Il nostro rapporto con l'arte dopo Covid 19

1) Perché la Gran Bretagna è la prima a cominciare le vaccinazioni?
"La Gran Bretagna - risponde Remuzzi - ha cominciato in giugno ad analizzare i dati sulle sperimentazioni, a partire dalla fase preclinica e dalla fase 1, fino ai rapporti dell'industria. Il Paese ha quindi messo talmente tante forze in campo da essere pronto. E' stata un'attività di emergenza che ha gestito in autonomia per via della Brexit".

2) Che differenza c'è fra l'approvazione del vaccino negli Stati Uniti e in Europa?
L'ente regolatorio degli Stati Uniti, la Food and Drug Administration (Fda) "procede esaminando tutti i dati grezzi forniti dall'industria per validarli, vale a dire - spiega Remuzzi - esaminare migliaia di pagine di documenti. L'agenzia europea del farmaco, l'Ema fa invece riferimento alle analisi fatta dalle aziende: non guarda i dati grezzi, ma i rapporti dell'industria e, se non ci sono anomalie, basa la loro decisione su quei documenti".

3) La corsa all'autorizzazione significa saltare dei passaggi?
"Lavorare in 'emergenza - osserva Remuzzi - non significa saltare dei passaggi: si rispettano tutte le tappe, ma si fa più in fretta".
4) Perché la sperimentazione del vaccino è stata così veloce?
"Sostanzialmente per due ragioni: da un lato - risponde Remuzzi - abbiamo tecnologie molto più avanzate rispetto a quelle di soli 20 anni fa, ai tempi del vaccino contro la Sars del 2003". Macchine, tecnologie, mappe genetiche virus sono i tanti progressi messi a disposizione della ricerca sul vaccino, con tanti finanziamenti da parte di istituzioni e associazioni filantropiche.
5) I vaccini avranno effetti collaterali?
Per la maggior parte i vaccini più avanzati nei test non mostrano particolari problemi, da febbre ad arrossamenti, fino a mal di testa e dolori muscolari: sono tutti effetti transitori.

6) Perché vaccinare gli anziani dopo medici e infermieri?
"Gli anziani sono la popolazione più fragile e da proteggere, nonché la più semolice da raggiungere. Va però considerato un recente studio condotto in India secondo il quale i giovani da 20 a 35 anni sono i maggiori responsabili dei contagi. Ci si potrebbe chiedere allora perché non cominciare a vaccinare i giovani. Gli scienziati possono fornire questi elementi, ma a decidere dovranno essere i politici.
7) Quanto dura l'immunità?
"Non lo sappiamo di sicuro. Possiamo far riferimento all'esperienza della Sars e pensiamo fra 6 e 12 mesi, con un richiamo dopo un anno.

8) Chi è guarito potrà evitare di vaccinarsi?
Dipende da chi è guarito da che cosa: risposta anticorpale è diversa in rapporto alla gravità malattia. Chi l'ha avuta in forma grave ha di solito una maggior produzione di anticorpi e ha un'immunità che dura più a lungo Fare questa distinzione pone un problema organizzativo e la cosa più semplice è vaccinare tutti.

9) La vaccinazione previene la trasmissione della Covid-19?
"Nessuno lo ha dimostrato", osserva su Nature il virologo Stephen Griffin, dell'università britannica di Leeds."Ciò lascia aperta la possibilità che chi è stato vaccinato sia suscettibile di un'infezione asintomatica".

10) Il virus può mutare vanificando l'azione del vaccino?
Al momento, osserva Griffin, il genoma del virus SarsCoV2 sembra abbastanza stabile. C'è tuttavia la possibilità, rileva, che una vaccinazione di massa possa esercitare una forte pressione selettiva capace di spingere il virus a mutare.


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Dopo 5 anni possiamo forse riprendere l'argomento, circondati da "morti improvvise" e malori, termine che una volta descriveva un fatto, ora invece pretende di rappresentarne la causa. Come dire: l'auto distrutta causa incidente. E la causa dell'incidente?
All'epoca non era ancor chiaro come questa esperienza ci potesse mostrare una verità sconvolgente, in pratica che qualcuno lassù/giù ci vuole morti ad ogni costo.
E così anche la mia visione di quanto è arte è andata in crisi. Nel senso che se prima l'arte era il sogno estetico, armonioso, che introduceva nella vita bellezza, armonia, piacere, vita infine, ora mi pongo il problema se oggi non si debba sognare di meno e confrontarsi di più con le guerresche asprezze della nuova vita. Che non è più quella della Belle Epoque, ahimè. Certo il brutto resterà brutto, il bello bello, magari cambierà qualcosa nei riflessi del nostro cuore: meno disponibilità al sogno, più ricerca della proposta, in senso lato.
Ma forse è per me un modo per non percepirmi come un sopravvissuto. In pratica la stessa reazione - ma più conscia, ma più equilibrata - che il mondo dell'arte ebbe verso il Liberty dopo la prima guerra mondiale.
Spariranno i giochini gratuiti travestiti da "ricerca". Aspettiamo un'arte che ci attiri perigliosamente nel suo abisso. Hopper ne sapeva qualcosa. Bonnard anche, ma sperava ancora nella felicità.
 

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