ITALIA nella Repressione fiscale

Gli sceriffi di Nottingham suonano la carica


In Italia spariscono 1.626 aziende al giorno. La pressione fiscale è nell'ordine del 75%. Rispettabili analisti sostengono che non sia remunerativo aprire un'azienda in Italia.
Sfido, intraprendere un'attività onesta in questo paese è solo un modo per indebitarsi e consegnarsi nelle mani di Equitalia, organo considerato portatore di giustizia ed equità, tanto dalla cosiddetta società civile tanto quanto dai banchieri. Poco importa se tra le vittime di codesti usurai di stato non si conti mai un banchiere, né qualche dirigente di grossi gruppi commerciali e multinazionali. A loro l'esonero è garantito per legge, basti pensare che Auchan emette scontrini non fiscali. Questa notizia "stramente" non appare sui giornali cosiddetti giustizialisti che incensano la guerra santa contro il "furbetto". Le vittime sono spesso disoccupati, licenziati, cassintegrati, pensionati e piccoli imprenditori resi indigenti e quindi impossibilitati ad onorare la miriade di tasse e
balzelli. La retorica contro l'evasione fiscale non ha altro fine che quello di giustificare la crociata volta al sequestro dei beni delle persone, prima di buttarle in mezzo ad una strada. Un operaio che venga licenziato potrebbe non essere più in grado di pagare il bollo auto, egli è considerato perciò un "furbetto". La retorica serve inoltre per denigrare e scoraggiare l'iniziativa privata, caposaldo di un sistema capitalista. Bene, chiunque abbia intenzione di aprire la partita iva sappia che con il suo gesto si aggiudica il titolo onorifico di ladro a prescindere. Poco importa se i proventi dell'estorsione tributaria finiscano a finanziare i salvataggi bancari e certo non i servizi alla collettività. I demagoghi dell'evasione fiscale intendono far credere che tale "guerra" serva a redistribuire i redditi e garantire lo stato sociale. Poco importa loro se questa guerra è voluta da un banchiere, dal momento che pensano lo faccia "per il bene dei cittadini". Non credo proprio si tratti di ingenuità, piuttosto di complicità, malafede ed asservimento ai poteri forti.
I proventi della lotta all'evasione sono mai andati ad aumentare gli assegni per i disoccupati? Li hanno usati per aumentare le pensioni? Li hanno impiegati per evitare i tagli alla sanità? I moderni sceriffi di Nottingham e loro fan club mi sanno spiegare che razza di redistribuzione stiano attuando per giustificare la brutalità del sistema di riscossione vigente? O lo scopo di tale demonizzazione è quello di abituarci all'idea che lo Stato possa privarci di tutto dall'oggi al domani senza che sia dovuta alcuna spiegazione né tutela?


Abbiano il coraggio di dichiarare illegittima l'attività economica, perché è da vigliacchi criminalizzare chi indende "imprendere", dipingendolo come un truffatore. Ci dicano di cosa dovrebbe vivere la gente se nessuno più assume e si stritola quotidianamente l'iniziativa privata. Sarà lo stato ad assorbire coloro che il privato non potrà più permettersi di assumere? Non sembra questa l'intenzione, dal momento che per ottobre sono annunciati tagli dei dipendenti pubblici per 11 mila unità. Angeletti, grande astrologo, prevede che perderemo migliaia di posti di lavoro. Poverino, non si è accorto che tale trend è in atto da anni. Magari lui potrà chiarirmi riguardo a chi dovrebbe crearli questi posti di lavoro, se l'attività d'imprendere in Italia non solo non è remunerativa, ma diventa automaticamente sinonimo di attività criminale secondo gli apologeti anti-evasione. Certo, mi si potrebbe rispondere che l'evasione non è un diritto, constato però come non si diano tanta pena nello spiegare il motivo alla base del pagamento delle tasse, né perché si consideri evasore anche un pensionato che non può pagare una multa. Lo Stato istituirà un reddito minimo di cittadinanza come vige da 20 anni nel resto d'Europa (con l'eccezione della Grecia)? Nemmeno questa speranza rientra nei loro piani, dato che prendere soldi per sopravvivere è consentito solo alle banche, non al cittadino che si siederebbe a mangiare spaghetti. Insomma, che crepi no? Od emigri in Cina?
I golpisti banchieri vedono la luce in fondo al tunnel e risultano credibili per Fitch, e Moody's dichiara che l'Italia sarà fuori dalla crisi nel 2013. Sulla credibilità delle agenzie di rating ogni parola è superflua. La politica opposta a quella dell'austerity per costoro è quella delle riforme, come se l'austerity non fosse stata imposta a mezzo riforme, sono 20 anni in Italia che si portano avanti queste riforme che spingono sempre di più gli italiani verso la povertà estrema.
La luce in fondo al tunnel per le vittime della povertà imposta anche tramite Equitalia è solo quella eterna, Ave al banchiere salvatore Monti. Cedolin riassume bene il concetto in Le torce della disperazione.


