Catullo ha scritto:
Mi permetto di dissociarmi.......
e una volta tanto dare ragione a Daniela Fini.
Se le intercettazioni hanno una carattere penale ha un senso che vengano diffuse.
Se servono per alimentare un malsano voyerismo da Novella 2000 mi sa che è più malato chi ci sguazza.
A me, sinceramente, se Vittorio Emanuele va a puttane o si tromba qualche troietta di velina non me ne può calar di meno(nell'ambiente dello spettacolo dovrebbero essere tutti in galera).
Mi preoccupa di più che frasi estrapolate da un contesto più generale vengano utilizzate per giudicare una persona.
Penso che non piacerebbe a nessuno di noi.
Che poi quello sia un assassino e un porco è un discorso diverso ma o si hanno elementi utili per arrestarlo per omicidio o il tutto si riduce a 4 battutacce.......e si ricomincia da capo.
a catù....si veramente una tipina...FINA
ci vuole un pò di gente così per moralizzare il paese...al di là dell'illecito penale.
ma tanto il capo FINO non sa niente....occhio non vede cuore non duole.... e la moglie mica è .....la moglie........chissa di cosa parlavano..... a tavola?
è proprio colpa dei giudici...comunisti.
tiè(da corriere.it):
«Avere potere sui posti di lavoro è un potere vero», diceva al telefono
Francesco Proietti Cosimi, il segretario di Gianfranco Fini ora eletto al Senato. E poi metteva in pratica questo suo motto riuscendo sempre a sistemare le persone nei posti giusti. Ma anche concludendo affari per le sue società che gestiva con Daniela Di Sotto, la moglie del leader di An. Settore sanitario dove, dice l'accusa, poteva contare su un amico: Francesco Storace, all'epoca presidente della Regione Lazio. Sembra darsi un gran da fare anche Salvatore Sottile, che di Fini è il portavoce. «I rapporti con uno dei più autorevoli personaggi politici del Paese — scrive il giudice — conferisce al duo Sottile-Proietti enorme potere e la capacità di esercitare un'influenza decisiva su ogni tipo di vicenda, anche diversa e indipendente dal novero dei rapporti con i mass-media. Il ruolo ricoperto da Proietti, segretario di Gianfranco Fini, ha costituito per lui un utile e infallibile strumento di esercizio del potere attraverso il quale perseguire e realizzare il proprio tornaconto».
I RACCOMANDATI
Il 3 maggio 2005 Proietti parla al telefono con un amico, Maurizio. «Lo scambio di battute — scrive il giudice — risulta emblematico di quale sia l'approccio alla "pubblica amministrazione" di Proietti: cioè quello di "piazzare" nei posti giusti gli amici compiacenti che al momento giusto sapranno mostrarsi riconoscenti».
Proietti: «Ao».
Maurizio: «Ah bello... Senti un po' ma che sta succedendo? Mi diceva Gabriella che ieri stava lì a Palazzo Chigi che ci sono in ballo un sacco di nomine».
Proietti: «Be' è normale: devono fare tutte le nomine negli enti».
Maurizio: «Ah, ma Zanichelli?».
Proietti: «Sta andando a fa' il direttore generale delle Poste».
Maurizio: «Ma ce la fa?».
Proietti: «Ce la stiamo a mette' tutta. Spero di sì... Per lo meno quello è un amico nostro!».
Maurizio: «E infatti! Senti, quel cacazzi di Luciano che m'ha chiamato e m'ha detto che t'ha sentito?».
Proietti: «M'ha sentito. Fini: appuntamento prima possibile. Aho ma che cazzo deve fare, mettete pure nei panni miei... A me non è che dà fastidio: è che lui deve capire che deve stare buono e calmo. Quando Fini lo chiama... Siccome Fini lo sa che è per il discorso della nomina... E saranno poi cazzi suoi vedere quello che cazzo deve fare, no!».
Maurizio: «Comunque se va in Consob è utile a tutti».
Proietti: «Ma che cazzo ti fa?...».
Maurizio: «Dipende pure per chi chiedi e a quale livello, insomma... Cioè avere il potere sui posti di lavoro è un potere vero eh!».
Proietti: «Ma so' d'accordo con te.
Ma devi avere la gente poi che ti dà, che ti aiuta a risolvere. Savarese. Lascia stare, Savarese è un amico, perché lo conosco».
«Sintomatico dell'attitudine del Proietti a utilizzare per tornaconto personale la rete di appoggi istituzionali su cui può contare — aggiunge il giudice — è l'episodio relativo alla concessione da parte dell'Enel di un contributo di 80.000 euro per sovvenzionare una manifestazione culturale in quel di Subiaco, suo luogo di origine nonché bacino elettorale di primaria importanza per la sua carriera politica». Contatta i vertici di Wind, quelli dell'Enel, li mette in contatto con la figlia che si occupa dell'organizzazione dell'evento. Ci sono i contributi, ma ci sono soprattutto le persone da piazzare. E Proietti sembra non tirarsi mai indietro. In una conversazione con Rita Marino, che lavora nel suo ufficio, Proietti fa chiaramente riferimento ad un elenco di partecipanti al concorso per la Forestale, elenco i cui componenti sono, a dire del Proietti stesso, "quelli che abbiamo raccomandato per il concorso"». Lo stesso fa con i quiz per entrare in polizia e per far ottenere ai figli degli amici contratti a termine alle Poste.
