E pensare che fino a pochi giorni fa era tutto un fuggi-fuggi. Investitori, capitalisti, semplici risparmiatori, per due anni e passa
non ne hanno voluto sentire di restare in Cina. Troppa repressione, troppe quotazioni fatte saltare all’ultimo miglio, troppi default nel mattone e, soprattutto, quella strategia zero Covid tutta lockdown, rivelatasi a dir poco fallimentare.
Ma adesso arriva, inatteso, il colpo di spugna. Magari, ma per il momento sono solo voci,
anche quello sbarco in Borsa di Ant, braccio finanziario di Alibaba, un’operazione che due anni fa valeva 37 miliardi di dollari, un record assoluto. Pechino però non ha voluto e allora non se ne è fatto nulla, ora l’aria sta cambiando. E gli invesitori stanno tornando piano piano a rimettere piede in Cina.
La rivelazione è arrivata da
Bloomberg, secondo la quale i fondi esteri stanno sempre meno timidamente scommettendo su una rinascita delle azioni cinesi e su un possibile ritorno di una crescita strutturale e sostenuta. L’agenzia di stampa americana cita in particolare l’indice Hang Seng China Enterprises, un indicatore legato alle grandi aziende cinesi quotate a Hong Kong, balzato del 18% in un mese piuttosto tremendo invece per i listini occidentali, entrati in
bear territory, un mercato ribassista.