Journal to portfolio afterlife

Ciascuno la pensa come preferisce, ma posticipare per ritirarsi a 67 anni ed avere avuto un cancro non è il massimo ... in un'altro suo articolo si definisce un "cancer-free cancer survivor". Non conosco tutti i dettagli della sua storia personale, ma tra il ridurre a zero il longevity risk e godermi un paio d'anni in più di ritiro anticipato, io preferirei la seconda. Del resto il mio sottonick dice molto ... :jolly:

 
In questa trasmissione l'argomento ChatGPT viene spiegato al grande pubblico.

 
Che bello, in questo articolo ci viene spiegato cos'è la narrazione televisiva che segue la linea editoriale condita con propaganda. Lo stesso che è avvenuto nei primi mesi per la guerra in l'Ucraina con una ampia copertura mediatica.

A spiegare bene la tecnica di narrazione televisiva (che è però lo specchio di quella dei media mainstream occidentali a parti inverite) è Jan Egeland, del Norwegian Refugee Commetteee, impegnato in Cisgiordania ad aiutare la popolazione. Il conduttore gli pone la sua domanda preferita, sulle cause vere della crisi, sui 56 anni di occupazione militare israeliana. Insomma, perché, chiede all’ospite, anche ora nei commenti dei leader occidentali non si fa mai riferimento alle radici profonde del conflitto? Egeland risponde che oggi tutti i politici in occidente parleranno dell’attacco di Hamas e del diritto di difendersi di Israele. Poi aggiunge una riflessione che non è tanto un commento ma una lezione di giornalismo: “Noi che siamo operatori umanitari, neutrali, sul campo, al centro di questo fuoco incrociato, vediamo quel che sta accadendo: ci sono due racconti polarizziti. Da una parte si vedranno le moschee attaccate mentre in occidente vedranno i civili e i bambini israeliani attaccati dagli uomini di Hamas armati. Queste sono le due immagini opposte. Entrambi i racconti deumanizzano i protagonisti”. Forse perché poi è più facile ucciderli senza rimorso.

 
Gli investimenti industriali negli Stati Uniti sono stati moltiplicati per tre grazie all’IRA, mentre l’Europa, fra costi alle stelle e misure inadeguate, va verso la deindustrializzazione.
Le posizioni sono ovvie: Parigi, appoggiata dalla Polonia e da alcuni altri paesi con centrali nucleari, vuole un prezzo che permetta di sovvenzionare l’industria nucleare. Del resto la Francia produce il 70% della propria energia dal nucleare e si è impegnata a realizzare un bel numero di reattori aggiuntivi. La Germania ha chiuso i propri e teme che una tariffazione favorevole al nucleare costituisca un aiuto di stato per il rafforzamento della superiorità francese e alla sua industria.
La discussione sull’energia elettrica tra Francia e Germania sta diventando sempre più accesa, con accuse reciproche e preoccupazioni economiche al centro dell’attenzione.
La situazione è ancora in evoluzione e non è chiaro se Francia e Germania riusciranno a trovare un compromesso in tempo per il prossimo incontro dei ministri dell’Energia dell’UE il 17 ottobre.

 

Users who are viewing this thread

Back
Alto