LA MOGLIE DI FINI
Con Daniela Di Sotto, moglie del leader di An, Proietti ha un rapporto particolare: sono soci in affari. E insieme si orientano sul settore della Sanità. «Fini — precisa il giudice — appare del tutto estraneo alla fitta rete di affari, a tratti poco chiari, gestiti in comune dai due. I loro affari sono fondamentalmente incentrati sui proventi derivanti dalla gestione di due strutture sanitarie private, il Panigea e l'Emmerre, la prima delle quali offre prestazioni anche in regime di convenzione col Servizio sanitario nazionale. A tal proposito, appare particolarmente significativo ed in un certo senso emblematico il contenuto di una conversazione del 19 aprile 2005 nella quale fanno esplicitamente cenno all'interessamento profuso dalla Di Sotto presso Francesco Storace, all'epoca dei fatti presidente della Regione Lazio, affinché la clinica Panigea operasse in regime di convenzione l'esecuzione di esami clinici (Tac e risonanza magnetica) particolarmente costosi».
Di Sotto: «No, l'errore è stato fatto all'inizio, Checchì... lo vuoi sapere quale errore abbiamo fatto io e te? Eh?... quando io sono andata a (omissis) con Storace».
Proietti: «Eh».
Di Sotto: «Bisognava fare un'altra società a cui intestare le convenzioni della risonanza e della Tac».
Proietti: «Non lo potevi fare, purtroppo».
Di Sotto: «Perché?».
Proietti: «E perché non c'hai una... lo dovevi intestare per forza ad una società che già esisteva. Questo è tutto...».
Di Sotto: «Eh, lo so, lo so, non è quello... mica sto dicendo questo. Io sto dicendo un'altra cosa: che mi rode il culo che la gente, praticamente, si trova che si chiama Fini o si chiami Di Sotto, è uguale, si trova tutto quello che vuole... senza muovere il culo. Capito?».
In precedenza i due avevano parlato del comportamento di un'altra socia.
Proietti: «...lei vuole fare il doppio gioco. Lei si vuole tenere il Panigea perché ha detto che lo deve... hai visto lei sul Panigea c'ha dei grossi...».
Di Sotto: «E ti credo, il pozzo di San Patrizio diventa adesso. No?».
Proietti: «C'ha dei... c'ha dei gros... c'ha, c'ha una cosa, una grossa strategia. Chissà che cazzo vuole fare. Vuole diventare proprietaria di un terzo degli immobili perché non caccia una lira. Tanto c'ha pensato sto' testa di cazzo e tu. No? Noi, stronzi che abbiamo anticipato... pe... i soldi per non perdere un cazzo...».
Di Sotto: «È questo che io non voglio più permettere... ed è per questo che l'ho detto a Gianfranco... ho fatto vedere il foglio a Gianfranco, che ha fatto, dico: "Io ho tirato fuori 'sti soldi, gli ho tir... e a te non t'ho chiesto "a" perché tu mi hai detto: "Non mi mettete più in mezzo", ok. Però tu sappi che se tiri fuori mille lire per tuo fratello, andiamo a litigare io e te, primo. Secondo, mi sono rotta il c... che la gente c'ha le cose quando pagano gli altri...».
Proietti: «Perché io e te, comunque, facciamo la maggioranza e determiniamo, no?».
IL GIUDICE AMICO
Quando la lista «Alternativa Sociale» viene esclusa dalle competizioni regionali, Fabio Sabbatani Schiuma, vicepresidente del consiglio comunale per An poi finito sotto inchiesta proprio per quella storia, chiama Salvatore Sottile e confessa. È il 12 marzo 2005. « Ho fatto un buon lavoro... Sono stato io Salvatore. Non si dice in giro perché mi stanno a cercare per ammazzarmi... sono io che ho prodotto tutta la documentazione alla Corte d'Appello. Non ho utilizzato la procedura esatta nella richiesta di queste schede anagrafiche... col computer, con un pirata. Ci siamo inseriti dentro e abbiamo preso tutto quanto. So' tre giorni che sto a buttato qua alla Corte d'Appello... Solo che mo' mi possono rompere il cazzo per violazione dei dati della privacy perché io non li ho comunicati a nessuno...
».
Dopo poco i due si sentono nuovamente. E parlano della sentenza, che, dice Sabbatani Schiuma, sarebbe stata pilotata.
Schiuma: «Sai chi sta in quella sezione?».
Sottile: «Eh?».
Schiuma: «Uno dei membri effettivi? Il fratello di Romano De Sensi, tu ti ricordi quel mio amico dove siamo andati a Perugia?... Baldovino che è giudice: l'ho incontrato là. Meno male Salvato' perché erano in parità due e due: due di centrodestra e due di centrosinistra e lui che è stronzo però ha votato a favore».
Sottile: «Ah perché tre a due è finita?».
«Mi sembra di sì. Il presidente era proprio schierato e però due erano contrari».
Fiorenza Sarzanini
19 giugno 2006