Pubblicato da barbaranotav a 17:03
DIETRO IL SIPARIO: Gli sceriffi di Nottingham suonano la carica
 
Tra due giorni primo vertice dell’esecutivo, dopo la pausa ferragostana, per discutere i nuovi provvedimenti d’autunno. Al centro del confronto c’è il nuovo pacchetto sviluppo di Passera su agenda digitale, semplificazioni e start up. In cantiere anche progetti per l’Università, infrastrutture, razionalizzazione delle agevolazioni fiscali alle imprese. Bocciati, per ora, nuovi interventi su liberalizzazioni e riduzione delle tasse.
 
eureka

la Tontolina si é convertita al liberalismo... certo che le vie del Signore sono infinite
 
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pero' :eek:
 

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In Italia l'unica cosa che interessa ai politici mafiosi e sanguisughe
è solo il loro interesse personale
tutti che la vogliono fqare franca a costo di smantellare il pool antimafia palermitano

oddio almeno questa volta il giudice ingroia è stato trasferito in Guatemala e non al creatore come Falcone e Borsellino

e in Germania?

In Germania ben difficilmente si legifera senza avere sempre bene a mente che il proprio sistema industriale-manifatturiero è un immenso patrimonio nazionale che va salvaguardato e soprattutto tutelato e supportato a tutti i costi, per il bene di tutti.

http://intermarketandmore.finanza.com/la-competitivita-economica-della-germania-48762.html
 
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L’opinione pubblica tedesca
La formazione dell’opinione pubblica tedesca avviene, come dappertutto, attraverso i vari tipi di media che, normalmente, sono di alta qualità e serietà, specie quella che fa informazione politico economica.[in Italia sembrano solo dei burattini in mano al loro padrone di turno] Anche nei dibattiti dove sono presenti i politici si parla in modo serio, responsabile e concreto. Chi vi interviene deve dimostrare la competenza necessaria e quasi mai la discussione degenera nello scambio di accuse reciproche al solo fine di denigrare l’avversario.

Dell’opinione pubblica dei tedeschi, che possiamo dire mediamente ben informati, è necessario tenerne sempre gran conto. Il tedesco non è lusingabile con promesse improbabili, demagogiche ma non per questo è docile e arrendevole [in italia basta un berlusconi che prometta di togliere l'ICI che vince subito....]
 
Perché lo stato interventista, come l’Italia, sta fallendo? Mercato Nero e Sommerso lo sberleffavano.

26 agosto 2012 Di Giuseppe Sandro Mela


Giuseppe Sandro Mela.

