tontolina
Forumer storico
dice che è trattato come un terrorista
Ma che pensava'
di essere speciale e di trovare un albergo di lusso?
17.06.2006 - [NEWS]
L’INCHIESTA DI POTENZA INCASTRA SETTE MESSINESI
http://www.normanno.com/
L’inchiesta della Procura di Potenza, che ha determinato l’arresto del principe Vittorio Emanuele di Savoia, pone a capo di una vasta organizzazione anche un messinese, Rocco Migliardi. L’uomo, con i figli e la moglie, gestiva la distribuzione di macchinette videopoker su territorio nazionale. I nullaosta necessari erano frutto di una corruzione.
2146 pagine di ordinanza per chiarire l’attività di una grossissima organizzazione dedita a varie attività illecite.
Un’organizzazione che, ai vertici – sostengono gli inquirenti - aveva un principe, anzi.. IL PRINCIPE per eccellenza, Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ex re D’Italia, ed un messinese, Rocco Migliardi, 53 anni, arrestato ieri a Venezia.
I sui figli, Giuseppe di 29 anni e Ignazio, di 28, sono agli arresti domiciliari a Messina. La moglie, Giovanna D’angelo, 49 anni, è invece destinataria di un provvedimento interdittivo.
La donna è titolare di una società, la Superstar 2001, che con la Italnolo, altra ditta riconducibile a Rocco Migliardi, distribuisce su territorio nazionale le macchinette videopoker dotate dei necessari nullaosta che per legge possono essere emessi solo dai Monopoli di Stato.
Manette anche per un socio dei fratelli Migliardi, Nunzio Laganà, 31 anni, ( i tre gestiscono una sala giochi di via Giordano Bruno) la F40 , ieri sequestrata, ed un funzionario dell’agenzia messinese dei monopoli di Stato, Francesco Tarantino, 34enne di Reggio Calabria. L’accusa nei loro confronti è associazione a delinquere semplice finalizzata alla corruzione e concussione. Il corrotto, si legge sull’ordinanza, sarebbe proprio Tarantino.
Sua l’eccessiva disponibilità al rilascio di nullaosta, pacchetti anche di 500 tagliandi, ai Migliardi. Un business che sconfinava dalle rive dello Stretto, sino a raggiungere la Basilicata, Potenza in particolare, laddove nasce l’inchiesta, ma anche nei casinò di Campione d’Italia. Una foto ritrae Rocco Migliardi, in compagnia del principe, proprio all’interno del casinò. Ma i messinesi indagati nell’inchiesta potentina non finiscono qui.
Un milazzese, Salvo Sottile, 49 anni, portavoce di Gianfranco Fini, tra i vari capi di imputazione ha anche quello di corruzione nei confronti del direttore generale dei monopoli di Stato di Roma, Tino Giorgio. Dietro lauti compensi monetari e la nomina nel consiglio di amministrazione della Scuola Nazionale di Cinema, Giorgio avrebbe rilasciato un gran numero di nullaosta alla Italnola del messinese Rocco Migliardi.
E di cinema si torna a parlare, sull’ordinanza, per un reato contestato a Sottile. Avrebbe costretto, dietro il miraggio dell’inserimento nel mondo dello spettacolo, una procace stellina, più nota per i suoi legami con personaggi famosi che per qualità artistiche, a prestazioni sessuali.
Reato, questo, che avrebbe compiuto con la complicità di un altro indagato, Giuseppe Sangiovanni, vicedirettore del settore risorse tv della Rai.
Infine, su territorio siciliano, l’inchiesta di Potenza ha toccato anche Barcellona. Di Barcellona, infatti, ma risiede a Courmayeur, è un funzionario della dogana del traforo del Montebianco, Vincenzo Puliafito, indagato per aver fatto transitare, dietro compenso di 1000 euro, il principe Vittorio Emanuele di Savoia, dalla frontiera senza apporre i necessari controlli.
Il figlio del re trasportava a bordo della sua vettura un fucile. L’arma è entrata clandestinamente in Francia.
Sono trenta in tutto gli indagati della maxioperazione della Squadra Mobile di Potenza. Sette sono messinesi.
