevitabilmente incresciosa:
fin dall’inizio, è stato fatto l’esatto contrario di quello che si sarebbe dovuto fare.

Lo avevano spiegato i luminari della Great Barrington Declaration, eroi della lotta contro l’Ebola:
contagiarsi tutti, il prima possibile, per metter fine velocemente all’epidemia.



Invece, per due anni, s’è raccontato a reti unificate un cumulo straripante di fandonie,
prima spegnendo le voci veritiere e poi addirittura perseguitandole attivamente, come si fa in Cina.

Non a caso: la Cina, esattamente, è l’impero verso il quale stiamo scivolando.

Lo conferma l’adozione del certificato digitale di buona condotta,
pensato appositamente per condizionare all’obbedienza l’accesso a qualsiasi libertà di movimento.



Certo, il tempo stringe: secondo alcuni, l’immane buffonata mondiale ha ormai i giorni contati.

Il Sudafrica, il paese da cui si sarebbe sviluppata l’ultima “variante”, ha ritirato ogni restrizione.

Motivo: il raffreddore Omicron contagia tutti, ma non crea veri problemi quasi a nessuno.

E certo non lo fermano i patetici sieri genici
(che semmai stanno causando reazioni avverse – specie cardiologiche – non più minimizzabili,
nonostante l’omertoso silenzio degli addetti ai lavori, trasformati in complici).

Tanto per cambiare, è stata la “democratura” russa a dare la notizia:
secondo gli scienziati moscoviti, la quasi innocua Omicron sarebbe stata “ingegnerizzata e rilasciata” per contagiare tutti
e quindi, finalmente, immunizzare davvero la popolazione.

L’ha detto Putin, esplicitamente: potrebbe essere proprio Omicron, il vero vaccino; se tutti si contagiano, questa storia finisce sul serio.


Si accettano scommesse sull’eventuale data: marzo, aprile?

Poi verrà rottamata la grande menzogna, insieme alle sue sterminate filiere miliardarie di masnadieri e rentier?

Possibile che il calcolo non sia estraneo nemmeno al governatore dell’Italia, quello che ora vorrebbe finire al Quirinale.

Certo è impietosa, la storia: aveva una possibilità di redimersi, l’uomo, ma non ha osato.


Dopo il Britannia, la Grecia e il “pilota automatico”, aveva avuto un assist formidabile:

licenziare i beccamorti e varare il benedetto protocollo per le cure precoci, le terapie domiciliari.



Da sola, l’Italia avrebbe fatto crollare l’incubo:
dimostrando che sarebbe bastato molto poco, probabilmente, per ridurre i ricoveri quasi a zero.

Avrebbe significato molto:
la fine della paura, la fine delle sofferenze di migliaia di malati.
Ma per un’impresa simile, a quanto pare, serviva la tempra di un Nelson Mandela.


Gli analisti più sottili non mancheranno di avventurarsi nell’arte dell’esegesi raffinata:
dato lo strapotere schiacciante, mondiale, del Partito del Covid, non era possibile agire diversamente;
se il primo ministro ha quindi scelto di subire ancora il paradigma del male (“se non ti vaccini, muori e fai morire chi ti è vicino”),
l’ha fatto solo per restare “autorevole”, agli occhi dei dominatori, ai quali poi imporre – quando l’incendio si sarà spento –
un’inversione di rotta in termini di politica economica e di finanza pubblica, archiviando storicamente la malora artificiale dell’austerity.


Si tratta di uno scenario ovviamente auspicabile, perché è di appena l’altro ieri l’ultima sceneggiata all’italiana,

il famoso 2,4% di deficit inutilmente richiesto a Bruxelles dall’implorante governicchio gialloverde,

prontamente sabotato anche dal Colle in ossequio ai veri dominus, europei e non, degli italici destini.



Sarebbe certamente uno scenario auspicabile, dopo decenni di liberismo spietato, il cambio di paradigma finanziario:
ma a patto di non dimenticare il 2021 e le sue drammatiche acquisizioni, in termini di consapevolezza civile e morale.

Dalle macerie create dal terrore sanitario sembra essere nato il nucleo di una sorta di umanità nuova,
che non potrà più accontentarsi di eventuali piccoli favori graziosamente concessi dall’alto.

