Molti gli scenari. Il primo. Sono stati gli ucraini, un’azione diretta dal governo. Il secondo. Sono stati agenti deviati ucraini oppure elementi che si sono mossi su ordine di apparati della sicurezza all’insaputa del presidente Zelensky (questo per permettergli di negare). Il terzo. Il giornalista americano Seymour Hersh ha accusato gli Stati Uniti sostenendo che hanno sfruttato delle manovre dell’Alleanza Atlantica per causare il botto,
leggermente diversa la posizione del Cremlino: si è trattato di un piano «anglo-americano». Il quarto. I polacchi. Il quinto. La Russia, che aveva in zona numerose navi nei giorni precedenti alle deflagrazioni. Unità militari ma anche una «strana» petroliera. Il sesto. Una provocazione per far ricadere la colpa su Kiev, la nota «false flag». E questo spiegherebbe l’abbondanza di indizi lasciati tra le sponde del Baltico. Ci si è chiesto, ad esempio, perché i sabotatori non abbiano fatto sparire Andromeda per impedire la «raccolta» di Dna e residui chimici. Risposta: la mancata riconsegna del veliero avrebbe innescato subito le ricerche mentre i tedeschi hanno scovato e perquisito la barca mesi dopo l’attentato.