Ma che pensava'
di essere speciale e di trovare un albergo di lusso?
17.06.2006 - [NEWS]
L’INCHIESTA DI POTENZA INCASTRA SETTE MESSINESI
http://www.normanno.com/
L’inchiesta della Procura di Potenza, che ha determinato l’arresto del principe Vittorio Emanuele di Savoia, pone a capo di una vasta organizzazione anche un messinese, Rocco Migliardi. L’uomo, con i figli e la moglie, gestiva la distribuzione di macchinette videopoker su territorio nazionale. I nullaosta necessari erano frutto di una corruzione.
2146 pagine di ordinanza per chiarire l’attività di una grossissima organizzazione dedita a varie attività illecite.
Un’organizzazione che, ai vertici – sostengono gli inquirenti - aveva un principe, anzi.. IL PRINCIPE per eccellenza, Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ex re D’Italia, ed un messinese, Rocco Migliardi, 53 anni, arrestato ieri a Venezia.
I sui figli, Giuseppe di 29 anni e Ignazio, di 28, sono agli arresti domiciliari a Messina. La moglie, Giovanna D’angelo, 49 anni, è invece destinataria di un provvedimento interdittivo.
La donna è titolare di una società, la Superstar 2001, che con la Italnolo, altra ditta riconducibile a Rocco Migliardi, distribuisce su territorio nazionale le macchinette videopoker dotate dei necessari nullaosta che per legge possono essere emessi solo dai Monopoli di Stato.
Manette anche per un socio dei fratelli Migliardi, Nunzio Laganà, 31 anni, ( i tre gestiscono una sala giochi di via Giordano Bruno) la F40 , ieri sequestrata, ed un funzionario dell’agenzia messinese dei monopoli di Stato, Francesco Tarantino, 34enne di Reggio Calabria. L’accusa nei loro confronti è associazione a delinquere semplice finalizzata alla corruzione e concussione. Il corrotto, si legge sull’ordinanza, sarebbe proprio Tarantino.
Sua l’eccessiva disponibilità al rilascio di nullaosta, pacchetti anche di 500 tagliandi, ai Migliardi. Un business che sconfinava dalle rive dello Stretto, sino a raggiungere la Basilicata, Potenza in particolare, laddove nasce l’inchiesta, ma anche nei casinò di Campione d’Italia. Una foto ritrae Rocco Migliardi, in compagnia del principe, proprio all’interno del casinò. Ma i messinesi indagati nell’inchiesta potentina non finiscono qui.
Un milazzese, Salvo Sottile, 49 anni, portavoce di Gianfranco Fini, tra i vari capi di imputazione ha anche quello di corruzione nei confronti del direttore generale dei monopoli di Stato di Roma, Tino Giorgio. Dietro lauti compensi monetari e la nomina nel consiglio di amministrazione della Scuola Nazionale di Cinema, Giorgio avrebbe rilasciato un gran numero di nullaosta alla Italnola del messinese Rocco Migliardi.
E di cinema si torna a parlare, sull’ordinanza, per un reato contestato a Sottile. Avrebbe costretto, dietro il miraggio dell’inserimento nel mondo dello spettacolo, una procace stellina, più nota per i suoi legami con personaggi famosi che per qualità artistiche, a prestazioni sessuali.
Reato, questo, che avrebbe compiuto con la complicità di un altro indagato, Giuseppe Sangiovanni, vicedirettore del settore risorse tv della Rai.
Infine, su territorio siciliano, l’inchiesta di Potenza ha toccato anche Barcellona. Di Barcellona, infatti, ma risiede a Courmayeur, è un funzionario della dogana del traforo del Montebianco, Vincenzo Puliafito, indagato per aver fatto transitare, dietro compenso di 1000 euro, il principe Vittorio Emanuele di Savoia, dalla frontiera senza apporre i necessari controlli.
Il figlio del re trasportava a bordo della sua vettura un fucile. L’arma è entrata clandestinamente in Francia.
Sono trenta in tutto gli indagati della maxioperazione della Squadra Mobile di Potenza. Sette sono messinesi.