Il divorzio dalla politica ha l’aria di essere definitivo: troppo male è stato inflitto agli inermi, troppa menzogna.

Sono evidenti, ormai, i fili che muovono gli avatar in doppiopetto.

Non potranno più essere credibili, in nessun caso, agli occhi di chi ha visto di cosa sono capaci.

E’ come se non ci fosse più posto, per tutti loro, nell’ipotetico futuro che comincerà domani, a partire dal 2022.


I loro stessi attrezzi sono ferraglia arrugginita: potevano salvare vite, ma non l’hanno fatto.

E il loro grande regalo – essersi smascherati – non potrà mai compensare l’eredità luttuosa dei loro misfatti.
 
Ad inizio dicembre mi sono trovata in giro nel centro blindato di un nota località turistica alpina:

mascherine obbligatorie in centro, uno per nucleo familiare dentro i negozi
e GP per accedere a quasi tutto, famosi (o famigerati) mercatini natalizi inclusi.

L'effetto di ritorno è stato, devo ammetterlo, piuttosto devastante.

Ho improvvisamente capito che avevo bisogno di vedere volti
e che quella ordinata fila di occhi tra cappucci ed FFP2 che mostrava QR code
per entrare nell'area transennata dei mercatini non faceva per me.

Soprattutto non faceva per me sapere che qualcuno doveva rimanere fuori.


"Noi non entriamo?" mi ha chiesto la mano che stringevo nella mia.

"No. Almeno io no." ho risposto con lo sguardo straniato ed un senso di angoscia crescente.


E così ce ne siamo usciti.

Dal centro storico, dalla città, e nel giro di una settimana anche dalla nazione.

"Ci si rivede verso fine gennaio" ho scritto ai colleghi. Poi dopo il punto ho aggiunto "forse".


Qual è il prezzo di una passeggiata in centro bevendosi una cioccolata calda
mentre davanti a te i bambini ti sorridono o piangono sguaiatamente mentre si appendono al braccio dei genitori?

Il costo di una ruota panoramica, in cui devi solo i soldi del biglietto?

L'espatrio forse?

Riguardo all'Italia e penso che no, non ci voglio tornare.


Penso ai miei colleghi che, nella maggioranza, con un abbondante uso di salti di logica,
giustificheranno il SPG sui mezzi pubblici, la chiusura delle scuole, terzo richiamo e quarta dose urbi et orbi, e via dicendo.


Lo dice Tizio, il giornale Caio ha scritto, fidati di quello che dicono gli esperti,

dimenticandosi come funzionano le commissioni di "esperti".



Ricordo ancora una delle riunioni di progetto del 2019:

F. aveva chiesto "...che poi io da dove salti fuori quel 25% di incertezza limite non l'ho capito...".

Il capoprogetto, senior scientist prossimo alla pensione aveva dato LA risposta

" ma lo sai come funziona, no? ad un certo punto a quell'ente o a quell'Istituzione serve un numero, un parametro,
chiamano i 6 o 7 esperti internazionali e gli si chiede di tirare fuori un valore e questi... in qualche modo lo tirano fuori,
agganciandosi ai loro lavori precedenti e citando quello che trovano in giro".


Ma oggi quegli stessi colleghi, si dimenticheranno di "come funzionano le commissioni".

Diranno che le risposte sono sicure e nel contempo che bisogna adattarsi.

E che comunque stanno facendo tutti cosi'.

Non distingueranno tecnica dalla politica.

Non terranno conto della socialità.

Confonderanno moralità e giustizia.

Condanneranno in maniera politicamente corretta, chi non si adegua, chi non fa il suo "dovere".


E se domani tutto questo dovesse cambiare, si riposizioneranno, ma senza malizia, senza neanche rendersene conto.


Ecco, in tutto questo io, io resto fuori.

Forse perché non sono mai stata dentro.

Mai stata dentro a certa ipocrisia conformante, che non ha nulla a che vedere con una emergenza sanitaria.

Io resto fuori.

Dai comitati.

Quelli pro e quelli contro.

Perché i comitati, le commissioni sono parte di questo sistema fatto di fazioni e riconoscimenti e contrapposizioni e strumentalizzazioni.

Resto fuori.

Di me non dovete sapere nulla.

Non sono affari vostri se vado avanti (un cupo "tirare a campare") a tamponi, a vaccini, a guarigioni.

