IL PARADISO LO PREFERISCO PER IL CLIMA. L'INFERNO PER LA COMPAGNIA

Ahahahahahahahah non male come inizio.


Emilia Romagna, segretario regionale Pd:
“Non escludo dialogo con M5S in vista delle prossime elezioni”.

Loro:
“Impossibile”
 
“Siamo alla follia, ma non arrivo all’utilizzo di Rousseau come motivo per non dialogare con i 5 Stelle”,
ma poi si sfoga contro il suo partito:

Due direzioni fa si era detto ‘mai con il m5s’, poi ‘no a Conte premier’,
ora facciamo l’accordo con il M5s e sì a Conte presidente del Consiglio, ma per fare cosa?

Cosa faremo quando il M5s tra due settimane verrà da noi per la revoca delle concessioni autostradale ?

E stiamo qui a parlare di Di Maio che vuol fare il vicepremier ?

C’è un Paese e degli elettori che non ci stanno capendo.

Era il M5s che doveva aprire al suo interno una pagina nuova, invece di dire ‘Conte prendere o lasciare’,
non può essere la necessità a dettarci l’accordo con loro – prosegue Richetti –
il Paese sta capendo che ci stiamo acconciando per far proseguire la legislatura.

Avremmo dovuto fare tutti un passo indietro e chiamare le migliori personalità politiche
invece – conclude – siamo qui, ma io non non mi faccio da dire da Di Maio ‘io devo fare..’ perché così è meglio il voto”.
 
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Fantastici 4
 
Che pochezza ragazzi.

"In Senato i numeri sono risicati. Noi siamo 4 e ci spetta un ministero...".

Così un esponente di LeU lascia intendere che i giochi per il nuovo governo sono niente affatto chiusi.

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Se, infatti, Luigi Di Maio punta a restare vicepremier,
LeU punta a ottenere la poltrona di ministro della Giustizia al posto del grillino Alfonso Bonafede per Pietro Grasso.
 
Ieri abbiamo scoperto quali sono i consiglieri di Nicola Zingaretti, leader (?) del Partito democratico,
impegnato in una dura trattativa con i 5 stelle guidati da Luigi Di Maio.

Il segretario post comunista ha dichiarato: «Mezza Italia mi ha chiesto di fare questo governo con Conte premier.
Mi hanno chiamato persino i cantanti, gli attori, gli scrittori» (la Repubblica).

Roba da toccare ferro e appendere corone d'aglio alle pareti di casa.

«Cantanti, attori e scrittori» erano tutti fascisti: Mussolini è finito a Piazzale Loreto.
Poi sono diventati tutti comunisti: è crollato il Muro di Berlino.
Quindi hanno attaccato per vent'anni Silvio Berlusconi: tre volte presidente del Consiglio.
Infine hanno messo nel mirino Matteo Salvini: la Lega ha raggiunto il 37 per cento.

L'abbraccio con i 5 stelle, auspicato da «cantanti, attori e scrittori», sarà la fine del Partito democratico.

Secondo Goffredo De Marchis di Repubblica ci sarebbero indizi che conducono a esperti del calibro di
«Monica Guerritore, Alessandro Gassmann, Maurizio De Giovanni, Tommaso Paradiso».

Sulla Stampa, tirano un sospiro di sollievo «cantanti, attori e scrittori» che si erano schierati con i 5 stelle e poi se ne sono pentiti.
Finalmente tornano a sinistra, tra i buoni.

Fiorella Mannoia, Sabrina Ferilli, Claudio Santamaria, Dario Vergassola, interpellati da Michela Tamburrino, restano silenti.
Tra i pochi che si espongono Jacopo Fo: «Pd e M5s devono cambiare il sistema altrimenti è tutto inutile».

Giuseppe Conte incassa la fiducia di Marisa Laurito: «Ha avuto coraggio, autorità e fermezza».
Ivano Marescotti spiega che il governo «lo devono fare a tutti i costi, per toglierci la Lega di torno».

