IO MI ACCONTENTO DI ESSERE SERENA NEL TEMPO. LA FELICITA' SONO ATTIMI E, QUANDO ARRIVANO,

Buon appetito.
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Luca Palamara si è auto-sospeso dall’Associazione Nazionale Magistrati.

Ieri cinque membri del Consiglio Superiore della Magistratura si sono auto-sospesi.

Questi titoli del Corriere della Sera, al di là delle note vicende, inducono a porsi ancora una volta l’interrogativo: ma che cos’è, questa auto-sospensione?

La prima risposta è molto semplice: è un istituto giuridico che non esiste.
Ma poiché se ne parla tanto, può essere utile definirlo, e per farlo partiamo dalla sospensione.

La sospensione è l’atto col quale un’autorità amministrativa ingiunge ad un dipendente di astenersi dalla sua attività istituzionale, cioè dal fare il suo normale lavoro.
Per esempio se un ospedale vuole punire un suo medico in seguito ad un grave sospetto, ad una seria infrazione della legge o a una intollerabile mancanza disciplinare, lo sospende.
Da quel momento quel professionista non potrà più curare i malati, e ciò fino alla eventuale revoca della sospensione o ad un provvedimento più grave, per esempio il licenziamento.

Ciò dimostra che la sospensione può avere parecchie facce.
Nel caso del medico ospedaliero, se il sospetto è quello di gravi mancanze professionali o deontologiche, se cioè c’è il grave sospetto che egli sia un cattivo medico,
la sospensione ha evidentemente lo scopo di impedirgli di fare ulteriori danni.
Se viceversa egli è passato a vie di fatto col Direttore dell’ospedale, la sospensione avrà il significato di una punizione e di una minaccia di ancor più gravi provvedimenti.
Insomma la sospensione va esaminata nel caso concreto, perché secondo le circostanze può avere significati diversi.

L’auto-sospensione consiste invece nell’annuncio, dato dall’interessato, che in conseguenza degli eventi in cui è implicato, si comporterà come se la sua Amministrazione lo avesse sospeso.
E questo atteggiamento – benché di moda, prova ne sia che è nata una parola per designarlo – in fondo è sorprendente.
Se l’amministrazione da cui il funzionario o il professionista dipende non ha ritenuto opportuno sospenderlo dal servizio, perché mai dovrebbe ritenerlo opportuno il funzionario o il professionista?

L’annuncio può avere diverse finalità.
La prima è la volontà di dimostrarsi così sensibili ai doveri morali da dire:

“Voi mi sospettate ma non mi sospendete. Io sono così severo che, se qualcuno fosse sospettato della stessa cosa, lo sospenderei. E per cominciare, dunque, sospendo me stesso”.

Ma questo atteggiamento è criticabile per parecchi versi.
Se la mossa è destinata ad accreditare l’auto-sospeso come persona di particolare sensibilità etica, ciò è in contrasto con i fatti di cui è accusato.
È quasi un volersi presentare non soltanto come innocente, ma come persona che, del tutto all’opposto, è ancor più della media alieno dall’irregolarità di cui è accusato.
Ma questo è un paralogismo. Se un capoufficio è accusato di atti di libidine violenti (basta che abbia toccato il sedere di una impiegata)
non sarà certo una scusante, per lui, se afferma che da mesi non fa nemmeno l’amore con sua moglie.
Perché la reazione del pubblico accusatore potrebbe essere sarcastica: “Ma allora vada a toccare il sedere di sua moglie, invece di quello delle impiegate”.

Una seconda critica nasce da uno squilibrio giuridico.
Se l’autorità non sospende qualcuno, l’interessato dovrebbe esserne contento e, se si trattasse di un altro, dovrebbe battersi perché non sia sospeso,
dal momento che la sospensione, come la carcerazione preventiva, si risolve in una punizione anticipata, prima che sia accertata la colpa.