Nel dubbio resto fuori, nel silenzio, nell'oblio e financo nella derisione.


Come un quindicenne arrabbiato in mezzo a volti tutti uguali.

In mezzo a mattoni tutti uguali dello stesso muro.
 
Come ogni anno, anche quest’anno,
arriva il tradizionale Decreto Milleproroghe (DL 228/2021),
quel decreto legge a cui è demandato il compito di prorogare una moltitudine di misure teoricamente dal carattere temporaneo.

Anche quest’anno le misure prorogate sono figlie dell’emergenza epidemiologica:
gli interventi previsti spaziano dall’ambito economico-finanziario, alla sanità,
passando per le assunzioni nella pubblica amministrazione e tanto altro.


In base all’articolo 3 comma 1:
le assemblee dei soci di società ed enti commerciali e non commerciali
saranno svolte a distanza fino al 31 luglio 2022
, con le medesime modalità già previste precedentemente,
di cui abbiamo parlato nell’articolo Assemblee a distanza, anche on line, fino al 31 dicembre 2021.

Come anticipato, particolare attenzione va prestata al fatto che entro il 31 luglio 2022
l'assemblea deve essere svolta non semplicemente convocata.


In particolare, l'articolo 106 del decreto-legge n. 18 del 2020
consente un più ampio ricorso ai mezzi di telecomunicazione per lo svolgimento delle assemblee,
anche in deroga alle disposizioni statutarie;

viene stabilito, inoltre, che
le società per azioni (S.p.A.),
le società in accomandita per azioni (S.a.p.A.),
le società a responsabilità limitata (s.r.l.)
e le società cooperative
e le mutue assicuratrici,
anche in deroga alle diverse disposizioni statutarie,
con l'avviso di convocazione delle assemblee ordinarie o straordinarie
possano prevedere che il voto venga espresso in via elettronica o per corrispondenza;

l'intervento all'assemblea avvenga mediante mezzi di telecomunicazione;

l'assemblea si svolga, anche esclusivamente,
mediante mezzi di telecomunicazione che garantiscano l'identificazione dei partecipanti,
la loro partecipazione e l'esercizio del diritto di voto,
senza in ogni caso la necessità che si trovino nel medesimo luogo, ove previsti, il presidente, il segretario o il notaio.

Con esclusivo riferimento alle s.r.l., si consente che l'espressione del voto
avvenga mediante consultazione scritta o per consenso espresso per iscritto.

Nell'assemblea delle società con azioni quotate nei mercati regolamentati,
ammesse alla negoziazione su sistemi multilaterali di negoziazione o diffuse fra il pubblico in misura rilevante,
si incentiva il ricorso alle deleghe di voto per l'esercizio dei relativi diritti.

Da ultimo, si prevede che anche
le banche popolari,
le banche di credito cooperativo,
le società cooperative
e le mutue assicuratrici,
in deroga alle disposizioni legislative e statutarie
che prevedono limiti al numero di deleghe conferibili ad uno stesso soggetto,
possano designare per le assemblee ordinarie o straordinarie
il rappresentante con delega per istruzioni di voto, previsto dall'articolo 135-undecies del TUF.


Le altre proroghe più rilevanti interessano le abilitazioni professionali,
il processo tributario
e gli aiuti di Stato.

In base all’articolo 6 comma 4: gli esami di Stato per l’abilitazione alle professioni
di odontoiatra, farmacista, veterinario, dottore commercialista, esperto contabile, revisore legale, eccetera,
continueranno con modalità emergenziale fino al 31 marzo 2021.

In base all’articolo 16 comma 3: il processo tributario continuerà ad essere espletato da remoto fino al 31 marzo 2022.

In base alle disposizioni dell’articolo 20: in relazione agli aiuti di Stato,
il Temporary Framework for State aid measures to support the economy in the current Covid-19 outbreak,
in scadenza al 31 dicembre 2021, è prorogato di sei mesi al 30 giugno 2022;

per un approfondimento sull’argomento, si legga l’articolo Temporary Framework: gli aiuti di Stato nel contesto pandemico.


Non è da escludere che al perdurare della situazione emergenziale,
le date previste per le proroghe possano essere ulteriormente spostate in avanti,
a seconda della tipologia dell’intervento normativo e dell’evoluzione dell’emergenza epidemiologica.
 

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