Sul Corriere della Sera, «cantanti, attori e scrittori» fanno appello al senso di responsabilità, al gesto necessario,
all'economia, alla stabilità, all'Europa, all'euro, a qualunque cosa pur di non andare al voto.

Silenzio di tomba sul fatto che i 5 stelle, deprecati e sbertucciati fino all'8 agosto,
abbiano sottoscritto i provvedimenti di Salvini in materia di immigrazione e sicurezza.

Il governo MaZinga è un fronte popolare (beh, mica tanto popolare) contro il sovranismo.

Gli esperti di politica (editoriale) sono Antonio Scurati e Sandro Veronesi, hanno vinto entrambi lo Strega,
un premio che richiede alle case editrici una certa capacità di creare alleanze per raccogliere voti.
Secondo Scurati, il nuovo esecutivo sarà un'occasione per occuparsi «di lavoro».
Secondo Veronesi, quello che si va formando è un «governo di emergenza nazionale».

L'attrice, bravissima e bellissima, Laura Morante sottolinea l'importanza di «trovare un accordo, i compromessi sono necessari alla democrazia».

Tutte opinioni più che legittime e sensate ma non diverse da quelle che è possibile ascoltare ogni mattina al bar sotto casa.
Visto che siamo al bar, registriamo i dubbi che assalgono gli avventori all'ora dell'aperitivo
. Sarà il caso di affidare il Paese al senso di responsabilità di Beppe Grillo, l'uomo del Vaffa?
All'autorevolezza di Giuseppe Conte, l'uomo che aveva un curriculum lungo così?
Alla sobrietà di Luigi Di Maio, l'uomo che sconfisse la povertà?
Alla classe dirigente del Pd, sempre battuta dopo il successo delle Europee 2014?
Alla coerenza di Matteo Renzi, l'uomo che promise di lasciare la politica?
All'affidabilità di un Pd vicino alla ennesima scissione?
Alla competenza dei 5 stelle in tema di lavoro e infrastrutture?

«Cantanti, attori e scrittori», a voi la parola definitiva. Zingaretti vi darà retta.
 
Bene. Torniamo al passato. A far ingrassare gli scafisti, le ong,
i centri di accoglienza e tutti quelli che magnano.....a spese nostre.
Poi venite a parlarmi di disoccupazione. Con tutti questi che lavorano in nero
e di delinquenza.

Classe 1952, prefetto, direttore del Consiglio italiano rifugiati, capo di gabinetto al ministero dell’Interno con Marco Minniti,
Mario Morcone è tra candidati al Viminale nell’eventuale futuro governo Pd-M5S.
E con lui al governo un fatto è certo: i naufraghi a bordo della nave Mare Jonio non riceverebbero alcun divieto di transito nelle acque italiane.
 
Ma va. Sai che non si era capito.

I ministri siano “scelti in un pool di personalità del mondo della competenza al di fuori della politica”.
E il ruolo politico “lo svolgeranno i sottosegretari”.

Quando sembrava che per far andare in porto la trattativa del governo giallorosso mancasse solo la spartizione dei ministeri,
Beppe Grillo
è tornato di nuovo sulla scena per dettare le regole del gioco.

Pochi minuti dopo le consultazioni al Colle e l’annuncio di Di Maio che “c’è un accordo politico con il Pd”,
ha scritto a sorpresa un post sul suo blog dal titolo evocativo: “Poltrone immaginarie”.
“Dimostriamo che le poltrone non c’entrano”, è stato il giudizio che ha fatto tremare i 5 stelle.

Perché, ha scritto, “un po’ di poltronofilia c’è“.

Parole destinate a lasciare il segno e che ora mettono i grillini davanti a un bivio che determinerà il loro stesso futuro.
 
Bisogna ammetterlo. L'unico coerente.

L'eurodeputato ha scritto una lettera, pubblicata sull'Huffington Post,
in cui dichiara di sentirsi lontano dall'alleanza in costruzione in queste ore:

"Nulla abbiamo in comune con Grillo, Casaleggio e Di Maio. Traditi i valori".
 

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