Da qualunque lato la si esamini, l’auto-sospensione è qualcosa che non funziona.
Chi si reputa innocente non dovrebbe auto-sospendersi ma, se possibile, dovrebbe fare appello contro questa decisione.
Fra l’altro, chi si auto-sospende sottrae indebitamente le proprie prestazioni all’ente da cui dipende e questo è contrario alla deontologia.
Anche nel caso in cui si sia disposti a rinunciare allo stipendio. Infatti (per il principio economico dell’utilità dello scambio)
se il datore di lavoro gli ha dato quel posto, è perché pensa di ricavarne un’utilità superiore a quella che gli dà in termini di paga.

E infine, al di sopra di tutti gli altri, c’è un problema di buon gusto.
Se mi accusano di rapina – reato odioso – non è che, per difendermi, devo proclamarmi un novello Francesco Saverio o una novella Madre Teresa di Calcutta.
Basta che dimostri, se mi riesce, di non aver commesso quel delitto.
Invece auto-sospendersi tende a darsi un’esagerata aureola di virtù, dimenticando che la società non va in cerca di santi o di eroi, ma di galantuomini che non violano il codice penale.

In uno stato liberale ed evoluto, bisognerebbe tenere separata la morale e l’amministrazione della giustizia.
Riguardo al singolo, in tanto si può affermare che abbia violato il codice penale, in quanto sia intervenuta sentenza definitiva. Punto.
E chi crede alla propria innocenza, è a quell’innocenza che deve aggrapparsi, sperando che la magistratura la riconosca.

Insomma, sarebbe bello se questa commedia dell’auto-sospensione avesse onesta e definitiva sepoltura.
 
Questa è un'altra cretinata inventata da non so chi.
Anche perchè la Legge parla di "contratto di lavoro" e non di esibizione canora.
Dobbiamo pensare che tutti quelli che partecipano ad un programma televisivo vengono pagati ?


Ha 16 anni la vincitrice di The Voice of Italy.
Carmen non ha potuto ritirare il premio di vincitrice del talent-show di casa Rai.
Il programma infatti si è concluso dopo la mezzanotte, per questo la minorenne ha seguito la fase finale in albergo
e al suo posto sul palco è salito il coach Gigi D’Alessio.
 
La legge vieta ai minori di 18 anni di svolgere lavoro notturno.
Intendo con "notturno" una fascia oraria che va dalla mezzanotte fino a non mi ricordo che ora del mattino.
Siccome quando, per esempio, a Io Canto o a Ti Lascio Una Canzone, i bambini (o meglio, i genitori)
sono sotto contratto e vengono anche retribuiti allora si rientra all'interno del lavoro subordinato.
Dunque i minori di 18 anni non possono "lavorare" dopo la mezzanotte, per questo motivo non possono apparire in tv.

In realtà però è vietato solo che il programma sia in diretta.
I programmi televisivi possono utilizzare delle immagini registrate (ovviamente con il consenso dei genitori).
Infatti, una roba del genere è successa già in passato.
Se non ricordo male, per es. ad X factor, nella sfida finale tra Natalie e Davide mOgavero,
quest'ultimo essendo passata la mezzanotte nn si è potuto esibire e di conseguenza hanno mandato una esibizione registrata precedentemente.

Tuttavia, ci sono delle opinioni discordanti in dottrina.

Alcuni giuristi ritengono che il contratto di cui sono parte i bambini (o meglio, i genitori),
non sia qualificabile come contratto di lavoro e di conseguenza quella normativa non si dovrebbe applicare
 
«Sono anni che diamo senza ricevere, o che riceviamo meno di quanto ci spetterebbe,
anni che siamo totalmente ignorati sulla questione migranti, ad esempio.
Ci lasciano tutto il peso e, come se non bastasse, poi ci fanno pure la morale.
Così non va bene, così è troppo facile»

«Non è concepibile che un Paese con 6 milioni di disoccupati reali e migliaia di aziende che producono sotto il loro potenziale
venga messo in croce perché vuole investire sulla crescita, il lavoro e la riduzione delle tasse».

