Journal to portfolio afterlife

La pulizia degli eccessi è molto positiva.

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Ah ah ... no comment.

Russia’s invasion of Ukraine galvanized the US, UK and European Union to unleash a slew of sanctions meant to punish Vladimir Putin’s government and pressure him to pull his forces back.
But some Biden administration officials are now privately expressing concern that rather than dissuading the Kremlin as intended, the penalties are instead exacerbating inflation, worsening food insecurity and punishing ordinary Russians more than Putin or his allies.
When the invasion began, the Biden administration believed that if penalties exempted food and energy, the impact on inflation at home would be minimal. Since then, energy and food have become key drivers of the highest US inflation rates in 40 years, a huge political liability for President Joe Biden and the Democratic party heading into November’s mid-term elections.

 
Non serve chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati, va messo mano alla regolamentazione, in particolare per le stablecoin, che si suppone debbano essere stabili, quindi dovrebbero essere sottoposte ai controlli necessari come se fossero un fondo di investimento monetario tradizionale. Le altre crypto invece sono securities non currencies per cui a parte controlli AMC e KYC non si dovrebbe andare oltre. Se i crypto exchanges hanno fregato i clienti in modo fraudolento è necessario intervenire, su questo sono pienamente d'accordo.

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Much of the regulatory framework is still developing, and regulations and restrictions also
vary depending on uses such as payments, investments, derivatives, and tax status. Most
countries have generally found ways to tax gains or income derived from cryptocurrencies,
and some have more specific obligations than others. Few pure “tax havens” remain.

 
Prima pagina dell' Ansa ... Ucraina all' 8° posto stamattina, non è più notizia da pole position. Prima ci sono notizie più importanti come "Ipotesi mascherine fino al 30 settembre nei trasporti".
 
E pensare che fino a pochi giorni fa era tutto un fuggi-fuggi. Investitori, capitalisti, semplici risparmiatori, per due anni e passa non ne hanno voluto sentire di restare in Cina. Troppa repressione, troppe quotazioni fatte saltare all’ultimo miglio, troppi default nel mattone e, soprattutto, quella strategia zero Covid tutta lockdown, rivelatasi a dir poco fallimentare.
Ma adesso arriva, inatteso, il colpo di spugna. Magari, ma per il momento sono solo voci, anche quello sbarco in Borsa di Ant, braccio finanziario di Alibaba, un’operazione che due anni fa valeva 37 miliardi di dollari, un record assoluto. Pechino però non ha voluto e allora non se ne è fatto nulla, ora l’aria sta cambiando. E gli invesitori stanno tornando piano piano a rimettere piede in Cina.
La rivelazione è arrivata da Bloomberg, secondo la quale i fondi esteri stanno sempre meno timidamente scommettendo su una rinascita delle azioni cinesi e su un possibile ritorno di una crescita strutturale e sostenuta. L’agenzia di stampa americana cita in particolare l’indice Hang Seng China Enterprises, un indicatore legato alle grandi aziende cinesi quotate a Hong Kong, balzato del 18% in un mese piuttosto tremendo invece per i listini occidentali, entrati in bear territory, un mercato ribassista.

 

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