Caravaggio - Giuditta ed Oloferne - La Libertà uccide il Tiranno

L’essere umano nasce con un profondo desiderio di poter realizzare e dare un contenuto reale alla sua libertà. Tutto in noi ci indica come la nostra mente sia libera sia nel selezionare cose e pensieri da rimuginare, ambizioni più o meno lecite che si vorrebbe poter realizzare, ed anche coltivare qualche sogno, più o meno lecito, più o meno legale.
Per nostra fortuna almeno per il momento non è possibile leggere nel pensiero della gente: é l’ultimo baluardo della nostra privacy.
Tuttavia l’essere umano non trae godimento dal solo pensare. Tutta la sua natura lo spingerebbe a cercare di realizzare ciò che ha pensato. A ben vedere, sono i fatti concreti, reali, tangibili che gratificano.
Tradurre il pensiero in azione volontaria non è però così semplice come potrebbe sembrare. É quotidiano riscontro che si fa dapprima quello che si deve, oppure che é imposto, quindi quello che si può, e solo all’ultimo ciò che si vuole, che piacerebbe concretizzare.
Molti doveri ed obblighi sono la diretta conseguenza del vivere in una Collettività che si sia data un certo quale corpo di regole e che abbia la forza necessaria per imporle.
Si determina in questa maniera un equilibrio quanto mai delicato, alla preservazione del quale Cittadini e Governi dovrebbero prestare il massimo delle attenzioni.
Se la Collettività fosse sostanzialmente giusta, ossia dando a ciascuno il suo e secondo i meriti reali, allora l’equilibrio sarebbe preservato: al massimo si evidenzierebbe una continua serie di aggiustamenti in risposta a ciò che variasse nel tempo.
Quando però il Cittadino avverte che gli usuali canoni di giustizia non sono più rispettati viene a cadere sia la motivazione etica di doveri ed obblighi, sia la convenienza personale a seguirli. Con questo gli obblighi sussistono perché imposti con la forza, ma dapprima si cerca di eluderli ed alla fine ci si avvia alla franca rivolta.
Un esempio classico é l’imposizione fiscale.
Il pagamento di tasse ed imposte ha sia un suo fondamento etico sia una sua indubbia utilità, ma solo ed esclusivamente nei limiti entro i quali il Governo utilizza queste entrate per finanziare iniziative che servano a maggiormente garantire le libertà personali. Quando la tassazione supera un livello compatibile con l’esercizio delle proprie libertà oppure le entrate fiscali sono usate per ridurre oltre limiti di giustizia la libertà individuale, il Cittadino ne percepisce l’ingiustizia intrinseca e sbriglia la sua fantasia creativa per cercare di evitare od almeno ridurre il fardello che gli grava sulla schiena. In queste situazioni, evadere od eludere il fisco é opera etica, morale, giusta ed, alla fin fine, di utilità per tutta la Collettività. Ma il discorso portato ad esempio potrebbe serenamente essere esteso alla iper-regolamentazione della vita del Cittadino, che da essere nato libero transita in forme sempre meno larvate di vera e propria schiavitù. Si pensi solo a quando è connaturato all’essere umano il concetto di proprietà privata. Tutte le teorie, così come le ideologie, politiche, economiche o sociali che propugnano l’intervento dello stato in economia urtano e si sfracellano contro il problema sopra descritto. Ogni provvedimento si concretizza in una legge e relativa normativa che riduce la possibilità della persona di realizzare ciò che la sua mente e la sua libertà ritengono essere giusto. Per attuare le leggi e le norme lo stato genera un corpo di burocrati e funzionari ad hoc dedicati, e che hanno il potere virtualmente assoluto, incontrollato ed incontrollabile di applicare quanto prescritto. Si forma un punto decisionale altamente arbitrario.
In estrema sintesi, se l’intervento dello stato, e relativa burocrazia, é finalizzato alla tutela della libertà delle persone é giusto e logico. Quando invece é finalizzato a porre limiti alla libertà personale, anche ma non solo nella sua componente economica, l’intervento dello stato é ingiusto ed illogico, e quindi destinato al fallimento.