Nel mirino di Bruxelles le riforme del governo gialloverde a partire da quota 100 che avvrebbero peggiorato le prospettive di ripresa.

«Lasciatemi dire che come sento parlare di doveri, mi piacerebbe sentir parlare anche di diritti.
Diritti degli italiani e delle loro famiglie! Non chiedo tanto: diritti! Che tradotto significa la possibilità di aiutare le famiglie, le imprese, le scuole, la nostra sanità.
Quindi rimbocchiamoci le maniche tutti. E con tutti, intendo anche Bruxelles! Per ultimo due cose: Quota 100 non si tocca e, sia chiaro, le pensioni degli italiani non si toccano!».

Sul prossimo futuro, invece, sottolineala serietà dell’Italia che rispetta la parola data.
«Quindi andremo in Europa e ci metteremo seduti al tavolo con responsabilità, non per distruggere, ma per costruire.
Però è molto seccante che ogni giorno si trovi un motivo diverso per parlare male dell’Italia e di questo governo!»

«Noi non vogliamo andare in Europa a chiedere i soldi degli altri, degli spagnoli, dei tedeschi o dei francesi,
ma vogliamo andare in Europa a chiedere la dignità e il lavoro per gli italiani, in Europa noi andremo a chiedere di usare i soldi degli italiani.
Non abbiamo bisogno di altri che ci paghino il debito. Ma se gli italiani non lavorano il debito cresce».

«Non ci vuole uno scienziato per capirlo basta guardare quello che si è fatto negli ultimi dieci anni: taglia, taglia, taglia; e il debito cresce.
Dobbiamo fare il contrario altrimenti non puoi assumere poliziotti, medici e giudici. È il momento di riaprire, ricostruire».

«Si fa e si farà tutto il possibile per rimanere nei parametri stabiliti, ma se suo figlio ha fame
e per dargli da mangiare va ridiscusso un parametro studiato a tavolino in un ufficio cosa fa?
Sta al parametro e lascia suo figlio con la fame o va a ridiscuterlo col capufficio?»

«viene prima mio figlio del capufficio è un ragionamento che fanno tutti i governi europei e tutti i padri di famiglia. Stiamo in Europa ma rivedendo le norme».
 
“Il Cda non è stato in grado di prendere una decisione a causa dell’auspicio espresso dai rappresentanti dello Stato francese di rinviare il voto ad un consiglio ulteriore”.

Questa, in parte, la breve nota diffusa al termine del secondo consiglio di amministrazione di Renault,
convocato per proseguire l’analisi della proposta di fusione avanzata da FCA la scorsa settimana.

Non si è fatta attendere la risposta di Torino, che ha ritirato l’offerta presentata al gruppo francese.

Questo il comunicato diffuso al termine di una riunione dei vertici del sodalizio italo-americano

: “Il Consiglio di Amministrazione di Fiat Chrysler Automobiles riunitosi questa sera sotto la presidenza di John Elkann
ha deciso di ritirare con effetto immediato la proposta di fusione avanzata a GroupeRenault.
FCA continua ad essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento
sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti.
E’ tuttavia divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo.
FCA esprime la propria sincera gratitudine a Groupe Renault, in particolare alsuo Presidente, al suo Amministratore Delegato
ed agli Alliance Partners, Nissan Motor Company e Mitsubishi Motors Corporation, per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti
della proposta di FCA. FCA continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente”.
 