A questo punto si rompe l’equilibrio.
1. La corruzione.
Il funzionario guarda il Cittadino con un’ottica schizofrenica: é simultaneamente il ferocissimo doberman ed il cane fedele che guarda in attesa del desiderato biscotto. Il Cittadino vive anch’egli questo sdoppiamento: quello di ligio osservante delle leggi e quello di potenziale corruttore o di recettore dell’offerta.
Questa é la genesi del fenomeno della corruzione, cui concorrono leggi e normative ingiuste quanto assurdamente complesse, funzionari corrompibili e corruttori, e Cittadini ben pronti ad usufruire dell’occasione. Occasione che con il tempo si ripete con tale frequenza da diventare di per sé stessa la norma.
Nel momento in cui funzionario e cittadino prendono il caffè assieme la corruzione diventa sistema.
Lasciando perdere i falsi moralismi, nei sistemi statalisti la corruzione conviene a tutti ed anche alla Collettività. Quando le leggi sono inapplicabili, ci guadagnano i funzionari e ci rimettono meno i Cittadini: ciascuno ha il suo boccone. Perde ovviamente la Collettività.
La scale delle corruzioni è enorme. Inizia dal non richiedere una fattura, così pagano di meno sia il traente sia il cliente; prosegue con la disperata ricerca di una raccomandazione; passa spesso per un accordo fiscale con chi di dovere, fino a salire alle vette.
Chi non ricorda la mitica corruzione dell’Unione Sovietica? Nei ristoranti che avevano solo zuppa di cavoli e pan cotto con due dollari due mangiavi uno storione fresco, preceduto da una grande coppetta di caviale gelato, il tutto innaffiato con spumante della Crimea: si era semplicemente ospiti personale del cameriere. Ma con qualche dollaro in più ti recapitavano a casa un AK-47. Con cinque dollari anche la ragazza più altera si innamorava perdutamente trasformandosi in un’amante di rara bramosia. Ma con dieci dollari potevi visitare l’archivio di piazza Dzeržinskij e fare anche qualche fotocopia. Figuratevi la Cia con mille dollari in mano. E così via.
Ci vorremmo forse raccontare che per tutti questi decenni i funzionari deputati a far rispettare le norme ecologiche nell’Ilva di Taranto proprio non si erano accorti di nulla? Imbecilli o corrotti?

E che per tutti questi anni la Magistratura proprio non aveva subodorato nulla di nulla? Se si parlasse di mafia e non di stato, si direbbe che l’Ilva non ha pagato il pizzo richiesto.
2. Il Mercato Nero.
Ogni qual volta che il mercato è alterato da interventi normativi od esplicitamente costrittivi, emerge immediatamente il così detto Mercato Nero, che altro non è che il libero mercato che si sberleffa di leggi, norme e funzionari. É semplicemente impossibile impedire agli esseri umani di esercitare, anche se in forma ridotta, la propria libertà. Lì trovi ciò che ti serve al prezzo che gli compete. Napoli, la grande Napoli, docet.
Non si conosce nella storia un sistema coercitivo che non sia stato accompagnato da un mercato nero collaterale. Un esempio per tutti. Vi ricordate il Blocco Continentale imposto da Napoleone? Bene, le sue truppe avevano in dotazione scarponi inglesi importati di straforo, con il beneplacito di tutti: Napoleone compreso.
La costanza di tale connubio è tale da poter tranquillamente enunciare che la presenza di un Mercato Nero é il segno inconfondibile di un regime repressivo ed ingiusto, quale esattamente è l’interventismo statale nell’economia.
Se ci si desse un’occhiata in giro, qui in Italia, gli esempi sarebbero vistosamente chiari.
Ne cito uno per tutti.
L’Italia é piena di negozi “Compro Oro“. Sui 28,000 finora noti solo poche centinaia sono regolarmente registrate presso Bankitalia. Comprano oro contro contanti, cash. Non si riesce bene a capire dove poi vada a finire tutto quell’oro né donde venga quella valanga di liquidi. Qualcuno opina anche che forse ci si potrebbe essere dimenticati scontrini o fatture.
Poniamoci allora qualche semplicissima domanda.
1. Per aprire un negozio serve una licenza e per commerciare preziosi la registrazione a Bankitalia. Ma i funzionari che hanno concesso la licenza proprio non si sono accorti che la registrazione non c’era? Imbecilli o corrotti?
2. La Guardia di Finanza, così solerte nel perseguitare il marocchino che vende chincaglieria oppure il barista che non fa lo scontrino se si fa un caffè per sé stesso, proprio non sono ancora riusciti a vedere 28,000 negozi in tutta Italia? Capitemi, non si vorrebbe che accedessero alla pensione di inabilità in quanto ciechi.
3. Sembra ragionevole che autorevoli membri del Tesoro esclamino sconcertati «Usano dei prestanome per evitare di lasciare tracce e hanno fonderie illegali nei cortili di città come Napoli»? Ma allora, a cosa serve il Ministero del Tesoro? Una fonderia illegale non é una bruschetta che la puoi nascondere in gola.
4. Ma Vi sembra simpatico che nel mese di marzo, il Ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri abbia detto che il settore aveva creato “un mercato nero che richiede un monitoraggio costante degli ambienti criminali praticanti usura, ricettazione e riciclaggio di denaro sporco. Di quando in qua un “mercato nero” richiede monitoraggio e non soppressione da parte del Governo? Il Ministro Cancellieri é fessa oppure connivente?
5. Domandiamoci anche: ma perché é nato il mercato nero di cui parla la Ministro Cancellieri?