Il WSJ riporta i retroscena che avrebbero portato al nulla di fatto, ovvero quelle “condizioni politiche” a cui si fa riferimento nella nota:
Nissan
sarebbe finalmente uscita allo scoperto, intimando ai suoi due rappresentanti nel cda di ritirare l’appoggio alla proposta di fusione.
A quel punto sarebbero nate le perplessità del rappresentante dello stato francese, per il quale era imperativo salvaguardare l’alleanza con i giapponesi.
Di qui l’impasse che ha fatto saltare il banco, annullando in sostanza l’effetto positivo dell’intesa trovata in precedenza tra Parigi e Torino,
a cui doveva far seguito l’opera di persuasione di Renault nei confronti dell’alleato giapponese, che evidentemente non è andata a buon fine.

Del resto l’aria che tirava si era capita dalle dichiarazioni di ieri dello stesso ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, che frenava forse proprio perché conscio delle difficoltà:
“Prendiamo il tempo di fare le cose per bene: è un’operazione di grande portata, che punta a creare un campione mondiale dell’auto: nessuna precipitazione”.

Anche se era chiaro che la proposta di FCA rappresentasse un crocevia storico per Renault:
“Questo progetto di fusione è, l’ho sempre detto, un’opportunità, perché permette di consolidare il paesaggio automobilistico mondiale
e creare un campione europeo globale, guadagnando i necessari margini di manovra per finanziare le auto elettriche e i veicoli autonomi”, aveva ribadito Le Maire.

Oltre al nodo della sede operativa a Parigi, restava sul tavolo quello occupazionale, come ricordato sempre dal ministro transalpino:
“Servono garanzie sui siti industriali. Io mi metto al posto dei dipendenti che ci ascoltano, magari dagli stabilimenti industriali di Renault a Sandouville
o dai centri di ricerca a Cléon o altrove, si chiederanno, ‘qual è il nostro avvenire?’.
Il mio ruolo, come azionista di riferimento, è garantire a questi dipendenti e ai francesi che i siti industriali verranno tutelati”.

Alla domanda su un ipotetico rischio di tagli ai posti di lavoro in Francia, il ministro aveva assicurato su come l’argomento fosse in discussione:
“Se potessi mantenere questo impegno, la fusione sarebbe già stata registrata. Lo stato sta osservando con fermezza gli interessi industriali di Renault e gli interessi industriali della Francia.
Vogliamo fare questa fusione, ma non lo faremo a ogni condizione”. Inoltre, tra le (tante) richieste a FCA elencate da Le Maire,
c’era pure che la fusione rientrasse nel quadro della storica alleanza Renault-Nissan e che la futura entità industriale
partecipasse alla filiera di batterie elettriche promossa di recente dai governi di Parigi e Berlino.

Le operazioni erano state seguite anche da Roma che, tuttavia, aveva mantenuto una posizione attendista sulla vicenda:
“Il nostro governo è aperto agli investimenti, a patto che portino impatti positivi in termini di crescita economica e dell’occupazione nel nostro paese e per i nostri cittadini”,
aveva detto il sottosegretario dello Sviluppo economico, Michele Geraci, spiegando però che l’esecutivo non ha in programma di comprare quote di Fca nel breve periodo.

“L’azienda è naturalmente libera di agire nell’interesse dei suoi azionisti e come governo ci assicuriamo che ci sia un impatto positivo sull’incremento della produzione e sulla creazione di lavoro”,
aveva spiegato Geraci, ribadendo che “FCA fa l’interesse degli azionisti e il governo si occupa dell’impatto a livello macro”.
Pertanto, in merito al matrimonio con Renault “la decisione spetta agli azionisti dell’azienda”, cioè a FCA.
Insomma, non era chiaro se il governo volesse far parte della partita o meno: ma, col passare delle ore, le possibilità di intervento dell’Esecutivo
sul tavolo delle trattative fra i due colossi dell’auto si era ridotto esponenzialmente.
 
C'è da dire che - sin da subito - qualcuno non ha capito nulla....come al solito.

Problema peraltro evidenziato dai sindacati: “Il governo italiano non può non avere una discussione con un altro governo,
quello francese: mi sembra che sia in atto un isolamento di questo Paese nel ridisegno dei poteri dell’Europa, e nei poteri economici delle grandi filiere industriali, quindi non ci siamo”,
aveva affermato il vicesegretario nazionale della Cgil, Vincenzo Colla, parlando della fusione Fca-Renault.