Conclusione. Salvo smentite, si potrebbe pensare che a nessuno piaccia l’idea che si rovini la portata statica e dinamica dei piloni di cemento armato nei quali sia stata collocata la salma di un caro estinto. Chi ha la libertà ha anche il diritto di difenderla. Il mercato Nero è sostanzialmente un’opera di legittima difesa.


3. L’«economia non osservata»
L’Istat stima l’apporto dell’economia in nero, che Tremonti la chiamava tecnicamente e pudicamente «economia non osservata», da un minimo di 255 a un massimo di 275 miliardi di euro, pari rispettivamente al 16.3% ed al 17.5% del Pil.
275 miliardi, 17.5% del Pil!
Questo é la vera e propria débâcle dello stato interventista.
Sotto il naso di un vero e proprio quanto costosissimo armamentario bellico di repressione, ci si vuole raccontare che proprio non si riesce a trovare dove si produce il 17% circa del Pil nazionale? Circa 275 miliardi di euro?
Non si fanno 275 miliardi a suon di scontrini da un euro. Qui una delle due:
o c’é un’immensa quantità di burocrati e funzionari corrotti fino alle midolla

oppure gli stessi sono inetti, da licenziarli tutti.

E ci si viene a raccontare che servirebbe una spietata repressione dell’evasione?
Se non fosse un tragedia, sarebbe una farsa.
É la farsa dello stato interventista, che non potrebbe vivere se tutti seguissero le leggi che impone. Persecutore verso i piccoli e connivente con i grandi. Lo stato diventa corrotto nel solo pensare di essere interventista. Ma una Collettività corretta va diritta al fallimento.





Ma allora, in cosa differiscono le tasse dello stato dal pizzo di mafia e camorra?
4. Le Dark Pool.
Tutti i Governi sono esagitati nell’affermare il primato della politica sull’economia e l’esigenza di regolamentare una volta per tutte i mercati. Ivi compreso, ovviamente, il capital gain. E porvi sopra tasse stramazzanti.
Ma la gente non è fessa come credono i Governi.
Ecco sorgere come funghi le Dark Pool. In pratica, Mercato Nero dei titoli, a tutti gli effetti. Le sue dimensioni sono semplicemente enormi. Pensate solo all’«economia non osservata» italiana moltiplicata per mille.
E vorremmo raccontarci che nessuno vede, sa controlla?




Conclusioni.
Ci siamo dilungati alquanto in esempi pratici solo per rendere più evidente ciò che il ragionamento teorico indica in via immediata.
Le cifre fornite, che son poi quelle rilasciate dalle Amministrazioni statali, sono il muto testimone del marcio che si collega a questo stato interventista. Chi mai potrebbe rimpiangere la sua morte?







da http://www.rischiocalcolato.it/2012...mercato-nero-e-sommerso-lo-sberleffavano.html
 

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