“Quell’operazione modifica l’assetto industriale del nostro Paese in positivo o in negativo, non è che critichiamo ‘a prescindere’:
ma il come si uscirà dalla filiera dell’automotive incide sulla storia futura manifatturiera di questo paese, perché lì ci sono le grandi filiere di cambiamento.
Renault
ha la filiera elettrica, la Fiat è molto in ritardo: capire le economie di scala positive nel nostro Paese vuol dire che lì dietro ci sono migliaia e migliaia di posti di lavoro”.

In serata, però, era arrivata anche la replica d’ufficio del Movimento 5 Stelle alle posizioni francesi:

Grave l’affermazione attribuita al ministero francese che pretenderebbe la sede a Parigi e dividendi straordinari. Questi toni non sono adeguati”,
avevano detto Jessica Costanzo, deputata M5S e i gruppi consiliari M5S del Piemonte e di Torino:
“Il governo francese sembra sul piede di guerra per quella che è un’operazione che deve tener conto degli interessi dei lavoratori italiani e del nostro Paese.
Ricordiamo che la proprietà Fca dovrebbe ascoltare il governo prima di procedere in operazioni così grandi, anche in considerazione che Fca
(originata dalla fusione di Fiat e Chrysler) ha beneficiato per decenni di cospicui aiuti statali.
Il governo sta osservando con attenzione il susseguirsi degli eventi e noi siamo pronti a far valere i diritti e gli interessi del nostro Paese
e di questo territorio proponendo l’istituzione di un tavolo di coordinamento con i governi italiano e francese insieme alle due aziende
per analizzare ogni aspetto dell’operazione, con particolare attenzione alle esigenze dei lavoratori”.

Parole
tardive che, ad accordo saltato, sono ormai anche inutili.
 
Soluzione semplice. Quella che tutti dovrebbero adottare quando si fanno acquisti.
Si legge l'etichetta. Se il prodotto è "fatto" in Italia, si compra. Altrimenti lo si lascia sullo scaffale.
Esempio. Quanti di voi comprano le acciughe ? Le case più note le producono tutte all'estero.
Le Acciughe ?????? Si compra solo il prodotto siciliano.


I lavoratori dell’Unilever di Sanguinetto, nel Veronese, sono in sciopero contro l’apertura della procedura di licenziamento collettivo di 76 dipendenti.
La multinazionale ha infatti annunciato lo stop alla produzione del dado Knorr che verrà spostata in Portogallo.

I sindacati Cisl, Cgil e Uil puntano il dito contro la politica industriale di Unilever che “nonostante la riorganizzazione dello scorso anno
e il forte aumento dei carichi di lavoro, ha deciso senza alcun preavviso la delocalizzazione.
Lo stabilimento di Sanguinetto lavora da 60 anni e deve essere mantenuto” hanno concluso i sindacati.

La multinazionale anglo-olandese in una nota
smentisce in modo categorico la chiusura totale dello stabilimento” e “l’abbandono dell’Italia da parte di Knorr”.

“La razionalizzazione – precisa Unilever – riguarda infatti esclusivamente l’area dello stabilimento relativa ai dadi da brodo tradizionali
e non le altre produzioni alimentari, e si spiega con una continua diminuzione della richiesta di mercato di questo tipo di prodotti”.

Secondo la multinazionale “l’intervento è necessario per garantire la sostenibilità futura dello stabilimento,
consentire il prosieguo delle altre produzioni attualmente presenti e mettere il sito nelle condizioni di poter cogliere le eventuali opportunità future”.


Per questo la nota sottolinea che “Sanguinetto mantiene delle importanti carte da giocare, come la produzione dei dadi in gel,
di cui è unico produttore al mondo, che si aggiunge alle produzioni di risotteria, brodo granulare e marmellate.
Nel lungo termine la strategia andrà “verso un legame sempre più stretto con il mercato italiano“.

Dichiarandosi “consapevole dell’impatto delle misure adottate”, Unilever “si impegnerà a collaborare con le organizzazioni sindacali
nella ricerca della soluzione migliore possibile per i lavoratori e per lo stabilimento con l’obiettivo di ridurre al minimo, nei limiti delle possibilità, l’impatto sociale”.
 
Avete una minima idea di come si svolgono gli appalti oggi ? Procedura demenziale.
Io dico. Il Sindaco non sarà un esperto. Ma il tuo tecnico comunale, per essere in quel posto,
deve essere un esperto in materia. E deve e può valutare il tutto.
Certe organizzzazioni ? Certo che ci sono. Ma sono camuffate sotto forma di aziende con prestanome.
Non facciamo gli struzzi. Tutti lo sanno. Nessuno fa nulla. Il fatto è che ne chiudi una oggi ed ieri ne erano nate due.
Però se gli appalti si svolgono a livello locale, provinciale, hai la possibilità di esercitare un certo controllo.
Ma se all'appalto partecipano - e vincono - aziende che arrivano da tutta Italia, come fai a verificare ?

La modifica è frutto dell’accordo trovato nella maggioranza dopo la provocazione della Lega che aveva chiesto di sospendere una gran parte del codice degli appalti del 2016.

Alla fine verrà sospeso solo in parte: per esempio, fino al 2020 non ci sarà più l’obbligo di nominare nelle commissioni aggiudicatrici un terzo commissario indipendente preso da un albo dell’Anac.
Sospeso anche l’obbligo per i “Comuni di procedere alle gare, rivolgendosi alla stazione appaltante qualificata
dando più libertà ai sindaci dei piccoli centri che però spesso non hanno competenze adeguate.
Viene anche sospesa fino al 2020 la norma che limitava il ricorso all’appalto integrato.
I Cinquestelle hanno ottenuto invece la conferma dal tetto per subappaltare i lavori al 40%.

Vengono poi modificate, riportandole però ai livelli previsti dal Codice e modificati dall’ultima legge di Bilancio,
le soglie per l’affidamento: per i lavori da 40mila a 150mila euro. Torna la procedura negoziata prevista per somme sopra i 150mila euro,
mentre la procedura ordinaria scatterebbe oltre il milione.


Confermato anche l’addio al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa per l’aggiudicazione dei lavori di valore inferiore a 5,5 milioni.

Il capogruppo del Partito democratico alla Camera, Graziano Delrio, accusa la maggioranza di aver reintrodotto “una via preferenziale al massimo ribasso“,
ovvero il criterio secondo cui chi fa l’offerta più bassa vince l’appalto. “Perché le cose si facevano male, poi crollano i ponti, poi crollano le strade? Perché si lavorava al massimo ribasso”,
dice Delrio ad Agorà su Rai3. Il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli parlando alla stampa a Palazzo Madama,
ha sottolineato invece come nel super-emendamento si “elimina per sempre il massimo ribasso nelle gare”.

Il nuovo comma 2 dell’articolo 97 prevede che “quando il criterio di aggiudicazione è quello del prezzo più basso
, la “congruità delle offerte è valutata sulle offerte che presentano un ribasso pari o superiore ad una soglia di anomalia determinata”.

In pratica, il prezzo offerto non può essere inferiore a una cifra che non è “predeterminabile”, ma viene calcolata dal responsabile unico del procedimento
o dalla commissione giudicatrice sulla basa di alcuni parametri di riferimento elencati.
“Al fine di non rendere nel tempo predeterminabili dagli offerenti i parametri di riferimento per il calcolo della soglia di anomalia – si legge nel nuovo comma 2ter –
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti può procedere con decreto alla rideterminazione delle modalità di calcolo per l’individuazione della soglia di anomalia”.
 

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